Attorno al teatro di battaglia di Asiago si verificavano movimenti di nostre pattuglie sulla parte occidentale della Val Pòsina e si sparava con le nostre artiglierie contro contingenti nemici in movimento tra il Col Caprile e il Col della Berretta a est di Asiago, nei pressi del Monte Grappa. Questo accadeva il 23 aprile 1918. Il giorno seguente era di scena ancora la conca di Asiago.

Fu il turno di pattuglie britanniche trovatesi dinanzi a reparti avversari sulla linea di Canove, nei pressi di Asiago e Roana. La cosa si risolse in uno scontro di breve durata ma cruento, poiché gli avversari furono messi in fuga nei pressi del M. Kaberlaba (3 km sud di Asiago) lasciando sul campo numerosi morti. Tentativi nemici di infiltrazione si verificavano in direzione delle nostre linee appostate a sud di Stoccareddo (8 km est di Asiago), ma l’impresa fallì sotto le detonazioni delle bombe a mano lanciate dai nostri fanti. L’intero tratto che dal Tonale per la Val Camonica, le Giudicarie, la Vallarsa, il Valdastico e l’Altopiano dei sette Comuni giunge al Piave era percorso da pattuglie sia nostre sia avversarie. Fu in una di quelle ricognizioni che drappelli italiani arrivarono a impadronirsi di mitragliatrici e fucili già nelle mani del nemico. Intanto la battaglia dirompeva a vasto raggio nei cieli del Nord-Italia. Sopra Levico, sull’alto Brenta non molto discosto da Trento, un duello tra aerei britannici e austriaci terminava con l’abbattimento di quattro velivoli nemici, mentre un altro veniva colpito da aerei italiani e precipitava poco lungi da Vidor, sulla sponda sinistra della grande ansa del Piave, sei chilometri a sudest di Valdobbiadene. Il 25 aprile si misero in marcia alcuni nostri nuclei che non impiegarono molto a neutralizzare un posto nemico insediatosi in zona Pedescala, poco a sud di Valdastico e, lì nei pressi, con un’azione di sorpresa catturarono una pattuglia lungo la breve valle solcata dal torrente Assa che passa, appunto, a Pedescala. Spostandoci più a oriente, sulla destra del Brenta incontriamo i nostri che, fucili e mitragliatrici alla mano, riescono a sventare un tentativo nemico di irruzione sui nostri avamposti. Nel contempo era facile udire di là i colpi di artiglieria sparati in località Montello.

Ecco nuovamente la Val Lagarina solcata dall’Adige. Qui i nostri combattenti diedero vita a un’impresa che poteva avere qualcosa dell’impossibile: in un impeto d’assalto superarono tre ordini di reticolati e volarono letteralmente addosso ai posti avanzati austro-tedeschi cogliendoli di sorpresa e facendo prigionieri un ufficiale e diciotto soldati. Nonostante la reazione dell’artiglieria avversaria che iniziò a martellare violentemente il settore di operazioni, i nostri poterono comunque distruggere le difese accessorie e sconvolgere lo sbarramento che impediva la prosecuzione dell’avanzata sulla strada di Rovereto. Il loro rientro in linea avvenne infine senza perdite. Le artiglierie dell’una e dell’altra parte, intanto, gettavano fuoco sull’Altopiano di Asiago e nella Valle del Brenta. Nella conca di Asiago si notarono esplosioni e incendi dove gli Austriaci tenevano appostate le proprie batterie. Si era quindi spettatori, in alto, nel cielo di Conegliano, dell’abbattimento di due aerei nemici per mano dei nostri avieri.
Il 27 Aprile 1918 si diede libero sfogo alle nostre bocche da fuoco concentrando i tiri in Val Lagarina dove gli Austriaci tenevano salde posizioni, quindi in direzione di Riofreddo nei pressi di Pòsina, poi di Castelletto e Rotzo poco a sud di Valdastico.
28 Aprile 1918. Colpi di artiglieria austriaca caddero durante la notte lungo il Piave e pattuglie avversarie tentarono di guadagnare la sponda destra del fiume, ma vennero respinte dalla pronta reazione delle nostre mitragliatrici. A nord della Pieve di Ledro, tra la Valle omonima e la Valle dei Concei, ci fu un tentativo di avanzata esplorativa da parte di un nucleo avversario che venne prontamente respinto. Le gittate delle nostre artiglierie provocarono incendi in un deposito di munizioni nemico a Quero, sei chilometri nordovest di Valdobbiadene, sulla destra del Piave.
L’ultimo giorno di aprile una nostra pattuglia si imbatté in un reparto austriaco superiore in numero; ingaggiò un aspro scontro a fuoco e lo costrinse a ripiegare infliggendogli perdite di notevoli entità. Il fatto avvenne nell’abitato di Stoccareddo sull’Altopiano dei sette Comuni, cinque chilometri sud di Monte Fior. Un’altra pattuglia avversaria veniva respinta dai nostri posti avanzati in località Malga Costalunga, tra Stoccareddo e Asiago.

(Tratto da Mario Bruno, La Grande Guerra. Dai Balcani a Vittorio Veneto, IBN Editore, Roma 2014)
Immagine di copertina tratta da VisitRovereto.it.