Guerra nei cieli – Parte 2 di 3

Il conflitto scende sul Mediterraneo

La Regia Aeronautica Italiana all’inizio della guerra poteva contare su 2600 aerei. Fra bombardieri, caccia bombardieri e aerosiluranti si arrivava a quota 950. Gli aerei erano dei tipi: CR 42, CR 42-AS, Macchi MC 200 e MC 202, Fiat G 50, RE 2000, trimotore SM 79, trimotore Cant Z 1007, BR 20-M, Cant Z 506b, CA 312.

Ciò che soprattutto mancò all’Italia fu la strategia militare. Le squadriglie italiane il 3 agosto attaccarono sui fronti Sudan anglo-egiziano, Kenia e Somalia britannica, ma temporeggiarono e non arrivarono a sviluppare un’offensiva in grande stile. La strategia italiana si limitò all’invasione terrestre nel deserto occidentale.

Il 18 settembre 1940 si avvistarono grosse unità da combattimento nel tratto tra Sollum e Porto Bardia: subito si levarono in volo i bombardieri italiani SM 79 che, a un’altezza di 30 o 40 metri, si mossero all’assalto. La difesa contraerea della marina britannica era assai potente. Era l’inizio delle incursioni degli aerosiluranti italiani che arrivavano fino a una ventina di metri dal livello del mare, a 400 chilometri di velocità. Colpirono un incrociatore inglese che colò a picco nel mare della Marmarica.

Poiché lunghi treni percorrevano ogni giorno la tratta che collegava la capitale dell’Egitto con Marsa Matruh per portare rifornimenti, gli SM 79 puntarono su Alessandria per bombardare il porto e la ferrovia. Avevano però a che fare con i caccia inglesi con i quali si batterono. Gli scontri più cruenti ebbero luogo sopra il porto di Alessandria dove si trovava la base navale inglese. Il fronte di maggiore rilievo fin dal 1940 si presentava in due settori: quello dell’Egeo e quello della Cirenaica. Il 4 settembre i nostri caccia riuscirono ad abbattere sette aerei britannici, spingendosi fino a Gibilterra, Caifa, Alessandria, Porto Said e sul Canale di Suez.

Il 3 ottobre la flotta inglese si trovava al largo di Sidi el Barrani, di grande potenza e armata con oltre 500 pezzi di artiglieria. Le giunsero in coda gli SM 79, ma un colpo di contraerea raggiunse il primo trimotore abbattendolo. Sopraggiunsero tre Hurricane inglesi con i quali si aprì un confronto aereo. I nostri avevano colpito e danneggiato tre navi e abbattuto un caccia, ma due dei nostri aerei non erano tornati alla base.

In Cirenaica gli Inglesi ebbero ragione delle nostre divisioni Libiche e annientarono le divisioni Cirene e Catanzaro. L’aviazione italiana subì danni enormi. Il 6 gennaio 1941 venne occupata Bengasi e il 22 fu la volta della piazzaforte di Tobruk. La 10a Armata italiana lasciava la Cirenaica per apprestarsi alla difesa della Tripolitania.

Da ricordare per l’eroismo dimostrato il tenente Leopoldo Marangoni, pilota del 10° Gruppo Caccia. Stava avvicinandosi al porto di Bardia quando fu aggredito da alcuni Hurricane in uno scontro violento. Marangoni riuscì a colpire con una raffica un aereo inglese, mentre gli SM 79 bombardavano. Precipitarono un CR 42 e un Hurricane. Marangoni riuscì a rientrare ma morì.

Un altro eroe da menzionare fu Mario Casabianca, un vecchio pilota adibito al trasporto di materiali e viveri. Era diretto a portare materiale di soccorso e rifornimenti al presidio avanzato di Giarabub, all’oasi occupata dalla formazione del maggiore Castagna per il lancio di viveri e armi paracadutati. Giarabub era circondata da un assedio pericoloso. Casabianca doveva lanciare nell’ordine i sacchi dei medicinali, le munizioni e il pane. Durante queste operazioni fu colpito da una scheggia e svenne. Il secondo pilota prese i comandi e virò per tornare alla base di partenza, ma Casabianca gli intimò di riprendere la strada per Giarabub perché non avevano ancora gettato il pane. Il secondo obbedì, ma al ritorno Casabianca fu trovato senza vita.

Bombardieri e siluranti continuavano a insidiare i convogli marittimi che si dirigevano verso la Cirenaica con i loro rifornimenti. Tra l’11 e il 12 ottobre 1941 il cacciatorpediniere al comando del capitano di vascello Margottini affondò l’incrociatore Neptune, ma Margottini fu ucciso e meritò il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Colpiti e danneggiati dagli SM 79 furono una portaerei e un incrociatore. L’8 maggio gli aerosiluranti italiani colpirono la portaerei Illustrious e affondarono l’incrociatore Southampton. Contro i carichi di materiali e viveri degli Inglesi alle ore 6 del 23 luglio si levarono bombardieri e aerosiluranti SM 79 e Cant Z 1007 che dovettero lottare con i caccia Boulton Defiant lanciati da una portaerei. Furono colpiti due Defiant di cui uno precipitò in fiamme. Colpiti anche un incrociatore, una nave da trasporto e una portaerei. Il siluro lanciato dal tenente Roberto Cipriani e dal maresciallo Lucchini colpì un piroscafo da 10 mila tonnellate che, carico di munizioni, esplose. Altri due aerosiluranti affondavano una nave da trasporto da 15 mila tonnellate. Uno dei due aerei era pilotato dal tenente Robone protagonista del primo attacco contro il porto di Alessandria e nel settembre 1940, con il tenente Buscaglia, affondò un incrociatore del tipo Kent da 10 mila tonnellate. Ancora, Robone partecipò all’attacco di 27 navi inglesi, di cui fu colpita la nave da battaglia Renown. Il mese successivo, con il capitano Erasi e il tenente Buscaglia, colpiva un incrociatore da 10 mila tonnellate del tipo Liverpool, silurava un incrociatore del tipo Capetown da 10 mila tonnellate e al largo di Alessandria affondava il cacciatorpediniere Hasty. Un terzo aerosilurante italiano attaccava un incrociatore da 8 mila tonnellate. I CR 42 abbattevano un Hurricane e un Macchi 200 abbatteva un bombardiere Bristol Blenheim.

Il 12 luglio 1941 numerosi caccia italiani partivano alla volta di Malta per attaccare l’aeroporto di Micabba. Di seguito precipitarono in mare due Hurricane, uno Spit e un Macchi. Vennero incendiati a terra 5 bombardieri Wellington e danneggiati altri Blenheim. Dopo l’attacco a Micabba gli aerei italiani rientrarono liberandosi da un attacco di 9 Hurricane.

Intanto per l’Italia, dopo la disfatta in Cirenaica, vennero cedute le colonie di Eritrea, di Somalia e di Abissinia. Nel marzo 1941 la flotta aerea in Africa Orientale, composta da 200 fra caccia e bombardieri, era andata distrutta, per cui Hitler decise di inviare in Libia l’Afrika Korps affidandone il comando a Rommel. La situazione si aggravò nel novembre 1942 allorché le forze corazzate inglesi, agli ordini del generale Montgomery, insieme a quelle della RAF sconfissero le forze dell’Asse. Gli Inglesi avevano potuto disporre di 1200 aerei; i Tedeschi solo di 350.

Il 6 aprile 1942 le colonne motorizzate tedesche invadevano i Balcani e gli aerei della Luftflotte 4 bombardarono Belgrado. La Jugoslavia capitolò il 17 aprile. Ne seguiva l’invasione tedesca della Grecia il cui governo il 23 aprile si rifugiò a Creta, importante punto strategico. Nello stesso mese i Tedeschi disponevano di 800 fra caccia e cacciabombardieri e di 350 aerei italiani contro un’ottantina di aerei avversari. Oltre 100 Stuka e Messerschmitt si scontrarono con 15 Urricane nel cielo di Atene. Lo scontro si concluse con la perdita di 5 aerei tedeschi e di 22 inglesi. La flotta aerea inglese non aveva ormai che 10 unità in tutto.

Il 20 maggio 1941 numerosi ME 109 e 110 mossero l’attacco a Creta, seguiti dalle incursioni di Stuka  e di Heinkel 111, oltre agli Ju 52 per il traino di alianti che il 22 maggio percorsero il cielo di Maleme. Ogni aliante trasportava una quarantina di soldati. Il 26 maggio la battaglia terminò, con la perdita di 4 mila uomini per la Luftwaffe.

L’11 giugno 1940 fu l’Italia a sferrare il primo attacco su Malta., tuttavia con risultati limitati per via delle bombe poco efficienti e dell’insufficiente addestramento degli equipaggi. Il 10 gennaio 1941 furono 60 Stuka ad attaccare il porto di La Valletta con gli Heinkel e i quadrimotori Junker. Le incursioni tedesche e italiane si prolungarono per tre mesi, ma ai primi di giugno il Corpo aereo tedesco dovette lasciare la Sicilia per il fronte della Grecia. Nel marzo 1942 quasi 400 SM 79 italiani liberarono centinaia di tonnellate di bombe sul porto di La Valletta. Il 20 aprile una cinquantina di Spitfire si levò dalla portaerei Wasp muovendo verso Malta ma, attaccati dai cacciabombardieri italiani, nel giro di tre giorni furono interamente distrutti. La battaglia di Malta ebbe termine quando si scatenò la battaglia di El Alamein dove necessitava grande quantità di velivoli. 

Le officine tedesche rinnovavano continuamente gli aerei danneggiati. Inoltre produssero il Me 109-FI con motore da 1200 HP e con due mitragliatrici e un cannone, rinforzato poi con altri due cannoni. Negli anni 1943-1944 venivano sfornati 1000 e 2500 aerei al mese.

L’ATTACCO ALLA RUSSIA.

Alle ore 3,30 del 22 giugno 1941 oltre mille piloti della Luftwaffe attendevano l’ordine per l’offensiva che era iniziata con il superamento della frontiera con la Russia. Con l’ordine di attacco i Tedeschi colpivano di sorpresa 60 aeroporti che costituivano basi russe per i rifornimenti e per concentrazioni di truppe. Numerosi aerei russi erano stati distrutti ancora a terra. Nel complesso i Russi subirono perdite imponenti: degli 8 mila aerei in dotazione venivano abbattuti 3 mila nella sola prima settimana di scontri. L’industria aeronautica russa produsse a ritmo serrato i nuovi caccia Mig 1, Mig 3, Yak 9 e Lavochkin 3.

I Tedeschi attaccavano con 175 divisioni, l’equivalente approssimativo di tre milioni di armati con 3500 carri armati e 7184 bocche da fuoco. Agivano tre gruppi: il primo comandato da Von Bock e in direzione su Mosca, il secondo da Von Rundstedt diretto all’Ucraina, il terzo da Von Leeb con obiettivo Leningrado. Dei tremila aerei della Luftwaffe erano 1830 ad aver iniziato l’offensiva. Emergeva il modello Focke-Wulf Fw 190 con motore da 1700 HP, armato con 4 cannoni da 20 mm e 2 mitragliatrici da 7,92 mm. Il 30 giugno i Tedeschi mossero l’attacco contro Jaworow, il punto forte del sistema difensivo in Leopoli: distrussero al suolo 14 caccia russi e ne danneggiarono altri, bombardando quindi concentramenti di truppe e di autocolonne.

Un episodio di eroismo. Il sottotenente D.V. Kokorev apparteneva al 124° reggimento Caccia. Era decollato con il suo Rata da un campo di Minsk e si incontrò con una formazione di Me 110. Durante la lotta le sue mitragliatrici si incepparono, allora Kokorev lanciò il proprio aereo contrò l’avversario, incastrandosi nella carlinga del Tedesco e con quello precipitò tre le fiamme.

I Tedeschi avanzavano e il 3 luglio. Stalin invitò le popolazioni del Dniester, del Volga e dell’Ural a distruggere tutto, dai raccolti alle città e ai borghi, cioè fare terra bruciata. In tre giorni vennero distrutti immobili e prodotti per il valore di molte centinaia di miliardi. Il 7 luglio i Tedeschi avevano fatto circa 300 mila prigionieri. Fu una delle battaglie più aspre e crudeli. Gli Fw 190 e gli He 109 tedeschi si scontrarono con gli JI2 e i Mig russi. I piloti tedeschi obbedivano all’ordine di bombardare una serie di circa 500 autocarri russi e 18 treni. Negli scontri la Luftwaffe perse 50 aerei e la Russia perse una settantina di JI 2 e Mig. A inizio luglio gli attacchi tedeschi raggiunsero la linea Stalin dove si svilupparono scontri cruentissimi.

Giunse l’autunno con abbondanti piogge che rendevano fangoso il terreno rallentando di molto l’avanzata dei mezzi pesanti e delle truppe. Molto si faceva conto sulla ricognizione aerea per la quale i Tedeschi impiegavano il monoplano Henschel 126. Stalin aveva provveduto a trasferire le fabbriche aeronautiche nelle zone del Volga, degli Urali e in Siberia. Nella seconda metà del 1941 la produzione di aerei aumentò rapidamente: in tutto il 1941 si produssero 15.735 aerei. Dal 1939 in avanti i Russi avevano realizzato la serie di Yak 1, Yak 3 con un cannoncino da 20 mm a una cadenza di tiro di 120 colpi al minuto, 2 mitragliatrici da 12,7 mm, un motore da 1220 HP, capace di raggiungere i 600 chilometri orari e considerato addirittura superiore allo Spitfire inglese; quindi lo Yak 4, lo Yak 9-P. Dal 1941 fu creato il bombardiere russo DB 3-F capace di trasportare 2200 chilogrammi di bombe, armato con 3 mitragliatrici da 7,62 mm.Verso la fine del 1941 i Russi potevano disporre di circa duemila caccia Hurricane Tomahawk e Aircobra P 39 di provenienza statunitense e inglese. La prima aviazione strategica russa disponeva di 1500 aerei. I Russi avevano ancora il cacciabombardiere Ilyushin IL 2 Stormovik a imitazione degli Stuka, con un motore da 1300 HP, 2 cannoni da 32 mm e 3 mitragliatrici. Nell’estrema battaglia di Stalingrado del 2 febbraio 1943 i Tedeschi persero 536 aerei da trasporto, un centinaio circa di caccia e 2200 uomini. Nelle grandi battaglie del 1945 i Russi potevano disporre di 2000 aerei a Budapest e a Königsberg e di altri 5000 a Berlino. Dal 24 novembre 1942 al 31 gennaio 1943 la Luftwaffe perse 488 aerei, trovandosi ormai a mal partito. L’aviazione russa era riuscita a ritardare l’avanzate tedesca fino a coinvolgere gli avversari nel gelido inverno e a bloccarli.

Il 14 luglio i Tedeschi sferrarono un possente attacco alle fortificazioni tra la Narva e il Mar Nero.

I Russi avevano istituito un reparto di aviatrici donne, il 122° Reggimento Aereo, la cui fondatrice fu Marina Raskova, incaricata direttamente da Stalin.

Con l’inverno le truppe ebbero a combattere contro il gelo e la Luftwaffe fu la prima a patirne gli effetti: gli aerei non ce la facevano a decollare a 40 gradi sotto zero.

Gli Stati Uniti, che erano entrati in guerra l’11 dicembre 1941, avevano predisposto un elenco di 160 obiettivi da colpire in Germania. Di quei tempi presero vita le Fortezze volanti, i B 17, i B 24 Liberator e i B 29, con la costruzione di due aerei da bombardamento: il bimotore Mosquito e il quadrimotore Halifax. Il Mosquito venne impiegato a partire dal 25 novembre 1940. Spinto da un motore di 1600 HP, poteva caricare una bomba da 1814 chilogrammi con un’autonomia di 2205 chilometri a 650 km l’ora. L’ Halifax poteva caricare 2631 kg di bombe, fino anche a 5897, con un’autonomia di circa 3 mila km. In tutto ne furono costruiti 6176. Lo Stirling era capace di bombardare in assenza di visibilità. Volò per la prima volta il 10 febbraio 1941.

Il 30-31 maggio 1942 la RAF, con 1047 bombardieri, bombardò Colonia con 1455 tonnellate di bombe causando decine di migliaia di vittime. Due giorni appresso l’incursione si portò su Canterbury. Il 23 luglio una formazione di Fortezze volanti B 17 bombardò senza sosta la Germania. Il Boeing 17 C poteva sfrecciare a 11 mila metri a 530 km/ora e aveva un’autonomia di 5633 chilometri con il carico di 2 mila kg di bombe. Il B 17 F arrivava a portare 5800 kg di bombe e ad aggiungerne altri 3600.

L’offensiva inglese contro il porto di Amburgo prese il nome di “Operazione Gomorra”. La prima incursione, 24-25 luglio, era operata da 800 aerei Lancaster e Halifax, oltre ai B 17 caricati al massimo di bombe. Adottarono la tattica di spargere striscioline metalliche a tonnellate nel cielo di Amburgo, un sistema inglese di inganno chiamato “Window”: i radar impazzirono e sulla città caddero 30 mila tonnellate di esplosivi, tre milioni di spezzoni incendiari e 80 mila bombe al fosforo. Si contarono oltre 100 mila morti e oltre 300 mila case distrutte. Gli incendi si vedevano a 200 km di distanza. Per il timore della medesima sorte, anche Berlino fu evacuata. Intanto negli USA si producevano mensilmente 5 mila aerei.

Il 17 agosto 146 Fortezze volanti bombardarono gli stabilimenti della Messerschmitt a Regensburg, che producevano la metà degli aerei tedeschi. Altre 230 Fortezze scaricarono centinaia di tonnellate di bombe sulla fabbrica di cuscinetti di Schweinfurt. Dopo tanto disastro sulla Germania, il 18 agosto il Generaloberst Hans Jeschonnek si suicidò.

Nell’agosto del 1942 gli Alleati avevano aerei di scorta con autonomia insufficiente per seguire le Fortezze volanti. I B 17 restavano presto senza appoggio e dovevano ingaggiare aspre lotte con i Messerschmitt. I Me 109 si erano infilati fra le formazioni di bombardieri causando l’abbattimento di quasi 50 fortezze a Regensburg e a Schweinfurt.

Il 14 ottobre ripresero le incursioni contro la fabbrica di Schweinburg, con 1164 aerei 291 B 17 sorvolati a 5 mila metri da stormi di caccia tedeschi. Le Fortezze riuscirono a scaricare le bombe trasportate, ma, prive di scorta, persero una sessantina di bombardieri, mentre per i Tedeschi la perdita fu di 35 Me 109. Dopo ciò, i Tedeschi incominciarono a trasferire i loro stabilimenti.

Da parte inglese il generale Harris cercava di convincere Churchill a decretare la distruzione totale di Berlino con i suoi 440 aerei. La data era stata fissata per il 18 novembre.

Nell’autunno del 1943 ognuno dei contendenti pensava a perfezionare e potenziare i propri aerei. Gli Americani conobbero un nuovo aereo, il monomotore Mustang che poteva volare a oltre 700 km orari per un raggio d’azione di 1592 chilometri.

L’11 gennaio 1944 Inglesi e Americani, con i loro B 17 e B 24, attaccarono le industrie aeronautiche di Oschersleben, di Braunschweig e di Halberstadt: 53 quadrimotori furono abbattuti, contro 292 caccia tedeschi.

Tra il 15 e 16 febbraio 1944 ben 900 tra quadrimotori Halifax e Mosquito Bombardarono Berlino con 2500 tonnellate di bombe. Il 25 febbraio numerose formazioni di Fortezze e di Liberator, quadrimotori della 15a Air Force, puntarono verso le fabbriche Messerschmitt di Regensburg. Si aggiunsero i B 17 e i B 24 dell’8a Air Force. Le formazioni avanzavano a “box” ossia molto serrate in senso orizzontale e verticale. Insieme a numerose decine di Mustang, erano duemila aerei. La 8a americana subì la perdita di una quarantina di quadrimotori, ma le fabbriche Messerschmitt di Regensburg, produttive per il 70% dei Me 109 e per il 75% dei bimotori, furono cancellate. Il colpo più pesante lo subì l’aereo segreto, il nuovo caccia bimotore a reazione Messerschmitt 262 Sturmvogel spinto da due turbogetti Junker Jumo 004-B, con una velocità di 870 Km/ora a 6 mila metri di quota, con un’autonomia di un’ora e un quarto e armato di quattro cannoni da 30 mm.

Il 30 marzo fu bombardata Norimberga. Era il colpo di grazia sulla Germania.

Immagine di Copertina tratta da GognaBlog.

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