La meglio gioventù alla deriva

È l’eco di un canto degli Alpini, “Sul ponte di Perati”, nella Guerra di Grecia, 1940:

“Sul ponte di Perati
bandiera nera:
l’è il lutto degli Alpini
che va a la guera.

L’é il lutto della Julia
che va a la guera
la meglio gioventù
che va sot’tera”.

Oggi la scena si ripresenta, in tempo di pace per così dire, ma di guerra effettiva e crudele che l’assetto sociale perverso ha decretato per demolire l’età più bella dei nostri figli.

È del 5 maggio 2021 la notizia diffusa dai mezzi di informazione, relativa a un terribile rilevamento fatto dalla Polizia postale: si tratta dell’aumento del 77% addirittura dei reati online perpetrati ai danni di bambini e ragazzi, materializzati nella pedopornografia, nell’adescamento su canali telematici, nel cyberbullismo, ma anche in estorsioni sessuali, in revenge porn e truffe. Sono tutti tipi di aggressioni in rete ai più giovani delle nostre famiglie. Bambini sempre più piccoli, infatti, sono vittime di forme di aggressione in rete, tra cui l’adescamento su social e app di gioco: Adolescenti sempre più giovani si macchiano di reati pedopornografici. Questa la situazione, a dir poco inquietante, che ci circonda. Non resta altro, per contrastare questa guerra demoniaca, che la costante e assidua preoccupazione-presenza di genitori attenti ai comportamenti dei propri figli.

E non è tutto, perché sui più giovani imperversa un altro mostro malefico. Le notizie dell’8 giugno 2021 dicono, infatti, della povertà minorile che, in poco più di dieci anni, è aumentata in Italia di dieci punti percentuali e ha raggiunto nel 2020 il suo massimo storico degli ultimi 15 anni: un milione e 346 mila minori, come riferisce Save the Children, si trovano in condizioni di povertà assoluta. L’Italia annovera la triste stima del 13,6% nella fascia bambini e adolescenti, che vede 209 mila soggetti in più rispetto all’anno precedente. Povertà, miseria, sottocultura, deviazioni comportamentali, sono tutti mali che concorrono a deteriorare le magnifiche risorse giovanili delle nostre famiglie e della nostra società.

E, su più larga scala sull’intero Pianeta, si apre una scena pietosa che ricade nondimeno sulle nostre responsabilità verso l’umanità intera:

Bambini a rischio di vita

O di morte, se così si preferisce dire. Mentre sto scrivendo, è il 5 giugno 2021, ricorre la Giornata Mondiale dedicata all’Ambiente. Inutile ripetere quali immani disastri stiamo perpetrando ai danni della nostra dimora planetaria, se ne parla ormai da molto tempo. Io ho ottantatré anni e non ho da corrucciarmi troppo per quel che succederà. Il percorso che mi resta da consumare si fa ogni giorno più breve, ma non è questo pensiero a occupare un posto preminente nelle mie preoccupazioni. Sto infatti pensando a un quadro molto più drammatico, sto pensando ai bimbi piccoli, a quelli che stanno per venire al mondo, a quelli che verranno concepiti. Abbandonata l’alcova sicura e confortevole del grembo materno saranno scaraventati nel bel mezzo di una realtà caotica, senza riguardo alla dignità della persona, senza saldi principi morali, un mondo che insegnerà presto loro a guardarsi dai propri simili per non cadere nei loro malsani tranelli, un mondo asfittico pronto malignamente a prendersi le vittime che vorrà, senza compassione.

Già, corre la Giornata Mondiale dell’Ambiente e le prime ore del mattino non si risparmiano di propinarci notizie funeste. A parlare, sull’argomento che sto per toccare, è l’UNICEF Italia, con il rammentare a tutti che i bimbi sono tra i più colpiti dalla crisi climatica all’origine della quale si trovano, fra molti altri fattori, anche l’insensatezza e la stoltezza umana, al posto d’onore ossia in prima fila. Oggi, ci confermano i dati rilasciati dall’UNICEF, nel mondo ci sono circa due miliardi di bambini viventi in aree dove l’inquinamento supera gli standard fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si dice, ancora, che negli anni trascorsi tra il 2001 e il 2018 il 74% delle calamità naturali hanno avuto a che fare con l’acqua: siccità persistente da una parte e, dall’altra, inondazioni di proporzioni mai viste. Le stime portano a valutare la presenza di mezzo miliardo di bambini costretti a vivere in aree a rischio alluvioni, oggetti di facile predazione da parte degli elementi naturali avversi, ma anche altri 160 milioni di bambini che si trovano in zone a rischio siccità, dove è la stessa vita a inaridirsi sino a soccombere.

Il mio pensiero fugge per un attimo da queste scene impietose e si porta là dove la vita è legata al piacere, alla soddisfazione, al successo, all’ambizione sfrenata, alla ricchezza e, guardando al contrasto stridente fra opulenza sfacciata e miseria desolante, inorridisco, mentre sento pesare sulla mia coscienza le colpe che si abbattono su quella parte dell’umanità che soffre di un’esistenza incolore, effimera, tormentosa. Credo che le grandi Nazioni che già stanno pensando a risollevare le sorti delle proprie economie debbano investirsi della responsabilità legata alle discrepanze accennate. Le economie, proprio così: sembra che le menti di grandi e piccoli siano galvanizzate da questo termine invadente, ma la realtà sta da un’altra parte: oggi, più che della ripresa dell’economia ci si dovrebbe occupare della sopravvivenza, perché sono molteplici le spinte devastanti che ci circondano. Garanzia di sopravvivenza, per prima cosa e, subito dopo, l’edificazione di un’economia sostenibile. Nessuno pensa mai che razza di mondo sia questo, dove ci sono individui che si portano a casa stipendi e pensioni d’oro, dove la corsa alla truffa e alla corruzione ha raggiunto velocità iperboliche, dove l’avidità, l’ingordigia, l’egoismo sfrenato, la violenza, l’indifferenza per gli altri costituiscono i parametri valutativi per un’esistenza di cui non s’intravvede il significato? Fin che ci sarà sfruttamento dell’uomo sull’uomo, fin che l’alto senso di fratellanza universale non si sarà impadronito di tutte le coscienze nessuno di noi avrà il diritto di pensare e di proclamare di vivere in una società civile. (Le immagini sono di Medici Senza Frontiere).

E i bambini sfruttati sul lavoro, nessuno dice niente di questi bambini, nessuno fa niente per sollevare le loro sorti? Si legge sulle notizie dell’11 giugno 2021 di una denuncia avanzata dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) e dall’Unicef: il numero dei bambini costretti a lavorare nel mondo è salito a quota 160 milioni, con un aumento di 8,4 milioni in quattro anni. Si tratta del primo aumento registrato da venti anni a questa parte. Nel Rapporto Child Labour: Global Estimates 2020, trends and the road forward, diffuso per il 12 giugno, Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, Ilo e Unicef fanno sapere che altri 9 milioni di bambini sono a rischio di cadere vittime di lavoro e sfruttamento.

E della droga? Non si pensa che possano diventare anche vittime della droga, qualora una parte di essi già non lo sia? A vedere da quel che succede attorno a noi c’è da mettersi le mani nei capelli. Dicono le fonti di informazione del 27 giugno 2021 che “Sono 128 le nuove droghe rilevate nell’ultimo anno dal Sistema Nazionale di allerta precoce (Snap) affidato dal 2016 al Centro Nazionale dipendenze e doping dell’Iss: 38 segnalate su territorio europeo e 90 segnalate in Italia. Sono dati diffusi in occasione della giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, prevista per il 26 giugno, istituita dall’Onu. Le nuove sostanze appartengono principalmente alla classe dei catinoni, oppioidi sintetici e cannabinoidi. A queste si aggiungono quelle “classiche”: Thc, CBD, eroina, morfina, cocaina, Lsd”. Due considerazioni d’obbligo: la prima riguarda ovviamente il primato vergognoso da noi detenuto in questo settore e il pericolo dilagante per i nostri giovani che vengono sempre più esposti all’uso facile di droghe; la seconda ha a che fare con il dovere della politica che, a fronte di dati così allarmanti, non sa farsene un impegno di lavoro serio, occupandosi esclusivamente a sprecare energie nei tentativi inutili e dannosi di fare e disfare alleanze, completamente estranei al vero e genuino senso politico.

Immagine in anteprima tratta da <a href=”http://<a href=”https://www.vecteezy.com/free-photos”>Free Stock photos by Vecteezyvecteezy

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