Sopravvissuti, sfuggiti al nemico.
La ricerca di una via di salvezza per quanto restava del Battaglione Saluzzo e per una serie di sopravvissuti di altri reparti attraverso i monti della Slovenia non si limitò esclusivamente alla Sella Prevala. Sul Monte Polovnik (Polonig) nei pressi di Saga era sistemata la Compagnia Complementare del Saluzzo, agli ordini del Tenente Cesare Parola, comandata a lavori di fortificazione sulla linea di difesa a oltranza. Sul Polovnik rimaneva una parte soltanto della Compagnia, mentre il grosso era dovuto scendere in Conca di Plezzo come complemento al Battaglione Saluzzo.
Anche al Tenente Parola pervenne l’ordine di ritirata, la sera del 24 ottobre, in direzione della Valle Uccea, insieme al Battaglione Monte Argentera del 2° Alpini. Quindi il passaggio attraverso la Stretta di Saga e la discesa verso valle. Il Tenente Parola fu di poi incaricato dal Colonnello Alliney di riordinare un vistoso gruppo di superstiti delle disavventure patite sul Rombon, un centinaio di Alpini. Con questi, appena le loro condizioni lo resero possibile, si spinse più in basso, sino a Moggio Udinese.

Tra il 26 il 27 ottobre il tenente Parola, con i suoi uomini e con altri che erano riusciti a salvarsi dal finimondo del Rombon e della Conca di Plezzo, si trovò a capo di una Compagnia di Alpini che fu subito mobilitata per contrastare un’infiltrazione nemica in Valle Raccolana, vera e temibile minaccia per le nostre truppe in ritirata nella Valle del Fella o Canal del Ferro. Questo accadeva il 27 ottobre e, due giorni appresso, il Tenente Parola si trovava con la sua Compagnia già oltre il Tagliamento.
Altre avventure occorsero alle forze riunite dal Tenente Parola, sino al 3 novembre allorquando si formò il così detto Gruppo Cantoni, dal nome del Colonnello comandante, Gruppo di cui il Tenente Parola coprì l’incarico di Aiutante Maggiore.
Il giorno successivo fu giocoforza lasciare anche la sponda destra del Tagliamento e spingersi in direzione sud fra nuove insidie e scontri ingaggiati persino alla baionetta, sotto il fuoco incrociato delle mitragliatrici austriache. Furono queste ultime, piazzate in posizioni favorevoli ai nostri avversari, a decretarne gli esiti. Come testimoniò il Tenente Parola, gli Alpini erano quasi tutti feriti e privi ormai di munizioni. La resa, annunciata dal Colonnello Cantoni, fu inevitabile.
Parallelo alla disavventura toccata al Gruppo Cantoni si delineò il destino di un’altra colonna comprendente nei suoi ranghi alcuni reparti del Battaglione Saluzzo. Ci troviamo a sud del Tagliamento, lungo il corso del torrente Meduna e sulla viabile che conduce a Meduno e a Maniago. Sorte beffarda volle che quella colonna imboccasse una direzione diversa che avrebbe garantito il transito per la località di Tramonti. La raggiunsero e la superarono nel corso della notte sul 7 novembre, ma i nostri Combattenti incapparono purtroppo, dopo lungo e faticoso peregrinare, in un battaglione di Austriaci con le armi spianate e pronti a fare fuoco. Divampò in quel frangente una lotta furibonda. Alpini e Bersaglieri di quella sventurata colonna spararono fino all’ultimo colpo, sino al momento dell’inevitabile cattura.
Un balzo in avanti e troviamo il Battaglione Saluzzo, al compiersi dell’anno 1917, nella zona compresa tra il Tonale e lo Stelvio, inizialmente a Edolo, quindi in alta Valle Camonica. L’inverno fra il 1917 e il 1918 fu particolarmente inclemente per gli Alpini su quelle alture, regalando loro temperature così rigide da toccare addirittura i 36 gradi centigradi sotto zero.
Numerosi i trasferimenti dei reparti del Saluzzo fra Valfurva, la Valle di Trafoi, la Valle dello Zebrù, il Passo Gavia, la Cima Cadi sino al 4 novembre, giorno della cessazione delle ostilità, allorché il Battaglione Saluzzo ridiscese verso la località di Pejo.
Terminava la dolorosa ed eroica Campagna del primo Grande Conflitto, lasciando il Saluzzo estremamente provato nel triste novero delle centinaia di migliaia di Caduti Italiani.