Battaglie aeree nei cieli del Pacifico.
Il 7 dicembre 1941 una missione improvvisa vide impegnati da 354 a 400 aerei giapponesi: l’obiettivo erano i bombardieri pesanti americani di Hickam Field e le basi americane delle isole Ford e Weeler Field. Con la seconda ondata di 171 aerei giapponesi vennero distrutti 202 aerei americani, affondate 8 corazzate, 3 incrociatori, 4 cacciatorpediniere con 4.575 tra morti e feriti. I Giapponesi erano padroni di tutto il Pacifico: Wake, le Filippine, le Marshall, Rabaul, Guam, Borneo, Giava, Sumatra, Singapore, Indocina, Siam e Birmania.
A Pearl Harbour senza aver avuto ordini si erano alzati in volo per contrastare l’attacco giapponese sette aviatori: i tenenti Cristiansen, Whiteman, Bishop, Gordon Sterling, Dains, Taylor Welsh, abbattendo 12 aerei giapponesi. Unico superstite fu Welsh.
L’industria aeronautica giapponese aveva sfornato già all’inizio della guerra numerosi caccia e bombardieri. Lo Zero conseguì il maggior successo. Derivava il nome dal Mitsubishi A 6-M, prendendo le ultime cifre dell’anno di costruzione, il 2600 del calendario giapponese ossia il nostro 1940. Con un motore di 925 HP raggiungeva una velocità di 509 km/ora. Aveva un’autonomia di 3110 chilometri ed era armato da due cannoncini da 20 mm e da 2 mitragliatrici da 7,7 che poi diventarono 4. Gli Americani, con il Curtiss P 40, tra il 1941 e il 1942 riuscirono ad abbattere 400 aerei Zero.
Nella primavera del 1942 l’ammiraglio Isiroku Yamamoto, comandante della Flotta, mirava a prendere possesso di Midway per impedire agli Americani di portare rifornimenti in Australia. Prese il via l’operazione “Mo” per l’occupazione di Port Moresby. Di risposta gli Americani organizzarono la Task Force 17 dotandola di 150 aerei, delle portaerei Yorktown e Lexington e di incrociatori americani e australiani. L’8 maggio gli Americani disponevano di 121 aerei e i Giapponesi di 122. Alle ore 7,30 si levarono dalle portaerei americane 82 aerei, mentre le portaerei subivano gli attacchi di aerei giapponesi. In cielo si scontrarono 69 aerei giapponesi con 37 americani. La Yorktown fu colpita da una bomba di 360 chilogrammi che causò 70 morti. Anche la Lexington fu colpita da un siluro, quindi abbandonata dall’equipaggio che riparò sull’incrociatore Minneapolis. La Lexington finì con l’affondare con 216 marinai morti. Terminava così la battaglia del Mar dei Coralli e Port Moresby passava agli Alleati.
Il 3 giugno, un ultimo tentativo giapponese con l’intera Marina Imperiale, 162 navi, ma l’ammiraglio Nimitz già era al corrente dei piani nipponici. Il 3 giugno 1942 si scatenava la lotta per Midway, con l’abbattimento di 17 aerei americani per opera degli Zero. Per gli Americani non andò bene, in quanto preservarono 16 aerei su 36. Dei Devastator americani, su 41 soltanto due evitarono di essere abbattuti. Più in quota passavano i 35 Dauntless che colpirono la Soryu e la Nakajima, subito abbandonata dall’equipaggio. La Soryu affondava portando con sé 718 uomini e il comandante Yaginoto. Così pure per la Kaga e l’Akagi, la nave ammiraglia, tanto che Nagumo e i marinai trovarono riparo sull’incrociatore leggero Nagara. Al comandante Aochi fu concesso da Nagumo di mandare a fondo l’Akagi. Indenne era ancora la Hiryu. Il comandante, contrammiraglio Yamaguchi, non si arrese e fece alzare in cielo 24 aerei, dei quali, intercettati, ne furono abbattuti 13. La Yorktown, colpita, riuscì a riparare, mentre Fletcher passava sull’incrociatoreAstoria. Venne poi colpita da due siluri e il 7 giugno andò a fondo. Spruance volle vendicare la Yorktown e con l’invio di una quarantina di aerei all’attacco, fece sprofondare la Hiryu con 416 marinai e il comandante Yamaguchi.
Nel marzo 1944 la flotta americana del Pacifico aveva 12 portaerei e oltre un migliaio di aerei. Nimitz riuscì a sottrarre ai Giapponesi le isole Gilbert e le Marshall, puntando poi verso le Saipan, Guam e le Marianne. Il 30 maggio la Quinta Flotta di Spruance si componeva di tre nuclei: il settentrionale con 71 mila uomini, il meridionale con 56 mila uomini e la Task Force 58 con 15 portaerei. Su tutte le portaerei si contarono circa 950 aerei. Nella seconda metà di giugno gli Americani ebbero ragione dei Giapponesi insediati in Saipan, Tinian, Rota e Guam. Yamamoto era morto nell’aprile 1943 e il suo successore, Toyoda, capì che gli Americani ambivano alle Marianne. Il 18 giugno 1944 fece dirigere gran parte della flotta in quella zona per vendicare la disfatta di Midway occorsa due anni prima. La forza comprendeva 9 portaerei e 430 velivoli. Il 19 giugno Jisaburo Ozawa, comandante la Prima Flotta Mobile giapponese, in tre ondate successive lanciava 244 aerei mentre la Taiho, colpita da siluri, colava a picco. Delle due prime ondate di attacco di 167 aerei partiti soltanto 56 poterono fare ritorno. Nella terza ondata precipitarono una decina di aerei nipponici e la Shokaku veniva affondata. Per la quarta ondata su 82 aerei giapponesi se ne salvarono soltanto 9.
Pruance pensò bene di passare all’offensiva. Mitscher iniziò l’attacco con 216 aerei. I siluranti colpirono e affondarono la Hijo e danneggiarono altre navi. Due petroliere andarono a picco e per gli Zero fu una strage. Ozawa racimolò i restanti 35 aerei e si diresse verso Okinawa. Gli Americani avevano perso 20 aerei su un totale di 216. Per il Giappone si intravedeva prossima la fine, dopo la perdita di tre portaerei di 480 aerei e di un gran numero di uomini.
Giunto settembre, gli Americani si diedero a bombardare gli aeroporti di Yap e delle isole Palau. Il 20 ottobre iniziarono a sbarcare a Leyte. Il 23 ottobre sommergibili americani avvistarono la flotta dell’ammiraglio Kurita, mentre da Luzon partiva una squadra di Bombardieri nipponici. Fu lo scontro e due navi andarono a fondo: la supercorazzata Musachi e la portaerei Princeton. L’ammiraglio Nishimura sprofondò negli abissi marini con la sua ammiraglia, la corazzata Yamashiro. Il 25 ottobre la flotta di Kurita si portava al largo di Samare: la Yamato affondava la portaerei Gambier Bay. Iniziava l’era dei Kamikaze che, nella battaglia di Samar, affondarono la portaerei Saint-Lô. Gli aerei partiti dalle portaerei di Mitscher e Halsey affondarono quattro navi nipponiche. In quei cinque giorni, fino al 27 ottobre, i giapponesi avevano perso 4 portaerei e altre 24 navi, con morti 10 mila marinai e più di 500 aviatori. Anche per gli Americani ci furono perdite: tre portaerei, tre cacciatorpediniere, 200 aerei e 2.800 uomini. L’aviazione giapponese era quasi inesistente. I Giapponesi avevano avuto in dotazione gli aerei: Nakajima Ki 43, Nakajima Ki 44, Nakajima Ki 84, Kawanishi Nik Shiden Kai, Kawasaki Ki 61 Hien, Kawasaki Ki 45 Toryu (con il quale iniziarono i Kamikaze), Nakajima B 6N, Mitsubishi G 4M, Kawanishi H6K, Kawanishi H8K.
Da parte americana si fece ricorso agli aerei: Grumman F6-F3 “Hellcat”, Change Vought F4 U1 “Corsair”, Curtis SB 2 C1 Helldiver, TDB 1 Devastator considerato il migliore aereo del mondo, insieme al giapponese Nakajima B5 N 1.
Verso l’era degli ultrasonici.
Le prime “V1” furono sganciate nel Kent, a Swanscombe e la prima “V2” vicino a Londra nel 1944. La “V1” aveva 800 kg di esplosivo e poteva volare a 650 km/ora. La “V2” pesava 12 mila chili e poteva sollevarsi fino a 110 km di quota, per una velocità superiore a quella del suono. Venivano prodotte nell’isola di Peenemünde della quale circa 600 aerei americani e inglesi bombardarono intensamente gli impianti di produzione, ma persero anche 41 bombardieri inglesi. I Tedeschi potevano solo più sperare nell’aereo a reazione.
In Normandia.
Qui le operazioni ebbero inizio il 5 giugno 1944. Mentre gli Alleati potevano disporre di 13 mila aerei, I tedeschi facevano affidamento soltanto su 350, ma il 6 giugno non si mossero per affrontare le formazioni nemiche. Hitler, che pensava all’attacco in Normandia come a un’azione diversiva, non si levò dal letto, a Berchtesgaden, che a metà mattinata. Avrebbe potuto servirsi della due divisioni corazzate già pronte, ma non volle farlo. Dall’altra parte Inglesi e Americani già disponevano di 2250 Fortezze volanti in Gran Bretagna, di mille in Italia e di 1200 bombardieri pesanti della RAF.
Il 12 novembre 1944 la Germania disponeva di 18 stormi con 3600 aerei impegnati in una battaglia furiosa. La Luftwaffe attaccò in forma esasperata il 1° gennaio 1945 presso Bruxelles, a Eindhoven. La battaglia delle Ardenne aveva visto esaurirsi l’intera flotta aerea germanica. Adolf Galland, in aperto contrasto con Hitler, il 15 gennaio fu esonerato da generale dell’aviazione da caccia, ma poi riottenne l’incarico di presiedere a una formazione di Messerschmitt 262 a reazione, l’aereo che riuscì ad abbattere 10 Mosquito.
Il più ingegnoso aereo a reazione fu il Me 163 Komet capace di volare a 960 km/ora a una quota di 9 mila metri, ma non poteva volare per più di otto minuti. Erano aerei pericolosi per via di alcuni difetti: cadevano a terra a pezzi o esplodevano appena toccato il suolo. Erano stati prodotti nella quantità di 364 esemplari. L’ultimo combattimento dei Komet si verificò verso la fine di aprile 1945 su Lipsia. L’aereo AR 234 fu il primo turboreattore del mondo. Il Natter poteva raggiungere i 960 Km orari.
Immagine di Copertina tratta da GognaBlog.