Mondo Domani – Parte 20 di 28 – 2016/2017 (continua)

1° Dicembre 2016. Oltre 26 milioni di minori nella UE sono a rischio povertà o esclusione sociale (da un Rapporto Save the Children). Nei Paesi UE presi in esame, compresi Islanda e Norvegia, alla radice della povertà c’è la disuguaglianza, fortemente influenzata dallo status socio economico e dal livello di istruzione. In Italia la percentuale balza al 32%, tra le più alte in Europa. Nessun Paese UE è esente dal fenomeno. Questi bambini vivono in famiglie con reddito al di sotto del 60% del reddito annuale. 

7 Dicembre 2016. Nel 3° trimestre sale il Pil della zona Euro e della UE. L’Italia è in linea con l’aumento trimestrale del Pil dello 0,3%, mentre la crescita rispetto al terzo trimestre 2015 è dell’1%. Eppure da noi oltre una persona su quattro è ancora a rischio povertà. Nel 2014 si stima che il reddito medio netto annuo per famiglia sia di 29.472 Euro (vallo a dire a chi vive con meno di 1.000 Euro mensili!). Dal 2009 il potere d’acquisto delle famiglie si è ridotto complessivamente del 12%. Nel 2015 il 28,7% dei residenti è a rischio povertà o esclusione. Si tratta di 17.469.000 persone. Nel 2014 erano il 28,3%. Il rischio aumenta nel Mezzogiorno dove la quota è al 46,4% (era al 45,6% nel 2014). Cresce il divario fra ricchi e poveri: il 20% più povero percepisce il 7,7% del reddito equivalente totale, mentre il quinto più ricco detiene il 37,3% della ricchezza. 

E la gente se ne va, le menti eccellenti cercano dignità di esistenza altrove: secondo l’Istat nel 2015 sono stati 23.000 i laureati over 25 che hanno lasciato l’Italia, il 13% in più dell’anno precedente. I dati mostrano un aumento del 9%, anche di emigrati con titolo di studio medio-basso. In crescita dell’8% anche le emigrazioni, cioè il numero dei cittadini italiani che chiedono la cancellazione dall’anagrafe per trasferirsi all’estero. 

Non meglio nel pianeta Scuola: l’Italia rimane ancora nelle retrovie tra i 35 Paesi aderenti all’Ocse per le competenze scolastiche dei quindicenni nell’apprendimento scolastico, Nel corposo studio realizzato in 70 Paesi, il primato e la preparazione degli studenti va al Giappone, a seguire Estonia, Finlandia, Corea, Canada. Pessimi gli studenti italiani in lettura e scienze. Il divario di preparazione Nord-Sud si conferma malgrado lodi e voti più alti in Campania (in coda) che in Trentino.

8 Dicembre 2016. L’agenzia Moody’s rivede al ribasso le prospettive per l’Italia, tagliando l’outlook da “stabile” a “negativo”. Confermato invece per ora il rating Baa2. A pesare sono i lenti progressi nelle riforme, le cui prospettive sono ulteriormente diminuite – afferma ancora Moody’s – con la vittoria del NO al referendum costituzionale. Sottolinea anche la zavorra rappresentata dall’elevato debito pubblico italiano, i cui obiettivi di riduzione rischiano ora di essere per l’ennesima volta disattesi. Altro fattore di rischio l’agenzia lo vede nel capitolo banche.

14 Dicembre 2016. C’è il 99% di possibilità che il ritiro dei ghiacciai montani dipenda dal riscaldamento globale e dal cambiamento climatico indotto dalle attività umane nell’ultimo secolo. Sono le conclusioni dei ricercatori dell’Università di Washington, peggiorativo rispetto al quadro dato dal pannel Onu sul clima, che riteneva soltanto “probabile” la correlazione. Gli accademici hanno analizzato statisticamente ghiacciai in cinque aree geografiche: l’accelerazione del ritiro dei ghiacci, nell’ultimo secolo, è tale da fare escludere cause naturali per il fenomeno. Non è un problema di altri, ma anche dell’Italia.

2017

23 Gennaio 2017. Con l’anno nuovo ricomincia il balletto terminologico per definire una versione diversa della legge elettorale. Per il M5s c’è ora una sola legge elettorale, il “Legalicum”, così come sostiene il deputato Toninelli, responsabile del movimento per la riforma “Ogni altra ipotesi che vada solo a prolungare l’agonia del Parlamento è pettegolezzo”, aggiunge. Il “Legalicum” è il termine che il M5s dà all’impianto della legge elettorale che uscirà dalla sentenza della Consulta. 

27 Gennaio 2017. Riprende la corsa smaniosa a dare un volto a una nuova legge elettorale. Entra in merito Pietro Grasso con l’esortare un’intesa tra i partiti nel merito, per “un testo parlamentare su cui i partiti concordano” per garantire “governabilità riconosciuta da tutti come un valore da difendere a ogni costo”.

Fino a oggi, allora, tutto sbagliato? Questa declamata “difesa a oltranza” non sancisce anche il fallimento di quanto è stato o non è stato fatto in precedenza?

Grillo interviene con forza nel dibattito politico aperto dalla sentenza della Corte Costituzionale e chiede al Presidente Mattarella di “sciogliere immediatamente le Camere” oppure di esortare “tutte le forze politiche a seguire il M5s nella rotta anche da Lei indicata e ad applicare il Legalicum (ossia l’Italicum emendato dalla Consulta) al Senato, in modo da avere una armonizzazione effettiva della legge elettorale tra le due Camere”. Ci si mette poi anche l’Osservatore Romano della Santa Sede con il sostenere come le modifiche della Consulta all’Italicum “abbiano reso la legge elettorale immediatamente applicabile”. Poi s’ode la voce del segretario generale della Cei, Galantino, che interviene per stigmatizzare l’anomalia in cui “la magistratura detta tempi e modi all’amministrazione. Ci sono due leggi elettorali frutto del lavoro dei magistrati… la politica non ha fatto il suo mestiere, deve interrogarsi”. 

Non manca di esprimere il proprio giudizio Berlusconi che, in un’intervista al Foglio, afferma “Non è pensabile che in una democrazia sia un organo giurisdizionale e non legislativo a scrivere la legge elettorale”. – Proprio Berlusconi, nel momento stesso in cui è nuovamente iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Milano. L’iscrizione riguarda uno dei filoni del procedimento cosiddetto ‘Ruby ter’. L’ipotesi di accusa è di corruzione in atti giudiziari per alcune consegne di denaro in contanti, attraverso il ragioniere Giuseppe Spinelli, avvenute fino a pochi mesi fa. La presunta corruzione riguarderebbe quattro ragazze. 

Questi, dunque, sarebbero i problemi sui quali si arrovellano con accresciuta passione le menti dei nostri politici. Altro, all’infuori delle preoccupazioni per la legge elettorale, via maestra per spianare l’ingresso nella élite dei privilegiati, non c’è. Eppure sono ben diversi gli ambiti di lavoro sui quali preme portare l’attenzione di coloro che sono stati chiamati a operare per il bene comune. Mentre in casa dei politici non si fa che parlare di legge elettorale, sul piano economico si vedono emergere problemi di ben altra levatura: il 48,3% delle famiglie non arriva alla fine del mese e il 44,9% per arrivarci deve attingere ai risparmi faticosamente realizzati. Soltanto una famiglia su quattro arriva ancora a mettere qualche soldino da parte. Sono rilevazioni che ci provengono dall’Eurispes all’interno del Rapporto 2017. Le rate per il mutuo della casa rappresentano un problema nel 28,5% dei casi, mentre per il 42,1% di chi è in affitto diventa problema lo stesso pagamento del canone. Il 25,6% incontra inoltre difficoltà a far fronte alle spese mediche. Molti giovani, il 13,8%, sono tornati a vivere con i genitori oppure – è il 32,6% dei casi – da papà e mamma si fanno aiutare per la copertura delle spese economiche. Il 41,9% degli Italiani non può permettersi cure necessarie alla salute e il 39,4% sprofonda nella povertà allorché venga colpito da una malattia propria o di un familiare.

Parrebbe inverosimile, ma è realtà, quasi da Terzo Mondo. Un Paese civile garantisce giustizia e dignità esistenziale a tutti i propri membri. Siamo un Paese civile? Continuiamo a chiudere occhi, bocca e coscienza sul fatto che ci sia chi intasca cinquanta o novanta milioni di Euro al mese in disprezzo di una moltitudine che fa ogni sforzo nel tentativo di sopravvivere a un impianto sociale che lo soffoca e lo lascia nel più squallido abbandono? Non proviamo vergogna? Che cosa dunque aspettiamo? Che il popolo affamato si ribelli nella esasperazione più nera e, disperato, finisca per travolgere, distruggendolo, il sistema sociale che lo schiavizza? Proprio non siamo capaci di avvederci del fuoco che ci lambisce le caviglie prima che ci divori nella carne? Perché le sperequazioni, l’avidità di una minoranza, l’accumulo indebito di beni, lo sfruttamento della persona, lo stesso palese disprezzo per chi soffre e l’onnipresente dilagante indifferenza continuano, per nostra volontà, a fare da protagonisti sulla scena della vita civile?

30 Gennaio 2017. Bufera rumorosa sul palcoscenico politico. Si sprecano energie e risorse mentali in baruffe paraideologiche senza il minimo segno di un costrutto tangibile. Nel Pd è scontro per definire la data del congresso; Berlusconi che si professa per l’ennesima volta perseguitato dalla Giustizia; Salvini che osanna Trump nella sua determinazione di innalzare barriere contro l’immigrazione musulmana. Questo è quanto la politica di casa nostra sa partorire in momenti di grave incertezza per la stabilità e gli equilibri del Paese. Apprendiamo, in contemporanea, che in Italia cibo e bevande non alcooliche sono saliti a un prezzo medio del 9% superiore alla media Ue. Così dai dati trasmessi da Eurostat. Da noi, ancora, latte, formaggio e uova hanno un prezzo che va oltre il 21%. E intanto la povertà bussa alle porte con veemenza sempre maggiore. Ne sono testimonianza infelice gli oltre 9,3 milioni gli Italiani a rischio povertà. L’area del disagio sociale tende a estendersi ulteriormente. Tra il 2015 e il 2016 otre 63 mila persone si annoverano nella fascia dei più deboli: abbiamo ora 9 milioni e 308 mila soggetti in difficoltà. Sono i rilevamenti forniti da Unimpresa. Crescono in particolare i precari: in un anno è aumentato il lavoro non stabile per 200.000 soggetti che entrano nella sempre più ampia fascia degli Italiani a rischio. La Cgia di Mestre rileva inoltre che le aziende private vantano crediti per 65 miliardi di Euro per forniture, manutenzioni o lavori fatturati alla Pubblica Amministrazione. Non basta, anche gli eventi naturali incrudeliscono nella confusione complessiva: ad Amatrice e in molte aree dell’Italia Centrale la terra continua a tremate e i crolli di strutture murarie si susseguono a un ritmo impressionante privando la popolazione delle risorse vitali essenziali. In tutta questa scena drammatica la nostra bella Italia continua imperterrita a bearsi delle parole vuote dei suoi politici e, per non pensarci più di tanto, si butta a cantare, la canzone come panacea e coltre fumosa a tutti i mali che la sovrastano. 

1 Febbraio 2017. A dicembre 2016 la disoccupazione è al 12% pressoché stabile su base mensile, ma in rialzo dello 0,4% su base annua, il livello più alto da giugno 2015 (Istat). I disoccupati sono 3.103.000. Ai minimi storici (34,8%) gli inattivi tra i 15 e i 64 anni. La disoccupazione giovanile (15-24 anni) risale al 40,1% ossia più 0,2% su base mensile, il livello più alto da giugno 2015. Mentre il tasso di disoccupazione scende nella zona Euro dal 10,5% (dicembre 2015) al 9,6%.

5 Febbraio 2017. Tra gli sprechi nella sanità, le misure di contrasto alla povertà percepite da famiglie abbienti e la quota di spesa pubblica indebita denunciata dalla Guardia di Finanza, l’Ufficio Studi della Cgia ha stimato in 16 miliardi di Euro all’anno le uscite che la P.A. italiana potrebbe risparmiare se funzionasse meglio. Se si potesse quantificare anche la spesa riconducibile ai falsi invalidi, a chi gode di deduzioni fiscali non dovute o alla cattiva gestione immobiliare, lo Stato risparmierebbe altri 16 miliardi. – “Dopo aver approvato in fretta e furia una legge di bilancio generosa sulle uscite – dice il coordinatore della Cgia Paolo Zabeo – ora, dopo la richiesta della Ue di correggere i nostri conti pubblici per 3,4 miliardi, il governo decide di recuperarle sulle entrate. Non sarebbe il caso, invece, di intervenire in misura più aggressiva nei confronti della spesa pubblica improduttiva che risulta aver dimensioni molto preoccupanti?”. Rammentando che la nostra spesa annua ammonta a 830 miliardi di Euro, “i 3,4 miliardi di correzione del deficit richiesti incidono per lo 0,4%: un’inezia risolvibile con la contrazione degli sprechi nella Pubblica Amministrazione”.

12 Febbraio 2017. Crescono le disuguaglianze e peggiora la percezione di stabilità del lavoro. È quanto emerge dal “Rapporto su qualità dello sviluppo in Italia” realizzato da Tecné e Fondazione Di Vittorio (Cgil). L’indice generale è sceso in un anno da 100 a 99, con un peggioramento nel Nord e nel Centro e con il Mezzogiorno sempre in ritardo. Le tre regioni migliori per qualità dello sviluppo sono Trentino Alto Adige (136), Friuli Venezia Giulia (113) e Veneto (112). “Calano drasticamente le previsioni sulla crescita economica, quelle sulla propria situazione personale e sulle prospettive occupazionali”, afferma la segretaria generale della Cgil, Camusso.

Sulle disuguaglianze non si finirebbe mai di dissertare. Sappiamo ormai nei dettagli tutto o quasi sugli stipendi e sulle pensioni d’oro, resistenti fino all’osso a essere intaccati. Ma anche nel piccolo, per così dire, si verificano sbalzi retributivi da far gridare vendetta al cospetto della miseria nera. È una rivelazione del 24 febbraio 2017 quella che annuncia la drastica decisione del Consiglio di Amministrazione della Rai: a partire da aprile il tetto da 240 mila Euro agli stipendi sarà esteso anche agli artisti. Dopo manager e giornalisti dipendenti, dunque, anche le star della TV finiscono sotto la mannaia della riforma editoriale approvata lo scorso ottobre. Una ventina di artisti e conduttori entrano nel merito, tra i quali: Fabio Fazio, Claudio Insinna, Antonella Clerici, Bruno Vespa, Massimo Giletti, Carlo Conti, Piero e Alberto Angela, Amadeus, Lucia Annunziata, i cui compensi a volte superano la bella somma di 500 mila Euro.

24 Febbraio 2017. Nell’area dell’Euro l’Italia resta “fanalino di coda con una crescita inadeguata a uscire dalla crisi”. Ci viene questa notizia dal Centro Studi di Confindustria. Anche nel primo trimestre 2017 si stima che il Pil aumenti “a ritmo lento, dopo il +0,2% nel quarto trimestre e il +0,3% nel terzo. Si tratta di un ritmo “frenato dall’incertezza, specie politica”, di gran lunga inferiore a quello fatto registrare dall’Eurozona, che si pone vicino al 2%. Motori di traino del Pil qui da noi sono l’industria e l’export, ma occorrerebbe impegno serio nel rilancio dell’economia e del sostegno dei posti di lavoro, come viene enunciato. 

La politica: ecco l’organo malato, da sanare. Eppure la politica italiana non vede i problemi effettivi di cui soffre la nostra società. Per citarne solo alcuni: Corruzione; Camorra: la camorra uccide (115 morti in  media all’anno) più della mafia e dell’ndrangheta, soprattutto  per traffico di droga (TG 21-01-2005); Abusivi del lavoro; Abusivi dell’edilizia; Disoccupazione; Evasione fiscale; Giovani dipendenti da fumo e droghe; Inefficienza della Pubblica Amministrazione; Inquinamenti; Dissesti geologici; Mafia Capitale; Pedofilia – mercato del sesso nell’infanzia; Pornografia commerciale e massmediale; Povertà assoluta: famiglie che non hanno abbastanza risorse economiche per sopravvivere – povertà al 25% (07-10-2005); Prostituzione sfacciata; Racket dell’accattonaggio; Disuguaglianze di reddito, stipendi, pensioni; Scissioni politiche; Delinquenza per le strade e negli appartamenti privati; Scuola e Sanità; Vecchi soli abbandonati; Violenze sui bambini. 

Cose da far rizzare i capelli, eppure il contesto politico non considera importante per il bene del Paese altro che non siano la Legge elettorale, le alleanze e la ventilata scissione del Pd. Uno sguardo sul campo di gioco della politica italiana illumina tristemente la scena: si anima il dibattito all’interno del Pd intorno alla data del 9 aprile sulle primarie; nel fine settimana si dovrebbero costituire i gruppi parlamentari scissionisti del Pd; entrano in lizza Bersani, Speranza tra i dodici e i quindici senatori e una trentina di deputati. I due nuovi gruppi dem potrebbero intercettare anche gli ex Sel e l’ex Sinistra Italiana. Fassina e D’Attore (Si) vogliono l’alleanza con gli ex Pd. Alla Camera pronti a uscire Epifani, Stumpo, Zoggia e altri bersaniani. Punto interrogativo sui parlamentari dem vicini a Emiliano. Incerta la posizione dei lettiani. Al Senato, via Gotor, Casson e altri dieci. Intanto lascia il Pd il viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico. Poi emerge il problema assillante dello stadio a Roma: Grillo avanza l’ipotesi di far costruire lo stadio, ma in altro luogo che non sia Tor di Valle. La società Roma Calcio, nel caso prevalga il no, sarebbe pronta a chiedere un risarcimento di un miliardo. L’ipotesi di uno stadio non più a Tor di Valle non è stata gradita al presidente della Roma, Pallotta. Pallotta pronto ad andare via? “Ci sta”, ha commentato il tecnico Spalletti.

Questi, dunque, i problemi reali, prioritari in assoluto, che tengono impegnata la politica italiana. Poco più in là, sul piano umano e delle urgenze primarie, abbiamo una folla di terremotati che continua a soffrire di una marea di privazioni e difficoltà. “La ricostruzione è in ritardo”, annunciano i giornali radio di venerdì 24 febbraio. La ricostruzione, già, e ci sono tutti i soldini derivati dai gettiti individuali di 2 Euro tramite telefono, ci sono le donazioni di privati e Associazioni che in forma diretta danno assistenza alle famiglie più bisognose. Non solo, ma ci sono i fondi che l’Unione Europea ha destinato alla ricostruzione: stiamo attendendo l’arrivo fino a due miliardi. Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, afferma che l’UE si è mossa “con la stessa rapidità con cui intervenne per il sisma dell’Aquila e per quello dell’Emilia Romagna, stanziando in un caso 493 milioni di Euro e nell’altro 670 milioni. Il 9 dicembre (2016) sono stati erogati 30 milioni di Euro. In più ci sono i fondi strutturali destinati alle Regioni”. 

Sconcerto e rammarico prende il cuore degli Alpini pervenuti all’Aquila nei giorni 16 e 17 maggio 2015 per l’Adunata Nazionale dell’Associazione Nazionale Alpini, nel constatare che tanto poco si era fatto in argomento di ricostruzione. Un commento di quei giorni “L’Adunata Nazionale del 2015 a L’Aquila possiamo dividerla in due momenti: la parte armoniosa o festante della sfilata e lo sgomento durante la visita al centro storico della città ridotta a una desolante rovina dopo il terremoto del 2009. Ancora tanto da fare! Eppure c’è tanta gente che cerca lavoro, il lavoro è lì in abbondanza, l’urgenza preme con forza e le risorse finanziarie sono disponibili. Quella politica, allora, che non riesce a realizzare altro se non il freno alla crescita gettando incertezze e delusioni, che distoglie energie e interessi dai problemi veri per distrarsi in futili battaglie di mulini a vento, che ci sta a fare? Non ci vergogniamo proprio di queste insostenibili contraddizioni? E, dei fondi che abbiamo a disposizione, sapremo fare buon uso? Oppure finiremo per lasciarli inutilizzati o dirottati su altri lidi che loro non competono o, più che mai assurdamente, finire per tornarli indietro alla UE, rischio già corso attorno ad aprile 2016 allorquando siamo andati vicini a perdere 9,3 miliardi di Euro dai fondi Ue? Era infatti capitato, l’anno scorso, che su una dotazione totale di ben 46,4 miliardi riferita al programma 2007-2013, entro il 31 dicembre 2015, data limite per far ricorso a questi contributi, la spesa certificata si era assestata a 37,1 miliardi di Euro (pari al 79,9% del totale). I dati provenivano dalla Cgia di Mestre che spiegava: non sono ancora stati certificati 9,3 miliardi di finanziamenti europei, dei quali 6,6 in capo alle Regioni e 2,7 di competenza dello Stato. Le meno “interessate” all’utilizzo dei fondi sono, a eccezione della Puglia, le regioni del Sud. Puntualmente interveniva Palazzo Chigi smentendo e confermando l’obiettivo del pieno assorbimento delle risorse. Coraggio, gente, abbiate fede!

Immagine di Copertina tratta da Turismo Roma.

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