Il 1941 non doveva ancora essere l’anno della pace e del ritorno al focolare domestico. Conflitti interni nella Jugoslavia convincevano Hitler a intervenire e, per questo, a richiedere l’appoggio militare dell’Italia, della Bulgaria e dell’Ungheria. Il 20 marzo il Führer riuscì a trarre nel tripartito anche il governo jugoslavo, ma una decisa ribellione all’interno del paese lo spinse a occupare la Jugoslavia che, dal 6 al 18 aprile, cadde inesorabilmente in mano tedesca.

Storia e gesta dalla nascita ad oggi – Nuova Edizione 2013, Quarta Ristampa
A questo punto vengono chiamate in causa anche le nostre truppe alpine. E allora vediamo nuovamente la Cuneense, verso il marzo 1941, al di là del Canale d’Otranto, ancora in terra d’Albania, in quel di Berati e di Paraspuari, grosso modo tra Valona e Tirana, non lontano dalla tristemente famosa Vojussa. Il battaglione Saluzzo era stato dislocato presso la località di Shengjergji. Era il 12 aprile quando il Saluzzo raggiunse Zergjan. Insieme al Borgo San Dalmazzo doveva rimanere a disposizione del XIV corpo d’armata. Ma, con l’armistizio del 17 aprile 1941, gli Alpini si mossero in direzione di Durazzo per essere imbarcati, a iniziare dal 15 maggio, alla volta di Bari. Di qui, puntata verso Cuneo, era la fine di maggio. A Cuneo il 2° reggimento Alpini venne insignito di Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Non era ancora finita. Spirava aria di primavera il 23 marzo 1942, quando si venne a sapere che la Cuneense sarebbe stata destinata al fronte russo.
(Estratto da Mario Bruno, Il Battaglione Saluzzo, 2013)