Dalla Normandia a Berlino – Il secondo flagello planetario – Parte 3 di 4

Il 30 giugno gli Alleati perdevano la quota 112, ma opponevano resistenza nella testa di ponte dell’Odon. Ne far del giorno del 26 giugno gli Americani si prepararono ad attaccare il forte. Nel corso della giornata catturarono oltre mille Tedeschi, penetrarono nella rue Carnot e nella rue de la Bretonnière, misero in serio pericolo Saint-Sauveur ed entrarono in Equeurdreville impadronendosi anche del forte di La Roule. A Saint-Sauveur si trovava il generale von Schlieben il quale, in seguito all’assalto di due compagnie e all’intimazione di ultimatum, accondiscese alla dichiarazione di resa che fu resa totale il 1° luglio, con la perdita di oltre 40 mila uomini inviati in prigionia. Con questo atto gli Alleati avevano vinto la battaglia dei rifornimenti.

In campo germanico ci fu la sostituzione di von Rundstedt e di Rommel con von Kluge. Si verificò una forte reazione tedesca il 1° luglio contro i reparti inglesi i quali, con una buona resistenza, costrinsero gli attaccanti tedeschi delle SS a desistere.

Il 4 luglio 1944 la 3a divisione canadese attaccò il centro di Carpiquet per prendere possesso dell’aeroporto, ma fu costretta a fermarsi dalla 12a divisione corazzata SS. La 43a divisione degli Alleati risaliva verso nordest per aggirare Carpiquet sul lato opposto. Montgomery condusse l’offensiva a iniziare dall’aviazione: la sera del 7 luglio nel cielo di Caen si profilavano 460 caccia bombardieri che gettarono 2500 tonnellate di bombe. Alle 4,30 del 5 luglio Montgomery impartiva l’ordine di attacco. Il 9 luglio, quando si verificò il contatto tra la 3a divisione inglese e la 3a canadese, cadeva Carpiquet. A questo punto, il 10 luglio, il generale Bradley fece la richiesta di otto giorni di tempo per riorganizzare le forze, cosa che fecero anche da parte loro i Tedeschi per la difesa a sudest di Caen. Si presentava una difficoltà per la conquista assai difficile di Haye-du-Puits. Giunto il 13 giugno, la 17a divisione corazzata SS seguita dalla fanteria mosse con un attacco su Carentan, ma la resistenza degli Americani pose un freno all’avanzata per tutto il 14-15 giugno. Era l’abitato di Caumont a segnare il punto di maggiore penetrazione per gli Alleati che puntavano verso Saint-Lô sulla strada Carentan-Périers, verso La Haye-du-Puits e la costa del Cotentin.

Il 3 luglio si preparò un attacco a La Haye-du-Puits con fuoco di artiglieria e dell’aviazione. Erano i Tedeschi a ripiegare in buon numero verso La Haye-du-Puits. Il giorno seguente proseguiva l’offensiva su La Haye-du-Puits, e così il 5 luglio. I Tedeschi persero nella battaglia oltre la forza di un battaglione al giorno. Il 6 luglio furono i Tedeschi a contrattaccare nei pressi di La Haye-du-Puits, fermati tosto dall’artiglieria e dall’aviazione alleate. Il giorno seguente l’offensiva si spostò verso Saint-Lô, dalla quale gli Alleati si trovavano ormai a soli sei chilometri. L’8 luglio gli Alleati entravano finalmente in La Haye-du-Puits e il 9 l’offensiva dilagava su tutto il fronte.

Dal 10 luglio le fabbriche di armi americane iniziarono a sfornare i carri armati “Rinoceronte”, dotati di imponenti lame taglienti per fare strada libera al loro passaggio. Tra l’11 e il 18 luglio una forte offensiva americana provocò la caduta di Saint-Lô. Il colpo duro era stato dato alla 7a Armata tedesca, mentre sulla riva destra dell’Orne si combatteva per prevenire un eventuale contrattacco tedesco proveniente da sudest di Caen, con l’edificazione di una barriera tra Hérouvillette e Longueval, passando per Ranville sull’Orne. Era l’area curata da Rommel con efficaci difese, dalla quale si sarebbero avventate la 7a e l’11a divisione inglese.                        

In difesa Rommel aveva predisposto 45 carri “Panther” e due gruppi di 40 carri cadauno delle divisioni SS; inoltre sei battaglioni di fanteria e forti postazioni di artiglieria con 1600 cannoni; ancora, reparti di fanteria con pezzi anticarro e una prima riserva di mezzi corazzati formata dalla 21a divisione corazzata, dalla 1a divisione corazzata SS, da 6 carri “Tiger”. Gli Alleati si preparavano a sfondare tali difese con l’operazione Goodwood.

Il 10 luglio veniva riconquistata la quota 112 e la battaglia divampava intorno a Caen. L’attacco iniziò con i bombardieri tedeschi nella notte tra il 17 e il 18 luglio sulla estensione di sei chilometri da Caen a Troarn. Le difese erette da Rommel si dimostravano capaci di sostenere l’urto e le sorti della battaglia mutarono: furono infine costrette a ripiegare le divisioni corazzate tedesche 11a, 7a e 3a, con una perdita di 126 carri per l’11a

Arriviamo al 17 luglio allorché Rommel pensava vivamente a una pace separata con gli Alleati, nel timore di un’invasione dei Russi nella Germania. Inviava a Hitler un rapporto sulla situazione in atto: perdite di 97 mila uomini, in media 2.500-3.000 al giorno ed esiguità dei rinforzi pervenuti; fortissime le perdite materiali, scarsamente compensate; la rete ferroviaria inutilizzabile e la costante minaccia aerea; l’essere costretti a fare economia di munizioni. La 7a Armata abbisognava urgentemente di due divisioni di nuovo impiego.

Montgomery pensava a uno sfondamento in direzione di Falaise, ma una pioggia torrenziale costrinse a indugiare nei pressi di Caen. Il primo bombardamento alleato si scatenò il 19 luglio con 4000 tonnellate di bombe. Il 26 luglio furono conquistate Marigny, Saint-Gilles e Canisy. Il giorno appresso era il 7° Corpo a portarsi a poca distanza da Coutances, nelle cui contrade entrò il giorno 28. Fu qui che i Tedeschi iniziarono a ripiegare: la 7a Armata germanica era ormai ridotta irreparabilmente. Il 29 luglio cadevano in mano agli Alleati Cérences e Gavray. Il 31 luglio cadeva anche Avranches. Mentre la 1a Armata americana doveva, il 10 agosto, garantire l’apertura del corridoio di Avranches, la 3a Armata del generale Patton continuava ad avanzare. Patton lanciò senza indugi l’8° Corpo in tre direzioni: Brest, Rennes, Fougères. 

Sopprimere Hitler.

Su questo argomento entra in scena, oltre a un manipolo di complottanti, un certo colonnello conte von Stauffenberg. Era arrivato a Rastenburg, residenza di Hitler, per presentargli certi progetti militari. Portava con sé una bomba a scoppio programmato con la quale avrebbe distrutto Hitler e il suo Stato Maggiore. Hitler, ormai padrone assoluto a partire dal 1937, si dette a creare una epurazione dei personaggi scomodi alla realizzazione dei suoi progetti. Se la prese, all’inizio, con Blomberg e von Fritsch. In quanto a Blomberg si sapeva che aveva sposato la propria segretaria già protagonista in una casa di tolleranza. Al riguardo furono inviati documenti a Keitel, futuro comandante in capo della Wehrmacht e Keitel riferì tutto a Hitler, radiando così Blomberg dall’incarico avuto. In quanto a von Fritsch lo si accusò di omosessualità.

Keitel riuscì a occupare un posto di primo piano nella Ober Kommando della Wehrmacht (O.K.W.). Hitler, Goering e Keitel furono i tre primi responsabili dello scatenarsi del secondo Conflitto mondiale. In opposizione a questa linea stava il generale Beck, capo di Stato Maggiore Generale, che diventerà capo del complotto alla data del 20 luglio 1944. Beck intendeva dare prova della follia del dittatore in ambito militare. 

Già negli anni della Campagna di Russia due ufficiali, Henning von Tresckow e von Schlabrendorff, si erano ripromessi di arrestare Hitler allorché si fosse recato al fronte. Sennonché Hitler era sempre accompagnato da una scorta di SS. Non potendolo rapire, i due allora decisero di sopprimerlo. Nel 1943, con le sconfitte subite dai Tedeschi, al primo gruppo di cospiratori si unì un secondo, chiamato “Circolo di Kreisau”, nel quale operavano politici e politicanti, intellettuali ed ecclesiastici. A Beck fu conferita la primazìa della congiura che comprendeva una serie di generali intenzionati: von Stülpnagel, Speidel, Stieff, von Hase, Fellgiebel, Olbricht e Rommel. Qualcosa aveva subodorato Hitler, se poco prima dell’attentato – 20 luglio 1944 – molti membri del circolo furono tratti in arresto.

Si parlò anche di un attentato “al cognac”: due bottiglie da consegnarsi per l’attentato, ma due bottiglie esplosive di fabbricazione inglese, che non esplosero. Si verificò poi un successivo attentato nel marzo del 1944, ma Hitler aveva cambiato programma, come era solito fare, all’ultimo momento, deludendo le aspettative dei congiurati. È qui che compare la figura di Berthold von Stauffenberg, membro dello Stato Maggiore del generale Oltricht, da tempo contrario al nazismo. Stauffenberg aveva recato con sé una bomba l’11 luglio 1944, nascosta nella sua cartella, ma non aveva messo in funzione il meccanismo di scoppio. Ci riprovò il 15 luglio, ma alla riunione Hitler non era presente e la riunione era stata annullata. Terzo tentativo il 20 luglio, con la solita bomba avvolta in un panno e celata nella borsa di studio, per la riunione di Rastenburg. Stauffenberg si congedò per poco con la scusante di una telefonata, lasciando la borsa con la bomba. Passato un po’ di tempo, Keitel andò alla ricerca di Stauffenberg. Erano passate le ore 12,40 quando la bomba esplose, ma Hitler, stravolto e con gli abiti a brandelli, fu salvo. Era successo che il colonnello Brandt, nell’avvicinarsi al tavolo per prendere visione dei documenti ivi posati, urtò con un piede la borsa lasciata sotto il tavolo e per comodità di movimento la spostò posandola dalla parte opposta dello zoccolo di sostegno del tavolo, creando inconsapevolmente una piccola barriera fra la bomba e Hitler. Non passò moto tempo che Stauffenberg venisse scoperto e arrestato. Beck tentò il suicidio per ben due volte, mancando il colpo alla testa; finì ucciso da un sergente.

La Battaglia di Mortain

I fatti ebbero inizio il 7 agosto 1944, sotto il nome di operazione “Liegi”. Von Kluge, comandante della 7a Armata. Aveva disposto la data di inizio dell’operazione per la notte fra il 6 e il 7 agosto.  Il 6 agosto anche gli Americani attaccarono, a Saint-Pois, ma i Tedeschi avanzavano con impeto e Mortain veniva attaccata da tre lati. Alle prime luci del giorno gli Americani assediavano la posizione di Montjoie, poi si lanciarono all’assalto di Barenton, per dirigersi quindi verso la Lande Pourrie, nella foresta di Mortain. I caccia bombardieri si precipitarono sui carri armati tedeschi, mentre i Tedeschi bombardavano la posizione americana di Montjoie. Von Kluge confermava che l’attacco non aveva segnato progressi trovandosi di fronte a un grande numero di caccia bombardieri nemici e nell’assenza dell’aviazione tedesca. 

A sud, Angers e Le Mans erano cadute in mano agli Americani e i carri armati si dirigevano verso Alençon che costituiva la base degli approvvigionamenti per la 7a Armata tedesca. 

Montgomery ambiva sfondare il fronte tedesco e conquistare Falaise, nell’operazione che fu chiamata “Totalize”. L’attacco era stato affidato al tenente generale G.G. Simonds a capo del II Corpo canadese, da realizzarsi di notte, all’improvviso, con effetto sorpresa, escludendo la preparazione dell’artiglieria e il bombardamento che sarebbero stati iniziati con l’avvio dell’assalto. I fanti furono caricati su mezzi speciali che erano affusti di cannone autoportati. La tattica era quella dell’infiltrazione attraverso le linee tedesche, per parecchi chilometri all’interno, per poi muoversi di corsa e conquistare alcuni obiettivi cogliendone di sorpresa i difensori e procedere prendendo di sorpresa gli avamposti tedeschi. Partivano in sei colonne di quattro mezzi affiancati, seguendo precisi segnali di avanzamento. L’assalto veniva mosso contro le divisioni germaniche 89a di fanteria e 12a corazzata SS. I Tedeschi si difendevano con una sessantina di carri armati, un centinaio di pezzi antiaerei e i cannoni da 88 a tiro rapido. Il bombardamento ebbe inizio alle ore 23. Gli Alleati riuscirono a superare di larga misura le prime linee tedesche. Ne seguì una serie prolungata di attacchi confusi con non rari corpo a corpo che lasciarono sul campo decine di caduti. L’89a divisione tedesca era già stata ridotta nella sua forza e ci furono numerosi prigionieri. 

Giunta l’ora del mezzogiorno, in mano inglese erano caduti May-sur-Orne, Fontenay, Rocquancourt, Garcelles, Secqueville e, poco dopo, anche Tilly-La-Campagne. A un certo punto dai nascondigli uscirono i Tiger e i Panther per sferrare un forte attacco agli Inglesi, ma la situazione volse in modo tale che i Tedeschi decisero frettolosamente di raggiungere le posizioni di ripiegamento. Ci fu anche un drammatico errore: I caccia bombardieri alleati, credendo di aver intervistato carri armati tedeschi, si gettarono in picchiata su quota 140 con scariche di bombe che, invece, distrussero i carri alleati. Ormai i Tedeschi soffrivano per la superiorità dell’aviazione alleata, per la grave scarsità di munizioni e di carburante e per la continua pressione esercitata dagli Alleati. In tutto questo bailamme Hitler non seppe fare altro che cercare e credere di trovare il capro espiatorio delle sconfitte, e indicò von Kluge, accusandolo di aver sabotato l’offensiva con l’averla fatta iniziare anzi tempo. 

Su tutto il fronte di Mortain il 10 agosto 1944 si vedevano file di carri armati distrutti e incendiati, la maggior parte tedeschi, nel momento in cui gli Americani continuavano ad avanzare riconquistando il terreno perduto.   

Il generale delle SS, Sepp Dietrich, sosteneva non potersi rilanciare l’offensiva, ma von Kluge, ossequiente agli ordini di Hitler, dissentiva e non teneva troppo in conto il fatto che formazioni corpose di carri e di camion corazzati alleati, contenuti in raggruppamenti quadrati per un lato di 200 metri, già erano ammassati nella piana di Falaise, pronti per l’attacco. Non trascorse molto tempo che l’artiglieria alleata iniziò tiri di sbarramento con proietti fumogeni, consentendo alla elefantiaca formazione di avanzare. La 5a divisione corazzata americana e la 2a divisione corazzata francese muovevano verso Ecouché e Argentan. Era il 14 agosto, e i Corpi XII, XX e XV di Patton entrarono in Orleans, in Chartres, in Dreux. Le linee tedesche subivano ampi sfondamenti.

Von Kluge si decise a chiedere a Hitler l’autorizzazione a ripiegare, e la risposta fu la sua destituzione dal comando. Ne seguì il suicidio di von Kluge, attuato con il veleno, lasciando anche nel buio la sua parte sostenuta al tempo del complotto del 20 luglio nell’attentato a Hitler.

Falaise cadde in mano agli Alleati il 17 agosto. Fu in quel frangente che il comando delle forze germaniche passò nelle mani di Model. Il fondo della sacca cedette, lasciando modo di liberare Flers, Thury-Harcourt, Tinchebray, Domfront. Sempre il 17 agosto Mntgomery inviava le forze canadesi e polacche, provenienti da Laizon, verso Trun e Chambois. La battaglia proseguiva con le picchiate degli aerei alleati sulla 7a Armata tedesca, mentre gli Americani raggiungevano Chartres e si muovevano verso Mantes. Il bilancio degli scontri parlava di 50 mila uomini persi, dei quali 10 mila uccisi, per le forze germaniche.

Montgomery entrava in una fase buia del proprio prestigio militare: fu bersagliato da una serie di critiche che lo portarono all’esonero dalle proprie funzioni di comandante della 4a divisione corazzata.

Prendere possesso della Bretagna.

Nel merito della battaglia di Normandia i Bretoni riuscirono a intessere un numero di insidiose imboscate ai Tedeschi a danno dei mezzi di trasporto, ma i civili pagavano lo scotto più alto, con il sacrificio quotidiano di numerose persone fucilate.

Il 3 agosto gli Americani giunsero a Rennes e proseguirono l’avanzata lungo tre itinerari: Brest, Saint-Nazaire da Redon, Josselin e Vannes, assecondati da folti gruppi di partigiani. Il 4 agosto venivano liberate Josselin e Vannes. Qui a Vannes il 1° agosto il generale Hood della 4a divisione corazzata decorò il colonnello Morice con Medaglia di Bronzo: simbolicamente con questo atto venivano decorati tutti i partigiani bretoni.

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