La deprivazione alimentare
Ancora oggi si parla di bambini che soffrono la fame, che muoiono di fame e di miseria, stretti nella morsa del dolore, delle guerre, dell’ignoranza e dello sfruttamento. Non mi sembra vadano sottaciute, persino guardando dall’alto palco del nostro mondo opulento, le conseguenze dovute a carenze nutritive sullo sviluppo psicobiologico dei bambini, soprattutto per quanto riguarda l’esiguità di apporto alimentare di calorie e proteine. Studi recenti hanno dimostrato che una dieta errata o insufficiente può influire sulla stessa crescita del Sistema Nervoso Centrale e danneggiare l’evoluzione dell’intelligenza, in forma di deprivazione e sovente irreversibile.
Quindici anni fa scrivevo:
“Fra i ricercatori classici in questo settore, Joaquin Cravioto analizza una vasta gamma di situazioni deprivazionali, spingendo le ricerche sino alla scoperta delle estreme conseguenze causate da un grave stato di carenza alimentare. Ciò che può tornare utile in quest’ambito è il fatto che, guardando lontano – ma neppure troppo – nonostante le conquiste che la conoscenza e la ricerca scientifica siano riuscite a realizzare al riguardo, oggi succede ancora, in plaghe estesissime del nostro ormai piccolo mondo, che la maggior parte dei bambini colpiti da denutrizione calorico-proteica, pur non andando incontro alla morte, sopravviva ai margini di un’area di tollerabilità che influisce in modo negativo sul ritmo ulteriore di sviluppo individuale. Non è indifferente la constatazione che, in seguito a osservazioni pluridirezionali, una conseguenza generale di simili stati deprivazionali risulti essere l’apatia con la concomitante scomparsa della curiosità e la caduta delle spinte epistemofiliche, la cui ripercussione ai fini comportamentali assume la forma di una regressione progressiva. Per altro verso, specifiche osservazioni condotte in una ricerca effettuata dal già citato Cravioto (1964) lasciano intravedere un rallentamento parallelo fra indici di crescita somatica, sviluppo motorio, grado di adattamento, linguaggio, livello mentale.
Se la deprivazione alimentare costituisce di per sé un fattore di notevole gravità nel complesso dello sviluppo psicofisico è da tener presente anche che il periodo di apparizione dello stato deprivazionale rappresenta una caratteristica cruciale del problema, in quanto un quadro deprivazionale a livello calorico-proteico presente nel primo semestre di vita dell’individuo suppone, con forti probabilità, una perdita di potenziale intellettivo che potrebbe rivelarsi irreversibile. Si tratterebbe di un fenomeno che lascia conseguenze variabili, via via più nocive in funzione della precocità con la quale è stato colpito il bambino. Pare anche confermato che con l’avanzare dell’età, soprattutto dai due anni in poi, gli effetti della denutrizione sull’organizzazione del sistema nervoso centrale decrescano in proporzione. Risulta certo che in causa di periodi responsabili di una qualche forma di denutrizione venga meno nel bambino la sensibilità agli aspetti e alle stimolazioni dell’ambiente e sia pertanto più limitata la sua possibilità di apprendimento.
Cravioto e De Licardie, nel 1973, affermano che una grave carenza di proteine può essere estremamente dannosa in vista dello sviluppo cerebrale, già a livello di crescita fetale, dando con ciò maggiore consistenza alle connotazioni di irreversibilità connesse all’episodio carenziale.
Sull’incidenza degli aminoacidi, dei sali minerali, delle vitamine e di altri composti organici oltre quelli già menzionati nella strutturazione del sistema nervoso centrale si pronunciano, per parte loro, Rajalakshmi e Ramakrishnan nel 1972.
Nell’accingersi a elaborare un concetto che riguarda i “balzi di crescita”, Dobbing, attorno a quegli stessi anni, sostiene che episodi deprivazionali di ordine alimentare, sia pur limitati ma circoscritti a determinati periodi critici, agiscano con particolare virulenza sulla maturazione e sulla funzionalità del sistema nervoso centrale, ancora chiamato in causa. La sintomatologia concomitante appare tristemente chiara: peso corporeo carente, sviluppo ritardato delle ossa lunghe, concentrazione ridotta delle seralbumine, edema (l’èdema si caratterizza per un gonfiore anormale in seguito a infiltrazione di sierosità negli spazi interstiziali, da cui derivano alterazioni morfologiche e funzionali), anemia, eccedenza lipidica e glicogenica a livello epatico, atrofia del timo, deformazioni pancreatiche e dei condotti alimentari, disarmonie cinestesiche, alterazioni elettroencefalografiche, peso cerebrale carente in rapporto al peso del corpo, ridotto numero di neuroni, scarso tasso di colesterolo cerebrale, eccesso di cellule gliali (le cellule gliali formano il tessuto interstiziale – o nevroglia – del sistema nervoso centrale; il termine glia sta ad indicare “sostanza cementante”; esse svolgono un’azione meccanica nelle architetture gliovascolari, un’azione protettiva e conservativa degli elementi nobili e un’azione trofica nei riguardi del tessuto nervoso). In situazioni di carenza di questo genere le zone più colpite a livello encefalico risultano essere quelle corticali e, in particolare, quelle adibite all’articolazione del linguaggio.
Nei nostri ambienti, tuttavia, non si verificano certo quelle condizioni che Cravioto si trovò a registrare nelle regioni del Guatemala o altri ricercatori scoprirono nei paesi economicamente depressi del Terzo Mondo ove sono di casa contingenze patologiche gravissime e devastanti quali il cosiddetto “marasma” o il più temibile “kwashiorkor”. Quest’ultimo stato deprivazionale si presenta nella forma di sindrome da malnutrizione e colpisce prevalentemente bambini nutriti con diete ipoproteiche, composte soprattutto da farinacei o carboidrati. Si manifesta con l’arresto dell’accrescimento, alterazioni muscolari, anoressia, apatia mentale, edema, discromie cutanee e mucose, diarrea, diminuzione delle proteine sanguigne. È presente in parte persino in alcune regioni d’Italia”.
(Da: Mario Bruno, L’Insuccesso scolastico in Età Evolutiva. L’apprendimento della scrittura e la disgrafìa. New Media Edizioni Didattiche, Crotone 2005, Cap. VIII.1.2 “La deprivazione alimentare”, pag. 259 e seguenti)
Per combattere decisamente questi stati deprivazionali e scongiurarne le deleterie conseguente sarebbe sufficiente assicurare ai bambini in situazioni di rischio una dieta ricca di proteine e di vitamine. Non lo si fa.
Un dubbio diabolico: che agli alti vertici dell’economia e della politica finanziaria globale convenga, e pertanto si voglia, mantenere tanta gente in uno stato irreversibile di “apatia mentale”? Come se non fosse già successo? Non sarebbe neppure difficile immaginarne gli scopi. Punto e basta.
Aumentano le difficoltà
Ai giorni nostri – il riferimento è per il 6 maggio 2022 – data nella quale ricorre la memoria del terribile terremoto in Friuli, scatenatosi 46 anni addietro, non si finisce di essere sommersi da notizie assai poco confortanti. È la Confcommercio ad annunciare la crescita del disagio sociale. Il Misery Index sale a quota 16,7 nel mese di marzo 2022, lo 0,4% in più rispetto al mese precedente. L’indice di disagio sociale si conferma su livelli storicamente elevati e si accompagna alla tendenza al peggioramento. Le cause si pongono nella componente inflazionistica. I prezzi di beni e servizi ad alta frequenza di acquisto fanno registrare un aumento annuo del 6,5% tenendo a freno il recupero dell’economia e accrescendo il disagio che si percepirà nei prossimi mesi.
12 Febbraio 2017. Crescono le disuguaglianze e peggiora la percezione di stabilità del lavoro. È quanto emerge dal “Rapporto su qualità dello sviluppo in Italia” realizzato da Tecné e Fondazione Di Vittorio (Cgil). L’indice generale è sceso in un anno da 100 a 99, con un peggioramento nel Nord e nel Centro e con il Mezzogiorno sempre in ritardo. Le tre regioni migliori per qualità dello sviluppo sono Trentino Alto Adige (136), Friuli Venezia Giulia (113) e Veneto (112). “Calano drasticamente le previsioni sulla crescita economica, quelle sulla propria situazione personale e sulle prospettive occupazionali”, afferma la segretaria generale della Cgil, Camusso.
Un bel salto in avanti e arriviamo al 17 gennaio 2023 per accorgersi che qualcosa è cambiata, ma in peggio purtroppo. Le fonti di informazione ci dicono che in occasione del forum di Davos, l’Organizzazione non governativa Oxfam diffonde il rapporto sulle disuguaglianze in Italia. Alla fine del 2021 la fascia alta del 10% dei possidenti italiani possedeva ricchezze corrispondenti a sei volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. L’inflazione erode il potere d’acquisto e nei primi nove mesi del 2021 i salari hanno subito una diminuzione pari al 6,6%. Emerge globalmente l’aumento della differenza fra ricchi e poveri: nel periodo tra il 2019 e il 2021 l’aumento della ricchezza ha favorito l’1% più ricco ed è stato doppio rispetto alla quota riservata al rimanente 99%.
Sulle disuguaglianze non si finirebbe mai di dissertare. Sappiamo ormai nei dettagli tutto o quasi sugli stipendi e sulle pensioni d’oro, resistenti fino all’osso a essere intaccati. Ma anche nel piccolo, per così dire, si verificano sbalzi retributivi da far gridare vendetta al cospetto della miseria nera. È una rivelazione del 24 febbraio 2017 quella che annuncia la drastica decisione del Consiglio di Amministrazione della Rai: a partire da aprile il tetto da 240 mila Euro agli stipendi sarà esteso anche agli artisti. Dopo manager e giornalisti dipendenti, dunque, anche le star della TV finiscono sotto la mannaia della riforma editoriale approvata lo scorso ottobre. Una ventina di artisti e conduttori entrano nel merito, tra i quali: Fabio Fazio, Claudio Insinna, Antonella Clerici, Bruno Vespa, Massimo Giletti, Carlo Conti, Piero e Alberto Angela, Amadeus, Lucia Annunziata, i cui compensi a volte superano la bella somma di 500 mila Euro.
Eccomi a concludere questa rassegna, ben sapendo che una conclusine è lontana ancora da venire, e desidero farlo con alcuni versi che mi vennero in mente anni fa e che riguardano la proprietà privata, non un male per se stessa, ma estremamente devastante quando ci si arricchisce depredando chi non sa o non può difendersi:
LA PROPRIETÀ PRIVATA – (Panegirico parodico)
Tutto cominciò
con la Proprietà Privata.
Tutto che cosa?
Tutte le disgrazie sociali
che l’uomo si è tirato addosso.
Prima c’era l’uomo
Prima c’era la natura
E l’uomo e la natura
erano una cosa sola.
E l’uomo era felice, integrato
nel corpo, nella psiche, nel contesto.
Egli non conosceva
invidia, avidità, sfruttamento, inganno.
Guardava il mondo
con occhi di fanciullo,
al mondo egli apparteneva
e il mondo a lui.
Poi l’uomo si alzò in piedi,
ma esagerò:
s’accorse ben presto di avere
un paio di mani
e se ne servì.
Prolungò le sue mani con
il bastone, la freccia… il neutrone
E scoprì che con ciò
stava ancora più in piedi
e poteva prendere,
con le mani,
e schiacciare la fronte del suo compagno
con i piedi, con le mani
e con quella strana sensazione
di poter inventare qualcosa in più,
che poi qualcuno volle chiamare
intelligenza.
Ma imparò la cosa
che ritenne la più importante:
“io devo avere”,
non importa come, perché
la Proprietà Privata è sacra!
Nulla conta se c’è chi muore
di fame, di malattia, di guerra,
di sevizie e di ignoranza,
la Proprietà Privata è intoccabile!
Non importa se puoi far tue tante cose,
senza pensare che con ciò
le hai tolte a un altro:
la Proprietà Privata è tutto!
Non è il caso di pensare
se hai qualcosa veramente tua;
vale solo che tu
l’abbia ottenuta:
la Proprietà Privata è un diritto!
Perché poi dovresti farti scrupoli?
Troverai sempre qualcuno,
compiacente, che manovrerà per te;
ma poi ricordati di dargli il voto,
perché
la Proprietà Privata è dignità!
E che importa
se l’etica umana viene offesa
con vergogna;
basta chiudere gli occhi,
perché
la Proprietà Privata è una religione!
………………….
E l’uomo diventò un animale
vestito di
ipocrisia.
…………………
Poi, quasi in silenzio,
l’uomo scomparve.
Restò la natura,
ridotta dal suo antico amante
alla dissociazione totale.
E la natura
non si ricordò
dell’uomo
E la natura
continuò a vivere,
curando le sue ferite.
Né alcuno seppe mai
che c’era stato
l’uomo.
mb – 1986
Immagine di copertina tratta da Il Passaparola dei Libri.