7 Dicembre 2017. Emendamenti, ultima speme. Se si ha troppo tempo a disposizione e non si sa come utilizzarlo, perché il popolo che ascolta e che osserva non abbia la chiara impressione dell’inattività più inutile, allora lo riempiamo con gli emendamenti. Lì ci sarà sempre da discutere e, quando quelli saranno stati risolti, approvati o accantonati, allora si darà sempre le possibilità di creare dal nulla, per puro potere generativo, altri emendamenti, in numero ad libitum. Si legge, oggi, che è stato fissato per giovedì 14 dicembre il voto sul decreto di legge concernente il biotestamento. Martedì si inizierà con il votare gli emendamenti al provvedimento in esame, che sono al momento oltre tremila. Altra scena: il Pd annuncia l’arrivo di emendamenti per “l’abbassamento della durata massima dei contratti di lavoro a tempo determinato, da 36 a 24 mesi e un pacchetto di misure per le politiche attive del lavoro”.
Scena parallela, ma sul fronte delle famiglie che lavorano per campare: sono oltre 18 milioni gli Italiani a rischio povertà o esclusione sociale, mentre va crescendo la forbice fra ricchi e poveri.
9 Dicembre 2017. Siamo di fronte a una sciarada indecifrabile: sono oltre seimila gli emendamenti alla Legge di Bilancio presentati in Commissione alla Camera dei deputati di maggioranza e opposizione. Ultima edizione, in ordine di tempo, della tela di Penelope.
10 Dicembre 2017. Nel primo semestre del 1917 si contano 4 milioni e 492 mila persone che in Italia si trovano nell’area del disagio occupazionale e che, del tutto involontariamente, svolgono un lavoro a breve termine o a tempo parziale. Il fenomeno rivela un incremento del 45,5% rispetto al 2007. Sono dati forniti da una ricerca Cgil. La situazione di sofferenza colpisce oltre un milione e 400 mila persone in più se rapportato a dieci anni fa. Si tratta della cifra più alta dell’ultimo decennio, con incidenza maggiore al Sud (23,9%) rispetto al Nord (17,7%) e per quanto riguarda l’occupazione femminile.
12 Dicembre 2017. Il 12 Dicembre scorso recepivo dalla trasmissione “Leonardo”, il TG della scienza e dell’ambiente, che qui nel Bel Paese, tenuti fermi gli ultimi venti anni, abbiamo assistito a una deplorevole fuga di cervelli, con un apice emerso dopo il 2010. Tra il 2000 e il 2015 i casi di emigrazione sono stati 841.429 e soltanto dal 2010 al 2015 se ne sono verificati 430.813. Nel 2014 contavamo circa 30.000 nostri laureati all’estero. Un’immagine di 25 anni fa mostrava la grandissima Rita Levi Montalcini nell’atto di chiedere al ministro della Ricerca scientifica Sandro Fontana di produrre sforzi, come regalo di Natale, in favore della ricerca scientifica e contemporaneamente scongiurare la fuga di cervelli dal nostro Paese. Ma come, siamo fortunati ad avere in casa fior di giovani armati di grande volontà e di competenze mirate al progresso in tutti i campi della scienza e ce li lasciamo sfuggire? Ma in che razza di bolgia dantesca viviamo? Possibile che i responsabili della vita del Paese non siano capaci di attrezzare l’Istruzione e la Ricerca in modo efficiente ed efficace, tale da produrre coinvolgimento, occasioni per fare, progresso e modernizzazione in casa nostra? Certo che la situazione di altri Paesi, cito uno per tutti la Germania che appresta una quarantina di atenei per lo stesso scopo di cui parlo, offrono occasioni allettanti per i nostri laureati che qui non trovano impiego. Non si dica che mancano i fondi. L’UE destinò all’Italia una somma cospicua, solo in piccola parte utilizzata, come secondo Paese beneficiario dell’Unione dei 28, ma sembra che qui da noi non si abbia bisogno di soldi. Siamo il Paese dei miracoli e le cose le facciamo senza sostenere spese. Vogliamo parlare d’altro? E, allora, gli sprechi nella pubblica Amministrazione, le frodi e le evasioni fiscali di molti che continuano a infischiarsene dei controlli previsti per debellarle. Continuiamo a fungere da Paese ponte: sospingiamo gente al nord e importiamo gente dal sud, con perdite economiche e aggravi di spesa a non finire. Già: perdite economiche. I danni provocati dalla fuga di cervelli sul piano economico accomunano sia le spese sostenute per l’istruzione maturata in Italia, sia il costo ipotetico che si risolve nella perdita di imposte e contributi sociali non versati. Una stima in via generale lascia intravedere che dal 2010 al 2014 questo fenomeno ci sia costato qualcosa come 5 miliardi e 850 milioni di Euro. Bene, avanti tutta, tanto, siamo il Paese dei miracoli!
13 Dicembre 2017. Italia prima per poveri in UE. L’Italia, con i suoi quasi 10,5 milioni di poveri, è il paese che ne conta di più in Europa, in valori assoluti. Eurostat ha diffuso le statistiche sul tasso di deprivazione sociale nell’Unione Europea. La statistica include le persone che hanno difficoltà a sostenere spese impreviste, a garantire una casa sempre sufficientemente riscaldata, un paio di scarpe per stagione e abiti decorosi, oltre che a poter pagare l’affitto nei termini.
14 Dicembre 2017. Dai dati forniti dalla Commissione UE sull’utilizzo dei cinque fondi (fondo sociale, fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca) si viene a sapere che, all’interno della UE, l’Italia è il secondo Paese beneficiario dei fondi strutturali europei, con una quota del 37%, ma è solo ventitreesima su 28 Stati membri per tasso di impegno dei finanziamenti in progetti già selezionati. Il 37% dei fondi impegnati equivale a 27 miliardi e 103 milioni di Euro, ma solo 2 miliardi e 45 milioni di questi sono già stati spesi.
Non è la prima volta che si verifica un fenomeno di questa fatta; già abbiamo rischiato, in passato, di dover restituire i fondi non utilizzati, e la cosa si va ripetendo anche in quest’ultima occasione.
Abbiamo i soldi e non li usiamo. Eppure siamo di fronte a necessità impellenti, basti pensare alle ristrutturazioni post terremoti e post alluvioni che stanno ancora aspettando che si faccia qualcosa, al disagio e all’infelicità di vivere che colpiscono un’ampia fascia del tessuto sociale, alla disoccupazione e alla sotto occupazione, alle garanzie di un futuro di lavoro e di partecipazione per i giovani, alla povertà assoluta dilagante, agli sprechi e alle insufficienze della Pubblica Amministrazione, allo stato di abbandono di vecchi e indigenti, alla sicurezza personale da truffe, raggiri e violenze in casa, per le strade, sui treni, al racket dell’accattonaggio, alla Scuola e alla Sanità. Motivi per lavorare seriamente ce ne sono, eccome. Purtroppo, però, si constata che va per la maggiore l’andazzo, sul piano politico, a creare e disfare alleanze, a proteggere privilegi, a conquistare posti remunerativi, a sprecare tempo e risorse intellettuali anziché farne uso socialmente mirato e intelligente.
18 Dicembre 2017. Ammonta a quasi 87 miliardi di Euro l’anno il totale delle evasioni fiscali in Italia, calcolate nel periodo dal 2010 al 2015. L’ammontare complessivo del gettito sottratto allo Stato si è attestato rispettivamente a 83 miliardi; 90,2 miliardi; 87,5 miliardi; 89 miliardi; 85,2 miliardi. Irpef e Iva risultano fra le imposte più evase. Sono dati emessi dal Centro Studi di Unimpresa in base ai parametri forniti dal ministero dell’Economia. La nostra amata Italia sta procedendo su una pesante bicicletta, ma ha le gomme forate e da quei fori sottili esce a mano a mano un fischio d’aria. Le gomme si afflosciano piano piano e la pressione interna viene meno. Prima o poi si fermerà e non trova gomme di scorta per continuare il proprio incedere.
2018
16 Marzo 2018. Dopo un lungo silenzio di tre mesi, lasciata scivolare via la campagna elettorale e tutti i suoi inutili frastuoni, recepiti i risultati delle elezioni politiche del 4 marzo scorso, visto anche che le cose non cambiano ma tendono a persistere e a ripetersi per un cliché collaudato e fraudolento, torno a dare un’occhiata a quel che succede nella nostra cosiddetta politica nazionale.
E, che dire? Ieri si accennava alla prossima Giornata della Felicità. Oggi apprendo una notizia che mi rende molto meno felice: a gennaio il debito pubblico è aumentato di 23,8 miliardi di Euro rispetto al dicembre 2017, salendo alla quota di 2.279,9 miliardi. Lo comunica Bankitalia. Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state di 33,7 miliardi, in calo di 1,6 miliardi rispetto a quelle rilevate nel gennaio 2017.
Mi guardo indietro e mi domando: ma è sempre stato così? E, allora, mi è saltato il ghiribizzo di elaborare una breve cronistoria dell’evoluzione del debito pubblico nel nostro bel Paese in questi ultimi anni.
Nel 2012 si è vista una crescita alla soglia elevatissima di un debito pubblico – Pil del 127%, quando lo stesso parametro si porta a una media Ue di 85,2% e di 90,6% nell’area Euro.
24 Ottobre 2013. Dalla Ue viene dichiarato che nel secondo trimestre dell’anno l’Italia è riuscita ad acciuffare il record sul debito pubblico, salito al 133,3% e in crescita di tre punti percentuali nei primi tre mesi dell’anno. I dati diffusi da Eurostat confermano, ancora, essere quello italiano il secondo debito pubblico per dimensione all’interno dell’Unione europea, superato soltanto da quello totalizzato dalla Grecia (169,1%), detentore di uno fra i maggiori incrementi fra il primo e il secondo trimestre di quest’anno. Seguono, in graduatoria, il Portogallo (131,3%) e l’Irlanda (125,7%).
14 Agosto 2014. Nei primi mesi il debito pubblico è aumentato di 99,1 miliardi, riflettendo il fabbisogno della Pubblica Amministrazione (36,2 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del tesoro (67,6 miliardi). Lo comunica Bankitalia nel Supplemento al Bollettino Statistico Finanza Pubblica. Il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato in giugno di 2,1 miliardi, raggiungendo quota 2.168,4 miliardi.
12 Luglio 2016. Fmi: il debito pubblico italiano è “molto alto e fonte di vulnerabilità: 132,9% il Pil nel 2016 e 132,1% nel 2017. In termini nominali è il debito più alto dell’Eurozona. Il percentuale al Pil è il secondo più alto dopo la Grecia”.
8 Dicembre 2016. L’agenzia Moody’s rivede al ribasso le prospettive per l’Italia, tagliando l’outlook a “negativo” da “stabile”. Confermato invece per ora il rating Baa2. A pesare sono i lenti progressi nelle riforme, afferma ancora Moody’s che sottolinea anche la zavorra rappresentata dall’elevato debito pubblico italiano, i cui obiettivi di riduzione rischiano ora di essere per l’ennesima volta disattesi.
22 Aprile 2017. L’Agenzia Fitch ha abbassato il “rating” dell’Italia ovvero il giudizio sulla solidità finanziaria dello Stato, portandolo da BBB+ (qualità media dei titoli del debito pubblico) a BBB (qualità discutibile). Sotto accusa la non marcata riduzione del debito e la vulnerabilità del sistema bancario.
Siamo alla Primavera del 2018 e, allora, uno sprone al mondo della politica: diamoci da fare, subito, con determinazione, quello del debito pubblico è solo uno dei problemi che gravano il nostro Paese. C’è lavoro da stare svegli, per tutti, e lavoro urgente!
17 Marzo 2018. Oggi, 157° Anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, poso l’occhio sulle retribuzioni degli uomini politici italiani. Inorridisco: loro dicono, tutti senza esclusione, di non lavorare per la poltrona, ma per il bene del Paese. Ebbene, come ho già sostenuto e ribadito, proviamoci a portare il loro stipendio alla pari di quello di un Professore di Scuola Secondaria, poi vedremo chi avrà ancora tanta voglia di sedere al seggio e vociferare con parole roboanti portate subito via dal vento.
Questo dico, perché assisto all’ennesima ingiustizia sociale. Eccola. Il reddito imponibile di Beppe Grillo ammonta a 420.807 Euro, con una lievitazione paurosa rispetto all’anno precedente; quello di Renzi a 107.100. Sono queste, fra l’altro, le uniche denunce dei redditi 2017 di leader ad apparire nella sezione del sito del Parlamento dedicata a tesorieri e capi di partito. Di Maio ha dichiarato 98.471 Euro, Di Battista 113.417. Tra i ministri la più ricca è Fedeli con 182.016 Euro. Seguono Calenda con 166.264, Finocchiaro con 151.672. Da parte di Forza Italia e di Salvini non vi è cenno nell’elenco.
Di più: alla Camera Alberto Bombassei si porta a casa 5.198.751 Euro; la sua dichiarazione del 2016 si limitava a Euro 1.396.813. A Palazzo Madama i senatori a vita Piano e Rubbia sfiorano i 3 milioni di Euro.
Volgo l’occhio da un’altra parte e leggo la notizia che l’agenzia “Fitch” conferma il rating dell’Italia BBB con outlook stabile e prevede un debito pubblico altissimo, alla soglia del 128,8% per il 2019: “Il risultato delle elezioni del 4 marzo ha reso la formazione di un governo stabile difficile, aumentando la possibilità di un allentamento di bilancio e di un ulteriore indebolimento delle prospettive sul fronte delle riforme strutturali”.
E con tutto ciò riusciamo a regalare stipendi d’oro e pensioni d’oro e vitalizi da vergogna? Ma chi sono questi dei dell’Olimpo politico per essere trattati da nababbi a onta di chi si trascina per le strade e di chi muore di fame, di malattia, di solitudine, di inedia e di ignoranza? Queste cifre, assommate agli sprechi e alla fuga di capitali, virus dell’emorragia nel sistema finanziario italiano, dicono a tutti che i soldi ci sono, siamo il Paese dei miracoli noi, ma ci sono per alcuni soltanto, mentre per la moltitudine nient’altro che fumo negli occhi, blandizie, frode e inganno. Abbiamo sete di uguaglianza, di verità, di serietà, di onestà, di rispetto per tutti e per ogni singola persona.
Mi porta a commozione leggere quanto ha scritto l’amico Alpino Ermanno Zecchettin: “Sono disposto a rinunciare al 10 % della mia pensione a favore di contribuire alla riduzione del debito Italiano. Questo come pensionato Ufficiale delle Truppe Alpine. Sarebbe bene che qualcuno introdotto nelle sfere congedati Ufficiali che usufruiscono di pensione faccia qualcosa.”
Saranno i nostri politici a fare qualcosa? Improbabile. Dacché sondaggi attendibili danno per certo che su dodici Paesi oggetto di indagine, dove il salario dei politici si aggira in media sugli 82.918 Euro, i meno pagati risultano i parlamentari spagnoli, con 28.969 sterline, mentre l’Italia occupa il primo posto, spuntando un salario di 120.546 sterline ossia il 45% in più di quanto avviene in Spagna.
Immagine di Copertina tratta da OrientaMenti.