Guerra sottomarina – Parte 3 di 3

I sommergibili inglesi erano costruiti con i migliori requisiti scientifici, con siluri veloci ed efficaci. Riuscirono a danneggiare gravemente gli incrociatori tedeschi Leipzig e Nürnberg. Durante la Campagna di Norvegia affondarono 19 navi da carico tedesche per circa 89 mila tonnellate. Il Truant mandò a fondo l’incrociatore tedesco Karlsruhe e lo Spearfish danneggiò una corazzata minore. Il Parthian il 20 giugno a Punta Stilo affondò il nostro sommergibile Diamante; l’Osiris affondò la torpediniera Palestro nell’Adriatico meridionale. Al centro del Mediterraneo in circa sei mesi di caccia furono affondati 9 mercantili italiani, per 36 mila tonnellate, mentre 9 scafi inglesi non tornarono alla base e altri furono distrutti da mine. La Marina Italiana disponeva di un congegno particolare, Asdic, per la ricerca sottomarina, che consentirono di affondare 5 sommergibili. Dal 1940 8 nuovi scafi inglesi erano entrati nel Mediterraneo. La Francia aveva schierato nel Mediterraneo 46 squadroni di sommergibili dei quali uno solo opererà in guerra.

Nel 1941 il sommergibile Upright, comandato dal tenente di vascello E.D. Norman, affondò l’incrociatore italiano Armando Diaz il 25 febbraio. Il 24 partiva un convoglio di 4 piroscafi italiani con truppe tedesche, poi altri 5 piroscafi italiani e 5 tedeschi, con due incrociatoti, il Bande Nere e l’Armando Diaz. La notte sul 25 febbraio la formazione raggiungeva località Kerkenah. Al comando del Diaz era il tenente di vascello Norman. Il Diaz venne colpito nel deposito munizioni e saltò in aria. Si salvarono 147 marinai.

Il 25 gennaio 1941 partiva da Napoli un convoglio per la Libia, con il piroscafo italiano Ingo e tedesco Duisburg. Nei pressi di Capo Bon il sottomarino Upholder attaccò il convoglio con tre siluri, evitati. Ma si alzarono in volo sette Swordfish dell’830a squadriglia inglese, insieme ai caccia Fullmar. Il Duisburg si mise in salvo, ma l’Ingo venne affondato. Poco dopo, in prossimità di Tripoli, due siluri dell’Upholder danneggiarono la Duisburg che dovette riparare in porto. Il britannico Utmost, comandato dal capitano di corvetta R.D. Cayler, affondò un transatlantico italiano; poi, in prossimità delle coste tunisine, il 19 affondò il primo di 5 piroscafi tedeschi diretti a portare rifornimenti all’Africa Korps. L’Unique, comandato dal tenente di vascello A.L. Collett, affondò il piroscafo Fenicia. Il Galilea, in testa alla formazione,il 28 di marzo 1942 venne silurato dall’ Upright. Il sommergibile posamine Rorqual nei pressi di Palermo minò le acque e causò l’affondamento di una piccola cisterna, quindi silurò il Laura Corrado e lo finì a cannonate; di seguito affondò il sommergibile Capponi.

Il Meditteraneo ospitava tre basi di sommergibili inglesi: Alessandria, Gibilterra e Malta. Al largo di Tripoli il sommergibile Tetrach affondò la cisterna Persiano che portava carburante destinato a Rommel. Il comandante Wanklyn del sommergibile Upholder, portandosi verso le coste dell’Africa settentrionale, avvistò un convoglio di 4 piroscafi, tre tedeschi e uno italiano, di rientro da Tripoli. Riuscì ad abbatterne due tedeschi, il Leverkusen e l’Arcturus. Presso lo Stretto di Messina Wanklyn silurò la petroliera C. Damiani della Francia di Vichy. Il 24 maggio salpavano da Napoli con destinazione Tripoli 4 transatlantici: il Conte Rosso, Il Marco Polo, il Victoria e l’Esperia. Sul Conte Rosso erano imbarcati 2.729 uomini, al comando di Francesco Canzoneri. Con la nave, colpita e affondata dall’ Upholder, si inabissarono 1.300 uomini. Dal mese di aprile ad agosto 1941 cinque sommergibili di Malta andarono perduti.

Nella seconda metà del 1941 le truppe dell’Asse sferravano l’attacco in Cirenaica. Occorrevano loro enormi quantità di materiali, come dire 70 mila tonnellate al mese, e per farle pervenire alle truppe era necessario attraversare il Canale di Sicilia, ma i convogli dovevano fare i conti con i sommergibili inglesi che nel solo mese di agosto affondarono o danneggiarono oltre un terzo delle navi dirette alla Libia. All’inizio di settembre si preparava a partire da Taranto un convoglio italiano zeppo di truppe: erano i transatlantici Oceania, Neptunia, Vulcania. Dopo il Conte Rosso, in agosto era stato affondato l’Esperia per mano del sommergibile Unique comandato dal tenente di Vascello A.R. Hezlet. Nel mare di Tripoli gli Inglesi formarono uno sbarramento di sommergibili. Il 16 settembre i tre transatlantici si muovevano, con la scorta di 5 cacciatorpediniere. Due giorni dopo furono avvistati dal comandante Woodward dell’Unbeaten. Wanklyn attaccò con 4 siluri, uno dei quali colpì l’Oceania che affondò e altri due si avventarono sul Neptunia, mentre il Vulcania riuscì a raggiungere Tripoli. Le vittime furono 384. Le cose si mettevano male per la Marina italiana. A Capo San Vito venne colpito dall’Upholder l’incrociatore Garibaldi. In novembre furono danneggiati il Bolzano e il Duca degli Abruzzi. Fu colpita anche la Vittorio Veneto. Nel Mare Egeo, corrente il mese di luglio, l’italiano Jantina dovette soccombere agli attacchi dell’inglese Torbay. Era il tempo in cui l’8a Armata inglese fu costretta ad abbandonare la Cirenaica. In Africa settentrionale si ingigantiva la crisi dei rifornimenti già verso la fine del 1941. Gli aerei tedeschi si accanivano su Malta e tre sommergibili inglesi vennero affondati. Il 1° aprile 1942 il piroscafo Pandora venne affondato appena dopo aver scaricato i materiali. I sommergibili P36 e Unbeaten pure vennero affondati. Stessa sorte toccò al sommergibile greco Glaucos, al polacco Sokol che subì gravi danneggiamenti. Il 14 aprile l’Upholder di Wanklyn, dopo 25 missioni, scomparve con tutto l’equipaggio, accompagnato da altri 18 sommergibili inglesi. Al loro attivo si contarono navi italo-tedesche affondate per 117 mila tonnellate. Il 1° aprile l’Urge aveva affondato il Giovanni dalle Bande Nere.

Verso la fine di maggio i Tedeschi furono costretti a richiamare gran parte della flotta aerea per i fatti di Stalingrado. Fu così che Malta riprese a ricevere rifornimenti, mentre per Rommel, fra settembre e ottobre, una quantità enorme di rifornimenti e di carburante finì in fondo al mare. La motonave da carico Barbaro,silurata dall’Umbra del tenente di vascello Mayden, portava con sé 547 tonnellate di carburante, 21 carri armati, 151 automezzi, 1217 tonnellate di munizioni e 2334 tonnellate di materiale bellico. L’ammanco per Rommel fu di 3562 tonnellate di benzina e di 192 automezzi.

Il 7 novembre 1942 fra la Sicilia e la Sardegna il P46 silurò l’incrociatore Attilio Regolo. La Marina italiana riuscì comunque a far passare circa 100 convogli e 500 piccole unità con materiali e truppe. Ma attacchi di sommergibili inglesi affondarono 82 piroscafi per 221 mila tonnellate. Nell’aprile del 1943 gli Inglesi persero 7 sommergibili, fra cui il Turbolent. Per altro verso affondarono 55 navi per circa 190 mila tonnellate, più tre caccia italiani e cinque U-boot tedeschi.

Nel Pacifico i primi sommergibili inglesi furono impiegati nello Stretto di Malacca per interrompere le comunicazioni verso il Giappone. Si arrivò al 1944 con scafi tedeschi e giapponesi affondati. Gli Stati Uniti all’inizio avevano 94 sommergibili, dei quali 55 destinati all’Estremo Oriente e altri tra Pearl Harbor e le Filippine. Altri sommergibili, ben 73, erano in via di costruzione.

Nel 1942 era la flotta giapponese a dominare il Pacifico occidentale, per assicurare rifornimenti di materie prime all’industria pesante. Nel corso delle battaglie aeronavali delle Aleutine e di Guadalcanal furono affondate 30 navi giapponesi per un totale di 100 mila tonnellate. Nel 1942 furono 110 le navi giapponesi affondate. Il sommergibile Nautilus mandò a picco la portaerei Soryu. Nel 1943 l’industria giapponese aveva raggiunto la capacità di fornire 800 mila tonnellate di naviglio all’anno. I sommergibili americani Wahoo e Trigger nel 1943 riuscirono a mandare a fondo tre navi e nove mercantili per 20 mila tonnellate, più altre 26 mila. Le formazioni in branchi di sommergibili americani nel 1943 nel Mare della Cina e delle Marianne affondarono navi per 56 mila tonnellate. Di seguito, altre 52 navi nel Pacifico meridionale. Il bilancio complessivo fu di 100 mila tonnellate di perdite al mese per i Giapponesi, oltre a 17 fra cacciatorpediniere e altre unità armate.

Nel 1944 Gli Stati Uniti contavano 123 scafi operanti nel Pacifico, muniti di radar che li rendeva sommamente superiori ai natanti giapponesi. Nel Pacifico centrale, durante il mese di gennaio, furono affondate navi per 250 mila tonnellate. Gli scafi Snook, Poogy, Grayback affondarono oltre 100 mila tonnellate di naviglio. In una sola missione il Gurnaard affondò 4 mercantili e il Tang 10 piroscafi. Altri 5 piroscafi vennero mandati a picco nel mese di agosto. Nel corso del mese di giugno, durante la battaglia delle Marianne, il sommergibile USA Albacore distrusse la nave ammiraglia giapponese Taiho e affondò la Shokaku. I sommergibili Derter e Dace affondarono due incrociatori pesanti, colpendone un altro. Il Derter, però, si incagliò in uno scoglio e dovette essere abbandonato. Dei sommergibili americani, 19 non tornarono, ma alla fine del 1944 i Giapponesi avevano perso 500 navi per circa due milioni e mezzo di tonnellate.

Giunto l’anno 1945, una formazione americana a branco affondò 4 navi. Nel mese di giugno 9 scafi americani affondavano 28 mercantili, perdendo un solo sommergibile. Distrussero inoltre 69 fregate e cacciasommergibili, una torpediniera e un caccia. La superiorità tecnica dei mezzi americani risiedeva nella efficienza del materiale, nella organizzazione della costruzione in serie, nelle apparecchiature e nei congegni di precisione, nella elevata velocità, nell’abbondante munizionamento e nella particolare qualità dell’acciaio.

Pearl Harbor. Ore 7,55 del 7 dicembre 1941: colpite, danneggiate o distrutte le navi California, Maryland, Oklahoma, Tennessee, West Virginia, Pennsylvania. I Giapponesi disponevano di 6 portaerei che trasportavano 423 aerei caccia, bombardieri e siluranti. Azionavano anche sommergibili da 46 tonnellate, guidati da due uomini votati al suicidio. All’inizio delle ostilità i Giapponesi avevano 64 sommergibili, aumentati di altri 126 durante la guerra.

Il 7 agosto 1942, durante la battaglia di Guadalcanal, il Nippon affondò la portaerei americana Wasp. Nell’anno 1945 gli Americani bombardavano Lkinawa quando i sommergibili 1-47 e 1-36 scorsero un convoglio di 30 navi: lanciarono 4 keiten o sommergibili suicidi che colpirono 4 mercantili. Della Marina nipponica, la terza nel mondo per imponenza, su dieci corazzate una sola si salverà. La Yamato, dotata di cannoni da 460 mm, era affondata nel golfo di Leyte.

La Francia, seconda flotta sottomarina del mondo, era partita con 100 scafi. Il 7 gennaio 1941 la torpediniera italiana Clio presso le coste della Cirenaica affondò il Narval francese. I Greci riuscirono ad affondare alcuni piroscafi italiani, ma vennero a loro volta quasi tutti affondati, come il Proteus, il Glaucos, il Triton. Il Sokol polacco fu affondato da un aereo germanico. L’Olanda deteneva 15 sommergibili nelle Indie Orientali Olandesi, che riuscirono ad affondare tre navi da trasporto giapponesi e a silurarne quattro. Al largo del Borneo affondarono un cacciatorpediniere e due piroscafi.

Immagine di Copertina tratta da BBC.

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