Siamo in terra d’Etiopia, con l’Esercito italiano inviato per edificare l’Impero. Ecco il battaglione Saluzzo (comandante il magg. Davide Jallà) sbarcare a Massaua il 9 ottobre 1935, forte di 882 Alpini, 42 sottufficiali e 27 ufficiali, mobilitato nella zona di Aigrat, della Piana di Mai Calaminò e, verso il gennaio del 1936, non lontano da Hausien. Ad Aigra, nei pressi di Edagà Hamus, era chiamato a svolgere lavori di costruzione stradale.

Inquadrato nel gruppo Battaglioni Nazionali (tenente col. Bersaglieri Carlo Gotti), il nostro battaglione venne schierato nella zona del passo Dogheà e della piana di Mai Calaminò dove, oltre all’aver effettuato ricognizioni offensive, il 9 gennaio si mosse, sostenuto dai tiri di una batteria, contro trecento carri armati etiopici nella Valle del Ghevà, riuscendo ad averne ragione. Ad Hausien, dove giunse il 22 gennaio, presidiò la difesa esterna del centro abitato costruendo dodici fortini che coprirono un perimetro di 3.500 metri. Agli inizi di febbraio il battaglione Saluzzo si portò nella zona di Quihà e qui, terminando il proprio ruolo all’interno del gruppo Battaglioni Nazionali, venne inquadrato ancora nell’11° reggimento Alpini. Agli inizi di febbraio 1936 il battaglione Saluzzo, primo scaglione dell’11° reggimento Alpini in seno alla divisione Pusteria, occupava le posizioni a sinistra della linea, nei pressi del Monte Adi Marà. In quell’occasione sostenne un violento combattimento che gli consentì di conquistare le posizioni di Ai Gul Negus, ma quel terreno di battaglia era destinato a essere funestamente mandato alla memoria storica del battaglione Saluzzo, perché proprio sui suoi solchi caddero i primi Alpini sacrificati nella campagna 1935-1936. Nello stesso anno 1936, il 12 febbraio, perdeva la vita il caporale saluzzese Mario Mansuino, classe 1914, della 21a compagnia del battaglione Saluzzo, in seguito a ferite riportate nel combattimento svoltosi nei pressi di Ai Gul Negus; per il suo sacrificio veniva decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Il 15 febbraio ritroviamo il Saluzzo impegnato in uno scontro vittorioso contro gli etiopici. Quindi il nostro battaglione raggiungeva, congiuntamente ai battaglioni Intra e Trento, il costone di Enda Micael Gullé dopo aver sgominato agguerriti nuclei di mitragliatrici che resistevano accanitamente dalle loro postazioni. Poco dopo poté approssimarsi, insieme al battaglione Intra, alla zona di Antalò. Di nottetempo fu fatto segno di un’aggressione improvvisa che, tuttavia, fu prontamente neutralizzata. La Pusteria, nei ranghi del I corpo d’Armata, si schierò sulle alture di passo Mecan e qui suddivise il proprio fronte in due settori di cui quello rivolto a ovest era presidiato dai battaglioni Saluzzo e Trento dell’11° Alpini, appoggiati dal gruppo di artiglieria Lanzo.
Il 20 febbraio il corpo d’Armata andava occupando tutta la linea costituita dalle alture dell’Enda Mecconi, tra gli abitati di Gomolò e Aerat. La divisione Pusteria aveva il compito di agire sulla destra del fronte in modo da raggiungere l’Amba e il passo Togorà; dispose dunque due colonne nei giorni 27 e 28 febbraio. Sulla colonna di destra era scaglionato il battaglione Saluzzo, al seguito del battaglione Trento in primo scaglione. Successivamente, nel settore Bohorà-Debri i battaglioni Saluzzo e Trento dell’11° Alpini furono schierati in primo scaglione.
Mentre, ai primi di marzo, l’11° Alpini seguiva il movimento del 7° reggimento per proteggerne il fianco destro, il battaglione Saluzzo veniva impegnato in alcuni scontri a fuoco nella regione di Saeftì.
Un Bargese del battaglione Saluzzo in Africa Orientale
(dalle Memorie scritte rilasciate dal medesimo)

Giuseppe Battista Possetto, classe 31 dicembre 1913, dal 7 aprile del 1934 militò nel battaglione Saluzzo, 23a compagnia. L’8 agosto 1934 fu nominato Alpino Scelto e il 10 settembre 1935 ottenne il grado di caporale contabile.
Ricorda, Beppe Possetto, che il 25 agosto 1935 il battaglione Saluzzo era concentrato ad Ora per essere passato in rassegna da Mussolini il quale annunciava essere stato insignito il battaglione dell’onore di rappresentare le Truppe Alpine per la Campagna d’Africa Orientale. Quell’annuncio era parso, allora, come l’attribuzione di una posizione di particolare prestigio in quanto il Saluzzo sarebbe stato destinato a partire per primo. Il giorno successivo gli Alpini rientrarono a Saluzzo città, nella Caserma “Mario Musso”, per ricevere in consegna l’equipaggiamento, l’armamento e la divisa color caki. Nelle fila del suo battaglione il Possetto s’imbarcò a Napoli, sulla nave Garibaldi, il 29 settembre 1935 per l’Africa Orientale attraverso il Canale di Suez. L’ordine di traversata era quello di tenere sempre il salvagente a portata di mano e le scarpe slacciate per un eventuale salvataggio in mare in caso di attacco nemico.
Giuseppe Possetto, insignito più tardi negli anni del titolo di Cavaliere, rammenta l’inizio del conflitto in terra d’oltremare, il 15 ottobre 1935. Il Saluzzo era sbarcato a Massaua il 9 ottobre, poi si era diretto a Decamerè; di qui al deserto di Macallè, inquadrato nella div. Pusteria con i battaglioni Intra, Feltre e il 4° Artiglieria da montagna. Il 2 febbraio 1936 veniva inviato in rinforzo alla div. 28 Ottobre delle Camicie nere, in parte annientata dagli Abissini. I combattimenti di Amba Aradam erano stati particolarmente cruenti, effettuati con assalti all’arma bianca. Beppe Possetto rivedeva ancora la scena da tregenda in cui gli Alpini avanzavano di notte, al buio, inciampando nei cadaveri e combattendo corpo a corpo, esaurite le cartucce, contro i ribelli che li aggredivano con le scimitarre sguainate. Il 12 febbraio il battaglione raggiungeva il deserto di Dessiè, ma veniva decimato da influenze di tifo e di malaria.
Ricorda, l’Alpino Possetto, gli scontri feroci che si susseguirono per tre giorni nella località di Mai Ceu tristemente famosa per le migliaia di morti che vi si riversarono. Il 28 maggio gli Alpini del Saluzzo lasciavano Mai Ceu e, attraverso l’Amba Alagi, puntarono verso Addis Abeba annientando nel frattempo un attacco sferrato dai ribelli abissini. Poterono così entrare vittoriosi in Addis Abeba il 6 giugno.
Il 20 giugno il battaglione si portò sui confini con il Kenia: la 23a compagnia a Gheddò, la 22a a Gudela, la 21a e l’80a a Guda. La paura era sempre di scena, perché gli Abissini attaccavano soprattutto di notte facendo irruzione negli attendamenti del Saluzzo. Allora si fortificò l’accampamento con la vigilanza di sentinelle accoppiate per tutte le ventiquattr’ore del giorno. A titolo di avvisaglia gli Alpini gettavano scatolette metalliche, dopo averne consumato il contenuto, nei campi circostanti, probabili strumenti di allarme, e dormivano in tenda, lo zaino per cuscino, questo per due anni ininterrotti, vestiti e calzati. Ci si mettevano pure certi animali notturni che, attirati dall’odore delle vivande, si avvicinavano alle tende. Buio pesto e terrore incombente facevano allora mettere mano ai fucili per far fuoco contro un pericolo invisibile. Non si parlava di giacigli confortevoli, mentre si stava sempre in balìa di altri attacchi: insetti, pidocchi, pulci, zanzare, infezioni e malaria. Il Possetto ricorda le maledette infestazioni di questi insetti, tanto che le pulci, penetrate talvolta sotto le unghie, provocavano un dolore acutissimo, tale da costringere i colpiti a strappare pezzi di unghia. Disinfettanti e medicine non ce n’erano e anche per questo molti Alpini persero la vita.
Gli Alpini, che non stanno mai senza cercare di migliorare il loro stato di sopravvivenza, costruirono forni per confezionare pane, poiché erano ormai sei mesi che non ne vedevano ed erano costretti ad alimentarsi con le gallette in dotazione e una sorta di minestra fatta con patate e piselli in scatola.
Il 20 marzo del 1937 da Gheddò il battaglione si trasferì a Massaua, autotrasportato lungo la pista, 1.200 chilometri, che all’andata gli Alpini avevano percorso a piedi per la durata di un intero anno. Il 25 marzo s’imbarcò a Massaua sulla nave Principe che per otto giorni fu in balìa di burrasche sul Mar Rosso. Finalmente lo sbarco a Napoli il 3 aprile e, due giorni dopo, il rientro a Saluzzo.
Il cav. Possetto ricorda essere stato richiamato il 1° settembre 1939 ed aver percorso i fronti di guerra sulle Alpi Occidentali nel 1940. Fu in Montenegro nel 1941, poi prigioniero dal 12 settembre 1943, deportato ad Amnestin in Pomerania, a Stargar, a Tessen nei pressi di Berlino a incipiente 1944. Ricorda le varie peripezie attraversate tra Cracovia e un ospedale di Vienna, sino al rimpatrio avvenuto a Bolzano il 21 giugno 1945 per portare a casa il meritato grado di sergente di contabilità.