Nella mente dei Pensatori
Voltaire
Dizionario filosofico
Giulio Einaudi Editore s.p.a. – Torino 1950, 1969, 1995
Voltaire (François Marie Arouet), Parigi 21/11/1694 – 30/5/1778. Amo molto la galassia di idee e di concetti caratterizzanti il modo di pensare di Voltaire, per la sua schiettezza, per il coraggio delle sue affermazioni, per il sapersi battere senza timore di essere messo al rogo, per la sua coerenza e per il suo amore della verità nel gettarsi a fondo entro i meandri del suo procedere speculativo.
Dal 1704 al 1711 studiò presso i Gesuiti. Ebbe un’avventura amorosa all’Aia, produsse versi irriverenti contro il reggente Filippo d’Orléans, fu sottoposto a soggiorni forzati e per un anno alla Bastiglia (1717-1718). Andò in esilio in Inghilterra (1726-1728) per aver offeso il cavaliere di Rohan con i suoi sarcasmi. Fu ospite, a Cirey, della sua amante marchesa du Châtelet. Visse presso il re di Prussia (1750-1753). Fu a Ginevra nel 1755. Poi in Francia, per 20 anni. Scrisse con lo scopo di schiacciare il fanatismo e l’intolleranza della Chiesa cattolica, lottò per il trionfo della ragione (Dizionario filosofico, 1764). Morì a Parigi e fu inumato fuori città, avendogli il clero parigino rifiutato la sepoltura religiosa. Le sue spoglie furono trasferite nel 1791 nel Panthéon dalla Costituente. Il suo fu un mondo concettuale e interamente costruito con materiali tratti da Locke, Bayle, Clarke, Shaftesbury, Newton. Deista in religione, utilitarista in etica, moderato in politica. Secondo il suo pensiero i poteri dell’uomo sono molto limitati e il male e il negativo stanno in agguato dappertutto. La dignità dell’uomo sta nel difendere i diritti sovrani della ragione. La nostra vita è un mistero, ma non possiamo comunque renderla migliore.
Spunti dal pensiero di Shaftesbury Antony Ashler Cooper, filosofo inglese (1671-1713): L’uomo è dotato di un “senso morale” di una facoltà di apprezzamento immediato, che guida infallibilmente le sue azioni. L’uomo immerso nella vita non ha bisogno di riflessione razionale per distinguere il giusto dall’ingiusto. Il senso morale si uniforma immediatamente nelle sue scelte alle leggi dell’ordine e dell’armonia che governano il mondo. L’educazione morale è in primo luogo avviamento all’amore della bellezza: verità, bontà e bellezza sono diverse facce dello stesso valore.
Introduzione di Gustave Lanson
Tutto lo sforzo di Voltaire fu volto a spezzare gli schemi storici di cui ci si era fino allora accontentati.
“I romani, i più recenti fra i popoli antichi, una nazione piccola e rozza… Roma si ingrandisce con il brigantaggio e conquista il mondo con la sua disciplina e il suo patriottismo. Ma chi sono mai i romani, predoni dell’universo, a confronto con i greci, filosofi, artisti e civilizzatori?”
“Si pretendeva che tutto fosse divino nella Bibbia, tutto vero, profondo, rispettabile. Voltaire mette in mostra, irridendola, tutta l’umanità del libro, le contraddizioni, le manifestazioni d’ignoranza, le impossibilità, le oscenità. Le azioni e il linguaggio dei profeti non lo stupiscono: sono umani, sono i costumi di un piccolo popolo grossolano, è il gusto orientale. Ma si pretende che Dio abbia parlato in quei simboli… si pretende che il Vangelo sia divino: egli mostra le ‘dicerie’ di un popolino incolto, credulo, fanatico”. Nonostante “tutto ciò che la religione e l’autorità frappongono per ostacolare la ricerca della verità”, Voltaire “fece conoscere a tutti ciò che solo un piccolo numero di studiosi sapeva, i dubbi e i dibattiti sulla composizione dei libri sacri, la loro data e la loro autenticità, e sulla storia dei primi secoli della Chiesa. In questo modo fece rientrare la storia sacra nella storia universale, non più come il centro e l’origine di tutto, ma come un’onda nell’oceano”.
“Gli Ebrei subiscono gli influssi delle grandi società che li circondano: non inventano niente; una piccola tribù di pastori rozzi, ignoranti, superstiziosi, feroci… Ciò che viene chiamato Bibbia è uno strano insieme di racconti morali, di romanzi, di cronache, di poemi d’amore, di rituali, senza parlare degli apocrifi e dei falsi… I Vangeli sono i racconti che venivano fatti in gruppetti di settatari (seguaci) di Gesù; ogni gruppo ebbe un proprio Vangelo, così che se ne conoscono cinquantaquattro… Attraverso le dispute religiose si costituisce il dogma. L’ellenismo ha una funzione preponderante e la metafisica platonica fornisce i materiali alla teologia cristiana… Ostinatamente, clamorosamente, profondamente deista, insorge contro gli assurdi dogmi delle religioni intolleranti e contro le pericolose negazioni degli atei temerari”.
Deismo. Posizione filosofica di coloro che, pur ammettendo l’esistenza di Dio e dell’anima, rifiutano le religioni rivelate, i dogmi e le pratiche del culto. Kant distinse il deismo dal teismo: il primo si pone l’esigenza di un Essere originario al di sopra di ogni nostra possibilità conoscitiva e quindi destinato a rimanere per noi indeterminato; il secondo, invece, mira a determinare in qualche modo questa entità originaria. Ciò che in definitiva caratterizza il deismo è una concezione di Dio al di fuori dei dogmi della Rivelazione, una “religione naturale” che si propone spontaneamente agli esseri umani.
“ Il mondo è eterno e necessario. Dio è dappertutto, come la gravitazione… La morale è divina… non dà comandamenti… la morale non è rivelazione… Come non ci sono comandamenti, così non c’è grazia, ed è inutile pregare. La sola preghiera è la sottomissione. Non ci sono doveri verso Dio. Esiste soltanto un dovere sociale: ogni virtù è un rapporto fra uomo e uomo. Solo verso l’uomo si può essere colpevoli”. (Penso alla attuale dissertazione su “Memoria e Riconciliazione” di Papa Francesco che assume l’esatto contrario).
“I dogmi delle religioni differiscono fra loro perché sono stati inventati dagli uomini, ma la morale è universale perché viene da Dio”. Voltaire propende per una “morale del ben fare e della giustizia, la virtù sociale” che “non promette una chimerica felicità, ma permette il piacere onesto e moderato” e che invita a mettere un po’ di bontà, di dolcezza, di cortesia nella ricerca della felicità, a fare in modo di rendere la vita un po’ migliore per tutti. Proprio questa morale positiva è indipendente, insieme con l’affermazione di Dio, è la religione naturale: la sola vera religione, il teismo, che tutte le Chiese avvolgono di fantasie ridicole o inumane con i loro dogmi.”
“Se non c’è virtù se non nell’atto sociale, la morale non può essere concepita senza la politica e l’uomo dabbene sarà colui che si mostrerà buono per tutti lavorando a migliorare la società… Voltaire si domanda quali ritocchi esigano in ogni parte del governo e dell’amministrazione i sentimenti di libertà, di eguaglianza e di umanità, che ai suoi occhi costituiscono la coscienza sociale e la ragione del suo tempo”. Voltaire non è rivoluzionario, né chimerico, ma opportunista e realista. Indica ciò che è possibile ottenere immediatamente sotto la spinta dell’opinione pubblica. Indubbiamente Voltaire è un conservatore… Non vuole sovversioni violente, non vuole abbattere classi o distruggere l’ineguaglianza delle ricchezze”. (FINE introduzione di Gustavo Lanson)
Nota del curatore Mario Bonfantini
“L’edizione definitiva del Dizionario, secondo le intenzioni dell’autore, resta quella di Ginevra 1769.
L’opera fu condannata dalla Facoltà di Teologia della Sorbona… bruciata sulla pubblica piazza… Voltaire la ripubblicò nel 1765. Nel 1762 (18 giugno) veniva bruciato l’Emile di Rousseau a Ginevra… 1764: una terribile carestia mette in difficoltà in Italia gli approvvigionamenti di cereali.
Prefazione di Voltaire al “Dizionario filosofico”
“… i diversi sistemi sulla natura dell’anima, sulla grazia, su opinioni metafisiche… possono essere sottoposti a esame: infatti, poiché sono in contestazione da millesettecento anni, è evidente che non portano in sé il carattere della certezza; sono enigmi che ognuno può indovinare secondo la portata del suo intelletto… Questo libro può essere letto soltanto da persone illuminate… e ogni uomo dabbene deve cercare di essere filosofo, senza piccarsi di esserlo.
ABATE. “L’abate spirituale era un povero, capo di numerosi altri poveri. Ma questi poveri padri spirituali sono arrivati poi ad avere duecento, quattrocentomila lire di rendita; e ci sono oggi in Germania dei poveri padri spirituali che posseggono un reggimento di guardie… la terra appartiene ai forti e ai furbi che se ne impadroniscono. Voi avete approfittato dei tempi di ignoranza, di superstizione, di demenza per spogliarci della nostra eredità, per metterci sotto i piedi, per ingrassarvi con i beni degli sventurati: tremate, che non abbia ad arrivare il giorno della ragione.
ABRAMO. La nazione ebraica era circondata da popoli più antichi di cui adottò la lingua e dai quali prese il nome di Israele (dai Babilonesi presero il nome di Abraham o Ibrahim) che è caldaico. Dai Babilonesi presero il nome degli angeli e chiamarono Dio come facevano i Fenici: Eloi o Eloa, Adonai, Jehova o Hiao.
ANIMA. “… nelle leggi del popolo di Dio non si parola né della spiritualità, né dell’immortalità dell’anima… in nessun luogo Mosè prospetta agli Ebrei ricompense o pene in un’altra vita… tutto è temporale… Mosè limita tutti i castighi e le ricompense al tempo presente. È impossibile a noi, esseri limitati, sapere se il nostro intelletto è sostanza o facoltà: noi non possiamo conoscere a fondo né l’essere esteso né l’essere pensante né il meccanismo del pensiero. Noi affermiamo, come Gassendi e Locke, che non sappiamo nulla, con le nostre sole forze, dei segreti del Creatore.
ANGELI. Papa Gregorio II (in realtà Gregorio I, 535-604) ridusse a nove cori, a nove gerarchie e ordini i dieci cori di angeli riconosciuti dagli Ebrei; sono i serafini, i cherubini, i troni, le dominazioni, le virtù, le potenze, i principati, gli arcangeli e infine gli angeli, che danno il nome alle altre otto gerarchie… San Tommaso dice che i troni sono vicini a Dio quanto i cherubini e i serafini, perché proprio su di loro è seduto Dio.
ANTITRINITARI. “…nulla è contrario alla retta ragione di ciò che viene insegnato tra cristiani a proposito della trinità di persone in una sola essenza divina, delle quali la seconda è generata dalla prima e la terza procede dalle altre due. Che questa dottrina incomprensibile non si trova in alcun passo della Scrittura… Il sostenere che ci sono più persone distinte nell’essenza divina significa introdurre nella Chiesa di Cristo l’errore più grossolano e più pericoloso, perché si favorisce così apertamente il politeismo… Sarebbe più saggio attenersi all’autorità degli apostoli i quali non hanno mai parlato di Trinità… Non si trova traccia di questo dogma né nei vangeli canonici né negli apocrifi”.
APOCALISSE. “… san Dionigi di Alessandria… metà del secolo III… dice (Storia della Chiesa) che quasi tutti i dottori respingevano l’Apocalisse come un libro del tutto privo di ragione; che quel libro non è stato affatto composto da san Giovanni, ma da un tal Cerinto il quale si era servito di un gran nome per dare maggior peso alle sue fantasie. Il concilio di Laodicea tenuto nel 360 non comprese l’Apocalisse fra i libri canonici”.
ARIO. “Ecco una questione incomprensibile, che ha tenuto in esercizio per più di sedici secoli la curiosità, la sottigliezza sofistica, l’acredine, lo spirito di intrigo, la bramosia del potere, il furore di persecuzione, il fanatismo cieco e sanguinario, la barbara credulità, e che ha provocato più orrori che non l’ambizione dei principi…: Gesù è il Verbo? E se è il Verbo, è emanato da Dio nel tempo o prima del tempo? E se è emanato da Dio, è coeterno e consustanziale con lui, o è di una sostanza simile? È distinto da lui o non lo è? È creato o generato? Può generare a sua volta? Ha la paternità o la virtù produttiva senza paternità? E lo Spirito Santo, è creato o generato o prodotto o procedente dal Padre o procedente dal Figlio o procedente da entrambi? Può generare, può produrre? E la sua ipostasi (sostanza) è consustanziale con l’ipostasi del Padre e del Figlio? E in qual modo, avendo precisamente la stessa natura e la medesima essenza del Padre e del Figlio, può non fare le stesse cose di quelle due persone, che sono lui stesso?”
“Alessandro, vescovo di Alessandria”, identificò Dio con una monade che è trina. Ario si contrappose a questa tesi e Alessandro lo scomunicò. Con Ario si schierò Eusebio, vescovo di Nicomedia.
L’imperatore Costantino (promotore del Concilio di Nicea – 325 – e fautore del Credo cattolico) era uno scellerato, un parricida che aveva soffocato sua moglie in un bagno, scannato un figlio, assassinato il suocero, un cognato e un nipote… mandò il celebre vescovo Osio per dirimere una disputa fra cristiani sul modo di spiegare la natura della Divinità…
Il patriarca arabo Eutiche, autore della Storia della Chiesa d’Alessandria, fa dire a Osio: “Fratelli, il cristianesimo comincia appena a poter vivere in pace, e voi volete precipitarlo in un’eterna discordia… Gesù vi ha ordinato di amarvi, e voi cominciate col disobbedirgli odiandovi e suscitando la discordia nell’Impero… Cessate di disputare: adorate, edificate, umiliatevi, nutrite i poveri, portate la pace nelle famiglie, invece di scandalizzare tutto l’Impero con le vostre discordie”… “Si riunì il Concilio di Nicea (preparato e presieduto da Osio) e ci fu una guerra civile di trecento anni nell’Impero romano. Quella guerra ne provocò altre e di secolo in secolo ci si è perseguitati a vicenda fino ai giorni nostri (ossia il secolo XVIII)”.
ATEISMO. “Le leggi di Mosè non parlavano di una vita futura”, ma gli Ebrei “tremavano di essere puniti in loro stessi, nelle loro mogli, nei loro figli, nella loro posterità, fino alla quarta generazione; e questo freno era potentissimo”… “È dunque assolutamente necessario, per i principi e per i popoli, che l’idea di un essere supremo, creatore, reggitore, remuneratore e vendicatore sia profondamente radicata negli animi”.
BATTESIMO. “I Greci conservarono sempre il battesimo per immersione. I Latini sostituirono la semplice aspersione… Fu domandato a san Cipriano, vescovo di Cartagine, se quelli che si erano semplicemente fatti innaffiare tutto il corpo fossero realmente battezzati. Egli risponde… per parte sua pensava che lo fossero, ma che avessero una grazia infinitamente minore di quelli che sono stati immersi tre volte secondo l’uso”.
I bambini che morivano senza battesimo “erano dannati, secondo i padri della Chiesa più rigorosi. Ma Pietro Crisologo, nel secolo quinto, immaginò il Limbo o sobborgo d’inferno”… L’imperatore Giuliano il filosofo fa parlare Costanzo, figlio d Costantino: “Chiunque si senta colpevole… sarà netto e puro non appena io l’avrò lavato con questa acqua”.
“Proprio questa fatale dottrina indusse gli imperatori cristiani e tutti i grandi dell’Impero a differire il loro battesimo fino alla morte. Si credeva di aver trovato il segreto per vivere da criminali e morire virtuosi… una setta (danese) devota se ne andava avvelenando o strangolando tutti i bambini appena battezzati” ragionando così: “impediamo loro di essere malvagi e infelici in questa vita e diamo loro la vita eterna (pazzesco: perché non si facevano battezzare loro e subito dopo suicidarsi?).
Nel dialogo quarto del Catechismo cinese, il principe KU afferma: “so che Dio non ha alcun bisogno dei nostri sacrifici né delle nostre preghiere; ma che noi abbiamo bisogno di fargliene. Il suo culto non è stabilito per lui, ma per noi”. Il principe KU dice ancora: “Un cuore puro è il più bello di tutti i templi”.
“La più piccola causa produce spesso grandissimi effetti… Esaminate le condizioni di tutti i popoli dell’universo e vedrete che esse sono fondate su una serie di fatti che sembrano di nessun peso e da cui tutto dipende. Tutto è ingranaggio, puleggia, corda, molla, in questa immensa macchina”.
“L’invidia e l’odio non hanno mai fatto migliore sillogismo”.