Più ricchi, più poveri – Parte 4 di 5

Per il bene degli Italiani

Un salto indietro nella Storia contemporanea d’Italia: siamo nell’anno 2012. Mentre l’Italia guarda con una certa pena e preoccupazione ai 7,6 milioni di pensionati, quasi la metà, il 45,4% dei registrati a giugno 2012, che incassavano meno di mille Euro al mese, ed a quei 2,4 milioni che campavano miracolosamente con meno di 500 Euro mensili, dietro le quinte si affaccia una sparuta popolazione di grandi privilegiati che non riescono nemmeno più a contare le proprie fortune in denaro. Ne riferisco alcuni casi: Marco Tronchetti Provera, patron della Pirelli, nel 2011 metteva in tasca la bella retribuzione di 22,7 milioni di Euro. La lista prosegue con Cesare Geronzi ed i suoi 17,8 milioni di Euro, Pierfrancesco Guarguaglini (Finmeccanica) con 11,3 milioni, Giorgio Zappa (Finmeccanica) con 9,9 milioni, il patron di Prada Patrizio Bertelli con 9 milioni, Luca Cordero di Montezemolo con 5,6 milioni, Sergio Marchionne (Fiat) con 5 milioni, Paolo Scaroni (Eni) con 4,8 milioni, Fulvio Conti (Enel) con 4 milioni, Franco Bernabè (Telecom) con 3,6 milioni. E in tutto ciò c’è un’enormità: pensate che alcuni di questi ricconi avevano proposto al Governo in carica di istituire una tassa sulle ricchezze esorbitanti, dichiarandosi disponibili a pagarla. Sarebbe stata una bella cosa, per iniziare, ma il Governo ha fatto orecchie da mercante – chissà perché? – e della tassa speciale a chi ha troppo denaro in tasca non s’è fatto cenno alcuno in sede istituzionale (da Conquiste del Lavoro – Pensionati FNP CISL, Anno 64, n. 138, lunedì 11 giugno 2012, pag. 2).

Ma c’è chi si accontenta anche di meno. Faccio per dire, vero? Non fraintendetemi, resto in argomento. Il mio riferimento è per i manager italiani che, a fine 2013, erano i più pagati del mondo. Eccovi alcune cifre, poi potremo continuare a farci un cruccio delle disuguaglianze e delle ingiustizie sociali che opprimono quotidianamente la nostra gente. All’epoca in cui, in Italia, c’è chi deve farcela con meno di cinquecento euro al mese, certi senior manager della pubblica amministrazione centrale italiana si distinguono per essere i più pagati dell’area Ocse. Lo rileva la stessa Ocse ossia l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, comprendente 34 Paesi e sede a Parigi. Dunque quei magnati italiani godono di uno stipendio medio annuo pari a 650 mila dollari, oltre 250 mila in più dei secondi classificati, i Neozelandesi con 397 mila dollari, e quasi il triplo della media Ocse che si aggira sui 232 mila dollari. In Francia un dirigente, a parità di livello, guadagna in media 260 mila dollari l’anno, in Germania 231 mila e negli Stati Uniti d’America 275 mila. Pare proprio che i soldi non manchino nel mondo, ce ne sarebbero anche tanti da sfamare chi non riesce a sbarcare il lunario e chi va costretto a rovistare nei cassonetti delle immondizie per mettere insieme, magari fosse! il pranzo con la cena.

Quindici, venti milioni di euro all’anno? Bazzeccole! C’è chi non sa neppure quanti soldi possiede! Ma quel che qui m’interessa è la vergognosa contraddizione che da queste ricchezze si manifesta se solo facciamo un confronto con la povertà che cammina sulla stessa strada dell’esistenza a fianco dei ricchi, ma su una pista meno confortevole. State a sentire: accadde in Italia, fine 2012. I mass-media annunciavano che dal primo gennaio del 2013 sarebbero scattati gli aumenti del tre per cento per adeguare le pensioni al costo della vita. Con tale magnanima provvidenza le pensioni minime sarebbero passate da 481 Euro mensili alla favolosa cifra di 495,43 mentre le pensioni da mille Euro sarebbero salite alla vertiginosa quota di 1.025. Ma ci pensate che lusso, che scialacquìo? Quattordici e venticinque Euro di aumento mensili! Una vita da nababbi, questo ciò che la povera gente avrebbe dovuto pensare e accettare come un gran bene, una super-storica riforma sociale!

La contraddizione? Eccola. Tre milioni al mese alla moglie separata. Un assegno da tre milioni di Euro al mese, vale a dire centomila Euro al giorno, ad esclusione della villa di Macherio: così si chiudeva il caso relativo alla separazione non consensuale tra Veronica Lario e Silvio Berlusconi, un iter iniziato tre anni prima e i cui termini erano finalmente svelati dal “Corriere della Sera”. L’assegno di mantenimento, in cifre 36 milioni di Euro ogni anno, si richiamava all’articolo 156 del Codice Civile e alle sentenze della Corte di Cassazione che fissavano i parametri del mantenimento del tenore di vita a un livello analogo a quello goduto durante la convivenza (dai mass-mediadel 29 dicembre 2012). Che se ne farà, la signora Veronica, di tutto quel denaro? Un “misero” assegno di mantenimento che vale la bellezza di oltre seimila “favolose” pensioni “rivalutate” al 2013. E, se il marito separato può elargire una simile somma e mantenere un ritmo di vita da “mille e una notte”, quali saranno le sue entrate effettive? E quale il suo contributo all’erario?

È ancora un mondo, questo?

Ma, poi, ecco pronta la contromossa. Tutti i giornali o quasi ne parlano. Si legge che Veronica Lario non ha diritto all’assegno percepito. La Cassazione ha confermato la sentenza emessa nel novembre 2017 dalla Corte d’Appello di Milano, con cui era stato disposto lo stop all’assegno divorziale. La Lario dovrà restituire all’ex marito 46 milioni, più almeno 15 milioni di interessi.  Ma guarda come va il mondo: di qua chi gioca con i milioni, di là chi si arrabatta con meno di mille Euro al mese.

Be’, non credo che quei 61 milioni di Euro possano fare la felicità del Silvio imprenditore né gli cambieranno la vita. E, allora, se è ben vero che il sedicente politico ama la sua Patria e vuole lavorare per il “bene degli Italiani”, perché non devolvere quei soldoni alla ricostruzione delle terre disastrate il 6 aprile di dieci anni fa con centinaia di morti, uno stuolo di feriti e senza tetto, rovine dappertutto? Sarebbe veramente una provvidenza, dopo quanto si è visto e sentito affermare in tivù da un superstite nei giorni scorsi:” Ci avevano promesso: non vi lasceremo soli. Sono passati anni e siamo rimasti soli!”.

Eppure non è cosa impossibile a farsi. È già successo: proprio pochi giorni prima del Natale 2020 si è parlato e scritto di una donazione record per beneficenza. L’eroina di questa formidabile impresa è stata Mackenzie Scott, ex moglie del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, la quale annuncia di aver conferito nel corso degli ultimi quattro mesi ben 4,2 miliardi di Dollari in favore di chi si occupa di emergenze sociali. Questa illuminata benefattrice ha letto e compreso il Vangelo del Messia e ne ha messo in pratica una parte: come lei, meravigliosa, potrebbero esserci centinaia e centinaia di straricchi decisi a volgere gli occhi verso la miseria che flagella il mondo.

La bocca sotto il naso

Dato che si parla di stipendi e pensioni d’oro… Leggo sul notiziario telematico MILANO un articolo sull’argomento ristretto all’area lombarda. Pare che si stiano svolgendo indagini sulle dimensioni esorbitanti di certe retribuzioni concesse a manager pubblici, cosa che mi solleva un po’ dalla triste constatazione delle notevoli disparità e ingiustizie sociali esistenti. Ma vorrei fermarmi a soli due casi, visto che già ebbi modo di esprimermi in merito, e cioè: a nessuno meno di 1500, a nessuno più di 5.000 Euro al mese. Primo caso: M. M:, amministratore delegato delle FFSS: 850.000 Euro all’anno; secondo caso: A. R., direttore generale Infrastrutture Lombarde: 953.526 Euro annui. Costoro, come tutti quanti gli Italiani vorrebbero per sé, se percepissero per il proprio lavoro 5.000 Euro al mese, sia pure aumentato di un 10% per spese di viaggio per le necessità di spostamenti di lavoro, farebbero risparmiare più di 600 o 700 Euro mensili da devolvere alla busta paga di cento cittadini ridotti alla fame (quelli con 480 Euro al mese, più, forse l’elemosina di 80 Euro che a loro non cambia la vita); di oltre 300 Euro mensili per duecento di quei poveracci e più di 200 per trecento cittadini indigenti. Questo, che costituisce soltanto una piccola parte del possibile, forse potrebbe cambiare loro la vita. E sarebbe un grande esempio di Umanità reale.

E al di là dei nostri confini? Ebbene, a udire quanto riferiscono le fonti di informazione del 7 luglio 2021, esiste al mondo un certo Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, che si attesterebbe come l’uomo più ricco del mondo, con 211 miliardi di dollari. Subito al suo seguito, su segnalazione del Bloomberg Billionaires Indez, il super fortunato Elon Musk con i suoi 180,8 miliardi e, terzo in classifica mondiale, Bernard Arnault, detentore di 168,5 miliardi.

Libertà, fratellanza, eguaglianza: sono le voci che discendono dai colori della Bandiera francese. Valsero anche per noi, nel corso del nostro sviluppo storico-sociale. Ma oggi… libertà è solo per qualcuno, di fratellanza manco se ne parla e l’eguaglianza è sinonimo di chimera. Perché c’è chi – e cito una moltitudine impressionante – non è libero di condurre una vita minimamente dignitosa; c’è chi soffre i morsi della fame e chi non sa dove collocare i denari che gli piovono sul capo. Dunque ingiustizia, egoismo, inganno, sopraffazione, sfruttamento, arroganza, violenza.

Fermiamoci ai beni di pecunia che giungono nelle tasche degli Italiani. Tutti sappiamo, e tutte le città ne parlano, dei 19.000 Euro mensili ai parlamentari di casa nostra, una vera manna, anche per coloro che presenziano assonnati o psichicamente assenti, anche per coloro che non presenziano ma risultano esserci grazie alle abili mosse delle dita di esperti “pianisti”. Nel dettaglio si arriva a constatare che vengono rimborsate pure le spese per trasporti e viaggi, con la bella cifra di 1.331 Euro, che è un importo del tutto assurdamente erogato in soprappiù, perché i parlamentari già si spostano con il beneficio di tessere valide per la libera circolazione sulle autostrade, sulla rete ferroviaria, marittima, aerea e per il raggiungimento degli aeroporti. Ai parlamentari perviene poi un contributo suppletivo di Euro 300 per la copertura di spese telefoniche e relative alla dotazione informatica.

L’indennità parlamentare di “soli” 5.486 Euro mensili di cui godono i Deputati (5.613 per i Senatori) viene oltre che triplicata con l’aggiunta di tutti gli emolumenti sopra descritti e della Diaria corrisposta per sopperire alle spese di soggiorno nella Capitale: una Diaria di tutto rispetto, del valore di 3.503 Euro mensili. Insomma, uno stipendio invidiabile, con tutto spesato, tanto da consentire un’esistenza da veri signori. Non fermiamoci poi più di tanto – se ne parla già assai – sui vitalizi, l’ennesima forma di premio privilegiato riservata a chi ha prestato servizio per cinque anni sui seggi parlamentari. Senza sottacere che qui in Italia gli stipendi nel settore considerato, con una soglia mediamente superiore ai 16.000 Euro mensili, sono i più salati in contesto comunitario, superando del 60% quella che è la media in Unione europea. E chiedo scusa se nel computo qui preso in esame non sono aggiornato all’ultima ora.

Che dire, poi, dei super coccolati della finanza, al di là del pianeta politico? Di questi tempi si chiacchiera dell’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, che nel giro di un anno, il 2014, ha goduto di uno stipendio ammontante a 6,6 milioni di Euro arricchito con un premio aggiuntivo di 24,7 milioni come debito di riconoscenza per l’avvenuta fusione fra Fiat e Chrysler. Non è abbastanza: sopravviene un ulteriore compenso di 12 miliardi (ho letto bene? miliardi? o hanno sbagliato a scrivere? – incredibile!) da esercitare a carriera ultimata.

Consiglia bene Ceccorivolta: che fai? ti accontenti di una miseria? vai a lavorare alla Camera, perdinci, ti fai assumere e vedrai quali compensi. Già: 133.000 Euro annui per esercitare il mestiere di barbiere, 245.000 per la mansione di stenografo, poi i vari portaborse e lacchè.

Poco più in là è Sor Pampurio a ricordare i più furbi fra gli Italiani, quelli che spuntano le famose e chiacchierate anzichenò pensioni d’oro: da un apice di 91.337 Euro lordi (al mese, nota bene!) a una soglia di 41.707 in decima posizione su una scala progressiva a rovescio. Ma poi la scala discende e mette in evidenza cifre di 33.700 e di 31.000 Euro mensili per soggetti politici di cui vediamo qualche volta la faccia in tivù. Si è proprio epurata la fama dissoluta di Versailles?

Il Paese dei miracoli, direbbe Sor Pampurio, tanto che noi possiamo permetterci di elargire, a qualcuno dei nostri concittadini, emolumenti che fanno guardare dall’alto al basso quelli che sono gli introiti persino di capi di Stato, vertici del Governo, segretari generali in ambito mondiale.

Mi confida dipoi Garibuia che l’amministratore delegato di Poste italiane nel 2013 arrivava a portare a casa qualcosa come 1,56 milioni di Euro lordi. Informazioni dell’ultimo momento dicono di più, rivelano cifre, destinate ad altri non comuni mortali, che vanno altre i due milioni.

Ancora, vogliamo non prendere in considerazione tutto il contorto, insondabile mondo dello spettacolo e dello sport? Altro esempio di pagamenti faraonici, di giro di denaro pubblico che fiocca giù a palate, anche qui a convalidare la certezza che le sostanze per dare a tutti la possibilità di vivere nella giustizia di un trattamento economico in dimensione umana esistono realmente, quando invece la macchina perversa che si muove sul perno del profitto riesce con facilità estrema a creare centri galattici di potenza, sostenuti da una fascia prescelta di ordini inferiori interessati e motivati a mantenere quel meccanismo, in una dinamica di rinforzo autoreplicante e insieme escludente per chi sta fuori della corrente.

Arriva ancora Garibuia con la convinzione che, Costituzione alla mano, non esistano i termini per ridurre certe vergognose sperequazioni di denaro pubblico. Ma, penso io, nel mio piccolo e nella mia ignoranza: se la Costituzione prevede che siano perpetrate ingiustizie vistose di questo genere, allora c’è qualcosa che non va nel suo testo, qualcosa che richiede di essere modificata, subito, e adeguata al rispetto della dignità che ogni persona, non solo qualcuna, può e deve reclamare per sé.

Ceccorivolta non sta zitto, va a toccare le decine, centinaia di migliaia di Euro che cerca gente aggiunge annualmente alla pensione privilegiata, quale compenso per aver ricoperto questa o quell’altra carica in grandi complessi dell’economia nazionale.

Ho sempre sostenuto che, per porre un rimedio almeno parziale e per iniziare a seminare un po’ di equità nella palude dell’ingiustizia, nessuno, neppure il Presidente della Repubblica, dovrebbe percepire uno stipendio superiore ai 5.000 Euro mensili e nessuno dovrebbe trovarsi nelle condizioni di dover campare con meno di 1.500 Euro al mese. I soldi in Italia ci sono per questo. Ciò che non va si deve cercare nella demenziale distribuzione del denaro pubblico, nello spreco che se ne fa, negli abusi e nei crimini in materia di capitali all’estero, di evasione fiscale, di riciclo e operazioni di stampo mafioso, di circolazione sotterranea illegale e via di questo passo.

Poi il mio pensiero si porta a quei poverelli, e sono tanti, Italiani di estrazione e di diritto, costretti a vivere con 16 (sedici) Euro al giorno e a frugare nei cassonetti dei rifiuti per trovare qualcosa che impedisca loro di morire di fame. Uno a volte non sa cosa dire di fronte a situazioni così infime di miseria in un Paese, come il nostro, che vanta l’aver raggiunto alti livelli di industrializzazione e di competitività sui mercati mondiali.

Sarebbe ancora, forse, da seguire il suggerimento di Ceccorivolta: non ci hai proprio pensato? ti dico io come raddoppiare, triplicare i tuoi introiti, con qualche rischio magari, ma, se ce la fai, allora vedrai che i tuoi problemi saranno risolti una volta per tutte; vai in un Paese da Terzo Mondo, prendine la nazionalità, abbronzati un po’ la pelle del viso, poi infiltrati in uno di quei gommoni; arrivi nuovamente qui, hai immediata assistenza sanitaria, trenta Euro al giorno per le tue spesucce senza muovere un dito, un posto per dormire e le cure igieniche quotidiane; e, se hai pazienza di far coda per qualche minuto, otterrai di che sfamarti e vestirti senza cacciare dalle tasche un centesimo; o preferisci languire con i tuoi sedici Euro al giorno e niente più?

In fondo in fondo, parlo di persone e, nel rispetto di questo termine, non è che, nella sostanza, siamo tutti uguali? “Io un’altra volta” direbbe Arthur Schopenhauer. Tutti abbiamo la bocca sotto il naso, come ammoniva spesso e volentieri Garibuia, e proprio per questo ognuno fra gli esseri umani, per il solo fatto di essere venuto al mondo e di esserci, sente impellente il sacrosanto diritto a vivere un’esistenza dignitosa e a godere dei beni terreni in una proporzione rispettosa dei bisogni e dell’impulso individuale partecipato alla crescita sociale.

Altro che Paese dei miracoli, Sor Pampurio! O Paese dei balocchi? Ma mi devo fermare qui, perché già mi gira la testa.

La Fame è una brutta bestia…

Ora in 500 arrivano sulle coste italiane, più tutti gli altri che vi approdarono prima, più quelli che verranno dopo. Ma, quanti? È   un problema serio a tutti gli effetti e, di fronte a questo problema, prendono consistenza due atteggiamenti: c’è chi vorrebbe ributtarli sull’altra sponda, perché “fanno paura”” e c’è chi, mosso da pietà, vorrebbe si facesse qualcosa in più per aiutarli.

Ma, che cosa significa “aiutarli”?

Sono gente disperata, che ha fame, quella fame che noi abbiamo scordato che cosa sia, ne avranno sempre di più e, di persone disperate, ce ne saranno sempre più. È una corrente che via via assume forza, diventa impetuosa in men che non si dica, si trasformerà in uno tsunami umano. È brutta la fame, brutta bestia davvero, e porta l’uomo a commettere atti che non vorrebbe. Un giorno dovremo aprire – tutti – l’uscio delle nostre case, perché la fame spinge chi ne è vittima sino all’impossibile, indietro non tornano.

Sto pensando: chi ha le redini del vivere civile, ossia la Politica, deve aprire bene gli occhi, guardare a un domani che ormai è alle porte, prevedere, per una volta tanto, quanto di veramente grave potrebbe accadere. Ma, la Politica, che cosa dovrebbe fare? Tre cose, credo, da subito:

1) Soccorrere bambini, madri, infermi, vecchi, handicappati come istanza di emergenza, perché non si può lasciare a sé una sofferenza di dimensioni pari a quella a cui assistiamo immobili e persino un po’ nauseati; forse qualcosa del genere in parte già la facciamo, ed è bene.

2) Concedere asilo e rifugio a chi è in condizioni di lavorare, assicurargli un’occupazione retribuita e adeguata perché si possa mantenere, possa produrre all’interno del ciclo lavorativo, ma anche contribuire a pagare le tasse come tutti. Tutto questo senza scordare minimamente i bisogni essenziali del nostro stesso Popolo, dei nostri giovani, delle nostre famiglie, dei nostri senza lavoro. I fannulloni, gli evasivi, i delinquenti, mandati immediatamente fuori dai confini nazionali: per i parassiti non c’è posto né scusa che tenga.

3) Per quanto riguarda l’onere di assolvere ai due punti precedenti occorre avere la garanzia di una fattiva collaborazione da parte di tutti gli Stati dell’Unione Europea, dall’intervento dei quali si dovrebbe provvedere ad assorbire proporzionatamente l’afflusso dei migranti, a dare lavoro e opportunità di una vita decorosa a chi desidera inserirsi nel tessuto civile europeo, a iniziare e sostenere senza soluzione di continuità un’opera di vigorosa persuasione e di sostegno nei confronti dei Paesi d’origine dei migranti perché riformino radicalmente la politica interna dall’essere accentrata sulla ricchezza sproporzionata di poche famiglie a fianco dell’indigenza vergognosa della massa, a una partecipazione popolare, equamente soppesata e distribuita, alle risorse economiche e produttive del Paese d’origine. Questo, per l’attuazione di un progetto di autonomia alimentare che sia in grado di trattenere soddisfacentemente i potenziali migranti nella propria terra d’origine, con la prospettiva di una vita serena e promettente, per la liberazione della gente comune dallo sfruttamento sistematico, dall’ignoranza dilagante, dai terrori e dalle carneficine delle guerre interne. Si può fare, se la Politica – mondiale, non solo italiana – la smette di trastullarsi in diatribe e alchimie autoreferenziali, ermetiche, inconcludenti e nocive, se soltanto si faccia scrupolo di accorgersi delle turbolenze perniciose che premono dall’esterno. Oggi è un obbligo al quale non è più possibile derogare. La realtà quotidiana, tuttavia, ci insegna altro. Il 14 gennaio 2023 si legge sulle fonti di informazione quanto riferito dall’agenzia Frontex: nel corso del 2022 nell’Unione Europea sono stati rilevati circa 330 mila “attraversamenti irregolari” delle frontiere esterne. Si tratta del numero maggiore registrato dal 2016, con un balzo del 64% rispetto al 2021. Nel Mediterraneo centrale, verso le coste italiane, si sono avverati oltre 100 mila attraversamenti. Nel Mediterraneo orientale e occidentale gli arrivi sono stati 42.800 e 14.500.

Le intenzioni di risolvere il problema sono molte e forti. Utopia? Sarà pure. Ma, se continueremo limitandoci a inorridire di fronte alle scene di cadaveri buttati in mare, di esseri umani spogliati di ogni dignità, a osservare e a gestire l’indispensabile e l’improcrastinabile, allora aspettiamoci un tempo molto prossimo in cui saremo noi a uscire di casa nostra per lasciare posto a chi non ne può più. La fame è una brutta bestia… Intanto accade che le notizie diramate dalle fonti di informazione il 13 dicembre 2022 ci parlano di oltre 308 mila ingressi irregolari di migranti nell’Unione Europea durante i primi undici mesi dell’anno: è il 68% in più rispetto al 2021. Si tratta della percentuale più alta dal 2016 in qua, secondo quanto stimato da Ue Frontex. Il giorno appresso, 14 dicembre, è il rapporto Migrantes 2022 a comunicare che i rifugiati nel mondo sono 103 milioni, una cifra mai raggiunta, pari a un abitante su 77, oltre il doppio se confrontato con i dati di dieci anni addietro che segnalavano uno su 167. Nel 2022 l’Europa ha accolto altri 4,4 milioni di profughi dall’Ucraina.

Immagine di copertina tratta da Il Passaparola dei Libri.

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