Sempre troppo tardi

Leggo stamane, mercoledì 15 febbraio 2023, su Televideo una notizia quasi insperata: Dal 2035 in Europa non si potranno più vendere auto diesel e a benzina. Via libera definitiva dell’Eurocamera all’accordo raggiunto dall’Unione Europea lo scorso novembre sullo stop ai veicoli inquinanti diesel e a benzina di nuova immatricolazione. L’OK definitivo della Seduta Plenaria con 340 sì, 279 no, 21 astenuti. La nuova legislazione è parte del pacchetto Fit for 55 che stabilisce il percorso per azzeramento emissioni CO2. Che ne sarà? In primo luogo mi sento di abbracciare l’opinione secondo la quale il problema non verrà risolto, neppure in parte e neppure nei tempi stabiliti. Le comunità internazionali lo hanno più volte già dimostrato nel campare in aria progetti e impegni di notevole levatura e di averli puntualmente disattesi.

C’era una volta una data, 2015, che vide l’apparire sulla scena della salvaguardia dell’ambiente planetario un insieme di valutazioni e di programmi, varato sotto il nome di Obiettivo 15, che si prefiggeva di raggiungere traguardi significativi per salvare l’ecologia mondiale dal dissesto irreversibile. Si pensò soprattutto, allora, di puntare ad abbattere la produzione di anidride carbonica nell’atmosfera, ma i tassi di CO2,da allora sino a noi, non sono scesi, anzi hanno subito un incremento impressionante. Sarà così anche questa volta? Staremo, staranno a vedere.

Come seconda osservazione vorrei dire che le decisioni assunte in Sede europea non aggiungono alcunché di nuovo in tema di provvedimenti tecnologici. Si va dicendo: più niente auto che producano gas inquinanti. Bene, ma a partire dal 2035 ossia deroga ulteriore per i prossimi dodici anni. Poi ci sarebbe un inizio per la messa in atto della delibera europea, ma gli effetti si verrebbero a percepire soltanto con il trascorrere di molti successivi anni, in quanto la circolazione di auto con motori a combustione interna resisterebbe ancora a lungo prima che vadano esaurendosi le scorte immesse sulla strada. E, nel frattempo, la nostra atmosfera, che già non ne può più, continuerà ad assorbire gas in quantità e ad appesantirsi in misura insopportabile.

C’è di più, perché il ritmo di lavoro imperante su tutto il Pianeta comporta la necessità irrinunciabile di movimento, di spostamenti e dunque il ricorso all’uso dei mezzi inquinanti. Se questi ultimi dovranno essere aboliti, sicuramente le attività umane, nella corsa frenetica a produrre e a progredire, non vorranno saperne di rallentare la fuga in avanti, seguiranno anzi programmi di miglioramento che richiederanno l’impiego più massiccio delle fonti di energia. Quali? Sta qui il buco nero della questione. Non si intravede altra soluzione: con l’energia pulita ossia con motori a funzionamento elettrico. Sì, è vero, questa soluzione darebbe ragione alla necessità di mantenere l’atmosfera indenne da scorie dannose. Ma non è tutto, per il motivo che, per fornire energia elettrica sufficiente a far funzionare strutture e veicoli adeguati alla situazione occorrerà produrla in quantità. Come? Con il funzionamento ininterrotto di centrali che per lo più saranno a conduzione termoelettrica. Cioè, in parole povere, per disporre di energia elettrica in grado di far funzionare milioni e milioni di motori elettrici, sarà necessario alimentare centrali fornitrici che, per la loro attivazione, richiederanno il consumo di enormi quantità di idrocarburi. Il problema, a ben vedere, non sarà risolto così facilmente, ma soltanto spostato: anziché milioni di auto produttrici di CO2, ciascuna nel proprio piccolo, soltanto alcune migliaia di centrali termoelettriche le quali, per produrre il fabbisogno richiesto dal vivere quotidiano dell’umanità, scaricheranno milioni di tonnellate di CO2, ognuna di per sé come fonte gigantesca di emissioni. E saremmo di nuovo da capo. Non ultimo il gravoso problema della perdita di posti di lavoro che si profila assai oneroso e intollerabile. Aggiungiamo poi che non ci sono soltanto le auto a essere imputate nel causare dissesto ecologico: industrie, impianti di riscaldamento, mezzi navali e di navigazione aerea e guerre in varie contrade del mondo fanno sicuramente la loro parte.

La ricerca scientifica ha infine diretto l’attenzione sull’energia solare, con l’immaginare distese di pannelli che potrebbero ricoprire interi deserti, ma con conseguenze deleterie per gli sconvolgimenti climatici che la sottrazione massiccia di calore solare sul terreno comporterebbe. L’esempio pauroso del Lago di Aral la dice lunga al proposito.

Mi sono soffermato in altre occasioni su questo aspetto che attiene al così detto progresso tecnologico e non ho avuto timore alcuno a esprimere il mio debole parere, pena il rischio di essere preso per matto e di diventare un essere reietto all’ostracismo. Ma io sono nessuno e nessuno in assoluto darà peso a quel che dico. Ne trattai dunque come oggetto soltanto per me, per mia personale soddisfazione e per un pressante bisogno di esprimermi. Questo il fatto, e si tratta di un’esigenza non più ignorabile, di qualcosa che, qualora si avverasse, segnerebbe comunque un grave e irreparabile ritardo: ridurre i consumi.

Belle parole davvero! Rivolte a chi? Quanti fra noi sarebbero disposti a rinunciare, almeno in buona parte, a un sistema di esistenza confortevole e ricco di accomodanti protesi tecnologiche pronte per ogni nostra esigenza? Limitare dunque i consumi accontentandoci di meno, rinunciando al superfluo, e tutto questo a iniziare da coloro, e non sono pochi, che bruciano le risorse disponibili sul Pianeta nel condurre una vita da nababbi a dispetto e onta di chi muore letteralmente di fame, e anche questi non sono pochi, anzi sono i più.

Resta il dilemma: quando iniziare? Da chi incominciare? In quali misure? Ci riusciremo mai? Dietro l’angolo sta spiando sornione e sogghignando il demone del tornaconto personale, dell’egoismo, della corruzione, della frode, dello sfruttamento, dell’impostura, ed è contro di questo che siamo chiamati a combattere. Vincerà la giusta ragione? Vincerà il demone agguerrito?

Immagine di copertina tratta da NBTS Viaggi.

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