Detto in sintesi
Ape: insetto prònubo del genere Apis mellifica ligustica o italiana.
Antenne: sono formate da 20.000 organi di senso per la comunicazione: olfatto, tatto e percezione delle forme. Le fossette auditive sono: 20.000 (nell’operaia). Occhi semplici: sono 3 per vedere da vicino e al buio. Occhi composti: sono 2, grandi, ommatidi o lenti esagonali; sensibili al: giallo, verde, blu e ultravioletto.
La ligula è una specie di proboscide lunga dai 5 agli 8 mm. Le zampe del 3° paio sono fornite di cestelle e di spazzole.
Respirazione: avviene attraverso gli stigmi dotati di valvole e sacchi aerei.
Circolazione: sangue fluido, lattiginoso, incolore.

L’addome: fornito di urosterniti (aree ventrali) e ghiandole della cera (operaie).
Il pungiglione: il veleno emesso ha proprietà antisettiche.
Il veleno delle api ha funzione (acido formico) antireumatica e forse anticancerogena.
In una persona sana occorrono almeno 500 punture in contemporanea per causare la morte (da shock anafilattico).
La ghiandola di Nasonof: è collocata sulla parte terminale dell’addome e serve per diffondere gli odori della famiglia, differenti da una famiglia all’altra.

Dall’uovo all’insetto:
dopo 3 giorni dall’uovo esce la larva che verrà nutrita con pappa reale per 3 giorni se operaia, per 6-7 giorni se regina; al 6°/7° giorno la larva si trasforma in pupa (pesa 500 volte più dell’uovo originale). La permanenza nella cella è di: 21 giorni per l’operaia (3 da uovo, 6 da larva, 12 da larva/pupa), di 16 giorni per la regina, di 24 per il fuco.
Nutrimento per una larva: 188 mg. – Per un’ape 120/170 mg in tutta la sua vita. – Per una famiglia: da 1 kg di miele al mese sino a ½ kg al giorno.
Una famiglia consuma 36-38 kg di polline all’anno.
Propoli: una famiglia ne raccoglie circa 200 g all’anno.
Lunghezza: regina = 16 mm; operaia = 10/12 mm; fuco = 12/14 mm.
Larghezza: mm 4 (operaia) – 4,5 (regina) – 5,5 (fuco).
Peso: occorrono circa 10.000 api per fare 1 kg.

Compiti: pulitrici (fino a 3 giorni): tengono pulite le celle e l’interno dell’alveare;
allevatrici (dal 3° al 6° giorno): distribuiscono alle larve più grandi polline e miele;
nutrici (dal 6° al 10° giorno): distribuiscono pappa reale alle giovani larve; effettuano i primi voli di orientamento); dal 10° al 18° giorno: prelevano il polline dalle bottinatrici e lo pressano nelle celle, stivano il miele; fungono da dame d’onore della regina, ventilatrici, produttrici di cera, architette, costruttrici, opercolatrici, operaie chimiche (miele con acido formico per la conservazione) guardiane (18°/20° giorno): assicurano la difesa dell’alveare, necrofore; (dal 20° giorno): bottinatrici.

Le api non sporcano dentro l’alveare: trattengono i rifiuti corporali nell’ampolla rettale.
In volo possono raggiungere una velocità anche i 50 km orari, con vibrazioni d’ali di 500 al secondo, per un raggio di circa 3-5 km.
Il nettare viene raccolto nella borsa melaria; l’ape deve visitare almeno 1000-1500 fiori per riempire la borsa melaria.
La vita media di un’operaia in piena attività è di 50 giorni.
I fuchi hanno cervello più piccolo, sono incapaci a orientarsi.
La fecondazione è opera in media di 8 fuchi (uno solo secondo Karl von Frisch).
Il fuco può fecondare a partire dal 12° giorno dalla nascita.

Il fuco può cedere alla regina 25 milioni di spermatozoi che risiedono nella spermateca della regina per tutta la sua vita.
La regina può vivere 4 o 5 anni; il massimo della deposizione avviene al 2° anno per oltre 3.000 uova al giorno (1500 secondo Karl von Frisch, ossia circa 1 al minuto).
Giornalmente la regina depone una quantità di uova che supera il suo peso (che è di 230-300 mg).
Nel corso della propria vita la regina può deporre circa 800.000 uova.
Quando nasce, la regina emette un singolare frinìo (canto delle regine).
La regina è pronta per la fecondazione circa 14 giorni dopo la nascita. Deve accoppiarsi entro 20 giorni dalla nascita.
Per partenogenesi si intende la produzione di soli fuchi (da uova non fecondate).
Un buon alveare può ospitare una famiglia composta da 40.000 a 70.000 (per Karl von Frisch) individui.
2.000 Api circa si possono contare per ogni facciata di un favo.
Un buon alveare contiene circa 500 fuchi.

Comunicazione. Le danze di orientamento: esiste un elevato grado di correlazione nel SNC delle api, capace di tradurre le impressioni da un senso ottico in un senso gravitazionale o tradurre una sensazione ritmica tattile in una misura di energia di volo e quindi in una misura di distanza con una precisione quasi assoluta.
Danza circolare: per bottino vicino (100 m).
Danza della coda o dell’otto: per bottino lontano (fino a 3 km) – rapida per un bottino vicino; moderata se lontano; l’ape effettua un movimento oscillante delle estremità dell’addome lungo la linea retta.
Geotassi negativa: è la tendenza a correre sempre verso l’alto; serve per tradurre nella danza scodinzolante la direzione del sole in termini di gravità; vi concorrono due organi sensori per le percezioni gravitazionali o stato-recettivi che si trovano nelle articolazioni testa-torace e torace-addome.

L’occhio, gli organi di senso gravitazionali e il senso del tempo sono usati congiuntamente per indicare la direzione della meta.
Le api sono capaci di calcolare il movimento apparente del sole ai fini del loro orientamento a intervalli di tempo. Possono tener conto del movimento del sole e compensarlo con un calcolo esatto.
Le bottinatrici devono ricordare l’angolo tra la sorgente di nettare e la direzione del sole e lo devono poi tradurre, con alta precisione, in un angolo rispetto alla gravità, cioè rispetto a una immaginaria linea verticale disegnata sul favo. Esse devono inoltre considerare l’intervallo di tempo esistente tra il volo verso i fiori e il momento della danza e devono tener conto del cambiamento della posizione solare durante questo tempo.
Memoria: ricordano l’ubicazione per settimane o forse anche per tutta la vita.
Percezione mnemonica del tempo: non dipende dalla fame o dalla posizione del sole. Le api posseggono in se stesse il meccanismo del tempo, che ha sede nel ritmo di assimilazione del loro organismo.

Il miele proviene dalla trasformazione del nettare (che ha il 75-80% di acqua), grazie all’intervento di uno speciale principio attivo, la invertina o invertasi, presente nei succhi ghiandolari delle api: il saccarosio (zucchero vegetale complesso) viene convertito in glucosio e levulosio (zuccheri semplici), come da sequenza seguente:
- ghiandole (testa e torace)
- succhi ghiandolari
- ingluvie (borsa melaria)
- invertina (invertasi) o principio attivo
- nettare trasformato in miele
- saccarosio trasformato in glucosio e levulosio
Il miele possiede un alto valore alimentare, è prontamente assimilabile.
Miele di acacia: acqua (18,09%); saccarosio, glucosio, levulosio, fruttosio (74,70%); destrina (6,11%), albumina (1,10%), minerali, acido formico, vitamine A-B-C-K-PP.
Polline: è indispensabile per la produzione della cera, della pappa reale, delle uova nella regina.
Le api raccolgono soltanto il polline entomofilo (amico degli insetti), non quello anemofilo (amico del vento).
Polline: una famiglia di api può raccoglierne da 25 a 40 kg all’anno. Il polline viene raccolto, inumidito con saliva e nettare, passato tra le coppie di zampette sino ai tarsi del 3° paio, spazzolato e quindi pigiato nelle cestelle, trattenuto infine da lunghi peli.
Contenuto del polline: acqua (12-40%), proteine (7-35%), amminoacidi indispensabili: leucina, isoleucina, treonina, fenilalanina, metionina, triptofano, istidina (40-45%), zuccheri, (glucidi: idrati di carbonio, 20-48%), grassi (1-20%), sali minerali (1-7%), resine, pigmenti, vitamine.
Vitamine nel polline:
- A (retinolo) contro le lesioni oculari
- B (acido folico) con azione ematopoietica (formazione del sangue)
- B1 (tiamina o aneurina) per il metabolismo dei glucidi
- B2 (riboflavina o lattoflavina) di utilizzazione nutritiva
- B6 (piridossina) per l’accrescimento e contro l’anemia
- C (acido ascorbico, pantotenico, contro lo scorbuto, la gengivite, le emorragie), carotene, rutina (glucoside: aumenta la resistenza della parete dei capillari, difende dai casi di emorragia cerebrale e della retina, dalle crisi cardiache), valina, antibiotico (in particolare il polline di mais, castagno, tarassaco, trifoglio rosso), un fattore di crescita
- E (tocoferolo) per la riproduzione, contro i disturbi neuromuscolari
- H (biotina) per lo sviluppo e contro i disturbi cutanei
- PP (acido nicotinico) contro i disturbi cutanei, digestivi e neuromuscolari
- Acido pantotenico: per l’accrescimento, contro i disturbi cutanei, nervosi, respiratori, digestivi, sanguigni.
Benefici del polline: aumenta l’appetito, combatte i raffreddori, le diarree, le enteriti, le enterocoliti, la colibacillosi, arresta lo sviluppo di una serie di microbi, in particolare quelli del gruppo Salmonella, migliora il morale e lo stato psichico, offre sensazione di benessere, di soddisfazione, accresce il dinamismo, favorisce l’ottimismo, lenisce la fatica, contribuisce a schiarire il pensiero e la formazione di idee.

La pappa reale è secreta dalle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle nutrici – 6°/10° giorno – (nutrizione abbondante con polline).
Contenuto della pappa o gelatina reale: proteine con molti amminoacidi liberi (44-49%), zuccheri (glucosio, fruttosio, 24.30%), grassi (12.18%), sali minerali (sodio, potassio, rame, nichel, ferro, cobalto, manganese…, 2.6-3.1%), prodotti acidi, vitamine (B1, B2, B6, PP, B12), sostanze antimicrobiche.
Propoli: come cementante e stucco (ricavato da salici, pioppi, betulle, olmi, resinose) e imbalsamante.
Cera (viene secreta dalle ghiandole ipodermiche): per farne 1 kg occorrono 10 kg di miele.
Favi: contengono sulle due facciate circa 86.000 cellette.
Cellette a forma esagonale: occorre minore quantità di cera e sono meglio adatte a contenere le larve, sono strutturalmente più robuste e resistenti.
Sopravvivenza nell’inverno: il glomere mantiene una temperatura minima di 25-30°. Le api riscaldano l’alveare facendo vibrare i muscoli.
Sciame – ricerca di una nuova dimora: le api esploratrici segnalano con la danza le posizioni di luoghi adatti – vengono proposte varie dimore possibili; poi sopravviene una graduale unificazione delle danze. La scelta definitiva non è prerogativa della regina, ma delle esploratrici.
La posizione del luogo è indicata dalla direzione e dal ritmo della danza scodinzolante, dalla qualità, dalla vivacità e dalla durata della stessa (maggiori condivisioni).
Un po’ di storia. Gli antichi Egizi allevavano le api già nel 3.600 a.C. Usavano cera e propoli per l’imbalsamazione.
I Romani antichi utilizzavano il miele come alimento (idromele) e a scopi medicinali e cosmetici. La cera veniva impiegata nelle tavolette per la scrittura.
Riferimenti bibliografici:
- Melchiorre Biri, L’allevamento moderno delle api
- S. Ferrari, C. Gastaldi, Dalle api salute e ricchezza
- A. Zappi Ricordati, Apicoltura
- Carlo von Frisch, Nel mondo delle api
- Alin Caillas, Il Polline
- Martin Lindauer, Il linguaggio sociale delle api
- Padre M. Dugat, L’alveare “Grattacielo”
- Maria Adelaide Vecchi, Sulla patologia dell’ape regina