
Il prof. Gregory si interessa del problema di come vediamo il mondo e del perché lo vediamo così, cercando di chiarire il rapporto tra fenomeni psicologici e fenomeni biologici.
Ha affrontato lo studio delle illusioni geometriche.
Gli organi sensoriali ricevono energia, ma noi vediamo oggetti.
I nostri occhi sono mezzi generici di informazione per il nostro cervello.

Sui nostri occhi si proiettano le immagini rimpicciolite, capovolte e deformate degli oggetti, mentre noi riusciamo a vederli nelle loro reali dimensioni spaziali.
Il meccanismo percettivo è dato dalla trasformazione degli stimoli sensoriali in un codice di segnali nervosi che sono l’alfabeto del linguaggio usato dal nostro cervello nel ricostruire la realtà del mondo esterno.
Il compito fondamentale dell’occhio è quello di informare il cervello mediante un codice di segnali nervosi, cioè attraverso una serie di impulsi elettrici che vengono interpretati dai centri cerebrali e tradotti in rappresentazioni.
Figg. 1-2. Sono figure ambivalenti del 1° tipo figura/sfondo) – Il sistema percettivo “decide” quale debba essere considerata come figura e quale come sfondo: un calice bianco oppure due profili frontali.

Fig. 3. Figure ambivalenti del 2° tipo: il cubo di Necker) – L’aspetto cambia in rapporto alla posizione nello spazio. Il foro, a seconda dell’atteggiamento percettivo, può stare al centro della faccia frontale oppure in basso-sinistra della faccia posteriore, nell’angolo sinistro della faccia superiore, al centro della faccia inferiore. Il nostro cervello si avvale dell’esperienza passata e delle previsioni sul futuro per potenziare i dati sensoriali. Le informazioni dei sensi servono per comprovare la validità delle ipotesi prospettare. Il processo percettivo si compie attraverso la formulazione e il controllo delle ipotesi.
La percezione non è dovuta solo agli stimoli sensoriali, ma rappresenta piuttosto il risultato di un dinamico processo di ricerca.
Noi avanziamo ipotesi e la nostra percezione dell’oggetto è una fra le ipotesi.
Storia della percezione: Platone (428-348 circa a.C.) pensava che la visione degli oggetti fosse dovuta non alla luce che entra nei nostri occhi, ma a particelle emesse dagli occhi e gettate sugli oggetti. Così Euclide (300 circa a.C.). Fu per primo l’arabo Alhazen (965-1038) a confutare Euclide, chiarendo per la prima volta che l’occhio dà una rappresentazione degli oggetti tramite le immagini.

La retina è formata da una sottile membrana di cellule nervose – fotorecettori coni e bastoncelli – capaci di trasformare le sensazioni luminose in impulsi elettrici. I coni funzionano a piena luce e producono la visione colorata. I bastoncelli funzionano alla luce ridotta e danno soltanto la visione chiaro-scuro. La vera funzione della retina fu scoperta dall’astronomo Keplero (1604).
In tempi più recenti si sviluppa il dibattito fra sostenitori della teoria corpuscolare della luce (Isaacs Newton 1642-1727) e della teoria ondulatoria (Christiaan Huygens – 1678).
L’occhio fossile più antico è quello dei trilobiti che vissero 500 milioni di anni fa.
Figg. 4-5. Abbiamo figure a raggi spezzati, che producono contorni illusori e regioni più bianche del bianco di fondo e più nere del nero di fondo. Percettivamente cogliamo le immagini di due cerchi inesistenti.

Fig. 6. Adattamento dell’occhio all’oscurità: effetto pendolare di Pulfrich (da provare a casa). Guardate il pendolo con entrambi gli occhi, coprendone però uno con un vetro scuro ma trasparente (vetro da occhiali da sole, pellicola fotografica). Si scoprirà che il pendolo non descrive un arco, ma un’ellisse, perché l’occhio schermato fa giungere il messaggio in ritardo al cervello rispetto all’altro occhio.
La visione del movimento
La zona esterna della retina è sensibile solo al movimento: è la rotazione dell’occhio nell’orbita che assicura la percezione del movimento, anche in assenza di uno sfondo fisso.
L’effetto cascata: dopo aver guardato con insistenza un corso d’acqua, se si rivolge lo sguardo sulla riva o su qualsiasi altro oggetto fermo, questi sembreranno muoversi in direzione opposta a quella della corrente. Lo stesso accade qualora, seduti dentro una carrozza ferroviaria con treno fermo, il treno a lato inizi a muoversi: pare che siamo noi a muoverci in senso opposto.
La visione cromatica
Thomas Young (1773-1829) confermò che i recettori (coni) erano di tre tipi o colori primari: rosso, verde, violetto (o blu) e che tutti gli altri colori (non il marrone, il nero e i colori metallici oro e argento) sono percepiti attraverso una combinazione di segnali trasmessi da questi tre sistemi.
Noi non possediamo, ad esempio, un meccanismo separato per la visione del giallo, che risulta in ogni caso dall’attività combinata dei sistemi per il verde e per il rosso.