Poi arriva il coronavirus Covid19 e, con la drammatica situazione che si è venuta a creare sul piano della sanità pubblica, pare cosa più urgente, dignitosa e rispettosa, valutare la necessità di sospendere la carrellata dei mali legati alla politica italiana. Per concludere, quindi, porrò ancora in risalto quanto non derivato direttamente dagli andamenti mondiali economico politici, ma imputabile in esclusiva alla volontà o non volontà di redenzione dimostrata dalla classe politica italiana, quindi passibile di una radicale pulizia interna, che generalmente non si fa o che si attua in termini irrisori e inconcludenti.
Non porterò a termine questa sorta di analisi caratterologica della politica operante nel nostro Paese aggiungendo peso al peso, ce n’è già abbastanza, penso, da quel che s’è detto. Il cruccio maggiore insorge in me quando vado a vedere quali siano i mali che affliggono la nostra politica interna non tanto o non soltanto in quanto presi di per sé, ma qualora vengano messi a confronto con il comportamento vigente in altri Stati, europei ed extraeuropei. Mi ci provo allora, attraverso una sorta di radiografia virtuale, a mettere in fila l’Italia con gli altri Paesi nominati nella precedente esposizione, scegliendo come criterio ordinale le mancanze, i punti negativi, le inadempienze. Ne ricavo una lastra che porta in evidenza i maggiori e più diffusi bubboni esantematici dell’organismo osservato. Ecco allora come si colloca il nostro Paese a seconda dei vari versanti dai quali lo si osserva:
Burocrazia. A metà gennaio 2019 si scopre che l’Italia ha la peggiore burocrazia d’Europa e soltanto la Grecia si trova a un livello peggiore. Il riferimento è per il 1917: fra le regioni d’Italia la Calabria si colloca all’ultimo posto. Finlandia, Paesi Bassi e Lussemburgo sono i primi 3 classificati per una burocrazia migliore. All’opposto, Cecoslovacchia, Italia e Grecia si vanno a collocare in fondo alla graduatoria.
Corruzione. A metà anno 2015 si calcolava che la corruzione dilagante in Italia avesse divorato già, sul Pil, 100 miliardi di Euro nel solo periodo tra il 2001 e il 2011. Verso la metà di dicembre 2019 si rendeva noto lo spreco di ricchezza nazionale soltanto guardando alla corruzione dilagante: in Italia siamo collocati nel girone più popolato delle persone che lucrano corrompendo. Si dice, infatti, che ogni anno perdiamo 236,8 miliardi di Euro, l’equivalente del 13% all’incirca del Pil ossia 3.903 Euro per abitante.
Debito pubblico. Il mese di luglio 2016 faceva registrare il debito pubblico italiano come il più alto dell’Eurozona, superato soltanto dalla Grecia”. Nel mese di maggio 2018 si afferma che “L’Italia ha il più alto debito pubblico nell’area dell’Euro dopo la Grecia”. Da qui in poi pare di assistere a una corsa ciclistica, dove il nostro Paese arranca in coda, staccato dal gruppo, seguito ogni volta a ruota dalla Grecia. A gennaio 2019 abbiamo raggiunto un nuovo record in materia di debito pubblico, aumentato a novembre di 10,2 miliardi sul mese appena precedente. Nei primi 11 mesi del 2018 il debito si dimostra in crescita di circa 58 miliardi di Euro. A metà aprile 2019 viene registrato un nuovo record per il debito pubblico italiano: a febbraio aumenta di circa 200 milioni attestandosi a 2.363,685 miliardi rispetto al mese precedente, quando era a 2.363,496. Rispetto allo scorso marzo il debito delle Amministrazioni pubbliche è salito di 0,8 miliardi nel 2016, di 5,5 miliardi nel 1917, di 5,3 miliardi nel 2018 quando era a quota 2.321,597, come dire il 132,2% del Pil. Le entrate tributarie sono calate a 28,9 miliardi a febbraio. Verso fine aprile 2019 si fanno i conti con l’anno precedente allorché il debito italiano è salito al 132,2% del Pil dal 131,4% del 2017. Eurostat comunica che il debito pubblico dell’Italia rimane il secondo più elevato dell’Unione Europea dopo la Grecia che si attesta al 181,1% del Pil. Verso la metà di giugno 2019 appare la notizia che ad aprile il debito delle Amministrazioni pubbliche ha raggiunto quota 2.373,3 miliardi di Euro, in aumento di 14,8 miliardi rispetto a marzo. A metà agosto 2019 è Bankitalia a segnalare il crollo: a giugno il passivo delle Pubbliche Amministrazioni “è aumentato di 21,5 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.386,2 miliardi”, un livello mai raggiunto prima, che supera il record di aprile (2.373,3 miliardi). E per concludere con questa dolente nota si viene a sapere che al termine dell’anno 2022 il debito pubblico ha raggiunto quota 2.762,5 miliardi di Euro, in crescita di 84,4 miliardi rispetto a fine 2021, quando ammontava a 2.678,1 miliardi.
Economia criminale. Ad agosto del 2014 si valutava l’economia criminale in 170 miliardi di Euro all’anno, in crescita progressiva. Il combinato sommerso (prostituzione, contrabbando, traffico di droga, economia sommersa) pesava sul Pil per oltre 200 miliardi di Euro.
Evasione fiscale. L’evasione fiscale sottrae alle casse dello Stato tra i 90 e i 120 miliardi di Euro all’anno. A settembre 2017 si viene a sapere che l’Italia è il Paese con evasioni di IVA più elevate: 35 miliardi di Euro in meno nel 2015, lo scarto più alto registrato in tutta l’Unione Europea in valore assoluto. Nel 2016 l’Italia si conferma ancora prima in UE per la più grande evasione dell’IVA in valore nominale, con perdite per le casse dello Stato di 35,9 miliardi. Ai primi del mese di settembre 2019 la Commissione dell’Unione Europea afferma che l’Italia si conferma prima nell’Unione Europea per l’evasione IVA in valore nominale, con perdite per lo Stato pari a 33,6 miliardi di Euro. A fine settembre 2019 si diffonde la notizia di oltre 180 miliardi annui di tributi non riscossi e di 900 miliardi di cartelle esattoriali che il Fisco non riesce a incassare.
Giovani. Il mese di settembre 2018 porta una triste novità: la Sicilia si è confermata, anche nel 1917, maglia nera in Europa per numero di persone in età compresa fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti neet. Il dato, 39,6%, è il peggiore dell’Europa continentale, seguito a ruota dal 38,6% della Campania. Peggio solo la Guyana francese con il 45,4%. Fra le 11 regioni con il più alto tasso di neet in Europa, 4 sono del Mezzogiorno italiano: oltre a Sicilia e Campania, anche Puglia (36,4%) e Calabria (36%). A inizio marzo 2019 si ha notizia di giovani che fuggono dal nostro Paese, con un costo molto alto per la società. Sono ragazzi che hanno scelto di emigrare verso l’estero. Una perdita di “capitale umano” che, secondo Confindustria, costa 14 miliardi di Euro, un punto di Pil ogni anno. I giovani preferiscono andare all’estero dove trovano più opportunità, meritocrazia, meno stress, ritenendo che l’Italia sia un Paese che non investe sui giovani e sul loro futuro.
Giustizia. Verso la fine di aprile 2019 si va constatando che siamo il Paese, all’interno dell’Unione Europea, con il primato in durata per quanto riguarda le cause civili e commerciali. La durata dei processi in primo grado è passata da 514 giorni del 2016 a 548 nel 2017.
Inquinamento. Per produzione di inquinanti siamo in cima alla classifica, con il seguito di 90 mila morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico e 1.500 decessi per milione di abitanti. Nel mese di maggio 2018 sono stati ripetutamente superati i limiti UE per il particolato Pm10, ma anche per i rifiuti radioattivi in quanto non è stata assicurata la piena conformità alla direttiva in materia. Il mese di marzo 2019 l’Italia viene deferita alla Corte di Giustizia per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari di biossido di azoto (NO2) nell’aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme UE sulle acque di scarico in oltre 700 centri e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale con più di 2.000 abitanti.
Lavoro. A settembre del 2014 si valuta il mercato del lavoro italiano ultimo per efficienza in Europa, 136° su 144 censiti nel mondo, a un livello appena superiore allo Zimbabwe e Yemen e inferiore a Sri Lanka e Uruguay. Ad aprile 2016 in Europa l’Italia è maglia nera sul fronte occupazionale, meglio soltanto della Grecia. Appena due anni dopo l’Italia va a collocarsi al penultimo posto in Unione Europea nella classifica per l’occupazione, migliore soltanto della Grecia. Un gran balzo al mese di maggio 2018 e troviamo che in tema di occupazione l’Italia resta al penultimo posto in Europa, con il 58% contro il 67,6% della media europea, precedendo soltanto la Grecia. Nel luglio 2018 il Rapporto annuale dell’Inps riferisce che in Italia la disoccupazione, seppur scesa all’11,2%, è la terza più alta tra i Paesi Ocse. Ad aprile 2019 si va a constatare che a partire dal 2006 la quota dei sottoccupati è più che raddoppiata, diventando la più alta tra i Paesi Ocse (oltre il 12% contro meno del 6%).
Povertà. Nel mese di dicembre 2017 l’Italia si dimostra prima per la presenza di poveri in UE: con i suoi quasi 10,5 milioni di poveri, è il paese che ne conta di più in Europa, in valori assoluti. Il mese di settembre 2019 annuncia il divario fra le fasce più ricche e quelle più povere della popolazione: il 10% degli Italiani con i redditi più alti può contare sul 25,1% dei redditi totali (il massimo dal 2008), mentre il 10% con i redditi più bassi ha appena il 2% del totale. Nel 2018 le persone a rischio povertà sono 16,4 milioni, il livello più basso dopo il 2011. Verso la metà di ottobre 2019 si viene a sapere che in Italia, nel 2018, il 27,3% della popolazione risulta essere a rischio di povertà o di esclusione sociale, contro il 25,5% del 2008, collocandosi al sesto posto tra i 7 Stati UE dove oltre un quarto della popolazione è a rischio.
Ritardi. A settembre del 2014 l’Italia veniva additata per ritardi su una serie di indicatori: accesso ai finanziamenti, ricerca e sviluppo, innovazione, interazione nel mercato unico. L’Unione Europea ha inflitto all’Italia una multa di 40 milioni di Euro per non aver rispettato le normative sulla gestione dei rifiuti e delle discariche. L’Italia è tenuta a mettere in regola 218 discariche illegali. All’inizio di dicembre 2019 sono i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione più elevati in Europa a far sì che l’Italia sia penultima nell’Unione Europea per investimenti diretti esteri, dopo la Grecia.
Scuola. La spesa per la Scuola, tra il 1995 e il 2011 è diminuita in Italia del 4%, unico fenomeno negativo su 34 Paesi Ocse, mentre la media Ocse registrava un aumento del 38%.
Sprechi. Opere iniziate e mai portate a compimento. Nel 2014 sono state 868 rispetto alle 692 del 2013. Lo spreco complessivo ammonta a 4 miliardi. È tra i 20 e i 25 miliardi lo spreco causato dal mancato utilizzo dei beni confiscati alle mafie. Nell’aprile 2016 l’Italia rischia di perdere 9,3 miliardi di Euro dai fondi europei: non essendo ancora stati certificati 9,3 miliardi di finanziamenti europei. A luglio 2016 viene rilevato che la P.A. spreca ogni anno 30 miliardi. Arriviamo al novembre 2017 allorché la montagna di sprechi e insufficienze che si annidano nella Pubblica Amministrazione continua a crescere sfiorando i 29 miliardi di Euro.
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Non dico che il nostro Bel Paese potrebbe essere la Valle dell’Eden, ma bensì che, con le risorse che sono state sottratte, sprecate e bruciate a quella chimera ci saremmo potuti avvicinare di molto.
Da quanto s’è visto e trattato sin qui mi prefiguro soltanto una triste similitudine: la nostra Italia, come un’Orsa benefica aggredita da cani e lupi; si difende, disperatamente, ferita, accasciata, mortificata, minacciata, cade, si rialza, riprende a difendersi, si sorregge a fatica e sopravvive ai morsi rabbiosi dei suoi aguzzini. Fino a quando? Ci sarà un momento nel quale tenterà ancora di rialzarsi ma senza speranza di riuscirci? Un parziale flebile segno di comparsa in positivo c’è , se guardiamo alla notizia apparsa sulle fonti di informazione il 19 novembre 2022: il Rapporto su Cibo e Cultura, presentato alla Conferenza Onu a New York sul futuro della dieta mediterranea esordisce: l’Italia detiene il primato in tutto il mondo per i riconoscimenti Unesco nel settore dell’agrofood con cinque titoli: dieta mediterranea, arte dei pizzaioli napoletani, cerca del tartufo, transumanza, coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, sui 68 totali assegnati. Un piccolo segnale, quasi invisibile nella marea immensa dei problemi irrisolti, ma chissà, sperare è bene!