
Papa Francesco.
3 Ottobre 2020
Papa Francesco fa il punto sulla fraternità e sull’amicizia sociale per un mondo migliore, più giusto e pacifico. Esprime un no reciso alle guerre.
Ciò che occorre si esprime con l’eufemismo “politica migliore”, estranea agli interessi della finanza, messa al servizio del bene comune, tesa a eliminare la fame e la tratta, volta a raggiungere la pace, la giustizia e il rispetto per i diritti umani fondamentali.
Francesco esorta tutti a liberarsi dai vincoli dell’egoismo, dall’esclusività dell’autoaffermazione, per rivolgersi invece a cercare il bene da riservare agli altri. Il diritto a vivere con dignità incontra possibilità di attuazione nella destinazione universale dei beni creati, che è il contrario della corsa agli accaparramenti ciechi.
Fin qui sono pienamente d’accordo, se non vado a vedere negli obiettivi posti da Francesco un non so che di utopistico. Rinunciare a maggiore benessere senza curarci troppo degli altri, uscire dall’egoismo, a vedere come gira il mondo, mi sembrano finalità ancora molto lontane. Sfogliando le pagine di Arthur Schopenhauer viene da leggere: “L’egoismo è colossale, sconfinato, domina il mondo”. Non c’è che dire. Guardiamoci intorno e dentro noi stessi se ne siamo capaci, ce ne renderemo ben presto conto. Uscire da questa spirale di atavico egoismo scolpito nei nostri geni sarebbe un’impresa degna di santificazione. Con le crisi che si prospettano per il futuro penso che l’egoismo diventerà sempre più il cavallo di battaglia per i singoli, poveri nella miseria o ricchi sfondati che siano.
Da sempre Papa Francesco si interessa delle sorti degli immigrati. Egli non si stanca di ripetere che vanno accolti, protetti, promossi e integrati.
Si può affermare il contrario? C’è tuttavia un altro aspetto da tenere in considerazione: fra gli immigrati che qui giungono in cerca di aiuto e soccorso si infiltrano elementi devianti che si fanno scudo di donne e bambini per entrare nel mondo dei consumi e qui, spinti dalle loro tendenze malvagie, finiscono per delinquere. Ci sono e non ce ne sappiamo liberare. Gli esempi si trovano a centinaia; ne riporto uno soltanto, dell’ultima ora, dato che sto scrivendo nel pomeriggio di mercoledì 7 ottobre: È stata sgominata una cosca criminale nigeriana, ramificata a livello nazionale e incardinata nel quartiere Ballarò a Palermo. La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia, ha eseguito questa mattina numerosi arresti a carico di cittadini nigeriani nel capoluogo siciliano. Le indagini, condotte dai poliziotti della Squadra Mobile di Palermo, culminate nei provvedimenti restrittivi, in aggiunta agli esiti delle operazioni ‘Black Axe’ e ‘No fly zone’, hanno permesso agli investigatori di tracciare una radiografia della mafia nigeriana, radicata e infiltrata nel tessuto economico, criminale cittadino. La cosca criminale, ‘Cult’, denominata ‘Viking’, ben strutturata su tutto il territorio nazionale, avente a Palermo una base operativa a Ballarò, è caratterizzata da una forte struttura gerarchica, con una importante capacità intimidatoria. Sarebbero 10 i fermi.
Promuovere? Integrare? Credo che anche Papa Francesco si ponga queste domande. Ma più interessante mi giunge il pensiero di Francesco sulle possibilità di scongiurare in partenza queste espressioni della malavita. Ossia si tratterebbe di creare nei Paesi di origine possibilità concrete di vita dignitosa. Una distinzione: accogliere chi fugge da gravi crisi umanitarie e assicurare un domani promettente, ma con le dovute attenzioni per chi veramente si trova nel bisogno di assistenza. Personalmente sostengo da molto tempo ormai che il problema deve essere affrontato e risolto alle sue origini, sia temporali sia geografiche. Ossia pare proprio di capire che manovratori senza scrupoli vogliano disfarsi di una zavorra umana fastidiosa e imbarazzante con promesse e blandizie più o meno carezzevoli. Gli sbarchi di gente africana sulle coste italiane non danno segno di esaurirsi. Ma l’Africa è ricca, ricchissima, sarebbe in grado di dare da vivere a tutti se si fosse instaurata una politica del rispetto e della giustizia. Vediamo le opere faraoniche innalzate dagli emirati, le ricchezze favolose finite nelle mani di pochi per lo sfruttamento della maggioranza dei locali. È la mala distribuzione della ricchezza, è l’indifferenza per chi è nel bisogno, è la negazione delle opportunità di godere dei beni materiali imposta alle masse inermi, sono tutte queste cose e molte altre forme di ingiustizia a fare la differenza. Poi le guerre, le sevizie, gli sfruttamenti, le violenze private e di gruppi etnici.
Dice bene Francesco quando asserisce che compito della politica è quello di trovare una soluzione ai turpi traffici di organi, di tessuti umani, di armi e droga, allo sfruttamento sessuale, al lavoro schiavo, al terrorismo e al crimine organizzato. Giustamente egli preconizza una politica capace di dire “no” alla corruzione, all’inefficienza, al cattivo uso del potere. Ma poi, chi patisce un’ingiustizia è chiamato a perdonare, rifuggendo da desideri di vendetta, anche se ciò non significa dimenticare. In quanto alla guerra, in particolare, Francesco intravede la necessità di eliminare tutte le armi nucleari per usare altrimenti il denaro allo scopo di debellare la fame nel mondo.
Parole molto belle, altisonanti, udite ripetutamente, ma poi la politica continua per la sua strada, che è quella dei carrieristi e dei cacciatori di consensi e di prestigio sociale. La povertà, ecco un termine che mette in risalto l’acuta contraddizione nella quale navigano le parole del Papa. Egli parla di aiutare i poveri, ma declama da un seggio multinazionale sorretto da ricchezze da favola. Se veramente seguisse la parola del Vangelo, allora userebbe delle ricchezze della Chiesa cattolica per aiutare i poveri e degli smisurati spazi abitativi disponibili per dare alloggio a chi è per la strada senza dimora. È molto recente un eclatante esempio di tale contraddizione. Le agenzie informative annunciano il 1° Ottobre 2020: “La Guardia di Finanza entra in Chiesa. Fondi delle elemosine, in teoria destinati ai poveri, usati per comprare case di lusso a Londra: volatilizzati 454 milioni e i soldi del conto del Papa. Indaga la Procura di Roma per riciclaggio. Due monsignori accusano il collega Becciu per la corruzione nella Curia”. Soltanto un esempio, ma poi non bisogna generalizzare. Davvero?