A Barge una lodevole iniziativa a muovere dal candore e dall’innocenza dei bambini più piccoli delle Scuole locali.

Le Insegnanti delle Scuole dell’Infanzia di Barge, Crocera e San Martino, in seno alla programmazione educativa annuale, hanno organizzato un incontro per implorare la pace nel mondo, soprattutto in Ucraina al tempo corrente. Tutti gli alunni si sono sistemati sullo spazioso piazzale antistante all’edificio scolastico, tenendosi per mano, pronti a muovere in un gioioso girotondo. Si sono esibiti in un canto in coro di benvenuto rivolto a tutti i loro amici, si sono incamminati per un festoso girotondo sul piazzale e hanno lanciato al cielo una serie di palloncini volanti colorati, simbolo e auspicio della concordia fra gli uomini.
Lo scopo di questa bella manifestazione, di taglio spiccatamente educativo, ci spiega l’Insegnante coordinatrice Cinzia Simondi, è stato quello di riunire questo bel gruppo di centosessanta bambini nell’intento di promuovere la pace e di accogliere con genuino senso di amicizia due bambine e la loro mamma profughe dall’Ucraina. Le due bambine, di nome Anna e Hanna, sono state accolte a frequentare la Scuola dell’Infanzia di Barge. La loro mamma, dopo le allocuzioni del Dirigente scolastico prof. Davide Laratore e della Sindaca prof.ssa Piera Comba, ha pronunciato voti di ringraziamento in lingua inglese, tradotti da un interprete, presente al suo fianco.
Al centro del girotondo, un tavolo sul quale sono stati raccolti molti generi alimentari a lunga scadenza consegnati dalle famiglie degli alunni, che saranno inviati in Ucraina per le prime urgenti necessità.

A dare man forte alle operazioni di preparazione della manifestazione un gruppo di Alpini e della Protezione Civile A.N.A. di Barge, alcuni membri del quale si sono spontaneamente offerti a inserirsi nel girotondo per la pace, mano nella mano con i bambini delle Scuole dell’Infanzia. A dirigere il traffico e a garantire il successo dell’iniziativa in sicurezza, anche due Vigili Urbani del Comune di Barge.
Un grazie di cuore va alle Insegnanti della Scuola dell’Infanzia che hanno saputo dare vita a un evento singolare, creando nei bambini un primo senso di consapevolezza che incontrerà terreno fertile per crescere nel corso delle esperienze vissute nella prassi educativa quotidiana. È anche questa una strategia formativa che lascerà indubbiamente segni positivi nel corso della spinta evolutiva dei piccoli alunni. A questi ultimi, in particolare, un ringraziamento speciale, unito a simpatia e affetto, per la genuinità e la viva partecipazione con le quali si sono espressi nel ruolo di degni piccoli cittadini di grandi promesse.
Fin qui siamo saliti lungo un sentiero profumato, incontrando sorrisi, sino al configurarsi di una scena ammantata di gioia e di speranza. Ora però è giocoforza seguire una realtà diversa, opprimente, quella che ci tocca nel profondo dei sentimenti ogni giorno da ormai due mesi. Il titolo di questo diverso paesaggio ne dà una prima conferma:
Ucraina 2022
25 aprile 2022. In Italia ricorre la memoria della Liberazione dal giogo nazista, caratterizzata da numerose manifestazioni volte a sottolineare i valori sottesi al sapere di essere liberi di condurre la propria esistenza e di esprimersi civilmente, senza coercizioni o divieti.
Non molto lontano da noi, oggi, superati ormai i sessanta giorni di lotta, un popolo si batte per conservare la propria libertà schiacciata dall’invasione di un esercito super potente.

Accendo il televisore e mi si parano dinanzi immagini orribili: morti, persone disperate in cerca di salvezza, feriti, distruzioni massicce. Soltanto una domanda: Perché? Le motivazioni a spiegare il fenomeno guerra potrebbero essere molteplici, così è sempre stato in tutti i conflitti armati, ricordando almeno quelli del XX secolo che ci hanno coinvolto più da vicino. Ma poi, guardando al vero, il nostro mondo è sempre stato scena aperta per scontri fratricidi di ogni genere. Con la rabbia che quasi tutti e in molti istanti della nostra esistenza tratteniamo e coltiviamo in cuore è sufficiente una piccola scintilla a far deflagrare le polveri. Questo nel grande dei rapporti internazionali, questo nel piccolo di una comunità ristretta. Pare proprio che l’uomo non possa fare a meno di tuffarsi in situazioni conflittuali, di sfogare le proprie delusioni, rabbie represse, frustrazioni, insicurezze, paure. Basterebbe ricorrere alla ragione per evitare i disastri che qualsiasi guerra reca con sé e dopo di sé, ma la ragione ha i passi corti e non ce la fa a seguire le falcate dell’ira e della rivalsa; viene smarrita e lasciata per strada, abbandonata.

Perché l’uomo, ogni uomo, vuole predominare, prevalere, superare, sorpassare, conquistare senza limiti per sé, senza pensare che non è solo lui a vivere su questo misero Pianeta e che la sua stessa esistenza ha un decorso assolutamente effimero. Le parole di chi saggiamente si schiera contro la guerra sono per lui oggetto di derisione, neppure ne fa la minima considerazione. E la guerra, quando scoppia, spinge i propri malefici tentacoli in ogni direzione dell’umana natura, dichiarando lecito, necessario, indispensabile ciò che un’aura di pace dipingerebbe con orrore. Nel giro di alcuni decenni, una triste serie di milioni di morti nulla dice alla coscienza di chi ha in mano il potere? Distruzioni, energie bruciate, spese che mandano in fumo una montagna di capitali da fare invidia al bilancio di uno Stato qualsiasi, ferite insanabili inferte allo stesso Pianeta che ci ospita, nulla insegnano a chi dovrebbe amministrare con oculatezza l’uso e il consumo delle risorse che la Natura di casa nostra ci pone a disposizione, in misura sempre più ridotta e preoccupante? Eppure nel rinfocolare i conflitti armati non si finisce mai di consumare le ultime risorse che ci restano per vivere e per sopravvivere.

Proprio il 25 aprile 2022 i mezzi di informazione diffondono la notizia che gli Stati Uniti d’America promettono nuovi aiuti all’Ucraina. Certo, non si può stare a guardare di fronte a un atto palese di aggressione armata nella misura alla quale stiamo assistendo. Ci sono civili che ne portano le conseguenze, bambini, donne, vecchi, malati e disabili che soffrono di mille tormenti, che muoiono, che vengono divisi, separati, abbandonati, seviziati. Bisogna aiutarli, bisogna! Tuttavia pare che il dare aiuto non veda altra soluzione se non quella di armare più efficacemente la mano di chi si deve difendere. È sicuramente un problema grosso, anche e soprattutto sotto il profilo morale: desiderare la pace portando armi sulla scena dei combattimenti. Eppure il mondo continua a muoversi sull’onda di terribili contraddizioni di questo tipo.
Proprio il giorno della “Liberazione” italiana si viene a sapere che gli USA promettono nuovi aiuti all’Ucraina. Verrebbe ragionevolmente da pensare a provvedimenti legati all’alimentazione, alla salute, alla difesa dalle intemperie, alla sicurezza per la vita. La realtà, però, è un’altra: il segretario di Stato americano Blinken e il segretario della Difesa Austin hanno assicurato al presidente ucraino Zelensky nuovi aiuti militari. Gli USA aumenteranno l’entità degli aiuti sbloccando altri 700 milioni di dollari. Di questi, 300 serviranno a Kiev per acquisire gli armamenti di cui si avverte il bisogno e il resto andrà agli alleati regionali che hanno fornito aiuti militari e hanno bisogno di ricostituire le proprie scorte di armi. In totale gli USA hanno inviato circa quattro miliardi di dollari in aiuti militari. E non è tutto, come vedremo più avanti.

Ma che cosa accade su un altro versante? Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha rivelato che la Russia ha messo in guardia contro il pericolo “reale” di una terza guerra mondiale, con queste parole: “Armando l’Ucraina la Nato entra in guerra per procura contro la Russia”, minacciando altresì di metter mano ad armi mai viste prima d’ora. Non sono affermazioni rassicuranti. Si va parlando con sempre maggiore chiarezza di termini di guerra totale, di guerra nucleare, lasciando intravedere uno scenario che potrebbe essere apocalittico, il preludio dell’annientamento della progenie umana o anche peggio. Ma come può accadere, penso, che un uomo solo, si parla sempre di lui, sia lasciato nella piena facoltà di decidere il proliferare di una guerra che potrebbe distruggere tutto sul nostro vecchio Pianeta? Come è possibile che tutte le organizzazioni sedicenti garantiste della pace non vadano al di là del fiume di parole gettate al vento, delle intenzioni, delle promesse, ma poi lascino fare? E nessuno, dall’altra parte, valuta quali danni proverranno allo stesso popolo della nazione aggressiva in conclusione dei confronti armati? I potenti che si arrogano il diritto di stabilire come finirà il mondo non vedono che la loro stessa vita sta loro sfuggendo di mano giorno dopo giorno? Credono forse di poter acquisire l’immortalità, credono di avere in mano un potere incontestabile, vogliono essere come Dio, più di Dio?

Altre voci, meno disastrose, cercano di convincere i responsabili delle grandi decisioni a fare di tutto per prevenire le guerre, non già a scatenarle. Qualcuno avrebbe anche affermato, in tono di rassicurante saggezza, che non basta parlare di crimini di guerra, ma che si deve ammettere che è la guerra stessa a doversi appellare con il termine di crimine. Su questo filone di buone intenzioni è stato il segretario generale dell’Onu, Guterres, nel suo incontro con il presidente turco Erdogan, a esprimere il sostegno agli sforzi diplomatici in corso portati avanti dalla Turchia in relazione al conflitto in Ucraina. Urgente come non mai la necessità di porre fine alla guerra il prima possibile e di creare le condizioni per cancellare le sofferenze dei civili.
Poi si sente affermare dalle fonti di informazione che la guerra, alla data del 25 aprile 2022, è già costata quasi 100 miliardi di dollari a livello globale solo per aumento dei prezzi di grano e mais. Il grano è aumentato del 22%, il mais del 17%, ma gli effetti si fanno sentire a cascata su tutti i prodotti alimentari. Il “Sole 24 ore” pubblica la notizia relativa a guerra e crisi: il caro energia e la spesa per la conduzione familiare mandano in rosso cinque milioni di famiglie. A fine anno per i nuclei più poveri c’è stato un saldo negativo pari a 1.366 Euro e gli extra costi pesano sul bilancio familiare per il 9,9%. A rischio deficit si trovano anche i redditi fino a 21.000 Euro.
L’Ucraina, in questo discorso, si dimostra un punto sensibile per la situazione alimentare e il caro prezzi; insieme alla Russia controlla il 28% degli scambi internazionali sul mercato del grano e il 16% degli scambi di mais. Se la guerra andrà ancora avanti si prevede che le semine primaverili di cereali in Ucraina saranno dimezzate.
Non so chi è stato così bravo da poter comprendere a che cosa serve quest’ultimo conflitto che ci sovrasta. Che cosa si risolve, che cosa si guadagna, che cosa si produce di innovativo dando voce alle bocche da fuoco, ai bombardamenti aerei, alle armi automatiche? Dopo che si è rasa al suolo una intera città quale orgoglio è possibile vantare, quali risultati remuneranti sono stati conseguiti? E le vittime? Persino bambini e donne. Da maledire chi oltraggia e spegne la vita di un bambino. Non è più cosa umana, è semplicemente diabolica. Oggi, sessantunesimo giorno di guerra in Ucraina, siamo a fine aprile, assistiamo a un incremento continuo delle tensioni, delle recriminazioni, delle rimandate provocazioni, sia da una parte sia dall’altra, e il conflitto continua e si accresce via via nel torrente malefico dello scambio di accuse fra le parti che, entrambe, sostengono di avere le prove attorno alla legittimità delle proprie azioni. Il 29 aprile 2022, accennando agli aiuti all’Ucraina, si legge sul periodico Il fatto quotidiano: “Per cinque mesi gli USA ne inviano a Kiev 20 (miliardi di dollari) di armi e 13 di finanziamenti”, altri 33 miliardi per allungare la guerra, mentre Biden non tace: “Pronti a tutto”, riferendosi alla presenza di missili spaziali e di droni atomici nell’arsenale del Cremlino. Già, a tutto che cosa? Gli USA, come si afferma, rispondono alle minacce russe con l’allestimento di super dispositivi. Quali? Che cosa ci stanno preparando questi signori della guerra con le loro follie? Dal portavoce del Cremlino, Peskov, intanto, in seguito al nuovo appello della Gran Bretagna a inviare armi pesanti e aerei a Kiev, dichiara che tali materiali militari minaccerebbero “la sicurezza europea. Questa tendenza a inondare l’Ucraina di armi – prosegue Peskov – soprattutto pesanti, minaccia la sicurezza del continente e provoca instabilità”. Soltanto il vezzo di fare la voce grossa per intimorire? Ma il Comando supremo russo si accontenterà di cercare di seminare paura nel vedere arrivare in Ucraina armamenti europei e americani? Peraltro anche il Bundestag tedesco ha approvato la consegna di armi pesanti all’Ucraina sostenendo che “Con l’ampio isolamento economico e l’esclusione della Russia dai mercati internazionali, il modo più efficace e importante di fermare l’invasione russa è intensificare e velocizzare la consegna di munizioni e sistemi complessi, armi pesanti incluse”. E, infatti, la Gran Bretagna sta fornendo a Kiev missili a lungo raggio Brimstone e pianifica l’invio di batterie “anti nave”, come riferito dal ministro britannico dela Difesa Wallace. Missili a lungo raggio che, con ogni buona probabilità, non serviranno a fare mostra nello sfilamento di una parata militare pacifica.
Accade un po’ come per una bilancia a due piatti sospesi: mettendo un quantitativo di qualcosa su un piatto l’equilibrio si rompe; per ristabilirlo occorre rilasciare altrettanto peso sull’altro piatto ma, se si abbonda troppo, ecco allora che la stessa operazione deve esere ripetuta per il primo piatto. È un meccanismo che si riproduce da sé. Se questo continuo compensare la crescita del peso su un piatto con ulteriori sovrapposizioni sull’altro va avanti di questo passo, ben presto succederà l’inevitabile, sarà la stessa bilancia a patirne: uno dei bracci che sorreggono i piatti, o entrambi, si può piegare, si può spezzare; il centro che fa da fulcro può logorarsi e deteriorarsi. A lungo andare sarà l’asse portante stesso della bilancia a cedere, proprio a causa delle compensazioni addizionali puntualmente fornite. Il paragone non richiede ulteriori spigazioni.
Gli aiuti: le famiglie di bambini di tre, quattro e cinque anni del giro tondo per la pace hanno compreso quali siano i bisogni dei civili torturati dalla guerra; danno assistenza, procurano alimenti, vestiario e generi di necessità quotidiana. Chi, per altro verso, crede di portare aiuto fornendo armi e munizioni supplementari non fa che gettare benzina sul fuoco, concorre a far crescere la corsa a uccidere, a sopprimere, a seminare miseria e disperazione. Le armi non arano il terreno, semmai lo sconvolgono.
Vorrei ancora credere alla memoria evangelica del buon samaritano e pensare che, invece di entrare in casa d’altri distruggendo prima e rapinando poi, sarebbe da abbracciare l’unica soluzione degna di chi vuole ancora chiamarsi uomo: ognuno a casa propria a curare gli interessi interni; con i vicini e con i lontani essenzialmente rapporti di amicizia, di aiuto e di collaborazione basati su scambi commerciali, culturali, artistici e sportivi. Un modo, l’unico dei modi per scongiurare tutte le guerre, per far crescere le comunità e per non temere aggressioni improvvise da chicchessia.

Ultima riflessione: non pensiamo mai al costo delle guerre, al di là delle vittime umane, ma per le sole spese sostenute nell’alimentare un conflitto? Si bruciano letteralmente capitali in materiale energetico, in macchine da guerra costosissime sfornate dall’industria siderurgica e meccanica, in spostamenti di mezzi e di truppe per giorni, mesi, anni, in approvvigionamenti e derrate alimentari sovrabbondanti e destinati allo spreco, in debiti per la ricostruzione di quanto abbattuto nel corso dei combattimenti, e molto altro ancora: con tutti quei miliardi mandati in cenere, forse che non si sarebbero potute lenire sofferenze, curare piaghe da malattie, da fame, da ignoranza? Questa è la contraddizione più mostruosa con la quale mi vado a confrontare e sento di perdere ogni speranza allorché penso alla mia utopia della fratellanza mondiale che, ormai ne sono quasi certo, non si verificherà prima dell’annientamento dell’umanità intera. Poi immagino anche, su un piano di riflessioni di taglio più filosofico, che avessero ragione pensatori come gli Gnostici o i Catari quando ipotizzavano, non senza un fondo di serietà speculativa, la presenza di una potenza demoniaca alla guida delle sorti del mondo in cui viviamo. Ancora, forse questo nostro giardino di sofferenze è un luogo di espiazione o di purificazione o di crescita spirituale fra mille tribolazioni, fra mille dubbi e incertezze, fra mille delusioni prossime alla disperazione. Le armi? Un impegno di tutti ad abolirne la produzione, una riconversione di massa delle fabbriche in direzione della produzione di macchine e della creazione di stabilimenti per incrementare il lavoro siderurgico e agricolo, per garantire l’occupazione, per favorire la ricerca, lo studio e la cura della salute, infine per abolire le differenze discriminatrici sul piano del diritto a vivere decorosamente.
Come invidio l’innocenza di quei bambini del girotondo! In loro, credo, splende ancora una luce di quella verità che noi abbiamo disprezzato e allontanato affidando la nostra piena fiducia a promesse illusorie e false che ci porteranno alla perdizione.