Personaggi illustri a Bagnolo Piemonte – Parte 1 di 3

Risiedo a Barge, quindi mi ritengo Bargese a tutti gli effetti. Tuttavia la maggior parte della mia vita l’ho trascorsa altrove, nel Comune di Bagnolo Piemonte, dove trapiantai parte delle mie radici. Sono infatti nativo di Cuneo, la città dove vissi per 30 anni: qui a Barge ci sono da 17 anni, ma a Bagnolo Piemonte risiedetti per complessivi 36 anni, come insegnante elementare nelle Scuole del Comune. Per questo sento ora il bisogno di volgere a Bagnolo Piemonte un tributo di deferenza, di amicizia e di simpatia accingendomi a parlare di alcuni personaggi di spicco che in Bagnolo lasciarono tracce bellissime della loro vivacità culturale, sportiva e di spettacolo.

Sono sette personaggi, di cui due donne alle quali ho riservato le ultime righe per concludere in bellezza questa presentazione.

TUTTI LO CHIAMANO “GUGLIE”

Raccolto nella sua tuta di artigiano, colbacco in testa, ti scruta con sguardo acuto e intelligente, lasciando trasparire un interesse al dialogo e una disponibilità non comuni.

È Guglielmo Borda, bagnolese di antica estrazione e tuttora residente in Bagnolo Piemonte.

Entri in casa sua e ti trovi all’improvviso in un laboratorio, circondato da mille oggetti originalissimi che risvegliano vaghe, sopite, indefinibili sensazioni di “déjà vu” intrise di fanciullesca magia. Sono incisioni in legno, particolari ritagli di natura modellati con incredibile maestria: da un nido con passero che cova, a composizioni ricavate da assemblaggi fantastici di pigne, mitili, forme rinvenute sul suolo boschivo, a marchingegni di animazione, a una serie fantastica di uccelli dal lungo collo, contorti, bizzarri, grotteschi, stupendamente avvincenti, creati da una umile radice d’albero.

Li ha costruiti tutti lui, “Guglie”, lo afferma senza vanto, senza ostentazione alcuna.

Foto tratta da BagnoloPiemonte.com

Ma il risvolto più sorprendente della scena appare quando scopri che Guglie è anche una fonte inesauribile di cultura piemontese. Mi ha fatto vedere soltanto alcuni dei lavori di genere letterario prodotti di sua mano. C’è da restarne meravigliati: poesie, conte, cronache, parodie, istantanee di squarci di vita quotidiana, il tutto in un idioma bagnolese genuino, espressivo, caldo, fluente e spiritoso, a volte commovente e toccante, che si sviluppa in un sistema di rime decisamente piacevoli.

Ti prende poi una sorta di sbigottimento quando Guglie ti pone sotto gli occhi le sue “versioni”: voglio dire che ha tradotto in sonante piemontese di Bagnolo moltissime poesie di autori italiani e stranieri (persino giapponesi), orazioni, brani d’opera in forma originale e parodiata.

Ma c’è di più: Guglie ha tradotto in piemontese tutti quattro i Vangeli, in edizione integrale, e i dodici libri del “Paradiso perduto”, il capolavoro del poeta inglese John Milton (sec. XVII), un poema biblico-religioso di vaste dimensioni che costituisce uno dei grandi monumenti di tutta la letteratura inglese.

Fra l’altro mi hanno colpito una raccolta di termini piemontesi, dei quali molti sono ormai andati persi nell’uso linguistico comune, e uno schedario con la catalogazione lessicale e scientifica specificatissima della fauna locale di ieri e di oggi. Sbirciando sulle numerose “carte” mostratemi da Guglie, non ho potuto fare a meno di annotarmi alcuni particolari di cui farò solo un brevissimo cenno. Forse non tutti sanno che l’habitat bagnolese annoverava un tempo, fra gli anfibi, la “piovana d’eva” (tritone crestato) e, fra gli insetti, il “macobaro” (capricorno muscato) un animaletto che viveva sui salici e veniva catturato per finire i suoi giorni nei contenitori del tabacco da fiuto al quale era in grado di comunicare un ricercato profumo di muschio. Qualche anziano pescatore potrebbe ancora riconoscere nel “rubatasabion” o “pòrta-fass”, ora scomparso dalle acque bagnolesi, la “franginea grande” usata come infallibile esca per la pesca alle trote.

Anche semplici parole, racconta Guglie, etimi un tempo largamente usati, sono caduti in estinzione: “maonet” per dire “lurido, sporco”, “mineuja” per dire “lento”, “la ciossà” per indicare la costellazione delle Pleiadi, alte nel terso cielo invernale.

Staresti lungo tempo a sentire Guglie mentre ti racconta di una realtà che pare immersa nella fantasia e intanto scopri la sua semplicità da una parte e la sua profondità, la sua sensibilità, il suo amore per la “madreterra” bagnolese dall’altra.

Ti congedi da lui e ti senti piccolo, come se avessi avuto un’insolita occasione di intravedere un mondo incantato, immenso, ricco di valori obliati e presenti, del quale hai perso tutto e che vorresti, non sai perché e come, riprenderti.

UNA BELLA POESIA DEL BAGNOLESE “GUGLIE”

Molti rammenteranno Guglie, il multiforme ingegno che a Bagnolo Piemonte elabora oggetti artistici con il legno e che canta in rima l’amore per la sua terra. Ecco una delle sue più toccanti creazioni in dialetto locale.


MARETÈRA
Canta Bagneul la toa canson giojosa,
mè bel pais vëstì a festa,
la toa coron-a ’d montagne a s’arvërdis ënt la prima,
novela sorzis ëd vita.
Su Rumela e Frioland l’ultima fiòca,
sbërgiairà dai raj pì caud dël sol,
cala, artornand soa mare,
l’eva,
cantëttiand giù për cianaj e cianalòt
a ‘ngrossé Gran-a, Luosèrna e Infërnòt.
Da j’autre sorzis, ij bialotin
a pijo n’andi ‘dcò lor,
pì aleghër, pì ciaciarin.
Dai pomé e prussé përsié e cërsere ‘nghirlandà a festa,
dai castagné e da j’autri èrbo del bòsch,
già tuti fojà,
che ‘ncreuso soe rèis
ënt la tèra dle toe rive fiorie
a s’ausa na melodia ‘nciarmanta,
a l’é ‘l cant dj’ osej
che ‘dnans a sto miracol
a Chi tut sòn a l’ha creà,
eufrendie a ti coma obada.
El mè cheur as buta a canté,
‘dcò chèl con lor,
el sò amor për ti ò mè bel pais.
Ò mia amà patria cita
coma it l’hai stantate ‘nt ij di dla lontanansa!
Ò tèra mia benedia
che it l’has acojù ij mèi vej
che ‘n ti ora deurmo la seugn beà!
Dé, fa che cand a-i arivrà l’ora mia
mi i peussa deurmi aranda a lor,
ënt ël sen ëd chila,
cunà da la dossa melodia
‘d coste toe creature;
in-a al di dël nòst rësvej.                                                                                    VIERM BORDA
‘d Bagneul  

MADRE TERRA
Canta o Bagnolo la tua lieta canzone,
mio bel paese vestito a festa,
la tua corona di montagne si ammanta di verde in primavera,
novella sorgente di vita.
Sulla Rumella e sul Frioland l’ultima neve,
disciolta dai raggi più caldi del sole,
discende, tornando com’era sua madre, l’acqua,
canticchiando giù per i canali e canalini
a ingrossare Grana, Luserna e Infernotto.
Dalle altre sorgenti, i ruscelletti
si vanno anch’essi formando,
più allegri, più ciarlieri.
Dai meli e dai peri dai peschi e ciliegi inghirlandati a festa,
dai castagni e dagli altri alberi del bosco,
già tutti ammantati di foglie,
che affondano le loro radici
nella terra delle tue sponde fiorite
si leva una melodia incantevole,
è il canto degli uccelli
che di fronte a questo miracolo
a Colui che ha creato tutto questo,
ti offrono in omaggio.
Il mio cuore inizia a cantare,
anch’esso con loro,
il suo amore per te o mio bel paese.
O mia piccola patria amata
come mi sei mancata nei giorni di lontananza!
O mia terra benedetta
che hai accolto i miei vecchi
che in te dormono ora il sonno beato!
Fa, ti prego, che quando giungerò la mia ora
possa io dormire vicino a loro,
nel suo grembo,
cullato dalla dolce melodia
di queste tue creature;
fino al giorno del nostro risorgere.
 
GUGLIELMO BORDA  
di Bagnolo

MARE TERA

Madre Terra, simbolo di retaggi culturali ricchi di preziosi significati umani.

L’equivalente, nel dialetto locale, tratto dal titolo di una toccante poesia del poeta bagnolese “Guglie”, viene recepito e adottato da un gruppo di persone, originatosi in quel di Bagnolo-Barge, con l’intesa di lavorare sul fronte della ricerca nel vasto ambito della cultura popolare. Un gruppo sparuto e animoso, al momento undici persone autofinanziate, con presidente Aldo Cerutti di Bagnolo Piemonte, lanciate con ammirevole entusiasmo verso la realizzazione di obiettivi di tutto interesse.

La sede del gruppo, punto di ritrovo ogni venerdì sera, concessa dalla Amministrazione comunale di Bagnolo Piemonte, è dislocata nell’edificio ex-scolastico di Villar-Bagnolo.

Il gruppo “Mare Tera” è nato nell’autunno del ’91, con tanto di statuto e di programma. Sulle orme e sull’esempio del grande e compianto Dino Fenoglio si propone di riprendere le tematiche inerenti all’ “arte contadina” attraverso alcuni itinerari di indagine sulle ormai affievolite piste delle consuetudini vetuste sopravvissute all’incalzare dei tempi e sugli echi della tradizione.

Tutto ciò per recuperare e rivalorizzare, prima che vada deteriorandosi e smarrendosi nei gorghi dell’oblio, quel patrimonio etnico-culturale che tanta parte riveste nella definizione del senso di identità al quale tutti, più o meno consapevolmente, aneliamo.

In particolare il gruppo “Mare Tera” vuole rivolgersi ai bambini e ai ragazzi, tramite una intensa collaborazione con le scuole, per sensibilizzare le nuove generazioni ai valori umani più pregnanti del significato di “appartenenza”.

Il programma di attività, che abbraccia una estensione territoriale protesa dalla Val Pellice alla Val Varaita, prevede, fra l’altro, la raccolta di oggetti attinenti alla evoluzione storica dell’operosità agreste e montanara, la ricognizione di risorse culturali legate sia alle credenze sia al mondo dei sentimenti sia alla memoria verbale di cognizioni riferite agli aspetti i più vari della fenomenologia quotidiana, la riscoperta di moduli espressivi ormai in via di estinzione quali i canti tramandati a orecchio, in particolare di quei “temi con variazioni” che vengono comunicati con le sfumature e le sfaccettature le più svariate dettate dalla tradizione multiforme del “nòsto mòdo” e quindi ricavati dalla viva voce e dalla parlata locale di coloro che non hanno scordato, le favole, le conte, le poesie, le orazioni.

Ma non mancano progetti di una certa ambizione volti alla creazione e alla attivazione di percorsi da utilizzare esclusivamente per passeggiate a piedi, in “rampichino”, a cavallo.

Oltre agli scopi privilegiatamente culturali questa iniziativa muove infatti a rendere fattibile l’esercizio di alcune attività sportive sane, svolte a genuino contatto con la natura, per favorire il gusto della riscoperta dei risvolti paesaggistici più affascinanti offerti dal territorio.

Degno di nota un settore del programma, il “Cantacammina”, che mira a organizzare passeggiate musico-canore “dal cioché al castel” di Bagnolo, toccando tappe di rilevante interesse storico con la collaterale opportunità di ammirare, gustare e apprezzare i prodotti locali.

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