La giornata del 21 agosto
3a Armata
I prigionieri catturati dal XXIII corpo d’Armata dall’inizio della battaglia ammontavano complessivamente a 4.331, di cui 143 ufficiali.

Sulla fronte della 33a Divisione (XIII corpo d’Armata) la Brigata Padova, dalla q. 146 occupata il giorno precedente, tentava di raggiungere la q. 146-bis, ma non sostenuta dalla colonna di sinistra (brigata Mantova) che non riusciva a spuntare le difese avversarie, era costretta, verso le 16.30, a ripiegare sulle trincee di partenza. Un energico contrattacco, sferrato subito dopo, le permetteva, però, di riconquistare q. 146. Le perdite subite dalle brigate delle divisioni 33a e 28a oscillavano dal 50 al 60%. Alle 18.30, dopo intensa preparazione d’artiglieria, tutte le truppe della brigata Padova (33a Divisione) tentavano l’occupazione di q. 146-bis ma senza esito, sia per l’intenso tiro nemico sia per il mancato appoggio sulla sinistra della brigata Mantova che non riusciva ad avanzare in fondo valle Brestovica.
2a Fase (22-31 agosto 1917)
La giornata del 22 agosto
- Occupazione del caposaldo di Jelenik (22 agosto) e del Kobilek (24 agosto).
- Gli Austroungarici abbandonano l’altipiano della Bainsizza.
- Occasione buona per una nostra ulteriore ripresa offensiva verso l’altipiano di Ternova.
2a Armata
Il II/277° del XXIV corpo d’Armata, cui era stato affidato il compito di rastrellare il terreno tra Morsko e Lastivnica, mosse verso sud, contrastato dall’accanita resistenza di numerosi gruppi ben protetti e ben provvisti di mitragliatrici. A sera il battaglione, dopo aver fatto circa 1.000 prigionieri, aveva raggiunto con la destra Prepotno. Il II/160° poté aggirare le difese nemiche, espugnarle dopo violenta lotta corpo a corpo e aprirsi la strada verso l’alto. A sua volta il I/277°, conquistate con aspra lotta le difese nemiche di Lastivnica, proseguì verso la cresta e, dopo una lunga serie di vigorosi attacchi all’arma bianca, si affiancò agli altri reparti della colonna. Con la conquista dello Jelenik il XXIV corpo d’Armata chiudeva vittoriosamente la sua quarta giornata di operazioni.
3a Armata

All’ora dello scatto le truppe dovevano attaccare con piccoli reparti di arditi. La mattina del 22 la Brigata Padova attaccava q. 146-bis, la occupava e vi si manteneva malgrado la violenta reazione dell’avversario. Non poteva, però, dilagare su q. 56 per la mancata cooperazione delle truppe del XXIII corpo d’Armata e per l’azione delle mitragliatrici austriache di q. 219 e del costone occidentale di Selo che colpivano d’infilata le nostre truppe.
I risultati del XIII corpo d’Armata nella giornata del 22 agosto: occupazione della q. 146-bis, dello sperone di q. 110, della galleria di q. 40, delle trincee nemiche da quest’ultima quota a S. Giovanni (escluso), cattura di 1.100 prigionieri, 6 cannoni da campagna, 6 bombarde, 1 cannone da trincea, 17 mitragliatrici e molte munizioni.
Dalla Relazione Ufficiale austriaca, vol. VI, pagg. 455/457: “Alle 21 [del 22/8] il Col. Gen. Boroevic… espose improvvisamente la sua decisione di abbandonare tutto l’altipiano di Bainsizza-Heili-gengeits… alle 9 del 23 fu emanato quel grave ordine. L’arretramento della fronte doveva iniziarsi nella notte sul 24.”
La giornata del 23 agosto
Il crollo della difesa austriaca
Verso le ore 10 del 23 agosto pervenne ai Comandi di corpo d’Armata austriaci e al comandante del Gruppo del Fml. Goinginger, l’ordine dell’Armata dell’Isonzo per la ritirata. “Sennonché il suddetto ordine, per intercessione del fml. Goinginger e dei due comandi di corpo d’Armata XV (fml. Scotti) e XXIV (gen. Lukas), la sera dello stesso giorno fu dal comando dell’Armata modificato, nel senso che le truppe, anziché ritirarsi al di là di Val Cepovan, dovevano fermarsi sulle alture della vallata…”.
La giornata del 24 agosto

Il Comando dell’8a Divisione (II corpo d’Armata), avuta conferma nella notte da un cadetto austria-co disertore, dello sgombro da parte del nemico del Monte Santo, disponeva per un pronto concen-tramento di fuoco a tergo dell’avversario in ritirata e per la rapida occupazione delle posizioni da questi abbandonate.
Alle prime luci dell’alba le truppe della brigata Forlì (43° – 44°), premendo l’avversario in rotta, avanzavano spedite verso il M. Santo conquistandone la cima; alle 10 circa la bandiera italiana sventolava infine sull’altura.
La sera del 24 agosto il Comando Supremo, in conseguenza dei successi conseguiti dalla 2a Armata, sulla cui fronte il nemico era in ritirata, raccomandò al Comando della 3a di tenersi vigile e pronto a sfruttare la situazione.
Le giornate dal 25 al 31 agosto
Il 25 e il 26 agosto il caldo e la sete misero a dura prova le forze fisiche delle truppe. I ponti sull’Isonzo erano ancora insufficienti; i servizi logistici, nonostante tutti gli sforzi, si dimostravano inadeguati a far fronte a tutte le necessità.
Il Comando dell’Armata ordinò che la marcia in avanti proseguisse senza interruzione. Poiché il nemico era in ritirata, ritenne utile impiegare sull’altipiano anche la cavalleria, per mantenere il con-tatto con l’avversario, non dargli tregua ed aggirare le nuove linee di difesa.
L’Armata (2a) emanò le disposizioni perché il 27 si attaccasse in forza alle ali. Raccomandò il largo impiego delle mitragliatrici e dei tiri fiancheggianti.
Dal 27 al 31 agosto la resistenza austriaca si accentuò sempre più; lo slancio delle nostre truppe era ormai molto attenuato e i progressi si ridussero più che altro a miglioramenti della linea raggiunta.

L’attacco di Hoje, effettuato dalla 22a Divisione, non riuscì.
Il Comando Supremo comunicò alla 2a Armata che il consumo straordinario delle forze e delle munizioni rendeva necessario ridurre il disegno operativo a quelle azioni e a quegli obiettivi la cui conquista poteva avere dirette favorevoli ripercussioni sull’azione della 3a Armata sull’Altipiano carsico.
Negli ultimi giorni di agosto si intensificò l’arrivo di forze fresche alla fronte austroungarica. Il 29 agosto per gli Austriaci si poté già considerare, con pieno sentimento di riacquistata fiducia, come superato ogni pericolo per l’altipiano.
Il 31 agosto le unità di cavalleria vennero nuovamente ritirate sulla destra dell’Isonzo. Il Comando della 2a Armata, con l’ordine di sospensione dell’offensiva, diede disposizioni per lo schieramento delle forze, per la sistemazione difensiva, per l’organizzazione logistica, il sollecito reintegro mora-le, fisico e tecnico delle truppe.
Notizie dall’estero riferivano che l’Austria stava richiamando d’urgenza nuove unità dalla fronte Russa e chiedeva rinforzi alla Germania. Sembrava che le divisioni 2a e 45a, già segnalate sulla fronte Russa, fossero ormai all’Isonzo e che il III corpo d’Armata inviasse esso pure, dal Trentino, truppe e artiglierie verso la fronte isontina.
3a Armata

Il Comando dell’Armata intendeva mantenere le truppe in potenza, pronte a riprendere l’attacco in qualunque momento; il contegno nei riguardi del nemico doveva essere tale da non consentirgli di spostare forze e mezzi verso la 2a Armata.
Il Comando Supremo prevedeva la ripresa dell’offensiva della 3a Armata sul Carso, dove gli Austriaci erano saldamente appostati. Per questo molte artiglierie furono cedute alla 3a Armata dalla 2a.
Lo schieramento delle grandi unità austroungariche consisteva in 116 battaglioni, di cui 79 in linea, 25 in ricostituzione e 12 in riserva. Il 30 agosto il Comando Supremo informava che il nemico stava trasportando truppe dalla fronte russo-rumena all’Isonzo; era quindi da attendersi che avrebbe sferrato attacchi irruenti e di sorpresa, probabilmente contro le posizioni recentemente da noi conquistate.
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