Avranno ragione loro?
Avevo lasciato la parte precedente di queste riflessioni con un quesito tormentoso: nelle nostre angosce è forse legittimo dire che cerchiamo un Dio lontano, introvabile e viviamo sotto la schiavitù di una divinità malvagia? Mi riferisco a tre fonti di pensiero: gli Gnostici, i Catari, Giuda con il suo Vangelo apocrifo.
Perché questo interrogativo? Può essere soltanto una riflessione, non dell’ultimo momento tuttavia, bensì maturata da tempo.
Ogni mattina, nel momento in cui attingo alle fonti di informazione divulgate via radio e TV, finisco sempre per constatare, rammaricato e rattristato, che si parla quasi soltanto di delitti, disastri, angherie d’ogni sorta, e guerre, guerre, sempre quelle maledette guerre.
Muto prospettiva: tempo addietro spinsi la mia curiosità nella lettura integrale della Bibbia cristiana, Vecchio e Nuovo Testamento. Non l’avevo ancora fatto e mi pareva trovarmi in difetto di informazioni su quell’aspetto di taglio educativo-didattico, di tono strettamente cattolico, che avrebbe dovuto formare la mia mente e il mio indirizzo di fede fin dagli anni teneri dell’infanzia. E fu una fortuna, scoperta non senza dolore e tensione mentale da parte mia.
Dopo aver scorso in lungo e in largo le vicende narrate nei Libri Sacri, assecondai la mia crescente voglia di sapere immergendomi nella lettura critica di una copiosa bibliografia incentrata sulla nascita e sullo sviluppo del Credo cristiano.
Scoprii qualcosa, in vero ben poca cosa, ma tanto bastò perché decidessi di avventurarmi senza più ripensamenti in un universo di domande che mi sentivo costretto porre a me stesso. Soprattutto sulla presenza del male nel mondo.
L’eco delle mie letture mi trascinò a interessarmi dei binomi di stampo manicheo “bene-male”, “amore-odio”, “edificazione distruzione”, “perdono-vendetta” e via di seguito. Questa serie di binomi tornava insistentemente a ronzare nelle mie orecchie pungolandomi a cercare di attribuire un senso alle contraddizioni infinite che incontravo nel corso della mia ricerca. Contraddizioni che confluivano tutte nell’enunciato ossimorico disceso dalle mie letture e riflessioni: “Dio dell’amore” o “Dio della malvagità”?
È così che sono pervenuto a scrivere queste poche righe partendo dai presupposti e dagli sviluppi storici della Chiesa cattolica.
Tutti, credo, coltiviamo più o meno consciamente un’idea della Trascendenza: chi nella fede in uno Spirito Creatore, chi nel potere materiale, chi nella sapienza. Sono, questi, aspetti che si richiamano a vicenda nella ricerca di una luce che possa dare significato alla nostra esistenza.
Se mi soffermo sugli Scritti gnostici apprendo che la conoscenza mistica si raggiunge solo attraverso un’unione spirituale, intima e personale con la Divinità. Ma, ecco la botta iniziale, inaspettata, sconcertante: la Divinità del nostro mondo, sempre nel pensiero degli Gnostici, è un’entità inferiore, malvagia, generatasi a causa di una caduta che si verificò nel buio dei tempi nella sfera dell’Altissimo. Fu Satanael, il primo figlio di Dio, a ingannare la fiducia dell’Assoluto. E fu questo momento fatidico, l’atto di ribellione di Satanael alla Volontà dell’Altissimo, a costituirsi come l’origine di tutti i mali abbattutisi sugli uomini e sulla loro progenie.
Il Dio del Vecchio Testamento, in questa ottica, nominato El, sarebbe accompagnato da due entità esecrabili: Nebro o Nebroel o Yaldabaoth o il Ribelle lordo di sangue, e Saklas, un’entità dotata di pura stupidità, figlio di Sophia, la Sapienza. Lo stesso Saklas avrebbe ingiunto ai propri angeli subordinati di creare “un uomo a somiglianza e immagine”.
Si dice che persino Saturnino, già all’inizio del secondo secolo dopo Cristo, si permise di indicare in Yahweh, il Dio del Vecchio Testamento, il principe malvagio di quegli Spiriti celesti che presiedono al nostro mondo.
Anche i Catari erano dell’idea che il nostro fosse il regno del male, governato da Satana. Per loro il Dio della storia ebraica non è altro che il diavolo in persona, grande maestro di seduzione e di perdizione. Noi dunque saremmo figli di un Dio minore, figli del demonio, eredi del male.
Sia i Catari sia gli Gnostici valutavano la Chiesa cattolica come un’istituzione asservita ai voleri di un padrone malvagio, Satanael o Yaldabaoth che instupidisce e inganna gli uomini con promesse fallaci di godimento terreno e di potere materiale. Un padrone persino avveduto e scaltro, Satanael, tanto da non esporsi mai più del necessario, quanto invece da agire, come si suol dire, “per interposta persona”, forte della stupidità degli uomini e della loro connaturata inclinazione al male. Satanael neppure si sarebbe sforzato molto nel perseguire i propri fini perversi: a lui era bastato offrire lo spunto iniziale, poi se ne sarebbe andato per i fatti propri e l’uomo si sarebbe occupato di fare il resto. Come diremmo noi oggi, avrebbe impostato un programma e imposta una programmazione autoregolante.

E come si fa a pensare il contrario, se soltanto diamo ascolto a ciò che avviene attorno a noi: delitti, efferatezze, soprusi, sopraffazioni, inganni, devastazioni, guerre. Non soltanto noi, ma anche il resto del mondo vivente: c’è tutta una corsa a perpetuare la vita, a prolungarla, a renderla più confortevole e ricca, quasi dappertutto a dispetto di altri esseri viventi. Le piante crescono per cercare la luce e fanno questo sopprimendo quelle rimaste in ombra, catturano gli insetti con l’astuzia e l’inganno, si dotano di sostanze velenose per non essere divorate. Negli animali, i predatori cacciano e catturano le proprie prede per cibarsene e queste ultime sviluppano strategie per sfuggire alla cattura. L’arte del mimetismo concede a molte specie di confondersi per non essere attaccate e per sorprendere a loro volta le prede. Il mondo, tutto, è qualcosa che si potrebbe paragonare a un grande stomaco: un terreno di battaglia dove vige una lotta continua che ognuno ingaggia per mangiare e per non farsi mangiare.
In queste dinamiche si può notare la presenza di un’intelligenza capace di creare programmazione progressiva, forse alla ricerca di un equilibrio che, in ultima analisi, dia la sicurezza di conservazione alla vita in sé.
Non solo intelligenza, ma malizia, calcolo, previsione degli effetti, espressione raffinata delle personali capacità convogliate alla trasmissione della vita. Ne riporto un solo esempio. Nell’immenso mondo degli insetti esiste un tipo di vespa dal comportamento sorprendentemente singolare. La femmina, come tutte le mamme nei confronti dei propri figli, cerca di porre le condizioni più favorevoli per lo sviluppo della prole, dall’uovo all’insetto perfetto, e lo fa in modo straordinario. Quando s’approssima il momento della deposizione va in cerca di uno scarabeo della specie ritenuta la più adatta allo scopo. Lo raggiunge, lo attacca e lo penetra con il pungiglione. Non in un punto qualsiasi del corpo, ma senza errori proprio nella zona cerebrale. Il veleno iniettato ha la capacità di bloccare sia il movimento degli arti sia le funzioni vitali ascrivibili alla dopamina. Quando la vittima quasi più non muove, la vespa depone un uovo nel suo organismo. Ora qui si pongono due possibilità: la dose di veleno è troppo debole e lo scarafaggio riesce a ribellarsi e a mettersi in salvo oppure è troppo forte e lo scarafaggio muore; ma se muore succederà che la larva di vespa, al momento della fuoriuscita dall’uovo, troverà un organismo sfatto e rinsecchito, non adatto come cibo. Il veleno, invece, viene dosato, oserei dire sapientemente, affinché la vittima resti intrappolata ma nello stesso tempo continui a conservare le proprie funzioni vitali, un vero e proprio zombie, cosicché la larva della vespa, alla propria nascita, possa cibarsi dei suoi umori vitali e completare il proprio ciclo di metamorfosi. Che cosa dire di questo formidabile insetto che inietta il veleno dove serve e nella misura richiesta per ottenere l’effetto voluto? Come minimo diabolico, non pare vero?
Orbene, se per vivere e sopravvivere si arriva a usare tanto di malizia, vorrei ipotizzare che quel Demiurgo che ha voluto questo nostro mondo sia un’entità davvero indecifrabile.
Mi spingo più lontano. Non molto discosto dalla posizione di pensiero sopra esposta mi pare si collochi Origene, scrittore ecclesiastico ed esegeta cristiano, vissuto fra il 185 e il 254 circa d.C. Insieme al proprio maestro Clemente Alessandrino, fu il maggiore rappresentante della Scuola di Alessandria del III secolo. Si sforzò di sviscerare il problema del divenire degli esseri e del rapporto esistente tra Dio e il mondo. Alcune fra le sue opinioni furono recisamente respinte dalla Chiesa dell’epoca, quelle che, in particolare, facevano capo all’eternità della creazione, alla preesistenza delle anime, all’apocatastasi. Con quest’ultimo termine si indicava, in alcune dottrine filosofiche, fatto cenno ai Pitagorici e agli Stoici, il ricostituirsi del mondo e della natura in ciascuno dei cicli che si ripetono infinite volte con gli stessi caratteri e nelle stesse forme. Era come parlare della teoria dell’eterno ritorno e del movimento ciclico dell’Universo intero. Sul piano teologico Origine parlava di un ritorno alla perfezione primitiva, come compimento finale delle promesse fatte da Dio agli uomini. Secondo Origene, poi, alla fine del mondo tutti gli esseri, senza distinzione, torneranno a Dio e tutte le anime torneranno all’innocenza primitiva, senza il timore di cadere nel fuoco dell’inferno che andrà incontro ad assoluta negazione. Un ravvedimento generale, dunque, là dove persino lo Spirito del male si pentirà del proprio atto di ribellione e libererà l’esistente dalle malizie ivi disseminate.

Tornando a piè pari allo scenario veterotestamentario, o questo Dio, nel suo essere e nel suo dimostrarsi spietato, assetato di sangue, grondante odio per i nemici dichiarati, un Dio che arma il proprio popolo di altrettanto odio e di furore sadico spingendolo a massacrare i propri simili, o questo Dio, dicevo, è l’incarnazione stessa del male, quindi non è il Dio che cerchiamo e a cui aneliamo, ma Satana in persona; oppure è nulla di tutto ciò, ma semplicemente una metafora a cui qualcuno ha dato un volto umano perché gli serviva come realtà metafisica generatrice della volontà universale e quindi, in quanto tale, prima e sola responsabile di ogni attività umana e di ogni atto decisionale voluto dai potenti.
Sia come la si voglia intendere, per fortuna anche i Libri Sacri aprono uno spiraglio di speranza per un remoto anelito alla salvezza. Ecco allora Maria, dipinta da alcune correnti di pensiero come un Angelo che ha assunto l’aspetto di donna e di madre. Ecco Gesù, visto nella natura di un Angelo, il più splendente, il secondo figlio di Dio, sceso fra gli uomini per scuotere tutti dall’ignoranza e dal torpore, per rivelare le vie che portano al mondo dell’Infinito.
Il male imperversa nel mondo cattolico
Pochi esempi, qui di seguito, tratti dalla vita della Chiesa cattolica, nel segno della violenza e del grido “Dio lo vuole!”.
24 Agosto 1572, la tragica notte di San Bartolomeo, un massacro su inermi. Più di quattro secoli dopo ecco Benedetto XVI che, ad Auschwitz, prega perché Dio non permetta mai più massacri, quasi Dio avesse permesso, fosse stato compiacente o semplicemente spettatore disinteressato, così per tutte le stragi di cui soffrì e soffre l’umanità. Abbiamo di fronte un Dio d’amore che crea un mondo pieno di odio? Tutto per quella famosa “caduta” a cui accennai poco sopra e del cui carattere e del cui perché nulla sappiamo? Ma, poi, di che cosa effettivamente si trattò? Era inevitabile? Per quale arcano motivo non lo fu? Ancora e sempre: contraddizioni su contraddizioni.
Nei secoli XI e XII si sa dell’abituale applicazione di metodi di tortura. Ne facevano le spese i cosiddetti eretici. Nel 1252 Innocenzo IV emanò una bolla papale che dava pieno consenso al ricorso alla tortura. Un’ondata di efferatezze che andò materializzandosi nelle logiche delle Crociate, delle guerre sante, dell’Inquisizione, della caccia alle streghe, dell’antisemitismo.
Inquisizione, 1998. Il Vaticano indice un Simposio da cui risultano persecuzioni ordinate dai papi Alessandro VI, Giulio II, Adriano IV contro le “streghe”, sino alla bolla del 1521, di Leone X, che autorizzava a bruciare vive sul rogo le streghe. Cosa che comportò la vergognosa cifra di tremila donne arse vive nel giro di soli dieci anni, quasi una al giorno, mediamente. Non solo ma, mentre Paolo III si ergeva a giustiziere degli eretici, il suo omonimo, Paolo IV, nel 1556 concedeva l’indulgenza plenaria a chi si fosse recato come spettatore agli orrendi spettacoli dei roghi umani, senza esimersi pertanto dal concedere licenze all’uso della tortura, compresi le mutilazioni e lo spargimento di sangue, sino anche alla morte.
La caccia alle streghe si protrasse lungo una dolorosa serie di 100 mila processi con la condanna al rogo di 50 mila anime. Si valuta che le persecuzioni nel periodo del Medio Evo, soltanto nei nostri dintorni europei, abbiano causato più di 500 mila vittime.
Nei tre secoli dall’XI al XIII, complici le Crociate, si dice che qualcosa come 22 milioni di persone abbiano perso la vita nel corso di guerre di invasione.
Così pure infuriò l’Inquisizione dal XIII al XVIII secolo annoverando il primato di quasi 10 milioni di esecuzioni capitali. L’Inquisizione del 1542 in Italia riporta il nome del cardinale Carafa, poi assurto al soglio pontificio con il nome del summenzionato Paolo IV. E non sono ancora le cifre della Grande Guerra. Queste, anzi, possono impallidire a fronte della massiccia organizzazione per la soppressione di massa in tempi in cui ancora non si disponeva di mitragliatrici, di artiglieria, di gas asfissianti e di aggressivi chimici. Eppure a buona ragione possiamo parlare, già per quei secoli lontani, di effettive stragi di eliminazione di massa.
Più vicino a noi, 1823: il cardinale Rivarola si rendeva esecutore – meglio, mandante – di una tremenda carneficina di stato. Ad Ancona si verificarono rappresaglie crudeli sotto il comando del cardinale Albani con il suo appoggio ai sanfedisti sguinzagliati nello sterminio dei ribelli. Degni emuli dei precedenti si rivelarono i cardinali Bernetti e Massimo.
Giunti a questo punto torno a chiedermi: forse che l’Assoluto ha voluto destinare al dominio di Satanael, il suo figlio-angelo ribelle, per una finalità a noi ignota alcuni mondi, fra i quali il nostro che è anche un vastissimo e quasi totale campo di battaglia a vedere quanto le guerre, e non solo le guerre, ma anche i genocidi e le persecuzioni per motivi politici e di religione hanno provocato nella storia sofferta dell’umanità, seminando miliardi di vittime?
Malvagità, dunque, e perversione, violenza, sadismo, predazione, disprezzo, soppressione, distruzione, negazione del minimo rispetto per la dignità e per la vita umana. Una enorme falce sterminatrice che da sempre miete vittime a milioni al suo passaggio tra le file di questa progenie dotata di intelligenza e di consapevolezza, quasi non bastassero le difficili condizioni di sopravvivenza imposte da questo nostro affascinante e terribile Pianeta con i suoi sconvolgimenti atmosferici, tellurici, climatici e con le epidemie che periodicamente si abbattono, decimandole, su intere popolazioni.
Ma vorrei limitarmi a considerare, riprendendo il filo dal quale mi sono mosso, quel che traspare dalla lettura della Bibbia, e con questo terminare la mia breve e affannosa dissertazione. Se soltanto ci vogliamo prendere la briga di mettere insieme le cifre dei morti enumerabili fra le pagine del Vecchio Testamento, senza trascurare il peso dei termini usati per descrivere le stragi avvenute, allora ci è facile ottenere, sicuramente in difetto, la terribile consistenza di un milione e 80 mila persone passate a fil di spada; così a me è risultato. Si tratta di una cifra che fa rabbrividire se si va ad aggiungere con quali mezzi venivano perpetrati gli eccidi di massa.
Se vi dedicate a scorrere con attenzione le pagine della Bibbia veterotestamentaria provatevi, magari, a registrare quante volte sono ripetute le parole “sangue, ira, morte, spada, vendetta”. Non ci credete? Impossibile? Blasfemo? Apostatico? Sacrilego? Provate a leggere quei capitoli, ma leggeteli tutti: certo in seguito non vi prenderà cura di rileggerli ai vostri bambini! Ora conto di tornare qualche po’ sul tema attinente allo “sterco del diavolo”. Alla prima puntata televisiva di cui s’è detto è seguito un secondo documento trasmesso su TV RAI3 lunedì 26 aprile 2021 alle ore 21,20 con la conduzione di Sigfrido Ranucci. Si riprende la questione riguardante il palazzo di Londra, un affare di milioni di Euro attorno al quale si diffonde un buio tetro in merito all’utilizzo dei fondi vaticani. Un bell’inghippo da sciogliere per il povero Papa Francesco il quale, entrato doverosamente in scena, ormai cosciente dei loschi affari che in quell’ambito prendono piede, decide di affidarsi alle competenze di un uomo di fiducia, l’imprenditore Giuseppe Milanese. Francesco, in contemporanea, delega un altro personaggio, Libero Milone, revisore generale dei conti vaticani nel triennio 2015/2017, investendolo del compito di supervisionare le attività contabili del Vaticano, a muovere dal periodo in cui il cardinale Angelo Becciu gestiva, alla Segreteria di Stato vaticana, centinaia di milioni di Euro appartenenti alle casse vaticane coadiuvato dal suo braccio destro, cardinale Perlasca, il quale agiva possibilmente nell’ombra perché dominato dalla paura che in effetti nutriva nei confronti del revisore dei conti Milone, ex presidente di Deloitte Italia. Il Papa conferì a Milone poteri straordinari da usare in collegamento con la Corte dei Conti e con la Guardia di Finanza. Milone poteva gestire persino una serie di segnalazioni anonime che pervenivano al Vaticano.

È in questa fase della strana vicenda che il suo sviluppo si tinge sempre più di giallo. Si dice che qualcuno abbia applicato una microspia nell’ufficio di Milone per intercettare i dialoghi occorsi con l’esterno e un’altra microspia sul suo computer di lavoro per scoprire quali documenti vi fossero celati. Milone stesso aveva richiesto un incontro con i cardinali Becciu e Perlasca, ma veniamo a sapere dal revisore aggiunto del Vaticano, per il periodo 2015/2017, Ferruccio Panicco che, nonostante i vari incontri, i revisori “sono stati sempre rimbalzati” (come si dice a Roma). Un altro punto dolente: la Congregazione per la Dottrina della Fede, ente religioso nel quale affluiscono grosse somme di denaro. Ciò che preoccupa all’interno dell’area vaticana è il trasferimento all’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica – Area Gestione Immobiliare) la gestione di fondi e immobili della Segreteria di Stato. L’APSA è l’ente del Vaticano adibito a gestire i miliardi di Euro del patrimonio immobiliare e dei più importanti investimenti finanziari della Santa Sede. Uno dei più grandi investimenti operati dal Vaticano è quello della pillola contraccettiva. Alcuni dei prodotti più venduti di questo farmaco sono fabbricati dall’industria farmaceutica svizzera Novartis che opera attraverso la ditta parallela Sandoz. Su Sandoz il Vaticano investe quote azionarie per un valore di circa 20 milioni attraverso le industrie farmaceutiche Novartis e Roche. Investire in un’azienda che produce la pillola del giorno dopo è uno dei maggiori paradossi che possa abbattersi sul Vaticano. Su questo filone di indagine si parla di una misteriosa intrusione.

È Luigi Bisignani ad accennare a una bomba che sta per esplodere: è stato violato il computer degli Uffici vaticani mediante un dispositivo che fotografa i documenti inseriti e li trasferisce altrove. L’ufficio di Milone, come già accennato, era controllato. Una delle segnalazioni anonime che pervennero a Milone, nel 2017, riguardava il cardinale Becciu. Milone, soggiunge Sigfrido Ranucci, è una delle ultime vittime di una serie di revisori che avevano cercato di rendere trasparenti gli affari del Vaticano.Si parla di riciclaggio di denaro. Già Papa Ratzinger nel 2010 aveva istituito l’AIPA con l’Ufficio antiriciclaggio, incaricando il cardinale Attilio Nicola, persona integerrima, il quale aveva scelto come collaboratore Francesco De Pasquale; quest’ultimo aveva scoperto qualcosa di irregolare, ma aveva poi trovato davanti a sé il “muro della Segreteria vaticana”. Papa Ratzinger aveva altresì istituito l’AIF (Autorità di Informazione Finanziaria) con funzioni di antiriciclaggio e di trasparenza dei movimenti di denaro in Vaticano. Direttore dell’AIF era Francesco De Pasquale. Qui entra in scena un giovane e baldo cardinale, mons. Ettore Balestrero il quale usava numeri segreti per il riciclaggio internazionale. Denunciato, per archiviare l’accusa sarebbe occorsa la confisca di 7 milioni di Euro sequestrati a Balestrero e ai suoi familiari. Balestrero era stato nominato per trattare con l’Europa sull’antiriciclaggio. La Segreteria di Stato vaticana riusciva sempre a sottrarsi al controllo dell’AIF. Più avanti si parla di un forte gettito di denaro dall’Ambasciata iraniana nelle casse vaticane. E qui mi fermo, nella speranza di non incontrarmi più in scene deprimenti come quelle sopra descritte o, addirittura, in occasioni ulteriori e peggiori di trasformare gli oboli dei fedeli in sterco del diavolo: allora sarebbe proprio il caso di dire che la lingua infuocata di Satana serpeggia tra le colonne del Vaticano!