Rommel non demordeva. Il mattino del 21 gennaio 1942 un messaggio al XIII Corpo d’Armata britannico annunciava l’imminente attacco di Rommel. Pareva una decisione improbabile quella di Rommel, avendo egli a disposizione soltanto 17 mila uomini e 112 mezzi corazzati. Ma così avvenne, nonostante la minaccia onnipresente di accerchiamento da parte degli Inglesi. All’insaputa del Comando Supremo italiano, Rommel lanciò la sua formazione corazzata, ora composta di 200 carri. I generali Cavallero e Bastico in un primo tempo si opposero all’iniziativa, ma alla fine misero a disposizione di Rommel le divisioni corazzata Ariete, motorizzata Trieste e di Fanteria Sabratha. Rommel riuscì ad avere il sopravvento sulla II brigata corazzata britannica e il 24 gennaio raggiungeva Antelat e Sonu; il 25 era a M’sus. Come immediata risposta Auchinleck mosse con un contrattacco su M’sus, ma fu prevenuto da Rommel. Anche la 1a divisione corazzata inglese fu costretta a ritirarsi e il 29 gennaio Rommel entrò in Bengasi, dopo aver sconfitto le truppe indiane. Stava ormai pensando di riconquistare tutta la Cirenaica e alla data del 5 febbraio era nella situazione di poterlo fare. Fu un vero smacco per Churchill il quale aveva ventilato seriamente l’idea di conquistare la Tripolitania, uno smacco aggravato dalla notizia della capitolazione di 100 mila soldati inglesi davanti ai Giapponesi in Singapore. Una grande preoccupazione che tormentava Churchill era la tenuta di Malta, al momento in difficoltà, dopo i fatti di Singapore, di Hong Kong, della Birmania e la decimazione della flotta inglese in Alessandria. Se Malta fosse caduta in mano ai Tedeschi avrebbe aperto loro una importante via per i rifornimenti, con una conseguente minaccia per Tobruk e per Suez; e Rommel si sarebbe trovato a un passo dai giacimenti petroliferi di Iran e Iraq. Non c’era altro da fare se non attaccare da subito e prendere possesso degli aeroporti della Cirenaica settentrionale da cui sarebbe stata garantita la protezione ai convogli per i rifornimenti. Malta era bombardata si può dire quasi quotidianamente dalle flotte aeree italiane e tedesche, per la minaccia che costituiva ai rifornimenti destinati alle truppe nemiche in Libia. Hitler e Mussolini, verso la fine di aprile e metà maggio, avevano deciso di eliminare le difese di Malta scatenando un’operazione offensiva alla quale diedero il nome di “Ercole”. Obiettivi successi, dopo Malta, sarebbero stati la Libia e infine Suez, ma la data ebbe tosto un rinvio al 20 giugno.
Sul continente africano fu l’esercito tedesco a prendere l’iniziativa con un bombardamento furibondo e incursioni aeree sulle linee inglesi il 26 maggio. Quattro divisioni italiane di Fanteria si gettarono rapidamente in direzione dei campi minati che i Genieri si affrettavano a bonificare. Con quell’azione Rommel aveva giocato duro, impegnando tutte le forze rimaste a propria disposizione. Ebbe da subito a che vedersela con la 1a divisione corazzata inglese; lo scontro fu dolorosissimo per entrambe le parti. Si disse che per i Tedeschi vi fu l’errore dovuto a ordini non eseguiti con la correttezza dovuta. Se la 1a divisione corazzata inglese era stata costretta a ritirarsi in direzione nordest, da parte tedesca si accusò la perdita di un terzo abbondante dei mezzi corazzati. La Fanteria italiana era avanzata con un attacco frontale, ma non era riuscita a sfondare la linea britannica, mentre le colonne adibite ai rifornimenti avevano perso i contatti. La divisione italiana Ariete riuscì a saldare gli schieramenti fra la 90a Leggera e il grosso dell’Afrika Korps, mentre la divisione motorizzata Trieste riuscì ad aprire un varco in un campo minato, stabilendo il contatto con la Ariete.
Il 27 maggio nel settore di Bir-Hakeim si svolse uno scontro fra carri armati, preceduto dalla preparazione delle artiglierie. Le sorti non arrisero ai Tedeschi i quali dovettero ritirarsi perdendo mezzi corazzati e lasciando agli avversari numerosi prigionieri. Il 2 giugno la 90a Leggera e la divisione corazzata Trieste tentarono l’accerchiamento di Bir-Hakeim. Di quel tempo la divisione Ariete era schierata lungo il settore di Sidi Muftà-Bir-el-Aslagh. Poco dopo mossero all’attacco ma non trascorse molto tempo che furono costretti a retrocedere, anche per la furiosa resistenza impegnata dai soldati francesi. Intervenne di persona Rommel che decise di inviare un ultimatum a Koenig. Quest’ultimo non inviò risposta alcuna, anzi stimolò ancor più convintamente i propri soldati a resistere. Il 5 giugno fu la volta degli Inglesi che si spinsero all’attacco ma subirono ingenti perdite. Anche i Francesi pagarono cara la propria resistenza, demolita dalle forze italo-tedesche il 10 giugno 1942, al punto che il generale Ritchie dovette ordinare la ritirata, nonostante l’eroica resistenza opposta da Koenig per lunghi quindici giorni.
L’Afrika Korps si stava riprendendo dai danni subiti e il 21 giugno il generale Nehring poteva vantarsi della dotazione di circa 450 carri armati in piena efficienza. Per Auchinleck non ci fu altra risoluzione se non quella di attestare le proprie forze sulla linea Acroma – El Adem – El Gobi allo scopo di prevenire i pericoli di accerchiamento.
Tobruk cade.
Il 21 giugno 1942 alla Casa Bianca pervenne un telegramma che dalle mani di Roosevelt passò tosto in quelle di Churchill. Il testo diceva laconicamente della capitolazione di Tobruk, con la perdita di 25 mila uomini caduti in prigionia. La resa era stata dichiarata nonostante la superiorità numerica dei difensori della città. Rommel aveva preparato il piano di attacco con grande cura: sapeva che per far cadere Tobruk occorreva scatenare un assalto tanto breve quanto violento. Tutto si era mosso a partire dal 16 giugno allorché Rommel aveva dato ordine di iniziare l’assalto ai corpi d’Armata italiani X e XXI. Il compito era stato affidato alle divisioni Sabratha, Trento, Pavia e Brescia. Il giorno 19 giugno l’Afrika Korps e il XX Corpo italiano erano schierati in direzione del fronte sudorientale. La divisione Pavia e quella corazzata Littorio si portarono sul settore El Adem- Sidi Rezegh per sventare eventuali sorprese di attacchi nemici. Rommel intendeva attaccare immediatamente per sfondare sul lato sudoccidentale. Ne incaricò il XXI Corpo italiano. Poi sarebbero partiti l’Afrika Korps e il XX Corpo italiano. Al X Corpo italiano di Fanteria spettava la fase di occupazione e consolidamento. Alla difesa di Tobruk stavano circa 35 mila uomini e il comandante Klopper poteva abbondantemente servirsi di mezzi idonei per neutralizzare gli assalti italo-tedeschi. Il 20 giugno un’ottantina di Stukas e un centinaio di bombardieri presero il volo per gettare i loro ordigni su un fronte di cinque chilometri. Tutto andava secondo le previsioni formulate da Rommel. L’Ariete e la Trieste si buttarono nel varco aperto dai mezzi corazzati dell’Afrika Korps; soltanto il XX Corpo italiano pareva avanzare con una certa lentezza. Dal porto di Tobruk numerose navi inglesi cercavano di raggiungere il largo ma sei di esse furono affondate dai cannoni tedeschi. A un certo punto il generale Klopper dovette ammettere che la sua 8a Armata era stata accerchiata. Il 21 giugno di buon mattino Rommel fece il proprio ingresso in Tobruk conquistata. Caddero in prigionia 6 generali inglesi e circa 33 mila uomini della difesa. Il bottino passato in mano dei conquistatori era enorme, giunto a puntino per risolvere molti dei problemi di rifornimento per gli italo-tedeschi. Con la caduta dei forti di Bardia e di Capuzzo Rommel poteva dire di aver riconquistato l’intera Libia. Per il successo ottenuto da Rommel, Hitler volle consegnargli il prestigioso bastone di maresciallo del Reich. Se ne indispettì alquanto Mussolini il quale, per tutta risposta, promosse di pari grado i generali Cavallero e Bastico. Da parte inglese il generale Ritchie non aveva risposto in modo adatto alle esigenze tattiche e strategiche. Al contrario, Rommel eccelse per arditezza di pensiero, per aver saputo trarre vantaggio anche da situazioni critiche, per la ineguagliabile capacità di dirigere le forze corazzate, per la sua sintesi di pensiero, per la rapidità con la quale abbracciava le decisioni, per il sapere guidare i propri uomini a raggiungere risultati mirabili. Rommel seguiva un principio cardine, quello muoversi sempre in anticipo rispetto all’avversario e di colpirlo nel momento in cui quello non era in grado di reagire secondo necessità. Aveva indubbiamente tratto un bon insegnamento da quanto era occorso agli Inglesi nel momento in cui indugiarono a Tripoli per inviare truppe in Grecia. Il suo pensiero sulla conquista di Malta era turbato dal dubbio che gli Italiani non si fossero sentiti abbastanza preparati per tale impresa.
In Egitto.
Il 23 giugno 1942 i Corpi d’Armata X e XXI portarono l’attacco a nord, nel settore esteso da Sollum a Sidi Omar, nei pressi del confine con l’Egitto. Allorché Auchinleck aveva deciso di ripiegare sino alla linea difensiva di Marsa-Matruk, Rommel, per parte sua, inviò la 90a Leggera e l’Afrika Korps nell’inseguimento degli Inglesi. Non gli restavano che 100 carri armati che il 25 giugno erano in prossimità del campo trincerato di Marsa-Matruk. Auchinleck comandò al 10° Corpo l’occupazione del campo trincerato, alla XXIX brigata indiana l’occupazione della zona centrale del complesso, alla 2a divisione di Fanteria neozelandese la tenuta della parte frontale e a due divisioni corazzate, sotto il comando del generale Gott, il compito di intervenire in caso di necessità. Quando Rommel ordinò l’attacco, la 90a Leggera si gettò in avanti sfondando il centro inglese e prendendo possesso della Via Balbia attraverso la quale l’Afrika Korps si infilò isolando il campo trincerato dal XIII Corpo inglese. Nel campo trincerato il 29 giugno entrarono per primi i Bersaglieri italiani del 7° reggimento. Un formidabile scontro fra carri armati divampò attorno a Bir Kald. Mettendosi male le cose, Auchinleck autorizzò il generale Gott a ripiegare. Rommel, intanto, spinse avanti una colonna fino ad Abd-el-Rahman, poco lungi da El-Alamein. Di lì sarebbe proseguito per raggiungere Alessandria. Rommel sferrò l’attacco il primo di luglio con la 21a Panzerdivision; sfondò la XVIII brigata indiana facendo 2.000 prigionieri e occupando le posizioni strategiche di Deir-el-Shein e di Rouveisat. Il giorno seguente la 90a Leggera el’Afrika Korps riattaccarono in direzione nordest, ma dovettero indietreggiare sotto la minaccia di due brigate corazzate americane. La divisione italiana Ariete si trovò a mal partito in uno scontro con la Fanteria indiana e neozelandese. E il 4 luglio Rommel fermò l’offensiva. L’11 luglio il XXX Corpo d’Armata inglese diede un duro colpo alla Sabratha e lo stesso Afrika Korps subì una serie di gravi perdite.
Il 22 e il 26 luglio Auchinleck riprese con gli attacchi che fallirono, con la perdita di 13 mila uomini. Pungolato da Churchill, Auchinleck avrebbe dovuto attaccare ripetutamente, ma non si sentiva in grado di farlo prima del 15 settembre. Intervenne allora il capo dello Stato Maggiore Imperiale, generale Allan Brooke che il 3 agosto si recò al Cairo per rendersi conto di persona della situazione. Ne ricavò che le truppe non avevano la necessaria fiducia nei loro capi. Seguirono rapidi provvedimenti: Auchinleck fu sostituito da Alexander al comando in capo del Medio Oriente e a Gott venne affidata l’8a Armata, ma avvenne che il 7 agosto Gott venisse abbattuto durante un volo. Il suo posto fu occupato da Montgomery. In quanto ad Auchinleck gli fu offerto il comando in Persia e in Iraq, ma egli rifiutò e si dimise dall’Esercito.
Churchill riteneva che a El-Alamein si dovesse resistere a ogni costo per non lasciare via libera a Rommel verso l’Egitto, perché l’Egitto era per i britannici il punto nevralgico di tutti i fronti, considerato il mondo intero. Il 9 agosto un convoglio di 14 navi aveva superato lo stretto di Gibilterra; era inglese e pertanto due divisioni di incrociatori italiani vi si diressero incontro ma, richiamate, dovettero desistere. Un sottomarino tedesco affondò la portaerei Eagle. L’aviazione italo-tedesca si accanì sull’Indomitable e affondò alcune navi del convoglio. Malgrado tutto, quattro navi raggiunsero il porto della Valletta fra il 13 e il 15 agosto e Malta poté essere rifornita a dovere. La flotta italiana si distinse per aver affondato nove mercantili, due incrociatori e per aver costretto il grosso della scorta a far ritorno a Gibilterra.
Rommel continuava a voler correre: non voleva ritardare l’avanzate come avevano fatto Wavell e Ritchie, per non dare agli Inglesi il tempo di riprendersi. Si era posto come obiettivo immediato la distruzione dell’8a Armata britannica. Schierò il XXI Corpo d’Armata italiano insieme ad alcuni reparti tedeschi per un attacco frontale di diversione. Dall’altra parte del fronte stavano tre divisioni di Fanteria britannica. Più a sud Rommel aveva collocato la divisione di Fanteria Brescia e la divisione Paracadutisti Folgore. In seconda linea stavano le divisioni corazzate Trieste e Bologna. Si preparavano al grande scontro di El-Alamein circa 70 mila fra Italiani e Tedeschi. Gli Inglesi erano forti di 480 carri armati e di 700 bocche da fuoco. Gli italo-tedeschi ne possedevano 530, con 450 cannoni.
Immagine di copertina tratta da SCRIBD.