Dalla Normandia a Berlino – Il secondo flagello planetario – Parte 4 di 4

Verso Parigi.

Chiusa la sacca di Falaise e inferto un colpo mortale alla 7a Armata germanica, inizia il cambio dei fanti americani in sostituzione dei francesi. 

La grande ambizione di Leclerc era quella di entrare per primo in Parigi e nel minor tempo possibile. Il generale von Choltitz, comandante in capo dell’occupazione della città, già subodorava odore di rivolta, ma era chiamato a tenere senza cedimenti la capitale in mano tedesca. Tuttavia cominciavano a farsi vivi, in ogni angolo, formazioni partigiane armate. Von Choltitz ordinò, il 19 agosto 1944, l’attacco alla Prefettura di Polizia che riteneva occupata da terroristi, e anche di riprendere possesso del Municipio di Neuilly.

Il giorno di domenica 20 agosto il generale Leclerc era al corrente dei sollevamenti in Parigi. Quando lo seppe anche Hitler, la sua furia si sollevò, con la risoluzione di distruggere la capitale. Sennonché von Choltitz riuscì a sventare il piano del suo superiore.

Il 9 agosto gli Alleati raggiungevano Château-Gontier e poi Le Mans, spingendosi fino ad Alençon e Carrouges, con una conversione fra le divisioni 2a corazzata, 79a fanteria e 5a corazzata americana. Il 10 agosto Leclerc ordinava recisamente di sfondare e di farlo con rapidità, per avanzare il più possibile. Il risultato fu che la sera del 10 agosto la 9a Panzer già era indietreggiata di sette-otto chilometri. L’11 agosto l’offensiva americana progrediva, con la presa di Chérence-le-Roussel e di Périers-en-Beauficel. La 2a divisione corazzata aveva percorso 20 chilometri raggiungendo Champfleur. Il 12 agosto, a sud di Mortain, gli Americani liberarono Bonvent, puntando quindi su Sourdeval. Trovarono Barenton sgombra e proseguirono riprendendo Saint-Barthélemy e la viabile che da Mortain conduce a Chérence-le-Roussel, sino a Vergeons e Brouains. Con i progressi della 5a divisione corazzata americana si puntò all’obiettivo di Argentan, mentre i Francesi ambivano raggiungere Écouché.

La foresta di Écouves si era trasformata in una grande trappola, circondata da ogni parte, il 12 agosto, con colonne di autoblindo, di Sherman, di semicingolati. La possente colonna di Leclerc poteva avanzare verso Parigi, partendo da due basi di partenza: Rambouillet e Arpajon. Da parte tedesca, in Parigi, von Choltitz era intenzionato a capitolare senza ingaggiare combattimenti, ma questi ebbero inizio il 24 agosto. Le prime forze alleate giunsero nel pomeriggio a Villacoublay. Si verificò un primo assalto verso la prigione di Fresnes, con il capitano Dupont alla testa dei suoi fanti: lascerà la vita in quell’attacco che occupò tutta la giornata. Al termine della battaglia un carro armato si spinse contro la prigione, guidato da un soldato già prigioniero dei Tedeschi a Fresnes; si spinse nei cortili facendo scempio di tutto ciò che incontrava.

Il colonnello Billotte si impadronì dell’hotel Meurice dove dimorava von Choltitz il quale, intenzionato ad arrendersi, apparve dietro il colonnello Billotte, e firmò l’atto di capitolazione.

Il Comando Superiore Alleato vedeva sempre Eisenhower come capo supremo. Alle sue dipendenze: Montgomery con il XXI Gruppo di Armate formato dalla 2a Armata di Dempsey e dalla 1a Armata del tenete generale Crear; da parte americana il generale Bradley che aveva ai suoi ordini Patton con la 3a Armata e Hodges con la 1a. Ogni Armata era appoggiata dall’Aviazione: per gli Inglesi il maresciallo dell’Aria Cunningham; per gli Americani della 9a Air Force il maggiore generale Hogt S. Vandenberg. Gli Inglesi tenevano il fronte dalla foce della Senna a Mantes-Gassicourt. La 1a Armata americana da Mantes a Melun. La 3a Armata americana da Melun a Troyes. 

Sul piano strategico Churchill avrebbe appoggiato lo sbarco anche in Italia per poi passare dai Balcani (cosa che non piaceva molto a Stalin) e puntare su Berlino. Ma Overlord era sempre considerato lo sbarco al quale dare la priorità. Nel corso della conferenza del 10 settembre Montgomery espose il proprio piano: invece di fare avanzare le 40 divisioni a disposizione su un fronte largo e sottile, di difficile rifornimento, fermare l’ala destra sulla Mosa, consumando così meno uomini, meno mezzi e meno carburante, per lanciare il resto verso il nord della Francia, verso il Belgio e l’Olanda per prendere Anversa nella Ruhr che significava il 50% del carbone e il 50% dell’acciaio tedeschi. Poiché la Ruhr era protetta dalla linea Sigfrido, occorreva aggirarla da nord e sfondarla da sud.

Eisenhower obiettò che sarebbe stata adottata la strategia del largo fronte, con gli Inglesi che all’ala sinistra avrebbero raggiunto Anversa. Alla 1a Armata americana il compito di prendere Coblenza; alla 3a Armata di impadronirsi della Saar sino a Francoforte, Mannheim, Carlsruhe lungo il Reno, tenendo conto delle riserve ancora in possesso dei Tedeschi. Dal Reno gli Alleati avrebbero sferrato il colpo finale. Il 29 agosto erano dirette a nordest le divisioni 2a corazzata, 7a corazzata, la corazzata della Guardia che avrebbero dovuto tenere a bada la 15a Armata tedesca. 

Il 31 agosto la 2a divisione raggiunse Amiens. Il 1° settembre caddero Dieppe, Arras, Douai, Tournai. Il 3 settembre i carri armati della Guardia entravano in Belgio dirigendosi verso Bruxelles. Il giorno seguente era la 2a divisione corazzata a entrare in Anversa. La 1a Armata americana penetrò nelle Ardenne, su una linea generale Bruxelles-Sedan, mentre avanzava anche la 3a Armata di Patton. 

La conquista di Arnhem

Gli Alleati stavano oltrepassando la Senna e, nel tempo stesso, i Tedeschi tentavano un’opposizione con la ricostituzione di un nuovo fronte. Si trattava di resistere sul luogo. Il 4 settembre Hitler aveva affidato al generale von Rundstedt il comando in capo delle Armate dell’ovest. Il Gruppo di Armate B veniva dato a Model, in tutto 130 mila uomini. Si formarono 6 reggimenti di paracadutisti al comando del generale Kurt Student. Si utilizzarono a difesa un buon numero di corsi d’acqua che, con la linea Sigfrido, facevano da ostacolo all’avanzata degli Alleati. Mntgomery pensò di superare i corsi d’acqua con truppe aviotrasportate. Era l’operazione “Market-Garden” che prevedeva il lancio di paracadutisti fino ad Arnhem. Alla 2a Armata era richiesto lo sfondamento di un fronte piuttosto ristretto.

Il 17 settembre 1944 iniziò a sparare l’artiglieria. Ben 816 bombardieri si diressero verso nordest e altri 84 attaccarono nella zona tra Arnhem e Nimega, nei dintorni della linea Sigfrido. Entrarono in azione oltre mille caccia e caccia bombardieri. Dei paracadutisti atterrarono senza intoppi i reggimenti 501, 503 e 506 della 101a divisione. Il 17 settembre due battaglioni scesero in direzione di Son e se ne impadronirono. Conquistata anche Heumen, i reggimenti 504° e 505° si congiunsero conquistando Mook e puntando verso Nimega. Conquistata Groesbeek, il 508° reggimento diresse verso nordest fino a pervenire nei sobborghi di Nimega. Il giorno 19 arrivarono anche i mezzi corazzati e dalla sera del 17 settembre si realizzò lo sfondamento, mentre i carri Sherman raggiunsero Valkenswaard e Aalst, attraversarono Eindhoven e si diressero verso Son. Venne presa Den Brink a soli due chilometri dal ponte di Arnhem. Iniziarono gli scontri, durissimi e sanguinosi, nelle strade prospicienti alla testa di ponte di Arnhem. Poco dopo arrivò una seconda ondata di alianti. I Tedeschi, valutata l’importanza del ponte di Arnhem, opposero una forte resistenza.

Il generale Urquhart decise di organizzare la piazza a ovest di Arnhem, in un sobborgo di nome Hartenstein radunandovi tutta l’artiglieria rimasta. Ma le cose si mettevano male per gli Alleati al ponte di Arnhem per via della scarsità delle munizioni e per il gran numero di caduti e feriti. A impedire i movimenti stavano le SS all’estremità sud del ponte. Terminate le munizioni, gli assalitori e il loro comandante, tenente colonnello Frost, furono costretti alla resa. 

Il 20 settembre 1944 il generale di divisione Horrochs, a capo delle truppe britanniche all’attacco su Arnhem, indirizzò i mezzi corazzati verso la riva del Neder Rijn. Vennero lanciati paracadutisti polacchi su Elst e su Driel, che poi raggiunsero la riva del fiume. Il giorno 22 Horrocks mise in moto la 43a divisione britannica per inviare rinforzi a Urquhart, ma un contrattacco tedesco aveva tagliato lo stretto corridoio utilizzato da mezzi corazzati britannici. Il 24 furono 250 a tentare l’attraversamento del corso tumultuoso del Neder Rijn, riuscendovi solo in parte. Partiti i colpi di artiglieria della 2a Armata si Arnhem, i paracadutisti iniziarono a muoversi verso il fiume e più di mille tedeschi iniziarono a fuggire, ma gli Alleati avevano perso novemila uomini soltanto per la conquista di un ponte. La reazione delle forze germaniche fu forte anche a Nimega e a Eindhoven dove si era svolto l’attacco delle truppe aviotrasportate americane. In tutto le perdite per i Tedeschi furono di 70 mila uomini, ma Model era riuscito a riportare una notevole vittoria difensiva.

Verso Strasburgo

Nel novembre 1944 il generale Leclerc con la sua divisione corazzata aveva liberato Parigi e fatto retrocedere i Tedeschi sino ai Vosgi, preparandosi a sfondare la barriera apprestata dal generale Bruhn. Il carro armato Uskub della 2a divisine corazzata francese entrò in Badonviller aprendo un varco nella linea di difesa tedesca dei Vosgi, detta “Vogesenstellung” e in una seconda chiamata “Vor Vogesenstellung”. Il gruppo corazzato del maggiore Morel-Deville aveva sviluppato un’incursione fra le due linee facendo ripiegare i Tedeschi di Saint-Maurice verso Badonviller. I Vosgi erano diventati il centro del fronte alleato. Nella regione di Nancy un contingente di 250 mila Alleati aveva attaccato le linee tedesche su un fronte di 50 chilometri. Von Manteuffel, da parte tedesca, non disponeva che di 85 mila uomini e appena 70 carri armati; aveva però predisposto una serie di linee difensive successive che riuscirono ad assorbire l’assalto degli Americani. Aveva ottenuto una chiara vittoria difensiva, anche grazie al terreno imbevuto dalla pioggia e dal fango che impedivano ai carri armati di manovrare.

Il generale Leclerc si trovava a Cirey, alle falde dei Vosgi, tra le due linee difensive tedesche. Il 19 novembre 1944 i carri armati di Massu puntavano verso il colle di Dabo, trovandosi tra le divisioni tedesche 708a e 553a e dovendo oltrepassare la Sarre il mattino del 20 novembre. Chiese pertanto l’intervento dell’artiglieria che azionò le proprie bocche da fuoco, con il seguito dell’assalto e dell’avanzata dei carri Sherman, mettendo quindi in fuga i Tedeschi. Massu riuscì così a valicare il colle di Dabo e a scendere dai Vosgi dalla parte alsaziana in vista di Strasburgo che venne ravvicinata il giorno 22. La 2a divisione corazzata mosse verso occidente percorrendo il canalone della Saverne in direzione di Phalsbourg. Il generale tedesco Bruhn cadde in prigionia degli Alleati. Poi la divisione lasciò la città conquistata di Phalsbourg agli Americani e mosse verso Strasburgo. 

Il momento di Anversa

Il movimento iniziò con il tuono di 300 bocche da fuoco nei tiri di preparazione in vista dello sbarco su Walcheren. Entrarono in azione commandos perfettamente addestrati: dovevano sbarcare a Ostenda che era stata liberata da poco. Da Ostenda, in camion, fino all’abitato di Breskens. 

Montgomery voleva avere in mano al più presto il porto di Anversa. Una flottiglia di piccoli natanti, gli LCA, si stava avvicinando al Mulino d’Orange. A riva, fu l’imbarcazione del capitano Rewcastle e raggiungere la terraferma. I Francesi si apprestavano all’attacco, guidati dal capitano di corvetta Philippe Kieffer, ma vennero accolti dai colpi di un cannoncino da 20 mm e dalle mitragliatrici pesanti; gli uomini del commando riuscirono tuttavia ad accerchiare una postazione tedesca i cui occupanti si arresero. Anche l’attacco a Flessingue, diretto dal capitano di corvetta Kieffer, ebbe esito positivo. I contrattacchi sviluppati dai tedeschi non risolsero la situazione; l’avanzata dei commandos fu un successo. Su un fortino di pervicace difesa si accanirono i “Typhoons” britannici con un bombardamento distruttivo. I commandos proseguirono nella loro corsa fortunata e conquistarono tutta l’isola di Walcheren, con la resa tedesca annunciata l’8 novembre. A quella data gli Alleati detenevano la lunga scriscia di terreno che nell’isola di Walcheren procede da Flessingue a Westkapelle e da Westkapelle a Domburg. Anche l’abitato di Vrouwenpolder si arrese. Una volta bonificata dalle mine la rada che corre da Walcheren a Breskens, la strada per Anversa fu libera. 

Sotto l’aspetto militare le Ardenne si presentavano come il settore più sguarnito e più calmo di tutto il fronte alleato. Erano state impegnate solo 5 divisioni su 150 chilometri di fronte. Le dighe erano sotto il controllo dei Tedeschi i quali erano in grado di inondare ampie aree rendendole impraticabili alle truppe americane. In un mese Hodges con la sua 1a Armata era avanzato di appena una trentina di chilometri, ma la grossa difficoltà era il freddo intenso. Eisenhower per parte sua era consapevole che il fronte delle Ardenne fosse debole.

Nella conferenza del 12 dicembre 1944 si erano confrontati i responsabili dell’operazione “Guardia al Reno”. Il generale von Rundstedt esprimeva disprezzo alle decisioni di Hitler, il generale Model andò in collera e von Manteuffel non intendeva accettare di perdere il vantaggio che sarebbe derivato dal fattore sorpresa da lui vagheggiato. Il generale Dietrich, invece, non aveva rimostranze da avanzare, si limitava a eseguire gli ordini. Model e Manteuffel decisero di presentare a Hitler una proposta di variazione al suo progetto. Hitler rifiutò ogni cambiamento. Persisteva il notevole problema degli approvvigionamenti di benzina e di olio pesante per i carri armati. I bombardamenti strategici degli Alleati avevano sottratto ai Tedeschi preziosi pozzi di petrolio e ai carri armati perveniva soltanto un terzo del carburante necessario.

Il 16 dicembre 1944, di mattino presto, iniziava il fuoco dell’artiglieria con duemila bocche da fuoco che sparavano contro gli Americani: era iniziata l’operazione “Guardia al Reno”. Tutto il fronte delle Ardenne era infuocato e per la prima volta gli Americani si trovarono in una grande confusione su tutto il fronte di 150 chilometri. Dietrich lanciò le SS all’assalto della 1a Armata americana, ma le SS non riuscirono a prevalere. Lo stesso 16 dicembre i Tedeschi, avanzando, raggiunsero il varco di Losheim verso le 10 del mattino e continuarono ad avanzare. Al sud e al centro del fronte le truppe di Manteuffel si diressero verso Clervaux e Wiltz. I fanti attraversarono l’Our e puntarono su Vianden. Al centro del fronte una nuova Panzer Lehr, ricostituita dopo la decimazione di Normandia, si muoveva al comando del generale Bayerlein, affiancata dalla 2a divisione corazzata e dalla 26a divisione Volksgrenadier. Le truppe del generale Brandenberger varcarono l’Our a sud, con la soddisfazione di Hitler di fronte agli indiscutibili progressi. 

La sera del 16 dicembre, durante una conferenza fra Eisenhower e Bradley insieme agli Stati Maggiori, pervenne una missiva che segnalava numerose infiltrazioni nel settore dell’VIII Corpo. Eisenhower intuì che si trattasse di una manovra di sfondamento, di una certa gravità perché era consapevole della debolezza manifestata dal settore delle Ardenne. Omar Bradley valutava trattarsi di un semplice attacco diversivo per rintuzzare in qualche modo la 3a Armata. Ma Eisenhower decise senza remore l’invio di rinforzi. La 1a divisione di Fanteria si diresse verso Elsenborn per fronteggiare gli assalti di Dietrich, con l’appoggio della 9a divisione. Le divisioni di Fanteria 2a e 99a ricevettero l’ordine di impedire ai Tedeschi l’approdo a Eupen e a Verviers. L’84a divisione di Fanteria si portò nella zona di Marche dove avrebbe atteso le forze armate di Manteuffel. I Tedeschi, fin dalla sera del 16, contavano soprattutto sul fattore sorpresa e sulla rapidità di manovra, così partirono per primi nella corsa per raggiungere Saint-Vith, contando anche sull’abbondanza di riserve. Per l’Obersturmbahnführer Joachim Peiper, al momento il più veloce dei comandanti tedeschi nell’approfittare della breccia di Losheim, l’obiettivo da raggiungere era Stavelot, dove 128 Americani passarono subito alla resa.

Il 18 dicembre 1944 al generale Patton pervenne l’ordine, ricevuto dal generale Bradley, di rinviare l’offensiva nella Saar e di recarsi a Verdun per una riunione di Eisenhower concernente la possibilità di contrattaccare i Tedeschi. Per la prima volta gli Stati Maggiori si trovarono di fronte all’incombenza di dover risolvere i problemi posti da una guerra difensiva. Patton si mise in contatto con la sua 3a Armata che si trovava nella Saar, in zona operativa e impartì l’ordine di movimento: migliaia di uomini, agli ordini del colonnello Perry, presero i propri posti. I Tedeschi avevano dato un duro colpo a Bradley ed Eisenhower ne affidò il comando a Montgomery per tutta la parte a nord del massiccio, mentre Bradley avrebbe conservato il comando della parte sud.

La questione di Bastogne.

Bastogne rappresentava la chiave di volta dell’avanzata che avrebbe dovuto portare gli Alleati alla Mosa. Il 22 dicembre 1944 la 3a Armata di Patton era all’attacco contro i Tedeschi nella zona sud di Bastogne, con una violenza indicibile su un fronte di tre divisioni. Gli uomini di Patton avevano superato 150 chilometri di strada e avevano dato mano alle armi appena arrivati. Il 23 dicembre, nel corso dell’avanzata di Patton, dagli aerei alleati furono paracadutati su Bastogne viveri e munizioni. Il giorno seguente il generale Model informava Hitler di come l’offensiva “Guardia sul Reno” si fosse conclusa con un insuccesso, ritenendo doversi rinunciare a occupare Anversa; al massimo avrebbe potuto cogliere alle spalle la 1a Armata americana e annientare il saliente di Aix-la-Chapelle dove la linea Sigfrido aveva ceduto. La risposta fu un netto rifiuto da parte di Hitler. Gli attacchi lanciati dai Tedeschi continuarono il giorno di Natale con forza crescente. L’aviazione alleata, con le sue 15 mila incursioni in soli due giorni, intervenne in massa e mandò a fuoco tutta la sacca delle Ardenne, segnando così la fine dell’Esercito tedesco. Il 28 dicembre von Rundstedt si provò a convincere Hitler a cessare l’offensiva ormai fallita. Hitler prelevò dal settore di Dietrich tre divisioni di fanteria e quattro divisioni corazzate che affidò a von Manteuffel il quale tentò un assalto frontale a nordovest di Bastogne, ma fallì l’impresa. Hitler aveva consumato le ultime risorse che gli sarebbero state utili per resistere sul Reno; infine, autorizzò Model a ritirarsi per la strada che da Houffalize conduceva a est.

Yalta.

Durante l’offensiva delle Ardenne il fronte si era prolungato circa fino ai laghi Ladoga e Onega, quasi in Finlandia, fino alle frontiere dell’ex Polonia nella parte centrale e fino al Mar Nero a sud. I Russi si erano impadroniti dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania. Entrati in Polonia, erano giunti presso la Vistola, poi avevano sfondato a sud presso Odessa e liberato Ploesthi e i relativi pozzi di petrolio. Si erano quindi impegnati in una grande manovra a tenaglia verso nord lungo il Danubio, investendo Budapest.

Il 2 febbraio 1945 erano per iniziare i lavori della conferenza di Malta, preliminari a quella di Yalta.

Gli Americani erano propensi per una strategia del fronte largo, mentre gli Inglesi caldeggiavano una strategia di un’avanzata unica e ben delimitata verso il nord della Germania. Le delegazioni americana e inglese, formate da circa 800 persone, la notte del 2 febbraio partirono da Malta per Yalta. All’aeroporto di Saki fu Molotov in persona a presiedere il comitato per le accoglienze. La Conferenza di Yalta sarebbe durata dal 2 al 12 febbraio. Nel suo intervento, Churchill espresse la volontà di fare della Polonia un Paese forte e democratico, molto vicino agli interessi dell’Europa, ma Stalin aveva altri propositi, voleva semplicemente impadronirsi della Polonia, concedendole di formare un governo provvisorio fedele a Mosca. Sulla questione delle frontiere Stalin avanzava il diritto di prendersi una gran parte della Polonia la quale sarebbe stata compensata dall’annessione di parte della Germania. Per quanto riguardava le riparazioni di guerra Stalin propose una cifra ammontante a 20 miliardi di dollari come minimo, ma Churchill non fu d’accordo perché riteneva un danno per tutti il dissanguamento della Germania. In quanto alla questione territoriale Churchill propose di dividere in due il Reich, una parte con la Prussia, l’altra con l’Austria e la Baviera, mantenendo sotto controllo internazionale la Ruhr e la Westfalia. Roosevelt e Stalin erano propensi per una spartizione in 5 parti. Alla fine si decise per una divisione della Germania in due parti e di Berlino in quattro settori. Roosevelt, inoltre, ottimista di per sé, pensava alla realizzazione di un perfetto accordo tra le Nazioni e non condivideva per nulla la teoria inglese del Commonwealth.

Immagine di Copertina tratta da Britannica.com.

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