Perdersi nell’Infinito

Esco sul balcone il mattino presto, l’aurora non ha ancora fatto capolino e un cielo abbastanza trasparente mi consente di osservare le costellazioni che lo popolano in queste notti di autunno avanzato. A Sud scorgo la magnifica costellazione di Orione, con Sirio del Cane Maggiore e Procione del Cane Minore. Più in alto la stella Bellatrix, poi Aldebaran nella costellazione del Toro e, lì intorno, le sue sorelle Capella dell’Auriga, Castore e Polluce nei Gemelli e le Pleiadi. Dall’altra parte, verso nordovest, la bella costellazione di Andromeda che si diparte dal Quadrato di Pegaso e che mostra l’unico oggetto extragalattico visibile a occhio nudo, la galassia “M31” di Andromeda appunto. È, questa, una galassia simile alla nostra Via Lattea, ma grande quasi il doppio: se volessimo percorrere il suo diametro dovremmo spostarci per 180 mila anni senza soste, alla velocità della luce, varcando uno spazio popolato da 300/400 miliardi di stelle quasi tutte più grandi del nostro Sole. M31 ha la forma di un disco quasi piatto e ruota senza fretta attorno al proprio centro in 200 milioni di anni. Fa parte del Gruppo Locale che annovera circa 30 galassie. Pur essendo la più vicina a noi fra le galassie dell’Universo conosciuto, non si trova certo dietro l’angolo: se volessimo raggiungerla con una navicella che percorresse 300 mila chilometri in un secondo (circa di qui alla Luna) ossia alla velocità della luce, sempre senza fermarci, impiegheremmo ben oltre 2 milioni di anni. Per localizzarla, puntate lo sguardo nei pressi della stella nu Andromedae. La vedrete accompagnata da due galassie satellite: M32 e M110

(nella foto: da UAI – Unione Astrofili Italiani).

Vediamo meglio: la galassia M31 nella costellazione di Andromeda dista da noi, più precisamente, 2,54 milioni di anni luce. Che significa? Ebbene, la luce in un solo secondo (il tempo di pronunciare il binomio “un elefante”) percorre circa 300 mila km: se in un secondo arriva quasi a toccare la Luna, le occorrerebbero approssimativamente 8 minuti per raggiungere il Sole. Calcoliamo quanti secondi ci sono in un anno intero e moltiplichiamo la cifra ottenuta per 300 mila: sapremo quanti km la luce ha consumato in un anno. Ora, il risultato ottenuto lo dobbiamo ancora moltiplicare per 2.540.000 e otteniamo la distanza in chilometri per arrivare alla galassia M31.
Nota fin dai tempi antichi, già nel 964 si sa di una descrizione di M31 come di una Piccola Nube. Si dovette attendere sino al 1845 allorquando Lord Rosse avanzò l’ipotesi che M31 potesse essere formata da un numero elevatissimo di stelle. M31 è un oggetto debole come tutte le galassie, ma è anche l’oggetto più distante che il nostro occhio riesce a vedere, nelle notti buie e limpide, senza ausilio di strumenti ottici. In tali circostanze appare come un batuffolo opaco, ma la visione attraverso binocoli e telescopi diventa molto più interessante.
Si tratta di una galassia a spirale come la nostra, sebbene la sua massa sia almeno una volta e mezza quella della nostra Galassia (il diametro dovrebbe arrivare a 180.000 anni luce contro i nostri 100.000) e contenga molte più stelle dei nostri cento miliardi. La sua posizione, purtroppo, è poco inclinata verso di noi quindi non possiamo apprezzarne la forma a spirale e ne perdiamo la grande bellezza. E’ vista di tre quarti rispetto al nostro piano di osservazione, ma oggi sappiamo che la sua struttura è molto complessa e che rappresenta la galassia più grande del Gruppo Locale, del quale fa parte anche la Via Lattea.
Al suo contorno ci sono più di 300 ammassi globulari e, per quanto fioca, è anche una radiosorgente. Il suo nucleo, largo 12 mila anni luce, ricorda una galassia ellittica e, infatti, recenti studi dimostrano come M31, in passato, inghiottì proprio una galassia ellittica, come si intuisce anche dall’inclinazione del nucleo rispetto all’asse della spirale. Il nucleo è composto da stelle rosse e gialle molto vecchie, in numero di 50-60 per anno luce cubo che rappresenta una densità davvero molto elevata. Da questo partono i bracci della spirale. Walter Baade ne identificò almeno sette, ricchi di stelle giganti azzurre, ammassi galattici e nebulose oscure. Il nucleo ruota in 11 milioni di anni, mentre le parti esterne hanno periodi di rivoluzione compresi tra i 90 ed i 200 milioni di anni. In media, ogni anno appaiono una trentina di novae con magnitudini comprese tra la 15a e la 19a. La più famosa è la S Andromedae del 1885, che il 20 agosto raggiunse magnitudine 6 tanto da essere visibile ad occhio nudo prima di scendere, in pochi mesi, a magnitudine 15.
Fu la prima nova extragalattica mai scoperta, anche se ancora non si conosceva la natura extragalattica di M31, che soltanto nel 1924, con Hubble, fu ben individuata. Oltre alle famose galassie satellite, altre due galassie minori sono considerate satelliti di M 31: si tratta delle piccole galassie irregolari NGC185 e NGC147, il cui diametro non dovrebbe superare i 3-4 mila anni luce.
Ma poi odo una notizia strabiliante dell’ultima ora: sono state scoperte le 12 galassie più antiche (e più lontane) mai viste, nate quando il nostro Universo aveva appena 800 milioni di anni, quand’era ancora in fasce se si può dire. Costituiscono il più antico ammasso di galassie in formazione, lontano da noi qualcosa come 13 miliardi di anni luce: vuol dire che con la solita nostra navicella di 300 mila km al secondo per arrivarci impiegheremmo 13 miliardi di anni, 6-7 mila volte più lontano di M31. Chi ha fatto questa scoperta è stato il gruppo internazionale di ricercatori dell’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone. In questo antico ammasso, denominato z660D, le galassie sono quindici volte più concentrate rispetto alle attese coltivate.
Guardo le mie mani, mi specchio e mi rendo conto del mio essere così piccolo, insignificante, invisibile di fronte a questi immensi spazi, a questi profondi silenzi. Che cosa ancora ci aspetta di conoscere? Noi che viviamo di presunzione e di magna gloria? Lo vogliamo fare un semplice pensierino con le proporzioni aritmetiche?

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