Mondo Domani – Parte 11 di 27 – 2014 (continua)

8 Marzo 2014. Il disagio sociale in Italia è in crescita, con la situazione occupazionale che peggiora e con i consumi fermi. È quanto emerge dalla crescita del “Misery Index” dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che stima a gennaio una ascesa dello 0,3%. Confcommercio, in particolare, pone in evidenza che i disoccupati a gennaio si sono attestati a quota 3.293.000, con una crescita di 60.000 sul mese precedente e di 260.000 rispetto allo stesso periodo 2012. Con Cig e scoraggiamento dilagante l’indice di disoccupazione esteso si è attestato al 16,8% (+0,2%). Si affaccia intanto il rischio di esaurimento delle risorse, a metà anno, della cassa integrazione in deroga, come è stato affermato dal ministro del lavoro Giuliano Poletti, con il preconizzare il profilarsi di una “coda velenosa” della crisi economica per il 2014. 

Ma, a fronte di queste emergenze, che cosa si muove in Italia? Tante parole, tante promesse, tanti progetti sospesi per aria e, prima preoccupazione, una riforma a breve termine in materia di Legge elettorale, l’ormai conosciuta con l’appellativo di Italicum. Da lunedì, dopodomani, si prevede il proseguimento della tenzone a Montecitorio, già protrattasi fino a giovedì scorso, sull’Italicum. Lo scontro divampa ancora sulle candidature al femminile. Sono 90 deputati del Pd, FI, Ned, Sc, Udc e Pi a lanciare un appello trasversale ai leader dei propri partiti e al premier per la parità di genere nella Legge elettorale.

11 Marzo 2014. Pare, oggi più che mai, che tutta l’attenzione della politica sia concentrata su due punti: prima e ora la Legge elettorale; dell’ultimo minuto le quote rosa. Non c’è tempo per pensare ad altro, ad esempio, fra i mille problemi che incombono sulla vita sociale, quello di chi rinuncia a curare la propria salute perché non ha i mezzi per affrontare le spese che le cure specialistiche comportano. È di oggi il caso dell’anziana signora, forse ultra settantenne, che con una pistola giocattolo in mano ha rapinato una banca per procurarsi il denaro occorrente all’acquisto delle medicine indispensabili.

No, prima la legge sul voto. No, prima le quote rosa. Con tutto il rispetto per quest’ultimo oggetto di discussione – abbiamo appena avuto la “Giornata della Donna” – e con tutta l’ammirazione per le potenzialità politiche e decisionali possedute dal gentil sesso, non vedo come mai l’argomento possa assorbire interamente l’interesse della stampa eclissando tutto quel che resta di urgente da affrontare. Tutto legittimo, sì, non c’è dubbio, ma intanto si distoglie l’attenzione da altri aspetti della vita sociale che costituiscono una seria minaccia per la più ampia fascia della popolazione. 

Ma c’è dell’altro: c’è che, appena accesa la miccia, le cariche iniziano a esplodere l’una dopo l’altra. Le donne, giustamente, chiedono il riconoscimento della parità, 50 e 50 nelle presenze sul dibattito politico, ma la Camera ha bocciato, con voto segreto, tutti e tre gli emendamenti alla riforma elettorale per la parità di genere, quelli che avrebbero riguardato l’alternanza tra maschi e femmine nelle liste, la presenza femminile al 50% nei capilista e la percentuale oscillante fra il 40% e il 60% di donne capolista. Nulla di fatto, dunque. Nell’Italicum di Renzi e Berlusconi non ci sarà la parità di genere. Risposta: le deputate lasciano l’aula.

13 Marzo 2014. Che sia la volta buona? A sentire Renzi, l’Italia dovrebbe cambiare volto nel giro dei prossimi cento giorni. Dal 26 marzo le auto blu saranno messe all’asta; entro luglio lo sblocco dei pagamenti della P.A.; 500 milioni di Euro in più per il fondo di garanzia per le Pmi (piccole e medie imprese) per la lotta al “credit crunch”; 3,5 miliardi sarà il plafond a cui attingere per comuni e province a favore delle scuole; le misure fiscali sul cuneo saranno in vigore dal 1° di maggio; ci saranno 1.000 Euro netti all’anno per chi guadagna meno di 1.500 Euro al mese; il Cdm ha approvato il piano casa che avrà un impatto di 1,7 miliardi; i 10 miliardi destinati alle famiglie sono solo risparmi spesa; dal 1° maggio si avrà un abbassamento dell’Irap del 10%; le coperture dei mancati introiti arrivano dall’aliquota sulla tassazione delle rendite  finanziarie che passerà dal 20% al 26%; il costo dell’energia per le Pmi sarà ridotto del 10%; per il lavoro, un disegno di legge delega per contratto a termine fino a tre anni e semplificazione apprendistato; da giugno 500 milioni per le imprese sociali e aumento del credito di imposta per i ricercatori. 

Arriverà, Renzi, nei suoi conclamati cento giorni, a realizzare per intero un programma così ponderoso e ambizioso? Glielo auguro. In tutto l’insieme, intanto, Renzi esulta per il passaggio della Legge elettorale alla Camera con 365 voti favorevoli, 156 contrari e 40 astensioni. 

Ciò che mi scuote fin nel profondo dell’animo è l’elemosina di 80 Euro al mese in più per chi percepisce meno di 1.500 Euro. È già qualcosa, sì, ma è assolutamente poco, una miseria, però si dice non si possa fare di più con i fondi rimasti a disposizione. Questo, matematicamente, lo si può comprendere. Eppure mi rendo anche conto che 80 Euro in più al mese non cambiano la vita a nessuno. Potrebbero tuttavia essere una soluzione, sebbene provvisoria, a una condizione però, che il potere nella disponibilità a spendere sia sottoposto a una proporzione più accettabile. Mi spiego: non si può ritenersi soddisfatti se, invece di percepire 480 Euro al mese se ne vedono arrivare 560 quando c’è in giro chi se la ride con decine di migliaia di Euro al mese. È a questa categoria che si ha da prelevare. Finché non ci sarà giustizia sociale non ci sarà pace. E giustizia sociale, sul piano delle retribuzioni, vuol dire che nessuno dovrebbe poter essere remunerato con più di 5.000 Euro mensili, ed è già tanto, quali che siano la sua posizione e l’insieme delle sue responsabilità. Perché i soldi ci sono e ci sono per tutti e tutti ne devono poter fruire. 

Poi, ancora una cosa nelle riforme di Renzi: l’aliquota che va a colpire le rendite finanziarie, passata dal 20% al 26%. È una bella botta, ma, come per il caso precedente, una botta che lascia un segno profondo nella fascia più estesa della popolazione e che non colpisce nemmeno di striscio chi si gode la vita nel superfluo. Il lavoratore che è riuscito a risparmiare, con fatica e sacrifici, un malloppo di 50.000 Euro e lo investe in titoli si vede decurtare l’importo delle cedole del 26% e in tasca gli arrivano le briciole. Chi, invece, possiede rendite da capogiro, che fa? Evade il fisco, trasferisce il proprio denaro all’estero e si arricchisce ancor più e ancor più rapidamente, guardando con un ghigno di derisione a chi i soldi li lascia in terra natìa per farseli depredare. 

Allora non resta da farsi che una mossa drastica, su tre fronti: primo, come già detto, non più di 5.000 Euro mensili di retribuzione a chicchessia e non meno di 1.500 Euro per l’intera popolazione; secondo, lotta spietata alle evasioni fiscali e all’esportazione fraudolenta di denaro, quindi lotta al riciclo e ai loschi affari di stampo mafioso; terzo, tassazioni ultra pesanti ai beni superflui: seconde, terze case e oltre, esercizi ad alto reddito, automobili di lusso, imbarcazioni da diporto, aerei privati, titolarità in esercizi commerciali altamente remunerativi, tenore di vita a livello ultra signorile e così via. Ma tutto questo non si fa. La vita del Paese scivola e scorre su uno strato insopportabile di disuguaglianze che sono la minaccia più incombente alla stabilità sociale. La Storia insegnò, la Storia tornerà ad ammaestrare.

14 Marzo 2014. L’Italia è tra i Paesi con le più accentuate disuguaglianze sul fronte del reddito e dove la mobilità intergenerazionale è più bassa. Lo sostiene il Fondo Monetario Internazionale nello Staff Report denominato “Fiscal Policyand Income Inequality”. “Diventa sempre più evidente come la forte disuguaglianza dei redditi agisca a detrimento della stabilità macroeconomica e della crescita”, minando uno sviluppo sostenibile, avverte il Fondo M.I.

18 Marzo 2014. L’Italia è l’unico Paese del G20 che nel quarto trimestre 2013 ha fatto registrare un tasso annuale di crescita in negativo, con un Pil in calo dello 0,9%. Lo rileva la statistica trimestrale dell’Ocse. Tra i 20 Grandi il nostro Paese è anche quello che è cresciuto di meno nel quarto trimestre 2013, con il Pil ad appena +0,1% rispetto al trimestre precedente.

Dura bacchettata della Westminster Magistrates Court di Londra all’amministrazione della giustizia italiana. Il tribunale inglese ha infatti negato l’estradizione del boss mafioso Domenico Rancadore, arrestato nella capitale britannica dopo venti anni di latitanza, perché “il sistema carcerario italiano non offre adeguate garanzie per il trattamento dei detenuti”. La Corte ha applicato l’art. 3 della Convenzione Europea sui diritti umani. 

Peggiora il sistema giudiziario italiano nella definizione di cause civili e commerciali in primo grado, secondo una valutazione presentata dalla Commissione Europea: nel 2010 erano necessari quasi 500 giorni; nel 2012 sono saliti a quasi 600. Nella graduatoria prima di noi si colloca Malta, di poco sotto i 700 giorni. In Francia la media è poco sopra i 300 giorni, in Spagna è inferiore, in Germania è sotto i 200.

Sicurezza sulle strade: Isoradio RAI è pronta a lanciare una campagna per accelerare il varo della proposta di legge sul reato di omicidio stradale, “arenata in Parlamento”. Solo nel 2013 sono morti sulle strade italiane 3.653 persone.

Dissesti idrogeologici: in Europa si contano 700.000 casi di frane. Il Paese che ne fa registrare il numero maggiore è l’Italia, attestata a quota 500.000. Il dato emerge dal convegno dei Geologi europei a Roma. “L’Italia denota una grande incapacità nel programmare”, osserva il presidente del Consiglio nazionale dei geologi italiani, Graziano.

23 Marzo 2014. Oggi si valutano in 480.000 i lavoratori a zero ore che dall’inizio dell’anno hanno subito un taglio del reddito di 630 milioni di Euro ovvero 1.300 Euro netti in meno in busta paga. Questi sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto Cgil di febbraio sulla Cassa integrazione. Oltre 80 milioni le ore di cassa integrazione autorizzate a febbraio (+2,3% rispetto a gennaio). La Uil vede “una crescita preoccupante della componente Cassa in deroga, con 20 milioni di ore (+52%) dovute anche all’accumularsi di mancate autorizzazioni per assenza risorse”. 

2 Aprile 2014. Due grossi bubboni, fra gli altri già radicati e purulenti, si sviluppano sulla pelle del Paese. Il primo riguarda la disoccupazione con un tasso che raggiunge il 13% a febbraio, il più alto dal 1977. Resta alta (42,3%), secondo dati provvisori Istat, la disoccupazione giovanile (15-24 anni), in rialzo di 3,6 punti percentuali su base annua. I giovani disoccupati a febbraio sono 678.000. I disoccupati raggiungono quota 3.307.000, ben 272.000 in più su base annua (+9%). Per il tasso di occupazione, fermo al 55,2%, l’Italia è tornata indietro di 14 anni. In media, 1.000 occupati in meno ogni giorno.

Secondo bubbone: la criminalità. Ladri interni: notificati dalla Guardia di Finanza 55 avvisi di conclusione delle indagini nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nell’erogazione dei rimborsi regionali in Campania. Sono 51 i consiglieri regionali coinvolti. Per tredici persone la Procura di Napoli ha chiesto l’archiviazione. Tra gli indagati, il sottosegretario Pd Del Basso De Caro, i senatori Domenico De Siano (coordinatore regionale FI) ed Eva Longo. I fatti contestati si riferiscono al periodo 2010/2012. Ipotizzati i reati di peculato e truffa. 

Già, persone alle quali è stata accordata la fiducia, pagate generosamente, che non sono ancora soddisfatte del posto di privilegio che occupano e si danno a frodare per avere di più. 

Ma, poi, ladri esterni: i Carabinieri di Torino hanno arrestato in flagranza di reato due romeni specializzati nel “cash trapping”, la nuova frontiera del furto mediante manomissione degli sportelli bancomat, postamat e colonnine self service, che si avvale dell’inserimento di una striscia di carta o di una forcina metallica nella fessura di uscita delle banconote o delle tessere. I due arrestati sono sospettati di far parte di una organizzazione criminale ramificata in tutto il territorio nazionale.

3 Aprile 2014. Emerge il problema pensioni. Il 42,6% dei pensionati percepisce un reddito da pensione inferiore ai 1.000 Euro al mese: sono oltre 7 milioni sui 16,6 milioni di pensionati in totale. A parlare sono i dati Istat sul 2012. Il 38,7% tra 1.000 e 2.000 Euro, il 13,2% tra 2.000 e 3.000, il 4,2% tra 3.000 e 5.000. Il restante 1,3% percepisce un importo superiore ai 5.000 Euro: si tratta di 210.000 pensionati. In 11.683 (0,1% del totale) ricevono una pensione d’oro da oltre 10.000 Euro al mese.

L’ho detto e lo ribadisco: come per le retribuzioni a chi lavora, anche per le pensioni, non meno di 1.500 e non più di 5.000 Euro al mese, senza più eventuali rimborsi del 10% massimo previsti per il rimborso spese di viaggio per servizio. In quel massimo di 5.000 Euro, poi, è da valutare il cumulo, poiché ci sono persone che intascano più di una pensione, come rileva l’Istat: il 24,9% prende due pensioni; l’1,3% ne prende quattro o più; soltanto il 67,3% è titolare di un’unica pensione. Ebbene, è da cambiare lo stesso sistema di perequazione: tutto l’importo complessivo che supera i 5.000 Euro al mese da ripartirsi fra chi ha meno di 1.500 Euro al mese, in misura inversamente proporzionale al livello retributivo di ciascun ricevente ossia: un aumento maggiore a chi ha 500 Euro e uno minore a chi ha 1.000, per esempio.

4 Aprile 2014. Vogliamo sapere di che cosa ci cibiamo? Valori “medio alti” di mercurio nei prodotti alimentari vegetali nel 1981; ancora mercurio, nel 1972, nei pesci e fra i capelli dei pescatori in quel di Pescara. È quanto si legge nella relazione dell’Istituto Superiore di Sanità depositata al processo in Assise a Chieti sulla mega discarica di Bussi. Si profila un pericolo concreto per la salute umana rispetto al rischio di ingestione di mercurio e anche contaminazione da piombo: inquinamento ambientale di particolare gravità, data l’estensione territoriale e temporale (almeno due o tre decenni). Roma stessa rischia di essere sommersa dai rifiuti, dice il sindaco Marino. 

Intanto il Governo è impegnatissimo a lavorare sulla riforma del Senato, che genera l’ennesimo scontro all’interno del Pd, e sulla abolizione delle province.

6 Aprile 2014. Sono trascorsi cinque anni da quel terribile 6 aprile 2009, il giorno del terremoto all’Aquila, con 308 morti, 1.600 feriti e danni incalcolabili. Oggi il capoluogo abruzzese, tra inchieste di magistratura e burocrazia, è alle prese con ritardi, infiltrazioni mafiose, sprechi e polemiche. E intanto la gente colpita aspetta. Ma i politici hanno altro a cui pensare: non fanno che parlare di bipolarismo perfetto, di riforma del Senato, di legge elettorale. Non è questo che i senza casa chiedono. Come al solito, in grande stile sui mass media imperano i fatti della politica interna, strumento quanto mai efficace per eludere i veri problemi, quelli che la politica non vuole affrontare. 

9 Aprile 2014. Da una parte il fermento del popolo della politica italiana assorbito dalla riforma del Senato, con spaccature all’interno del Pd. Dall’altra le notizie economiche: il Fondo M.I. stima che la crescita dell’economia italiana stia arrancando e il prossimo anno saremo peggio della Grecia (con tutto il rispetto per gli Ellenici). In Italia il tasso di sviluppo è tra i più bassi d’Europa e nel 2014 è previsto un aumento del tasso di disoccupazione al 12,4%. I disoccupati, sostiene Confcommercio, sono 3.307.000, circa 8.000 in più di gennaio e 272.000 in più di febbraio 2012.

Questo è un altro fra i problemi che richiedono priorità di considerazione, non la riforma del Senato o la legge elettorale che assorbono invece quasi la totalità delle energie e delle attenzioni della classe politica. 

Altro problema emergente: l’immigrazione. Nelle ultime 24 ore sono sbarcati sulle coste italiane 1.040 migranti; altri 1.300 sono portati in salvo sulle navi della Marina Militare; 16 sono gli avvistamenti di barconi con richiesta di soccorso. Un problema, questo, che costa all’Italia – afferma Alfano – 300.000 Euro al giorno per i soccorsi. E intanto aumentano le domande d’asilo: 27.830 nel 2013 ossia il 60% in più rispetto al 2012. Nel 2013 sono stati rilasciati 2.125.490 visti, uno ogni quindici secondi. In otto anni il numero dei visti è raddoppiato.

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