PAULARO

Se volete trovarvi al centro di una conca valliva dal sapore quasi magico inoltratevi sulle direttrici che portano all’estremo Nordest d’Italia, verso la linea confinaria delle Alpi Carniche. Qui, poco a Sud dell’Austria e a Ovest della Slovenia sorge, contornato da boschi e cime di grande suggestione, il centro di Paularo.

Paularo è un Comune dell’alta Carnia, provincia di Udine, Regione Friuli Venezia Giulia, con circa 2.400 abitanti, a 690 metri di altitudine. Si estende per un’area di 84,24 km². Deriva il proprio nome dall’etimo pabolarium con il significato di pascolo che un tempo costituiva la maggiore risorsa dei valligiani, ma può richiamare altresì i povui-poulars che riguardano una zona popolata da ippocastani, come quelli resistenti nella centrale Piazza Julia. Si sa di una pergamena assai datata che riporta la dizione Poularij di Incaroj risalente all’anno 1471, e Incarojo è il nome attuale della vallata dominata dal capoluogo Paularo, solcata dal torrente Chiarsò, spinta sino al confine con l’Austria. Nella foto a lato, Paularo sul fondo valle, visto da un alpeggio.

Il Comune di Paularo si fregia di uno stemma che presenta tre torri in pietra con tre porte alla base, a memoria dei tre fortilizi che erano adibiti alla difesa del territorio, eretti in zona Duròn, Dierico e nella prossimità elevata al di sopra del centro abitato.

Il Comune di Paularo comprende una serie di frazioni disseminate in ridenti conche o elevazioni:

Casaso, poco più a valle, chiamato anche paese cence lune (senza luna), dacché la luna ne rimane nascosta al momento di sorgere.

Chiaulis, più a valle ancora, sorge alle falde del Monte Tersadia, non molto distante dall’altra frazione, Trelli.

Dierico, sul versante sinistro del Chiarsò, è una graziosa frazione eletta a punto di partenza per l’ascesa al Monte Sernio (m 2190), il dominatore della Conca di Paularo.

Misincinis sorge quasi adiacente al capoluogo, poco più in alto, direzione privilegiata per il Passo di Lanza e il Monte Pizzul.

Salendo ancora in questa direzione si raggiunge Ravinis, ormai a 855 metri di altitudine, sovrastato dal Monte Zèrmula (La Creta, m 2.143).

Più accostata al centro comunale si trova la frazione di Rio la cui origine è datata a tempi assai lontani, si dice fina dal 1327 allorché, denominata Villa de Riu d’Incarojo, era inglobata nell’antico “Comune di Villamezzo”.

Villafuori e Villamezzo in tempi remoti costituivano Comune con le altre frazioni di Rio, Misincinis e Cogliat. Anche questi abitati datano la propria origine a molto addietro nel tempo, addirittura al 1275-1279.

Qualora si lasci il centro di Paularo e ci si diriga verso valle lungo il Canale di Incarojo, si incontra la frazione di Salino il cui etimo ricorderebbe lo sgorgare di una sorgente salata oppure vorrebbe indicare un terreno salato e quindi non adatto all’agricoltura. Salino annovera nei pressi i borghi di Lambrugno, Tavella e Castoia.

Come tutti i Comuni delle nostre Alpi, anche Paularo vanta un proprio patrono, anzi, non solo uno ma addirittura una triade: San Vito, San Modesto e Santa Crescenzia. La tradizione associa questi nomi a San Vito, del quale Modesto era maestro e Crescenzia nutrice (lo stesso nome deriva da “accrescere”, “allevare”). I due introdussero Vito al cristianesimo e questi, piuttosto che rinnegare davanti al padre la propria fede, fuggì con Modesto e Crescenzia in Lucania dove, a Capaccio, tutti e tre subirono il martirio. Secondo la tradizione furono fatti bollire in un pentolone, sebbene secondo altre fonti risulta siano stati decapitati, vicenda più volte rappresentata nell’iconografia.

Il culto di Modesto e Crescenzia è più tardo rispetto a quello di San Vito e sicuramente privo di storicità. Attualmente il corpo di Santa Crescenzia si trova nella basilica di San Martino a Magenta.

Paularo fu un centro di interesse particolare nella Grande Guerra 1915-1918. Sui suoi monti si svolsero aspre battaglie che causarono la morte di molti Combattenti, fra i quali il Saluzzese Capitano Mario Musso, Medaglia d’Oro al Valor Militare, comandante la 21a Compagnia del Battaglione Saluzzo – 2° Reggimento Alpini. Onore e Memoria sono tributati ai Dispersi, alcuni dei quali privi di segni di riconoscimento, come i tre Soldati ritrovati alle falde del Monte Lodìn di Paularo nel 1985.

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