Mondo Domani – Parte 25 di 28 – 2018/2019 (continua)

15 Giugno 2018. L’Italia è maglia nera fra i Paesi UE per il numero di giovani con età fra i 18 e i 24 anni che non studiano né cercano lavoro. Secondo un’indagine Eurostat nel 2017 erano il 25,7%, a fronte di una media europea di 14,3% pari a 5,5 milioni in Europa.

27 Giugno 2018. Oltre 5 milioni di persone in Italia vivono in povertà assoluta. È il valore più alto (Istat) dall’inizio delle serie storiche, nel 2005. Le famiglie in povertà nel 2017 sono 1.778.000, quindi 5.058.000 persone. L’incremento della povertà “è un trend iniziato da prima della crisi nel 2007”. In particolare sui dati del 2017 “due decimi di punto di crescita rispetto al 2016 sia per le famiglie sia per gli individui si devono all’inflazione”. L’aumento della povertà assoluta in Italia colpisce soprattutto il Mezzogiorno dove si conta oltre il 10%. Dall’Istat: il peggioramento nel Sud è passato dall’8,5% nel 2016 al 10,3% nel 2017 per le famiglie e dal 9,8% all’11,4% per gli individui. È il record di povertà in Italia. È un boom di persone in povertà assoluta come non si registrava da 13 anni.

Tossicodipendenza. Il numero di persone segnalate per il consumo di droghe è aumentato in maniera esponenziale, dalle 27.718 del 2015 alle 38.613 del 2017, una crescita di oltre il 39% in due anni. Sono i dati del 9° Libro Bianco sulle droghe, promosso dalla Società della Ragione onlus e presentato al Senato per la Giornata Internazionale contro il narcotraffico. Forte aumento delle segnalazioni di minori, addirittura quadruplicate rispetto al 2015.

07 Luglio 2018. Dice il Rapporto annuale dell’Inps che in Italia i pensionati INPS sotto i mille Euro al mese sono 5 milioni e 548 mila nel 2017, il 35,9% del totale. La disoccupazione, seppur scesa all’11,2%, è la terza più alta tra i Paesi Ocse. La povertà è aumentata: il 13,6% delle persone in età lavorativa vive in famiglie con un reddito inferiore al 50% del reddito medio. Erano il 10,7% nel 2006. Anche i salari sono abbattuti del -1,1% tra il quarto trimestre 2016 e il quarto trimestre 2017. Non è molto consolante; anzi, per niente; persino deprimente. Eppure abbiamo una classe politica sedicente preparata e pronta a rivolgere la situazione a favore dei cittadini, di tutti i cittadini. Sennonché siamo ormai avvezzi a cambiamenti solleciti di Governo e, ogniqualvolta subentri una nuova squadra a dirigere le sorti del Paese, due sono le cose che essa si appresta a recriminare: il grave stato di disagio che colpisce larga fascia della popolazione e l’addebito dei mali presenti alla cattiva politica dei Governi precedenti. Succede sempre così, c’è una colpa, la si trova e la si accolla immancabilmente alla squadra politica che ha lasciato il posto. Insomma, chi sbaglia è sempre chi era prima al comando e così si ripeterà senza sosta, allo stesso modo in cui si ripete il detto “ai miei tempi!”, come si potrebbe dire, una “regressione all’infinito”. Ma io credo che la politica, così come viene interpretata a casa nostra, sia più una partitica che una politica, un fare e disfare la tela di Penelope come accennato più volte, per mantenere lo “status quo” e continuare a preservare il “posto” privilegiato fra i singoli. Vedo una cosiddetta politica che più che fare parla, ma il suo, anziché essere un parlare saggio seguito dai fatti, è nulla più che un semplice parolare, un riempirsi e riempire di parole. Una politica, infine, che si riduce a “parolitica” e in questo dimostra il suo essere essenzialmente “paralitica”. Vedremo mai un po’ di giustizia? Vedremo mai un sorriso fiducioso sul volto di chi è costretto a campare con pochi spiccioli, facendo i salti mortali e la fame?

13 Luglio 2018. La Commissione UE rivede al ribasso le stime sul Pil dell’Italia: per il 2018 vengono ridotte all’1,3% (da 1,5% previsto a maggio). L’Italia resta fanalino di coda in Europa per la crescita. Nel 2018 è la più bassa dei 28 Paesi assieme a quella del Regno Unito (con la stessa crescita del Pil.

14 Luglio 2018. Bankitalia: nuovo record per il debito pubblico che a maggio è aumentato di 14,6 miliardi arrivando a 2.327 miliardi. Nel 2017 il 60,9% della popolazione di 25-64 anni ha almeno un titolo di studio superiore e i laureati di 30-34 anni sono il 26,9%. I dati, sotto la media UE (77,5% per il diploma e 39,9% per la laurea), vedono laureato al Nord il 30% e al Centro il 29,9% contro il 21,6% al Sud. Laureata una donna su tre, contro 1 su 5 fra i maschi. Nei dati Istat l’Italia è penultima in UE, seguita solo dalla Spagna. Ha lasciato la Scuola il 14% dei 18-24enni (al Sud il 18,5%); non lavorano né studiano oltre 2 milioni di 15-29enni.

2 Agosto 2018. Sono 600 mila le famiglie dell’Italia Meridionale che non contano un solo occupato fra i propri membri, contro le 470 mila in condizioni analoghe al Centronord. Questi, i risultati dell’indagine Svimez, che parlano di dati quasi raddoppiati: nel 2010 le famiglie di tale fascia erano 362 mila. Il Rapporto 2018 della Società per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno segnala le “sacche di crescente degrado sociale” con pochi servizi pubblici periferici a disposizione. Preoccupa anche l’aumento del numero di lavoratori retribuiti in modo insufficiente. Mentre l’indice Pmi (Pmi significa Purchasing managers index, cioè indice dei direttori agli acquisti i quali curano sondaggi che danno luogo a indici mensili capaci di coprire vari aspetti degli andamenti aziendali, dalla produzione agli ordini, dall’occupazione ai prezzi pagati e ricevuti, dalle aspettative alle scorte, e vengono anche riassunti in un indice complessivo. Per l’Europa vengono calcolati dalla Ntc Research e diffusi via Reuters) manufatturiero cresce in Europa, in Italia tocca il minimo da ottobre, scendendo a 51,5 punti (contro i 56,9 della Germania), quando a giugno arrivava a 53,5.

20 Settembre 2018. Novità, oggi: che ne sarà dei nostri giovani? Dicono le fonti di informazione: La Sicilia si è confermata, anche nel 1917, maglia nera in Europa per numero di persone in età compresa fra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano, i cosiddetti “neet”. Il dato, 39,6%, è il peggiore dell’Europa continentale, seguito a ruota dal 38,6% della Campania. Peggio solo la Guyana francese con il 45,4%. Le notizie provengono dal “Regional Yearbook 2018” pubblicato da Eurostat. Fra le 11 regioni con il più alto tasso di neet in Europa, 4 sono del Mezzogiorno italiano: oltre a Sicilia e Campania, anche Puglia (36,4%) e Calabria (36%).

22 Settembre 2018. Anche nel 2016 l’Italia si conferma prima in UE per la più grande evasione dell’IVA in valore nominale, con perdite per le casse dello Stato, secondo il rapporto IVA della Commissione UE, di 35,9 miliardi, mentre è terza per il maggior divario tra gettito previsto e riscosso con il 25,9%, dietro solo a Romania (35,88%) e Grecia (29,2%).

Allarme UNICEF: troppi bambini poveri. “In Italia oltre 1 milione e 200 mila bambini e ragazzi vivono in povertà assoluta (12,1% del totale) e 2 milioni e 156 mila vivono in povertà relativa. È inammissibile – denuncia il presidente dell’Unicef Italia, Samengo, a un convegno – Sono dati allarmanti. Occorre un piano d’investimenti e azioni per ovviare a questo disagio che non tende a fermarsi, anzi è in aumento rispetto al passato. Credo fermamente – continua Samengo – che questo tema debba essere al centro dell’azione del Governo”. – E il presidente della Camera, Fico, “Non è possibile vivere in città attraversate da gang di ragazzi che pistola in pugno sparano ad altri clan magari ferendo di notte una donna affacciata a un balcone. Non è possibile pensare che nel nostro Paese si possa vivere con le mafie”.

30 Settembre 2018. Dall’Ufficio Studi Cgia: “La mala burocrazia, che sottrae ai piccoli imprenditori sempre più tempo e risorse per adempimenti e scadenze disseminate lungo tutto l’anno, costa al sistema delle Piccole e Medie Imprese italiane 31 miliardi di Euro l’anno”. Costo, dice il coordinatore Zabeo, “imputabile in parte al cattivo funzionamento della macchina pubblica”. “Non è un caso che molti operatori stranieri non investano da noi”, sottolinea il segretario Mason. In area Euro l’Italia è al 14° posto su 19 nella classifica sulla facilità di fare impresa.

1° Novembre 2018. Risale la disoccupazione. A settembre scorso i dipendenti con contratto a tempo indeterminato si sono ridotti di 77.000 unità rispetto al mese precedente e di ben 184.000 unità rispetto all’anno precedente. Così comunica l’Istat, riportando anche l’aumento di 27.000 contratti a tempo determinato sul mese precedente e di 368.000 sull’anno. Il tasso di disoccupazione è risalito al 10,1% (+0,3%) su agosto con +81.000 disoccupati e diminuito del 1,1% (-288.000 unità) rispetto al settembre 2017. Il tasso di disoccupazione giovanile risale al 31,6% ossia +0,2% sul periodo di un mese e -3% sul periodo di un anno.

8 Dicembre 2018. Il Censis scatta una fotografia sulla fisionomia della società italiana, secondo la quale l’Italia sarebbe preda di un sovranismo psichico, prima che politico, che rappresenta una risposta alla delusione dei cittadini di fronte alla mancata ripresa economica. Si tratta di una frustrazione che genera cattiveria, rivolta spesso contro gli stranieri. Tra il 2000 e il 2017 il salario medio annuo è aumentato dell’1,4% (poco più di 400 Euro). In Germania l’aumento è stato del 13,6% e in Francia del 20,4%. E se nel 2000 il salario italiano era l’83% di quello tedesco, nel 2017 è sceso al 74%. L’Italia è il Paese della UE con la più bassa quota di cittadini che dicono di aver raggiunto una condizione socio economica migliore rispetto a quella dei propri genitori: 23% contro una media UE del 30%. Il 44,5% è pessimista nei confronti del futuro del Paese, contro il 18,8% di ottimisti. Il 69% teme di restare senza lavoro, contro una percentuale UE al 44%. Pesante il giudizio sulla giustizia ritenuta costosa, lenta e incapace di garantire la tutela dei diritti. Difficile e disomogeneo tra Nord e Sud l’accesso alla Sanità.

Nel 2017 le famiglie in povertà assoluta erano il 6,9% del totale, cioè quasi 1,8 milioni. Nel 2016 erano il 6,3%. Di queste quasi una su tre (455.000) è straniera. Il 52° Rapporto Censis riferisce ancora che negli ultimi quattro anni, a fronte di una crescita media del 22% di famiglie in stato di grave indigenza, il numero di quelle italiane è aumentato dell’11,5%, per quelle di soli stranieri del 20,6% e per quelle miste addirittura del 183,1%. I nativi a rischio povertà relativa sono il 17,5%, gli stranieri comunitari il 28,9% e quelli non comunitari il 41,5%.

Un bel problema davvero! Ma non è compito dei politici la sua soluzione? Quel che si sa di certo, vado a ripetere, è che i nuovi arrivati, in qualsiasi delle legislature che abbiamo esperito, dicono e han detto sempre che la colpa è del Governo precedente. Se volgiamo l’occhio al meccanismo della regressione all’infinito, com’è questo il caso, allora chi mai si sarà gravato le spalle della colpa dei deficit cumulativi?

O, forse, va a finire che di colpa non se ne parla più, affatto.

Problema collaterale: in argomento TAV L’Italia rischia di dover restituire i fondi che le sono stati destinati. La Commissione dell’UE “non esclude di poter chiedere all’Italia di restituire i contributi Cef già avuti; se i fondi non possono essere ragionevolmente spesi in linea con le scadenze dell’accordo di finanziamento”. Così la minaccia ventilata a Bruxelles dopo l’annuncio di rinvio al 2019 delle decisioni sul caso TAV. Rischiamo pertanto di dover rimborsare tra i 500 milioni e 1,2 miliardi.

Caspita, non ci voleva, proprio adesso sotto le Feste!

Ah, dimenticavo, buon Natale e sogni felici…

2019-2020

14 Gennaio 2019. L’Italia ha la peggiore burocrazia d’Europa e soltanto la Grecia se la vede peggio di noi. Lo annuncia l’Indice Qualità dei servizi offerti dagli Uffici pubblici nei 19 Paesi della zona Euro, con riferimento al 1917, realizzato dalla Cgia su dati della Commissione Europea. Fra le regioni d’Italia la Calabria si colloca all’ultimo posto. Finlandia, Paesi Bassi e Lussemburgo sono i primi 3 classificati per una burocrazia migliore. All’opposto, Cecoslovacchia, Italia e Grecia si vanno a collocare in fondo alla graduatoria.

16 Gennaio 2019. Gioie e dolori, un sorriso e una smorfia. A novembre le entrate tributarie sono state pari a 39 miliardi ossia +8,7% rispetto allo stesso mese del 2017. Nei primi 11 mesi del 2018 le entrate tributarie sono state di 378,7 miliardi ossia l’1% in più rispetto ai dati del 2017.

Nonostante tutto ciò ecco come si profila l’andamento dell’economia: abbiamo raggiunto un nuovo record in materia di debito pubblico, aumentato a novembre di 10,2 miliardi sul mese appena precedente e risultati dell’entità di 2.345,3 miliardi. Nei primi 11 mesi del 2018 il debito si dimostra in crescita di circa 58 miliardi di Euro.

6 Marzo 2019. Sono notizie che si leggono su Televideo. Migliaia di giovani fuggono dal nostro Paese con un costo molto alto per la società. La notizia proviene da un’inchiesta di Barbara Pavarotti, giornalista alla quale si deve un docu-film dal titolo “Italia addio, non tornerò” con il supporto di decine di interviste a ragazzi che hanno scelto di emigrare verso l’estero. Una perdita di “capitale umano” che, secondo Confindustria, costa 14 miliardi di Euro, un punto di Pil ogni anno. Prodotto dalla Fondazione Paolo Cresci, il docu-film rivela una realtà impietosa: i giovani preferiscono andare all’estero dove trovano più opportunità, meritocrazia, meno stress e ritengono che l’Italia sia un Paese che non investe sui giovani e sul loro futuro.

Su un’altra pagina della stessa rubrica si legge che in Italia il tasso di occupazione si discosta di molto dalla media europea: per noi è al 58%, contro il 67,9% della Ue, fatto riferimento al 2017. Il Rapporto “Il mercato del lavoro” elaborato da: Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal riferisce che per metterci al passo della Ue15 il nostro Paese dovrebbe avere 3,8 milioni di occupati in più. “Il gap occupazionale riguarda soprattutto i lavoratori qualificati e i settori sanità, istruzione e pubblica amministrazione”. Secondo lo Studio la ripresa dei livelli di input del lavoro “prosegue con una crescita occupazionale a bassa intensità lavorativa”.

8 Marzo 2019. Il Governo italiano in fibrillazione per una singola questione: TAV. Salvini per il sì, Di Maio che non la vuole. Il presidente del Consiglio, Conte, la boccia. Lo scontro finale fra i due viceministri porta il Governo a un passo dalla crisi. Sul quotidiano Libero si legge: “Non se ne può più di questa storia. La polemica sulla TAV ormai è una molestia. Conte se ne frega e scarica la grana su Lega e M5S: governo paralizzato, italiani stanchi di chiacchiere. Intollerabile perder tempo per decidere di non decidere”.

C’è solo il problema della TAV? Di certo c’è che, lasciando il progetto a metà strada, si perdono gli 800 milioni di Euro stanziati dalla UE. Ma c’è dell’altro:

La Commissione UE ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari di biossido di azoto (NO2) nell’aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme UE sulle acque di scarico in oltre 700 centri e 30 aree sensibili dal punto di vista ambientale con più di 2.000 abitanti. Lo sforamento di NO2 riguarda città grandi – Milano, Torino, Roma – come centri più piccoli.

14 Marzo 2019. Antibiotici: l’Italia ha il primato per la resistenza. Ma non è una resistenza alle malattie, anzi. Con oltre 10 mila decessi ogni anno, su 33 mila circa in Europa, l’Italia detiene il triste primato dei decessi per resistenza agli antibiotici, secondo quanto proviene da un’indagine presentata a Milano. In Italia, secondo l’Iss, le infezioni ospedaliere hanno un’importanza anche maggiore rispetto a tante altre malattie non infettive. Su 9 milioni di ricoveri in ospedale, ogni anno si riscontrano da 450 mila a 700 mila casi, pari al 5-8% di tutti i pazienti ricoverati. Nel 2050 le infezioni batteriche saranno la principale causa di morte.

16 Aprile 2019. Nuovo record per il debito pubblico italiano: a febbraio aumenta di circa 200 milioni attestandosi a 2.363,685 miliardi rispetto al mese precedente, quando era a 2.363,496. Sono dati elaborati da Bankitalia; rispetto a quelli dello scorso marzo il debito delle Amministrazioni pubbliche è salito di 0,8 miliardi nel 2016, di 5,5 miliardi nel 1917 di 5,3 miliardi nel 2018 quando era a quota 2.321,597, come dire il 132,2% del Pil. Le entrate tributarie sono calate a 28,9 miliardi a febbraio.

24 Aprile 2019. Nel 2018 il debito italiano è salito al 132,2% del Pil dal 131,4% del 2017. Eurostat comunica che il debito pubblico dell’Italia rimane il secondo più elevato dell’Unione Europea dopo la Grecia che si attesta al 181,1% del Pil.

27 Aprile 2019. Spulciando fra le notizie in mattinata ecco che cosa mi cade sotto gli occhi:

Giustizia. Siamo il Paese che, all’interno dell’Unione Europea, detiene il primato in durata per quanto riguarda le cause civili e commerciali. La durata dei processi in primo grado è passata da 514 giorni del 2016 a 548 nel 2017. I procedimenti civili e commerciali fino al 3° grado hanno segnato una durata media di 1299 giorni, più del doppio rispetto alla Spagna che con 604 giorni nel 2017 è stata il secondo Paese peggiore in UE.

Lavoro. In Italia “il numero degli occupati probabilmente non diminuirà” nonostante automazione e globalizzazione, ma “la qualità del lavoro e le disuguaglianze tra i lavoratori potrebbero peggiorare”. Sono valutazioni ricavate da Employment Outlook 2019 dell’Ocse. La quota di lavoro temporaneo (15,4%) è superiore alla media Ocse (1,2%) ed è cresciuta molto nell’ultimo decennio. Allo stesso tempo, dal 2006 la quota dei sottoccupati è più che raddoppiata, diventando la più alta tra i Paesi Ocse (oltre il 12% contro meno del 6%)

Valutazione S&P. Standard and Poor’s sostiene che “i continui cambiamenti politici indeboliscono il potenziale di crescita” del nostro Paese. Le politiche del Governo rischiano di rafforzare la rigidità dei salari e del mercato del lavoro. “L’attuale piano economico e di bilancio del Governo ha avuto un ruolo nell’ingresso dell’economia italiana in una fase di recessione tecnica per tutta la seconda metà del 2018”, a cui si aggiunge “l’incertezza riguardo il percorso dei conti pubblici” che ha provocato l’aumento dei “costi di indebitamento durante l’estate del 2018. Le mosse di bilancio del Governo sembrano essere state controproducenti per molti aspetti”.

Immagine di Copertina tratta da EJ Atlas.

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