Homo intelligens, Homo cogitans
È un detto comune: ci distinguiamo da tutti gli esseri creati per il solo fatto di essere dotati di intelletto. Siamo capaci di pensare, di riflettere, di dirigere la nostra volontà. L’atto del pensare è la prerogativa umana più nobile e sublime, proiettata in continua evoluzione senza conoscere limiti. Pensare significa occasionalmente anche sfidare fastidiosi stati di sofferenza mentale, mettersi alla prova e spingersi oltre con fatica e coraggio.
Mi tornano in mente le affermazioni di alcuni fra i grandi Pensatori della nostra cultura. Ludwig Wittgenstein nel suo lavoro Conversazioni e ricordi, argomentando sull’analisi sul pensiero, era solito dire: “I pensieri che ora ti sembrano così importanti sembreranno un giorno una borsa di vecchi chiodi arrugginiti che non si possono più utilizzare”. Citava James Ward nel suo enunciare: “Denken ist schwer” con il significato di “pensare è difficile” e concludeva con un’esortazione accalorata: “Comunque vada la tua vita, non smettere di pensare”. Bertrand Russel, nella sua composizione L’analisi della Mente, era solito dire: “Il pensare è in se stesso un’occupazione piacevole; non c’è alcun nemico del pensare tanto mortale quanto la falsa semplicità”. Karl Jaspers, infine, nella sua opera La fede filosofica, apprestandosi a sviluppare il concetto di fede filosofica, si esprime con un imperativo incondizionato: “Continua a pensare, continua a cercare!” e, scrutando nella possibilità di pensare in modo approfondito, sostiene che “Il pensiero filosofico genera un raccoglimento dell’anima che cerca, nel pensiero, la coscienza di se stessa insieme all’oggettività e alla comunicazione con gli altri”.
Personalmente mi sono occupato per anni del significato da attribuire alla capacità di pensare, in particolare nei riguardi dell’età evolutiva in contesto scolastico. Ho avuto la conferma che esiste una via privilegiata per aiutare il pensiero a crescere, perché il pensiero è come una creatura: si forma, si modella, cresce, si esprime, crea a sua volta. Sto riferendomi alla lettura. Nell’avvicinarsi a letture selezionate il bambino, ma sicuramente l’adolescente e l’adulto in ogni caso, si arricchiscono di pensiero come capacità, di pensieri come contenuti di coscienza, quei mattoni ineffabili che stanno alla base della cultura e del grado di civilizzazione in ogni realtà sociale. Ed è anche per questo che ho sempre amato scrivere, accompagnando le mie scelte su argomenti vivi per interesse intrinseco e per attrattiva formativa. Penso che la direzione di pensiero che ha stravolto le abilità cognitive dei nostri ragazzi di oggi abbia molto di negativo, fatta menzione per l’uso di marchingegni adatti a soddisfare le curiosità più futili e i fatui entusiasmi del momento, ma nello stesso tempo capaci di uccidere le motivazioni e la propensione a pensare, a riflettere. È proprio per questo che un buon libro, stando così le cose, si presenta come il mezzo più adatto nel garantire alle persone di buona volontà la migliore occasione per educare il pensiero e per accrescerne le potenzialità produttive.
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