Il 3 aprile 1941 Wavell, evidentemente preoccupato per l’evolversi della situazione, decideva di sgomberare Bengasi e di chiamare la III brigata indiana motorizzata come rinforzo a Mektili. Il 3 aprile la 2a divisione corazzata, del generale Gambier-Parry, a corto di carburante, inviò la III brigata corazzata a M’sus per fare rifornimento, ma i depositi erano stati incendiati. Rommel continuava a monitorare e assistere da vicino i movimenti delle truppe ai propri ordini; in un caso riuscì a evitare il dirottamente di una colonna italo-tedesca che un miraggio aveva deviato altrove. Arrivò infine l’otto aprile, giorno in cui Rommel emanò l’ordine di attacco che diede come risultato la distruzione di 52 carri armati inglesi e la requisizione di molte tonnellate di materiale, viveri e munizioni, con l’annientamento della III brigata corazzata britannica e la cattura di tre generali: Neame, O’Connor e Gambier-Perry. Nel momento in cui la divisione Brescia prendeva possesso di Derna, la XV brigata Panzer di von Prittwitz si apprestava a circondare Tobruk. L’11 aprile i gruppi tedeschi Wechmar e Knabe erano entrati a Bardia e a Sollum. Soltanto Tobruk resisteva ancora. Rommel aveva conquistato tutta la Cirenaica in soli dodici giorni. Se la città fosse caduta nelle mani di Italiani e Tedeschi avrebbe costituito un’ambita base di partenza per la successiva conquista dell’Egitto. Nei piani di Rommel era la divisione Brescia a doversi muovere da ovest, con il compito di creare una scenografia fatta di rumore, fumo e polvere per ingannare il nemico. L’attacco vero e proprio era invece compito della 5a divisione leggera. Ma il 12 aprile anche alla divisione Brescia pervenne l’ordine di attacco, seguita poco dolo dalla 5a divisione leggera. Le cose, però, non andavano bene come sperato per Rommel: la Fanteria pareva inchiodata al suolo dal fuoco nemico e il contatto fra le unità era stato perso. Rommel si avvide che per garantire buon esito a un assalto definitivo sarebbero occorsi rinforzi di artiglieria e l’apporto di una divisione italiana di Fanteria. D’altra parte era estremamente necessario prendere Tobruk in quanto unico porto agibile in Cirenaica per l’abbondanza di provvigioni fra viveri e materiali. Il 12 aprile Rommel mandò avanti un battaglione di mitraglieri al comando del colonnello Ponath che riuscì ad aprire una breccia attraverso la quale nei due giorni seguenti Rommel fece correre i mezzi corazzati. Rispose l’artiglieria britannica sviluppando un fuoco feroce nel quale incontrò la morte anche il colonnello Ponath. Rommel stava in attesa del momento più propizio per lanciare all’assalto la divisione italiana Ariete. L’assalto non ebbe buon esito: la fanteria fu sopraffatta dallo sbarramento inglese e ne soffrì particolarmente la coesione fra i reparti. Rommel ci provò ancora il giorno successivo lanciando sei carri medi e dodici leggeri della Ariete, fatti facile bersaglio dall’artiglieria nemica e costretti a retrocedere. La Fanteria italiana si stava sbandando e, infine, Rommel dovette rinviare l’attacco. Fu il maggiore Schrappler a testimoniare che gli Italiani erano restii ad avanzare, si disperdevano facilmente ed erano facili alla resa. Per la verità la Fanteria italiana era stata mandata all’attacco contro difese insormontabili e priva dell’appoggio dell’artiglieria e dell’aviazione.
Sul versante opposto era Churchill a rallegrarsi, tanto da ventilare l’idea di un repentino contrattacco. Mentre, a muovere dal 14 aprile, Churchill andava elaborando le direttive per conseguire la vittoria in Libia, il 30 fu Rommel a lanciare un nuovo assalto. La divisione Brescia, ancora, era chiamata ad attirare il grosso delle forze inglesi verso est, mentre l’attacco principale si sarebbe svolto verso sudovest a opera della 15a divisione Panzer, con un’azione diversiva a sudest della 5a divisione leggera. Tuttavia le forze a disposizione di Rommel non erano sufficienti allo scopo e il 2 maggio l’attacco dovette subire una nuova sospensione. Il 5 maggio 1941 si avvicinava a Tobruk una quarantina di mercantili inglesi che trasportavano 96 carri armati d’assalto del modello Mathilda, il più potente fino allora costruito. Il tratto di mare da superare rappresentava continui pericoli per via dei sommergibili tedeschi, della Luftwaffe tedesca e della Marina italiana. L’8 maggio il convoglio fu localizzato dai sistemi di rilevazione tedeschi e una ventina di aerei partirono all’attacco. Un altro pericolo erano le mine, una delle quali spaccò letteralmente in due l’Empire Song, mandato a fondo con il suo carico di 57 nuovi carri armati. Dopo notevoli perdite da una parte e dall’altra il convoglio riuscì finalmente a raggiungere Alessandria l’11 maggio.
Le battaglie per Sollum.
La VII brigata corazzata britannica comandata dal generale Gott il 15 maggio 1942 prese possesso di Forte Capuzzo e di Sidi Azeiz, nel momento stesso in cui la XXII brigata delle Guardie penetrava in Halfaya e in Sollum, ma di fronte ai 70 carri armati tedeschi i 55 mezzi corazzati inglesi furono costretti a ripiegare. Il 26 maggio era la volta del colonnello von Herff e del suo 8° reggimento Panzer a dare l’assalto al passo di Halfaya. Gli inglesi furono circondati e dovettero cedere. Von Herff e Rommel ne approfittarono per erigere fortificazioni attorno a Bardia e a Sollum, mentre da parte italiana fu costruita una deviazione della via Balbia allo scopo di rendere più facili i passaggi dei rifornimenti. Da parte inglese Wavell e Beresford-Peirse si davano da fare per allestire una potente offensiva che a muovere dal 7 giugno attendeva il via da Marsa Matruk. La chiamarono “Ascia di guerra”. Le prime due colonne della falange d’attacco erano al comando del generale Messervy e la terza del generale Creagh; si contavano 200 carri armati e 25 mila uomini. Tutto ebbe inizio il 15 giugno e proseguì con l’avanzata degli Inglesi sino al passo di Halfaya dove gli attaccanti furono fermati dai cannoni tedeschi da 88. Le cose per gli Inglesi prendevano una brutta piega, tanto che venne emanato l’ordine di ritirata e la VII divisione corazzata inglese ripiegò in direzione di Marsa Matruk. La battaglia per Sollum terminava ampiamente a favore degli Italo-Tedeschi. In casa germanica si valutò l’opportunità di rinforzare l’Afrika Korps e gli Italiani, nondimeno, piazzarono le loro divisioni di Fanteria nella zona di Sollum. In ambito britannico vi furono novità: Churchill il 21 giugno decise di rimestare i Comandi in India e in Egitto: in India fu trasferito Wavell che fu sostituito in Egitto da Auchinlech.
Il nuovo comandante supremo del settore stimolava i suoi sottoposti ad accelerare i tempi. Nell’autunno del 1941 aveva ai propri ordini 750 mila uomini, oltre 800 cari armati, un migliaio di aerei, caccia e bombardieri, centinaia di cannoni, decine di migliaia di armi individuali, tonnellate di munizioni, centinaia di mezzi per trasporto, viveri e carburante a non finire. Fino al 22 giugno 1941, data dell’invasione tedesca nell’Unione Sovietica, l’Inghilterra si era trovata sola a fronteggiare i gravi problemi della guerra, dovendo distribuire le proprie forze in Libia, in Egitto, in Grecia, a Creta, in Siria, in Somalia, in Eritrea, in Etiopia e nell’Estremo Oriente. Date le enormi distanze da superare, nell’Africa del Nord fu costruita una linea ferroviaria che collegava Marsa Matruk con Bir Misceifa e fu realizzato un acquedotto per portare l’acqua da Alessandria a Sidi-el-Barrani. L’8a Armata, composta da 120 mila uomini e 700 carri, con l’appoggio di 1.100 aerei, era comandata dal generale Cunningham.
Il 15 novembre all’Afrika Korps pervenivano pochissimi rinforzi; l’organico era sotto di 10 mila uomini e fra le truppe serpeggiava la delusione a causa della mancanza di mezzi adatti ad avanzare. In quanto alla flotta italiana, essa riceveva dai Tedeschi i rifornimenti di carburante, ma anche i Tedeschi non elargivano in concessioni, oberati per altra via dai consumi richiesti sul fronte russo, Successe che, poco per volta, tutti i mercantili veloci italiani furono mandati a picco. Rommel insisteva presso il Comando Supremo italiano per avere una parte dei rifornimenti, ma le sue richieste non venivano soddisfatte.
Sul fronte italiano le cose andavano cambiando: il generale Gariboldi fu costretto a lasciare il Comando superiore delle forze in Africa settentrionale e fu sostituito con il generale Bastico per ordine del quale furono costituite 5 Unità: il Corpo Armato di Manovra con il generale Gambara, composto dalla divisione corazzata Ariete e dalla divisione di Fanteria Trieste; il Panzer Gruppe Afrika con il generale Rommel dal quale dipendevano il Deutsches Afrika Korps e le divisioni di fanteria Pavia, Bologna, Brescia e Trento; il 10° corpo d’Armata italiano del generale Gioda; il 20° corpo d’Armata italiano del generale Vecchiarelli; il Comando superiore dell’aviazione in Libia, del generale Fröhlich, composto da forze italiane e tedesche. Rommel, nominato in luglio generale dei mezzi corazzati, cedeva il comando dell’Afrika Korps al generale Cruewell. Una nuova divisione, la 90a Leggera, annoverava al suo interno la divisione italiana di Fanteria Savona; il suo compito era quello di tenere il fronte egiziano e di investire Tobruk.
Molte navi che trasportavano rifornimenti furono affondate e il vitto, già scarso, lasciava molto a desiderare in qualità. A volte mancavano addirittura le razioni e fu in quell’occasione che i soldati italiani condivisero il proprio rancio con i colleghi tedeschi a corto di viveri. Accadeva anche che Rommel non ottenesse i rinforzi richiesti, né da Roma né da Berlino. E gli Inglesi si industriavano per ottenere la liberazione dall’assedio di Tobruk, per riconquistare la Cirenaica e per penetrare infine in Tripolitania.
Il 17 novembre Churchill trasmise un messaggio al generale Auchinlech: l’indomani l’8a Armata avrebbe dato il via all’offensiva. I 120 mila uomini di Cunningham, coperti da 700 carri armati, si mossero all’attacco cogliendo di sorpresa l’Afrika Korps e rubandole l’iniziativa del primo colpo. Rommel aveva preventivato di attaccare Tobruk alla data del 23 novembre; dispose immediatamente lo scacchiere di combattimento: le divisioni Afrika e Savona sul litorale; quattro divisioni di Fanteria italiane in assedio a Tobruk; la divisione corazzata italiana Ariete a ovest di El Gobi. Sia in terra sia nell’aria Rommel si trova in sottonumero rispetto alle forze inglesi. La divisione Ariete si trovò impegnata in un duro scontro difendendosi accanitamente e riuscendo a impedire l’aggiramento della maggioranza dei carri tedeschi. La battaglia fra truppe corazzate ebbe luogo nei giorni 21 e 22 novembre 1941, con la neutralizzazione di 400 carri armati britannici, ma il giorno 23 le cose volsero a sfavore dei Tedeschi, anche perché il ten. colonnello Westphal, corrente il giorno 25, richiamò la 21a Panzer a Sidi Rezegh per tappare una pericolosa falla. Nelle fila inglesi il 26 novembre il generale Auchinlech sostituì Cunningham con il generale Ritchie. Sull’altro versante dei fatti Rommel non diede peso alle forze britanniche convogliate fra Bir-el-Gobi e Sidi Rezegh; si gettò piuttosto nel tentativo di liberare le guarnigioni di Bardia e Halfaya. Con l’occhio puntato su Tobruk, Rommel fece il punto sulla situazione che non gli consentiva di mantenere il blocco su Tobruk e nello stesso tempo portare avanti la lotta nelle dune del deserto. Prefigurandosi allora un grande scontro definitivo, sottrasse buona parte delle forze che assediavano Tobruk e determinò di portare l’attacco al 5 dicembre.
Una svolta epocale avvenne il 7 dicembre 1941 allorché i Giapponesi sconvolsero le forze di mare americane a Pearl Harbour, cosa che convinse gli Stati Uniti a entrare in guerra. La cosa aveva risonanza pesante anche in Africa, tanto da portare l’Afrika Korps alla ritirata. Il 9 dicembre, in una lettera, Rommel ammetteva di aver dovuto togliere l’assedio a Tobruk a causa delle truppe italiane (l’avrà detto in senso positivo o negativo?) e della protratta stanchezza dei combattenti tedeschi. Ne seguì comunque una ritirata assai difficoltosa, anche a causa della mancanza di veicoli per il trasporto delle truppe italiane. Nel timore di un aggiramento da parte delle formazioni inglesi, Rommel pensò bene di mandare la divisione italiana Afrika ad Agedabia che era stato valutato come il punto più debole di tutto il sistema difensivo. Rommel avanzò anche presso gli Italiani la proposta di un ripiegamento generale sulla linea Mektili-Derna, incontrando la disapprovazione dei generali Bastico e Gambara. Il ripiegamento ebbe comunque luogo, ma su Agedabia, nel momento in cui gli Inglesi, il 24 dicembre, occupavano Bengasi. Il 26 dicembre i resti dell’Afrika Korps e delle forze italiane si ritiravano lungo la Sirte, in direzione di Tripoli. Dal 26 al 29 dicembre divamparono furiosi combattimenti nei pressi di El Gtafia, dopo di che la colonna italo-tedesca raggiunse Marsa-el-Brega; era il 12 gennaio 1942. Ormai anche le riserve di viveri stavano andando alla fine. La situazione quasi disperata portò alla resa di Bardia il 2 gennaio e di Halfaya dove si portava in difesa la divisione italiana di Fanteria Savona affiancata dal battaglione tedesco del maggiore Bach, il giorno 17. Le truppe italiane si erano distinte nel valoroso sacrificio dimostrato, come quello degli 8.855 combattenti sacrificati della sola divisione Savona.
Immagine di copertina tratta da WWII Online.