Nella sua famiglia David aveva un fratello, di nome Semmaa, padre di Gionadab. Capitò un giorno una tragedia nella famiglia di David: suo figlio Amnon si era innamorato della propria sorella Tamar e con l’inganno la violentò. Tamar fu vendicata dall’altro fratello, Assalonne il quale fece uccidere Amnon, dopo di che si diede alla fuga. Tutto infine si concluse con il perdono accordato da David. Assalonne era bellissimo, come nessuno in Israele, non aveva difetto alcuno; una volta all’anno si tagliava la lunga chioma di capelli; ebbe tre figli e una figlia, bellissima, chiamata Tamar. Riuscì a trarre a sé tutto il popolo d’Israele. David, nel timore di essere aggredito e ucciso dal figlio nel pieno del suo successo, fuggì. Assalonne guidò i propri guerrieri contro il padre David che era rimasto in città, mentre i suoi seguaci si mossero all’attacco e sconfissero l’esercito di Assalonne nel bosco di Efraim “e avvenne in quel giorno una grande strage di venti mila uomini” (II Re, XVIII, 7). Ne provenne uno scompiglio totale fra gli uomini di Assalonne e chi non fu colpito sul campo cercò rifugio allontanandosi di gran carriera. Gioab, figlio di Servia, era il capo di tutto l’esercito di Israele; ricevette da David l’ordine di salvare Assalonne, perché non voleva perderlo, ma il figlio fuggiasco nel brivido della ricerca di salvezza rimase impigliato con il capo fra i rami di una quercia; fu raggiunto e ucciso dagli uomini di Gioab e sepolto nel bosco. David pianse disperatamente sulla morte del suo figliolo. Riattraversato il Giordano oltre il quale si era spinto, David tornò a Gerusalemme. Fu in quell’occasione che un uomo di Belial (il nome Belial ricorda lo Spirito ribelle ossia il demonio), di nome Seba, della tribù di Beniamino, si dissociò dal re David e “Tutto Israele si separò da David, per andar dietro a Seba, figlio di Bocri, ma quei di Giuda restarono con il loro re dal Giordano fino a Gerusalemme” (II Re, XX, 2).
Ancora atti di violenza nella famiglia reale. Gioab incontrò Amasa, suddito di David, con parole fraterne ma, nell’atto di baciarlo, lo colpì con la spada al fianco “e ne sparse gli intestini per terra e senza dargli un secondo colpo, l’uccise”. Intanto Gioab continuava a inseguire Seba che si era rifugiato in Abelae in Betmaaca. Qui raggiunto, a Seba fu mozzata la testa per aver osato levare la propria mano contro il re David.
In gran numero le pagine del Vecchio Testamento riportano episodi di violenza, persino a livelli di efferatezza, di orrore. La gravità maggiore di un atto di violenza si esprimeva allora, come d’altronde ai giorni nostri, quando i malcapitati erano persone deboli e indifese. Ne troviamo un commento eloquente sfogliando il Libro di Giobbe, là dove nel secondo discorso di Sofar è rappresentato il destino riservato a chi opprime i deboli; ne riporto soltanto alcuni versi: “Fin da quando l’uomo fu posto sulla terra, il trionfo degli empi è breve, e la gioia dell’ipocrita è d’un istante. Anche se la sua superbia si innalzerà fino al cielo e la sua testa toccherà le nubi, alla fine perirà come letame. Le sue ossa saran piene dei vizi della sua giovinezza, i quali andranno a dormire con lui nella polvere. I cieli riveleranno la sua iniquità, la terra insorgerà contro di lui” (Giobbe, XX).
Per ordine divino David inviò Gioab a fare il censimento di tutti i viventi d’Israele e di Giuda. Terminato il compito, “Gioab consegnò al re il censimento del popolo che dava d’Israele ottocento mila uomini forti che potevano maneggiar la spada, e di Giuda cinquecento mila combattenti” (II Re, XXIV, 9). Ma David si sentì peccatore e attirò l’ira divina: “Il Signore mandò in Israele la peste da quella mattina fino al tempo stabilito (tre giorni) e del popolo, da Dan fino a Bersabee, ne morirono settanta mila persone” (II Re, XXIV, 15).
David originò una folta discendenza: “In Ebron nacquero a David dei figli: il suo primogenito fu Amnon, nato da Achnoam Iezzaelita, il secondo Chelab, di Abigail, già moglie di Nabal del Carmelo; il terzo Assalonne, nato da Maaca figlia di Talmai re di Ghesur; il quarto Adonia figlio di Aggit (o Agghit), il quinto Safatia, figlio di Abital, il sesto Ietraam (o Itram), figlio di Egla, moglie di David” (II Re, III, 2-5).
“Davide poi prese anche delle concubine e delle mogli di Gerusalemme, dopo che era venuto da Ebron, e gli nacquero altri figli e figlie: Samua, Sobab, Natan, Salomone, Iebahar, Elisua, Nefeg, Iofia, Elisama, Elioda, Elifalet” (II Re, V, 13-16). A Gerusalemme nacquero, dalla madre Betsabea, figlia di Ammiel: Simea, Sobab, Salomone (secondo) e Natan (terzo).

Per due volte David sconfisse i Filistei, sorretto da Dio stesso. Nel giorno in cui David portò l’arca di Dio in Gerusalemme, Micol, figlia di Saul, si diede a lanciare voci di disprezzo all’indirizzo di David. “Per questo Micol figlia di Saul non ebbe alcun figlio fino al giorno della sua morte” (II Re, VI, 23).
Nel volgere delle ore notturne Dio si lamentò con il profeta Natan perché il suo popolo non gli aveva ancora dedicato una casa: “ma son passato da un luogo a un altro sotto un Tabernacolo e sotto una tenda… Or dunque dì così al mio servo David:… Io darò una dimora fissa al mio popolo Israele… io susciterò dopo di te il tuo figlio che da te nascerà e renderò stabile il tuo regno; egli edificherà una casa in mio Nome, e io stabilirò in sempiterno il trono del suo regno” (II Re, VII, 6, 10, 12, 13).
In nota a piè di pagina dell’edizione biblica da me consultata si riporta: “Questa importantissima profezia si riferisce a Salomone, a tutti i discendenti di David, ma specialmente al Messia… Così vien determinato che la famiglia del Redentore nascerà da una donna della stirpe di Sem, dalla progenie d’Abramo, dalla tribù di Giuda, dalla famiglia di David”.
Al tempo di David imperversò una grave carestia per la durata di tre anni continui. David si fece premura di consultare l’oracolo del Signore, e il Signore rispose: “È colpa di Saul e della sua casa di sangue, perché egli uccise i Gabaoniti” (II Re, XXI, 1). Allora David fece di tutto nel tentativo di rappacificare i Gabaoniti, ma questi reclamavano vendetta: volevano che fossero consegnati loro sette figli di Saul per crocifiggerli. Fu risparmiato soltanto Mifiboset, figlio di Gionata che aveva Saul per padre. Furono crocifissi tutti sette. Infine David fece raccogliere i resti di Saul, di suo figlio Gionata e li seppellì insieme ai resti dei sette crocifissi e quindi “Dio si placò verso il paese” (II Re, XXI, 14).
Trovo un po’ difficile ammettere il patibolo per crocifissione: presso gli Ebrei la Croce era un segno avvilente e obbrobrioso, da riservare eccezionalmente ai malfattori più efferati. Ancor più inaccettabile mi pare la presentazione di una Divinità che prima si adira come accadrebbe a un semplice mortale, poi si placa, ma solo in seguito a un sacrificio umano di più persone.
Avvenne che si mosse Adonia, figlio di Oggit, cospirando contro David per usurpargli il trono. Era il tempo in cui David pensava a eleggere un suo successore e per questa nomina scelse il proprio figlio Salomone. Ci approssimiamo alla fine dell’esistenza del re David: “Avvicinatisi i giorni della sua morte, David diede i suoi ordini a Salomone suo figlio, dicendo: Io entro nella vita di tutta la terra: sii forte, sii uomo” (III Re, II, 1-2). Adonia, fratello di Samuele, reclamò per sé il trono, perché era più anziano del fratello; si rivolse in preghiera a Betsabea, moglie di David, per avere il suo appoggio, ma Salomone lo fece uccidere per mano di Banaia, figlio di Ioiada; poi inviò ancora Banaia a uccidere Gioab, per vendicarsi; e per vendetta mandò a morte anche Semei (con tutta probabilità uno dei rivoltosi), ancora per ordine trasmesso a Banaia.
“David si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di David (Gerusalemme). David regnò sopra Israele per quarant’anni: sette ne regnò in Ebron e trentatré in Gerusalemme” (III Re, II, 10-11).
Salomone sposò una figlia del Faraone d’Egitto. Una notte gli apparve in sogno il Signore che gli promise la sapienza perché potesse discernere il giusto; gli diede anche un cuore così saggio e intelligente da non potersi paragonare a qualsiasi altra persona. Secondo gli ordini del Signore Salomone fece costruire un tempio a Lui dedicato. Nella preparazione alla costruzione del tempio, affidata a Salomone, David prega il Signore: “Noi dinanzi a te siamo dei pellegrini e degli stranieri, come tutti i nostri padri. I nostri giorni sulla terra sono come un’ombra e non c’è mai sosta” (I Paralipomeni, XXIX, 15). Degna di interesse può rivelarsi una riflessione a proposito del tempio: dobbiamo riportarci al tempo di Mosè, attorno al XIII secolo avanti Cristo, allorquando Diò parlò a Mosè. Sappiamo tuttavia che il Tempio fu fatto costruire da Salomone il quale visse nel X secolo a.C., dunque a tre secoli di distanza. Ma parlando di Tempio all’epoca di Mosè si deve intendere la dimora terrena che gli Ebrei avevano allestito per sacrificare a Dio e per celebrare i loro riti religiosi. Possiamo dunque accettare che Dio abbia usato la parola “Tempio” già tre secoli prima di Salomone. Cito qui un passo che si impone per la sua originalità, se vogliamo, anche un po’ grottesca: “Il Signore parlò a Mosè, dicendo: Dì ad Aronne: Nelle tue generazioni avvenire nessun uomo della tua stirpe che abbia qualche difetto potrà offrire pani al suo Dio, o accostarsi al suo ministero: né il cieco, né lo zoppo, né chi ha il naso troppo piccolo o troppo grande o torto, né chi ha frattura al piede o alla mano, né il gobbo, né il losco, né chi ha l’albugine nell’occhio, o ha la rogna, l’erpete, l’ernia… perché egli è difettoso e non deve contaminare il mio santuario” (Levitico, XXI, 16-23). – A quanto è dato leggere in questo passo del Levitico si configura in tutta evidenza un atto discriminatorio nei confronti dei miserabili e meno baciati dalla fortuna. La trama descritta in questa scena dipinge il Dio veterotestamentario alla stregua di una primadonna dell’alta società borghese al tempo della “Belle Époque”, viziata e capricciosa, capace di avanzare pretese assurde. Come prendere questo Passo? Anch’esso parola di Dio? Ma, allora, quale Dio?
Il Signore apparve una seconda volta a Samuele, come gli era apparso in Gabaon e gli promise: “Non mancherà uno della tua stirpe sul trono d’Israele” (III Re, IX, 5). La regina di Saba (in nota nel testo biblico: Saba, capitale dei Sabei, in Arabia Felice) fece visita a Salomone per lodarne la sapienza e gli portò doni di immensa ricchezza.
Salomone rivestì d’oro il suo regno e riceveva doni preziosi dai regnati delle zone limitrofe. A un certo punto Salomone, avendo avuto molte donne straniere, cadde nell’idolatria e in quella situazione fu inviso al Signore. Regnò in Gerusalemme, sopra tutto Israele, per 40 anni. “Si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di David suo padre, e gli successe nel regno il suo figlio Roboamo” (III Re, XI, 42-43).
Nemico di Salomone fu anche Geroboamo, figlio di Nabat, Efrateo (di Efrata, località della Giudea, nei pressi di Gerusalemme) di Sareda, servo di Salomone, figlio di una vedova chiamata Sarva. Salomone cercò di ucciderlo, ma Geroboamo si salvò fuggendo in Egitto. Dal dissidio fra Roboamo (tribù di Giuda) e Geroboamo (re d’Israele, empio di fronte al Signore) si giunse a una divisione di genere politico. Geroboamo offrì sacrifici a divinità pagane, suscitando l’ira e la punizione di Dio. “La casa di Geroboamo peccò, e per questa causa fu distrutta e sterminata dalla superficie della terra” (III Re, XIII, 34). Geroboamo aveva regnato per 22 anni. Roboamo, invece, regnò in Giuda dall’età di 41 anni e per 17 anni in Gerusalemme. Roboamo, figlio di Naama l’Ammonita, lasciò infine il regno al figlio Abiam (o Abia), di madre Maaca figlia di Assalonne. Abia sconfisse l’esercito di Israele guidato da Geroboamo. Nella sua vita aveva avuto 18 (o 14) mogli e 60 concubine; generò 22 figli e 16 figlie. Ad Abiam successe il figlio Asa, uomo pio verso il Signore; con 300 mila uomini di Giuda e 280 mila di Beniamino sconfisse Zara re di Etiopia, che con un milione di uomini e 300 carri voleva impadronirsi del regno di Asa, ma questi lo distrusse nella valle di Sefata presso Maresa. Ad Asa successe nel regno suo figlio Giosafat che cominciò a regnare su Giuda all’età di 35 anni e regnò 25 anni in Gerusalemme: “Il Signore fu con Giosafat, perché egli camminò nelle prime vie di David suo padre” (II Paralipomeni, XVII, 3). Fino a quei tempi Giuda e Israele furono sempre in lotta, ma si aprì anche un periodo di pace. A Giosafat successe suo figlio Ioram, empio al cospetto di Dio, tanto che ebbe la ferocia di uccidere i propri fratelli. Dopo Ioram venne suo figlio Ocozia all’età di 42 anni e regnò in Gerusalemme per un anno, anch’egli empio di fronte al Signore. Ocozia fu ucciso da Iehu, figlio di Namsi, scelto dal Signore per sterminare la casa di Acab, nota per le fornicazioni. Alla morte di Ocozia il comando del regno passò alla madre di lui, Atalia, che detenne il potere per la durata di sei anni. In quei sei anni il figlio di Ocozia, Ioas, ancora bambino, attese tutto quel tempo sotto la guida della nutrice. Ioas, figlio di Sebia di Bersabea, aveva 7 anni quando iniziò a regnare e regnò 40 anni in Gerusalemme, prima nel nome di Dio, poi in veste di ribelle. Gli successe il figlio Amasia, timorato di Dio, all’età di 25 anni e regnò 29 anni in Gerusalemme. Seguì Azaria, in contrasto con la legge divina; iniziò a regnare ancor giovane, a 16 anni e regnò per 52 anni in Gerusalemme. Sua madre era Iechelia di Gerusalemme. Ioatan, figlio di Azaria, ereditò il trono e camminò nella parola di Dio. A Ioatan successe il figlio Acaz che, contrariamente al padre, peccò contro la legge divina; cominciò a regnare a 20 anni di età e regnò per 16 anni in Gerusalemme.