Intanto il regno di Israele procedeva malauguratamente verso la propria rovina perché si era dato all’idolatria e aveva adorato gli dèi stranieri: “servirono Baal, sacrificarono i loro figli e le loro figlie per mezzo del fuoco, si diedero alle divinazioni, agli auguri, si abbandonarono al male davanti al Signore, in modo da provocarlo a sdegno. E il Signore, adirato fortemente contro Israele, lo tolse dal suo cospetto, e non rimase che la tribù di Giuda” (IV Re, XVII, 16-18). Il successivo re di Giuda fu Ezechia, regnante pio di fronte al Signore, figlio di Acaz; egli distrusse i luoghi di culto pagani.
In quel tempo avvenne che il regno di Giuda cadesse sotto gli assalti del re di Assiria, Sennacherib. Il profeta Isaia, figlio di Amos, emise un oracolo che prevedeva la fine di Sennacherib e la salvezza di Giuda. Durante la notte “scese l’angelo del Signore e percosse nel campo degli Assiri centoottantacinque mila uomini” (IV Re, XIX, 35). Scoperta la strage, Sennacherib lasciò l’assedio e se ne tornò a Ninive, ma qui cadde sotto i colpi di spada dei suoi figli Adramelec e Sarasar. A Ezechia successe nel regno suo figlio Manasse, empio di fronte al Signore. Fu prigioniero di Assurbanipal (668-626), re di Assiria (o di Nabucodonosor, re di Babilonia). Era il tempo in cui Giuditta uccise Oloferne, generale degli Assiri. Manasse aveva 12 anni quando incominciò a regnare e regnò 55 anni in Gerusalemme. “Manasse fece spargere anche del sangue innocente, senza misura, da riempire Gerusalemme fino alla bocca, oltre ai suoi peccati con i quali fece peccare Giuda spingendolo a fare il male nel cospetto del Signore” (IV Re, XXI, 16). Gli successe il figlio Amon, personaggio nuovamente empio nel rispetto della Legge: iniziò a regnare a 22 anni e regnò 2 anni in Gerusalemme. Cadde ucciso per mano dei suoi stessi servi e lasciò il trono a Giosia che, abbandonata la cattiva strada intrapresa dal padre, fu uomo pio; iniziò a regnare a 8 anni e regnò 31 anni in Gerusalemme. Accadde in quella circostanza un fatto straordinario: il pontefice Elcia rinvenne nella casa del Signore il libro della legge del Signore; Giosia salì al tempio del Signore e lesse le parole del libro dell’alleanza, suscitando l’acclamazione del popolo. Poi Giosia abbatté e purificò i luoghi infestati dagli idoli pagani e, dopo aver fatto piazza pulita di tutti i sacerdoti degli alti luoghi che erano preposti agli altari, mandandoli a morte, dopo “aver bruciato ossa umane sopra questi altari, tornò a Gerusalemme” (IV Re, XXIII, 20). Ma, nonostante ciò, il Signore non desistette dallo scagliare la propria ira e il proprio furore nel ricordare gli oltraggi con i quali il re Manasse lo aveva profondamente irritato: “Io mi torrò dinanzi anche Giuda come mi tolsi Israele, e rigetterò questa città di Gerusalemme, da me eletta” (IV Re, XXIII, 27). Giosia perse poi la vita nel corso degli scontri fra il Faraone Necao e gli Assiri verso l’Eufrate. Gli successe il figlio Ioacaz di 23 anni, che regnò 3 mesi in Gerusalemme. Egli visse nel male al cospetto del Signore. Fu tratto in prigione dal Faraone Necao che impose sul trono di Israele Ioachim, fratello di Ioacar. Ioachim, dichiaratamente empio verso Dio, iniziò a regnare quando aveva 25 anni e regnò 11 anni in Gerusalemme. Era sul trono di Giuda Ioachim allorché Nabucodonosor re di Babilonia assoggettò Giuda e lo tenne sottomesso per la durata di tre anni. Ma Dio non aveva ancora esaurito gli strali del proprio odio contro Giuda, sempre nella reviviscenza dei peccati di Manasse compiuti, trascorse ormai quattro generazioni. Il Signore mandò contro Giuda i predoni dei Caldei, della Siria, del Moabiti, dei figli di Ammon. “Questo avvenne perché il Signore aveva deciso di togliersi davanti Giuda a causa di tutti i peccati fatti da Manasse, a causa del sangue innocente sparso da lui che riempì di sangue innocente Gerusalemme. Per questo il Signore fu inesorabile” (IV Re, XXIV, 3-4). Dopo Ioachim salì al trono il figlio Ioachin, all’età di 18 anni, e regnò 3 mesi in Gerusalemme. La storia dell’epoca riporta Nabucodonosor conquistatore di Gerusalemme: ne seguì la deportazione in cattività, a Babilonia, di quasi tutto il popolo, lasciandovi soltanto i poveri del popolo del paese. Nabucodonosor detronizzò Ioachin e lo sostituì con Mattania, zio paterno di Ioachin. Nabucodonosor mutò poi il nome di Mattania in quello di Sedecia, ricordato per la sua empietà di fronte al Signore e per essere stato ‘ultimo re di Israele. Sedecia salì dunque al trono, che aveva 21 anni e regnò 11 anni in Gerusalemme, si fa data dal 597 al 586 a.C.
Nabucodonosor assediò una seconda volta Gerusalemme mettendo in fuga i difensori della città i quali abbandonarono Sedecia raggiunto poco dopo dai Caldei e portato dinanzi al re di Babilonia, a Reblata. Il re pronunziò la sentenza contro di lui e, dopo aver scannato i sui figli sotto i suoi occhi, fece a lui, Sedecia, cavare gli occhi e, legatolo in catene, lo condusse in Babilonia (IV Re, XXV, 6-7) dove rimase fino alla morte. Nabucodonosor fece distruggere il tempio e abbattere le mura di Gerusalemme (il tempio verrà riedificato per ordine di Ciro II “Il Grande”, re di Persia, 558-528 circa a.C.; di Dario I re di Persia, 521-485 a.C.; e di Artaserse I di Persia, 465-424 a.C.) e “Giuda fu deportato dal suo paese” (IV Re, XXV, 21). Sedecia era dunque stato l’ultimo re di Giuda. Al suo posto Nabucodonosor nominò Godolia come governatore del popolo lasciato nel paese di Giuda. In Babilonia il nuovo re Evilmerodac, appena salito al trono, riabilitò Ioachin nella sua carica di re di Giuda.
Giunti a questo punto, l’interesse si muove nella direzione della persona fisica di Gesù: carnalmente, da dove proveniva? Quale la sua linea genealogica?

Tre brevi osservazioni prima di entrare in argomento. La prima pone il lettore, che senza dubbio se n’è accorto, di fronte a una ignominiosa serie di violenze dell’uomo sul proprio simile, a iniziare da Saul, per continuare con David e i numerosi protagonisti della scena macabra dove si vede scorrere sangue e sangue. Uno scenario invero poco edificante per creare una linea che dovrebbe rivestirsi di sacralità, perfettamente adeguata ad accogliere la venuta del Salvatore; e, invece, episodi ricorrenti venati di sangue, odio e violenze. Mentre si può restare sbigottiti, e questa è la seconda osservazione, nell’assistere al comportamento della Divinità che sfodera desideri di vendetta e che si lascia trasportare dall’ira, dall’astio e dal furore per essere stata provocata dalla cattiva condotta dei suoi servi. Proprio come accadrebbe a ciascuno di noi se fossimo colpiti da grave ingiuria. In terzo luogo devo anche dare una giustificazione all’essermi dilungato così tanto sulla storia del popolo ebreo all’epoca dei tre re: Saul, David, Sedecia. Così ho fatto per seguire quel filone veterotestamentario che esigeva l’avverarsi delle profezie per le quali Gesù in persona sarebbe stato il Messia atteso che avrebbe guidato verso la libertà il popolo di Israele (sulla affidabilità, sulla veridicità delle profezie e sul loro responso storico ci sarebbe da sviluppare un discorso a parte, ma per questo rimando al mio lavoro “Regno Celeste – Impero terreno”, Ed. IBN, Roma 2020). Ma ora è tempo di dedicare quel po’ di spazio per seguire la discendenza di Gesù, sulla quale ci sarà indubbiamente molto da dire.
Genealogia di Gesù
Per mettere un po’ d’ordine nella esposizione così ampiamente articolata che ho seguito fin qui mi pare produttivo ricorrere a una sintesi corroborata, fra l’altro, dal bisogno di fare luce sulla discendenza carnale di Gesù in linea genealogica. Già ho preso spunto da alcuni passi della Genesi e dei Paralipomeni, ma ora intravedo la necessità di rifarmi alle testimonianze dei Vangeli riportandomi, di necessità, dall’Antico al Nuovo Testamento.

Sono due gli autori evangelici chiamati in causa: Matteo e Luca. In quanto agli altri, vediamo che Marco fa partire la narrazione con Gesù adulto, battezzato da Giovanni sul Giordano. Così si legge in Luca che presenta Gesù con le parole annunciatrici di Giovanni Battista e, subito dopo, con la missione terrena di Gesù che procede a scegliere i propri discepoli. Della provenienza fisica di Gesù, neppure un cenno. Mi fermerò allora ai primi due evangelisti citati i quali elencano i nomi rappresentativi delle generazioni che, a partire dal primo uomo, Adamo nel testo biblico, creato direttamente dalle mani di Dio, portano alla nascita del Redentore del mondo.
Fino a un certo punto le serie di nomi riportate sia da Luca sia da Matteo coincidono, a parte leggere e irrilevanti sfumature di ordine grafologico. Partendo con il conteggio da Adamo troviamo 20 generazioni fino ad Abramo, ma questo lo si rileva solo in Luca, con i seguenti nomi in progressione di tempo (fra parentesi le variazioni di scrittura rilevate fra l’uno e l’altro dei due evangelisti): Adamo – Set – Enos – Cainan – Malaleel – Iared – Enoc (Enoch) – Matusalem – Lamec (Lamech) – Noè – Sem – Alfaxad – Cainan – Sale (Sala) – Eber – Faleg (Falek) – Ragau – Serug (Seruk) – Nacor (Nachor) – Tare – Abramo.
Da Abramo a David si enumerano altre 13 generazioni, sia per Luca sia per Matteo: Abramo – Isacco – Giacobbe – Giuda – Fares – Esrom (Esron) – Aram (Arni) – Aminadab – Nahasson (Naasson) – Sala (Salmon) – Booz – Obed – Iesse (o Isai) – David.
Ma, poi, a partire dalla discendenza di David i percorsi generazionali si discostano: in Matteo abbiamo il seguito di 27 generazioni, mentre in Luca se ne annoverano ben 42, e cambiano decisamente anche i nomi dei capostipiti. Questa la sequenza proposta da Matteo (I, 2-17): David – Salomone – Roboamo – Abia – Asa (Asaf) – Giosafat – Ioram – Ozia – Ioatam – Acaz – Ezechia – Manasse – Amon (Amos) – Giosia – Geconia (Ieconia: è il periodo della cattività in Babilonia) – Salatiel – Zorobabel (Zorobabele) – Abiud – Eliacim – Azor – Sadoc – Achim – Eliud – Eleazar – Matan (Mattan) – Giacobbe, Giuseppe, Gesù.

Molto diversamente, peraltro, si legge in Luca (III, 23-38) che accenna a 42 generazioni: David – Natan (Natam) – Matata (Mattata), Menna – Melea – Eliacim – Ionam – Giuseppe – Giuda – Simeone – Levi – Mattat – Iorim (Giona) – Eliezer – Gesù (Iesu) – Er – Elmadan (Elmadam) – Cosan (Cosam) – Addi – Melchi – Neri – Salatiel – Zorobabel (Zorobabele) – Resa – Ioanan (Ioanna) – Ioda (Giuda) – Iosek (Giuseppe) – Semei (Semein) – Matatia (Mattatia) – Maat – Naggai (Nagge) – Esli – Naum – Amos – Matatia (Mattatia) – Giuseppe – Innai (Ianne) – Melchi – Levi – Matat (Mattat) – Eli – Giuseppe – Gesù.
Non può mancare di balzare all’occhio la differenza di paternità di Giuseppe, padre putativo di Gesù. Luca la indica in Eli, mentre Matteo le attribuisce il nome di Giacobbe: una bella differenza. La disparità di nomi nell’elencazione peraltro, a partire da David sino a Gesù, pone non pochi problemi a chi si voglia raccapezzare nel tentativo di interpretare dove stia il giusto. Fra le ipotesi avanzate si pensa addirittura si fosse trattato di due linee genealogiche differenti, tali da condurre il lettore dei Testi antichi alla possibilità di immaginare due bambini di diversa provenienza anagrafica, dei quali, peraltro, non è possibile affermare quale sia da considerarsi il vero Gesù Cristo nella identità di cui gli Evangelisti lo hanno rivestito parlando della sua vita, delle sue opere e dei suoi insegnamenti. C’è anche da dire che Matteo ci dà una raccolta complessiva di 60 generazioni a partire da Adamo, il primo uomo, sino a Gesù, quando invece per Luca le generazioni raggiungono un totale di 74. Si tratta di una disparità la cui spiegazione è ancora lontana dall’essere ratificata. Resta il fatto che ognuno che sia interessato alla questione sarà libero sempre di fare la propria scelta e di assumere per vera e genuina l’una o l’altra versione dei fatti.
In quanto al Vangelo di Matteo, il testo biblico da me consultato dà 14 generazioni da Abramo a David, altre 14 da David all’esilio di Babilonia e ancora 14 dall’esilio di Babilonia fino a Gesù Cristo, in tutto 42. Matteo non fa cenno alla fase genealogica che si diparte dalla creazione dell’uomo ossia da Adamo, fino all’apparizione di Abramo. Elenca consecutivamente le generazioni da Abramo a David, nel numero di 13 (in disaccordo con le 14 generazioni poco sopra citate, nel cui computo è stato considerato anche il nome di partenza, Adamo, quando invece nella mia analisi ho dato ad Adamo, punto di partenza, il numero zero ossia ho tenuto presente che da Adamo a Set sia trascorsa una generazione e così via per accrescimento sino ad Abramo che segnerebbe, dal mio punto di vista, la ventesima generazione) e da David a Gesù nel numero di 27. A questo riguardo rimando alla elencazione riportata all’inizio del capitolo “Le radici”, con riferimento stretto a quanto descritto nella Genesi e nel primo libro dei Paralipomeni.

Se, per pura convenzione, vogliamo attribuire a Matteo la sequenza indicata da Luca per il periodo intercorrente dalla creazione dell’uomo fino ad Abramo ossia 20 generazioni, allora possiamo procedere a un computo più completo, anche per Matteo: 20 generazioni da Adamo ad Abramo, 13 generazioni (come per Luca) da Abramo a David; più 27 generazioni (42 per Luca) da David a Gesù Cristo, in tutto 60 generazioni a fronte delle 74 di Luca.
È vero che David ebbe, fra gli altri, due figli in Gerusalemme dalla moglie Betsabea, con i nomi riportati all’inizio della sua linea generazionale: Salomone (1011-931 a.C., fu il terzo e ultimo re del regno unificato di Giuda e Israele, 970-930) e Natan. La divergenza nella discendenza sta proprio all’inizio di questa linea diversificata in due rami distinti che portano in direzioni estranee l’una all’altra. Sapremo mai a quale di queste linee dovremo fare affidamento, quella del saggio Salomone o quella del fratello Natan? E sapremo mai se la differenza che intercorre fra le due linee generazionali comporta variazioni nel riconoscimento della persona di Gesù?
È pur vero che negli elenchi proposti da Matteo e da Luca appare una coppia di nomi – Salatiel, Zorobabel – presente in entrambi, ma Matteo la attribuisce alla 15a e 16a generazione a partire da David, mentre per Luca essi si collocano a livello delle generazioni 21a e 22a. L’intera linea generazionale che si conclude con la nascita di Gesù porta a constatare che Giuseppe, suo padre putativo, fosse figlio di un certo Giacobbe nello scritto di Matteo, oppure figlio di Eli nell’elenco apprestato da Luca. Sicché lo stesso Gesù, in linea paterna, avrebbe avuto due nonni in lizza fra loro, un altro garbuglio che spinge a riflettere verso ipotesi successive, sebbene di lieve peso per via della differenza genealogica nel volgere delle generazioni e a motivo delle diverse denominazioni con le quali vengono stimati i diretti predecessori e successori. Quando arriviamo a Giuseppe padre di Gesù subiamo tuttavia una brusca battuta d’arresto: Giuseppe non aveva trasmesso i propri geni a Gesù, non ne era che il custode e pertanto Gesù non ne acquisì la discendenza genetica. Questa constatazione conduce a considerare interrotta ed esaurita la linea della famiglia di David al sopraggiungere di Giuseppe, dunque tutta la fatica per costruire una discendenza sicura di Gesù, desunta dall’analisi dei Testi sacri, con Gesù proprio non avrebbe alcunché da vedere né da condividere.
Se Gesù ha veramente un’origine divina diventa del tutto inutile e superfluo cercarne la genealogia terrena, e riguardo a questo si dovrebbe tutt’al più parlare di una genealogia di Giuseppe, compitasi con Giuseppe; poi, tutto finisce lì. Si deve aggiungere, peraltro, che Gesù avrebbe ereditato la discendenza di cui vado trattando perché Maria, sua madre sotto il profilo fisiologico, discendeva dalla famiglia di David, così si dice per la maggiore. Qui, però, due sono le riserve che aprono a discussioni senza fine.

La prima riguarda Maria: come per Giuseppe si trovano 59 o 73 generazioni dal primo uomo, Adamo, sino al padre putativo di Gesù, così si vorrebbe sapere di Maria, ma le notizie al proposito sono veramente scarse; si ipotizza persino che Maria, cugina di Elisabetta discendente da Aronne, porti nelle proprie vene sangue della tribù di Levi, e questo fatto, se verificato, porterebbe sicuramente fuori tema. Indicazioni più attendibili si possono tuttavia dedurre da alcuni indizi che indirizzerebbero l’appartenenza di Maria alla famiglia di David. Secondo questa interpretazione Gesù, perché si adempiano le antiche profezie, sarebbe discendente dalla famiglia di David per diritto di sangue, perché generato da Maria, e per diritto legale avendo assunto per adozione le prerogative della famiglia di David trasmessegli da Giuseppe.
La seconda delle riserve annunciate si riferisce, ancora, alla trasmissione patrilineare della genitura. Si legge anche nella Bibbia che le linee generazionali elencate in più di una circostanza portino tutte i nomi al maschile, senza eccezione. La trasmissione genetica, pertanto, deve forzatamente interrompersi con Giuseppe in quanto, mentre per ciascuno dei passaggi precedenti si poteva ricorrere, come è dato leggere, al termine “generò” da padre in figlio, pervenuti al completamento della lista di nomi non si trova da alcuna parte scritto che Giuseppe generò Gesù. Il Messia, pertanto, salve le profezie che lo annunciavano discendente dalla stirpe di David, acquisirebbe tale discendenza esclusivamente da Maria sua madre.
Si sono fatte un mare di parole su questa questione, e la confusione che vi regna non è stata dissolta. Si è arrivati persino a un compromesso concettuale per avvalorare la declamazione di Gesù come figlio di David e di Abramo, per evitare che la sua discendenza fosse evaporata nel nulla in quanto proveniente da linea materna, in un contesto storico-sociale che prevedeva tale discendenza esclusivamente riservata ai maschi della stirpe considerata. Così, per riprendere quanto accennato poco sopra, si è addivenuti a una soluzione semplicistica e saldamente risolutiva: Gesù è nato da Maria e, in linea di sangue, ha ereditato la genitura davidica, ma in ottemperanza al diritto civile, in quanto adottato da Giuseppe, così come accade oggi nel nostro contesto sociale che attribuisce per lo più il cognome del padre adottivo al figlio adottato, ha ereditato la genitura davidica della quale era portatore Giuseppe suo padre putativo.