La Chiesa tradita: chi, come, dove, quando? (Parte I di 3)

(dalla lettura di Antonio Caponnetto, La Iglesia traicionada, Ed. Detente, Buenos Aires 2010)

Introduzione: Che cosa succede ai vertici della Chiesa cattolica?

Già dall’Introduzione al libro di Caponnetto si leggono declamazioni da far rizzare i capelli. Chi si aspetterebbe che qualcuno muovesse a lanciare critiche così pesanti al Santo Padre? Eppure nel lavoro citato c’è chi va a mettere a nudo quello che è stato denominato come il vero volto di Sua Santità, una realtà che nessuno si aspetterebbe e alla quale è molto difficile dare credito. Il contenuto descrittivo mi ha incuriosito al punto da spingermi ad andare a fondo della questione. Poiché si va parlando di una pubblicazione accessibile a tutti, ne riferirò alcuni tratti, non già per mettere in cattiva luce l’indiziato ossia Papa Francesco, ma piuttosto per valutare quanto di vero o quanto di giustapposto si può rinvenire nelle critiche mossegli da una certa corrente religioso-culturale.

(Immagine tratta da Wikipedia)

Papa Bergoglio viene definito pastore infedele alla Chiesa cattolica, antitestimonio attivo della Regalità di Gesù Cristo, legato direttamente a una multinazionale sionista, la Fondazione Raoul Wallenberg, dalla quale fu insignito di una onorificenza il 30 marzo 2004. Con una grottesca umiltà di facciata e un adombrato e vergognoso giudaismo, si dice, Bergoglio esprime valutazione e lode nei confronti dei nemici della Chiesa, dimenticando tutte le vessazioni e tutto l’immenso danno da loro inflitto, nel passato e attualmente, alla Sposa di Cristo. Nella pubblicazione sopra citata Bergoglio viene definito nemico dichiarato della verità.

Ci fu chi percepì in Bergoglio i segni di un lento cambiamento verso posizioni molto più politiche che spirituali. Ci fu chi sostenne che Bergoglio sia giunto al punto di nascondere una collezione libraria di famiglia che comprendeva opere di autori marxisti.

Nel mese di maggio 2010 Benedetto XVI, durante il viaggio in Portogallo, disse che “la grande persecuzione inflitta alla Chiesa non è opera dei suoi nemici esterni, ma prende origine dai peccati al suo interno”.

Accennando a Mons. Maccarone, colpevole di sodomia, sacrilegio, scandalo, la reazione dell’Episcopato argentino, con il Card. Bergoglio in testa, è stata tanto fuorviante quanto impropria, tanto esasperante come pusillanime, risolvendosi praticamente in una triste complicità con il pastore traditore. Giri di parole e sotterfugi in abbondanza si sostituirono al parlare schietto che la situazione esigeva. Eufemistiche minimizzazioni dell’orrendo peccato prevalsero sulla indispensabile riprovazione morale. Elogi, ponderazioni e unanimi encomi al lavoro del traviato personaggio si sovrapposero al legittimo richiamo disciplinare. Perdono, discolpa e comprensione umana fino alla nausea allontanarono qualsiasi parola di ammonimento, quando si sa che nel vigente Codice di Diritto Canonico il titolo 1387 prevede fino all’espulsione dallo stato clericale per un religioso che abbia peccato contro il sesto Comandamento, perché le mani profanate del peccatore non abbiano mai più a prendere l’Ostia consacrata. Ma nulla di ciò avverrà nel caso descritto, come nulla di ciò si verificò in situazioni analoghe o più gravi ancora.

Si dice che Bergoglio il trascorso 10 agosto, riferendosi a cattolici, ebrei e musulmani, senza che uno solo dei suoi pari o subalterni si fosse mosso a correggerlo o per lo meno a supplicargli di correggere quanto affermato, abbia affermato che “adoriamo lo stesso Dio”.  

L’autore, ancora, fa riferimento a quei “figli ribelli che sorsero in Israele (1 Maccabei, 11, 15) e che, per essere “moderni”, patteggiarono con tutto: resero culto al pluralismo della convivenza”.

Se le relazioni del Card. Bergoglio, tanto con l’ebraismo quanto con il sionismo sono concrete ed esplicite, non sembrano – per lo meno fino a oggi – tanto evidenti i suoi legami con la massoneria, ma il suo silenzio di fronte a tanto evidenti manifestazioni affini alla massoneria e al marxismo si pone in piena evidenza con le sue personali convinzioni. La malizia massonica, la mafia mondiale, l’ideologia rivoluzionaria, la plutocrazia avida e astuta, come i pastori trasformati in lupi, sono la prova palpabile dell’odio a Cristo, alla sua Santissima Madre e alla Argentina cattolica. Bergoglio per primo, con il seguito di molti prelati in odore di eresia, è dichiarato docile collaboratore della Rivoluzione Mondiale Anticristiana.

Non è possibile l’unità degli opposti e lo stare insieme ai nemici della Croce. La condanna categorica della massoneria è accertata, firmata in almeno due occasioni da Benedetto XVI, allora Card. Ratzinger, quando il 17 febbraio 1981 e il 26 novembre 1983 la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede di cui era Prefetto ratificò non solo l’incompatibilità fra cattolicesimo e massoneria, ma anche la pena di scomunica prevista per chi avesse aderito alla loggia in parola.

L’autore della tesi di cui vado parlando fa cenno alla “menzogna giudaica dell’olocausto”, all’impostura ufficiale intesa a glorificare i guerriglieri marxisti che dichiararono la Guerra Rivoluzionaria all’Argentina con il sostegno internazionale di vari Stati terroristi, dal cubano al sovietico, e che ha ricevuto lo scorso Martedì Santo una nuova benedizione del Card. Bergoglio, il Martedì Santo, per completare la profanazione.

“Quando la terra si prepara per il rito funebre e il cielo per la gloria”, il Cardinale e i suoi accoliti celebrano la memoria di coloro che aderirono all’ateismo. Chiamandoli “martiri”, il Cardinale li annovera fra i degni di essere beatificati e persino canonizzati, proprio coloro che erano militanti attivi nelle bande terroristiche, traditori consumati di Cristo e della Chiesa. Compagni di viaggio, affiliati e complici degli innumerevoli crimini commessi dai rossi.

Mons. Bergoglio, è scritto, compra l’intero progetto della cultura moderna e rivoluzionaria, dimenticando il passato, negando la discriminazione e promuovendo il pluralismo, la diversità e la convivenza degli opposti. Chiunque si professi cattolico ha proposto, promulgato, appoggiato o votato la legge del “matrimonio omosessuale” deve essere scomunicato. Il mondo intero deve realizzare che non si può profanare impunemente la Chiesa. In materia di scomunica e di allontanamento dovrebbe essere il Primo Cardinale (ossia Bergoglio, all’epoca cardinale) a prendere le mosse, con tutte le sue forze. In modo deplorevole non sembra che questo accada. È cosa giusta che la Chiesa contribuisca a modificare le immagini false e inaccettabili che le si attribuiscono, specialmente nei settori che, per ignoranza o per mala fede, alcuni movimenti di opinione si compiacciono nell’identificarla con l’oscurantismo e l’intolleranza. Antonio Caponnetto affronta le vicende occorse negli angoli oscuri della vita ecclesiastica: si può far pesare sulla coscienza attuale una “colpa” dipendente da fenomeni storici irripetibili, come le Crociate o l’Inquisizione? Non è troppo semplice giudicare i protagonisti del passato con la consapevolezza del nostro tempo, come fanno gli scribi e i farisei secondo Matteo (23, 29-32)? (“Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che fabbricate sepolcri ai profeti e abbellite le tombe dei giusti, dicendo: Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel sangue dei profeti. Così voi attestate contro voi stessi di essere discendenti di coloro che uccisero i profeti. E voi colmate la misura dei padri vostri”).

Da “Memoria e Riconciliazione”:

Afferma ancora Caponnetto: Di fronte a quella che era la situazione storica e culturale di quei tempi non si può fare sicuro affidamento sulle immagini del passato trasmesse per mezzo dell’opinione pubblica, dal momento che le si vede sotto la pressione di una emotività passionale tale da impedire una diagnosi serena e obiettiva. La storia delle religioni (qui si esclude la cattolica) è rivestita di intolleranza, di superstizione, di connivenza con poteri ingiusti, con la negazione della dignità e della libertà di coscienza. La richiesta di perdono (per la Chiesa) non va interpretata come la negazione della sua storia bimillenaria, sicuramente ricca sul terreno della carità, della cultura e della santità. È opportuno tenere conto, nel riconoscere le colpe passate e nel considerare i riferimenti attuali che meglio se ne potrebbero fare carico, della distinzione fra magistero e autorità della Chiesa. Non ogni atto di autorità ha valore di magistero, per cui un comportamento contrario al Vangelo, esibito da una o più persone rivestite di autorità, non comporta alcun atto riparativo del magistero.

(Immagine tratta da Wikipedia)

Almeno i cattolici devono sapere ancora che è falso che la Chiesa abbia chiesto perdono al mondo e ai propri avversari, ma non a Dio; che abbia rinunciato al proprio passato di gloria e di trionfo della Fede; che abbia disconosciuto i propri santi e i propri eroi; che abbia accettato le menzogne storiche elaborate dai suoi diffamatori e detrattori; che abbia lasciato spazio alle argomentazioni massoniche che le attribuiscono doti di oscurantismo e di inumanità, che abbia condannato le Crociate, l’Inquisizione, l’Evangelizzazione e la Conquista dell’America; che abbia scordato ogni riferimento alle persecuzioni che la colpirono e la colpiscono, e i gravissimi errori commessi dagli ateismi e da altre religioni. È falso che questo mea culpa venga interpretato come un nuovo dogma, una soluzione cattedratica o una ritrattazione del Magistero. È anche falso che ogni parola o comportamento di un’autorità di chiesa debba essere presa a esempio, comprese le parole e gli atti di chi interpreta e applica tale richiesta di perdono. Tutto questo e molto più è falso, ma è stato diffuso dai mezzi di informazione, da certe cattedre secolari o religiose e dalle fonti dell’intelligenza senza almeno affidarsi a un minimo correttivo del rimettersi alle fonti.

Ci preoccupa – prosegue Antonio Caponnetto – il fatto che si chieda perdono quando non si è coscienti della colpa. La Chiesa, per esempio, non è colpevole della divisione dei cristiani causata dall’eresia protestante. Non è colpevole degli scismi. Non ha colpa della deriva in cui va a perdersi il paganesimo, come la schiavitù e la sottomissione delle donne; né dei crimini del capitalismo, come l’abbandono dei poveri e il disprezzo per gli emarginati; né delle aberrazioni del materialismo, come la soppressione dei feti; né dei soprusi dell’imperialismo, del neopaganesimo e del sionismo, come la persecuzione verso razze ed etnie, né delle atrocità del marxismo, come le guerre genocide. Non solo la Chiesa non è colpevole, ma è persino vittima, soprattutto perché si oppone sistematicamente con la propria testimonianza a peccati così gravi.

Ci preoccupa che – insiste Caponnetto – dopo le discolpe per presunti errori nei confronti di altre culture e fedi si possa giustificare la barbarie, il tribalismo e l’idolatria, cedendo a un relativismo culturale, etico e religioso che considera fuori luogo qualsiasi iniziativa apostolica o sminuisce del tutto il fervore missionario o l’esigenza di chiamare alla conversione o che disconosca i grandi movimenti storici di evangelizzazione, le gesta dei suoi testimoni, le storie di martirio dei suoi santi guerrieri…

Ci preoccupa che la violenza possa farsi cosa unica con la negazione del Vangelo; quando è un dato di fatto che, sia dalle fonti vetero sia da quelle neotestamentarie, emerge la legittimità di una roccaforte armata al servizio della Verità disarmata. Fuori della Chiesa non c’è salvezza e, se qualcuno si salva, si salva stando all’interno della Chiesa…

Ci preoccupa che non si tenga conto della discutibile questione della shoah, molto più affine alla propaganda politica del dopoguerra che alla verità storica, e molto più vicina anche all’agitazione proselitista della sinistra che alla realtà dell’accaduto…

Ci preoccupa che nella condanna del nazionalsocialismo prevalgano quei pregiudizi dell’opinione pubblica ai quali si allude con buon senso in relazione ad altri fatti del passato. Ci preoccupa che quella indiscutibile condanna del nazionalsocialismo non venga messa a confronto con un’altra analoga, l’intrinseca perversione comunista responsabile della morte di cento milioni di cristiani o le annesse azioni terroristiche o la giustificazione della tortura sostenuta dallo Stato d’Israele. Che non possano essere perdonati quei giudei che furono i principali ideologi o esecutori del marxismo, e quei cattolici macchiatisi di complicità e collaborazione con i comunisti. Nessuna discolpa venga accordata ai battezzati fattisi compagni di percorso con la guerriglia rossa, responsabile di tante morti e desolazioni; quando una parte sostanziale e dolente della Chiesa è la storia degli agguati tesi dagli ebrei contro di Lei; quando una documentazione seria offre le prove di numerosi casi di cattolici vittime di crimini perpetrati dai giudei, tali di per sé o per odio alla Fede di Gesù Cristo, e quando è un dato di fatto, noto a tutti, il disprezzo ostile e la volgare aggressione di una certa gerarchia giudea nei confronti del santo Padre, della sua umile richiesta di perdono e verso lo sforzo del suo viaggio apostolico nel cuore d’Israele.

Caponnetto continua estraendo dalla faretra una serie quasi interminabile di strali, a difesa protratta della Chiesa cattolica e a condanna delle correnti giudaiche e della sinistra politica. Così esprime le proprie valutazioni ed esortazioni:

Sarebbe stato opportuno parlare del processo di autodemolizione al quale si riferisce, denunciandolo, Paolo VI. Sarebbe stato opportuno chiedere perdono per la desacralizzazione della liturgia, per la profanazione di tante celebrazioni eucaristiche, per la devalorizzazione dei Testi Sacri, per la falsificazione della catechesi, per l’adulterazione della dogmatica… Perdono per le cerimonie interreligiose o pluriconfessionali nelle quali il Vicario di Cristo viene reso simile ai promotori delle false credenze, e il Dio Uno e Trino con i profeti troppo umani dei culti antichi o moderni.

Sarebbe stato opportuno chiedere perdono per i pastori timorosi, complici del liberalismo e del comunismo, per i  preti guerriglieri e agitatori terzomondisti, per i vescovi che confondono i propri fedeli con parole e fatti degni dei nemici della Chiesa; per tutti coloro che incorsero negli errori filosofici del secolo e si scordarono della filosofia perenne; per gli innovatori che finiscono per associarsi attivamente con la Rivoluzione; per coloro che definirono con il termine innovazione l’apostasia e tradirono consapevolmente la Tradizione. Perdono per le diserzioni in nome dell’antitrionfalismo, per il temporalismo, l’attivismo e la malsana secolarizzazione. Perdono per non aver predicato in modo chiaro e convincente la Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Cattolici penitenti e in preghiera, vestiti di saio come pellegrini pentiti e supplici; ma anche, nella stessa misura, cattolici militanti, ripieni di lucidità e di coraggio, con l’armatura dei cavalieri vittoriosi, certi del fatto che Cristo torna, che Cristo Vince, che Cristo Regna e Impera. E che allora, come affermò San Paolo, “nessuno sarà incoronato se non avrà valorosamente combattuto”.

Mentre scrivo mi si affaccia alla mente un’ipotesi: e se qualcuno mi domandasse “Ma tu che cosa ne pensi?”. Vero anche questo e, allora, ne farò motivo di analisi e di contemporanea risposta nelle prossime due puntate.

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